lunedì 31 dicembre 2018

OT Genesi: Parabola, mito o leggenda?



Parabola, mito o leggenda?



Inizierei con una notizia di Repubblica, di seguito allego il link


“ROMA - La "Lettera su Dio" di un genio della Fisica come Albert Einstein sbanca a Christie's. A una delle case d'asta più famose del pianeta questa letterina di una pagina e mezzo, autografa e scritta in tedesco - è stata battuta a due milioni 400 mila dollari, saliti a 2.892.500 dollari compresi i diritti d'asta. 


"La parola Dio per me non significa altro che l'espressione il prodotto della debolezza umana, la Bibbia una collezione di venerabili ma ancora piuttosto primitive leggende", scriveva nel 1954 il padre della relatività …. La "Lettera su Dio" di Einstein ha acquistato questo nome nonostante la parola Dio sia usata solo una volta durante tutto il messaggio. Lo scienziato la inviò un anno prima di morire al filosofo tedesco Eric Gutkind, autore di un libro ("Scegli la Vita: la chiamata biblica alla rivolta") che apparentemente a Einstein non era piaciuto.


La lettera contiene riflessioni su Dio, la Bibbia e il giudaismo molto dure, tanto da far ritenere già all'epoca che Einstein fosse ateo, una tesi respinta dal fisico ebreo. "La parola Dio per me non è altro che espressione e prodotto della debolezza umana, la Bibbia una collezione di leggende giuste, ma ancora primitive, che ciò nondimeno sono abbastanza puerili", scrisse. Quanto alla religione ebraica, Einstein la descrisse "come le altre un'incarnazione delle superstizioni più infantili". "Il popolo ebraico al quale appartengo e con la cui mentalità ho una profonda affinità non ha qualità diverse per me rispetto a tutti gli altri popoli", "non sono migliori". Il premio Nobel per la fisica aveva scritto decine di lettere in cui affrontava il tema di Dio e dell'ebraismo, la religione in cui era nato e cresciuto.






  • Questa è opinione diffusa tra molte persone, Einstein parla di “leggende primitive”, proviamo a vedere la differenza che passa tra parabola – mito – leggenda:

“La parabola è un racconto breve il cui scopo è spiegare un concetto difficile con uno più semplice o dare un insegnamento morale. Come anche il termine parola, etimologicamente deriva dal latino parabola (confronto, similitudine), che a sua volta proveniva dal greco parabolé (confronto, allegoria). Il sostantivo derivava dal verbo parabállein, che significava mettere di fianco, confrontare. La parabola è un genere letterario reso famoso dall'uso che è stato fatto nei Vangeli con le parabole di Gesù. In realtà quelle dei Vangeli a volte non sono parabole ma allegorie o un miscuglio dei due generi letterari.

Lo specifico del genere parabola è che introduce un esempio che vuole illuminare la realtà specificata, con un unico punto di contatto tra l'immagine e la realtà. In ciò si differenzia dall'allegoria, dove i punti di contatto tra l'immagine e la realtà sono molti o addirittura tutti”. [8]

  • Dobbiamo dire che nella cultura degli ebrei era frequente l’uso di parabole o illustrazioni, e cito il libro “Perspicacia”: 


“Nelle Scritture Ebraiche i profeti e gli scrittori biblici ebrei, mossi dallo spirito di Geova, misero per iscritto innumerevoli illustrazioni veramente calzanti. Troviamo un linguaggio illustrativo già in Genesi, nella promessa di Geova di moltiplicare il seme di Abraamo “come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sulla spiaggia del mare”. (Ge 22:15-18)” [9]

  • Spiegando il significato di illustrazione nel libro “Perspicacia” leggiamo: 
“La parola greca parabolè (accostamento, raffronto) ha un significato più ampio dei termini italiani “proverbio” e “parabola”. “Illustrazione” è un termine più generico, fra i cui significati sono da includersi “parabola” e in molti casi “proverbio”. Un “proverbio” racchiude una verità espressa con linguaggio vivace, spesso metaforico, e una “parabola” è un paragone o una similitudine, una breve narrazione, di solito immaginaria, da cui si ricava una morale o una verità spirituale.” [10]

  • E alla voce ‘espressione proverbiale’ leggiamo: 

“È opinione comune che il sostantivo ebraico tradotto “espressione proverbiale” (mashàl) derivi da una radice che significa “essere simile”, “essere paragonabile” (Sl 49:12), e in effetti molte espressioni proverbiali si avvalgono di similitudini o paragoni. Alcuni collegherebbero “espressione proverbiale” col verbo ebraico che significa “dominare”; a volte infatti può trattarsi del detto di un governante, di un’espressione autorevole o che indichi superiorità intellettuale. Questa spiegazione concorda col fatto che il re Salomone, famoso per la sua sapienza, pronunciò 3.000 proverbi e mise per iscritto molte di queste espressioni proverbiali. — 1 Re 4:32.” [11]
  • All'ultimo paragrafo dell’argomento si legge: 

“Anche Balaam fu spinto da Dio a pronunciare una serie di espressioni proverbiali, messe per iscritto in forma poetica. (Nu 23:7, 18; 24:3, 15, 20, 21, 23) Lungi dall’esprimere esecrazione nei confronti di Israele, in queste espressioni proverbiali Balaam ‘lo benedisse fino al limite’. (Nu 23:11) Il carattere proverbiale di queste espressioni non sta nel fatto che la gente usasse ripetere i detti di Balaam o che le sue dichiarazioni fossero un concentrato di sapienza. Sono definite proverbiali per il loro vigore e per la loro ricchezza di significato, nonché per l’uso di varie similitudini o paragoni in alcune d’esse.” [11]

“A volte per mettere in risalto un punto si raccontava un apologo. Iotam se ne servì per spiegare ai proprietari terrieri di Sichem la follia di scegliersi come re un uomo spregevole come Abimelec. (Gdc 9:7-20)” [11]
  • Mentre è evidente nel racconto di Samuele in Giudici 9:7-20, che trattasi di una parabola e quindi non diremmo mai che Geova fece un miracolo facendo parlare gli alberi, diventa un po’ complicato nel racconto che Mosè fa di Baalam, che trattasi di una parabola, anche se nel “Perspicacia” nel paragrafo su citato si riconosce che trattasi di un proverbio o parabola, eppure continuiamo a sostenere che l’asina parlò (naturalmente personalmente sono convinto che Dio se volesse, farebbe parlare anche le pietre - Luca 19:40). 
Perché con i libri di Mosè abbiamo qualche difficoltà a identificare le parabole dai racconti reali? Simone Venturini un laureato in teologia che lavora presso gli archivi segreti del Vaticano, fa questa affermazione condivisa da molti biblisti: 

“I Biblisti ritengono oggi che il Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia, siano stati scritti alla fine del VI sec. a.C. Dicendo che sono stati “scritti” non si vuole dire che siano stati “inventati”. Significa che i Giudei rientrati dall’esilio raccolsero antiche tradizioni, probabilmente tramandate da secoli, aggiungendo commenti e interpretazioni. Tutto questo lavoro diede origine all’attuale Pentateuco. 

Ma è possibile sapere quali fossero queste “antiche tradizioni” raccolte? La risposta degli studiosi è abbastanza negativa, perché la mano di chi raccolse ed editò quelle tradizioni ha nettamente prevalso su quelle antiche tradizioni. Gabi Barkay è archeologo da più di quarant’anni e due anni fa ha rilasciato un interessante intervista (in lingua inglese) su Israel Hayom. Egli sostiene che il compito dell’Archeologia non è di confermare la Bibbia, né la Bibbia è il manuale che l’archeologo deve tenere sotto mano quando studia gli strati archeologici. Ciò non significa, però, che la Bibbia – in questo caso Pentateuco e Libri storici – sia solo un’opera letteraria, priva di qualsiasi fondamento storico e che l’archeologia non abbia nulla da dire sulla storicità della Bibbia. Insomma, non è corretta la posizione di chi sostiene che la “Bibbia aveva ragione”, ossia che tutto ciò che dice è storico. Ma non è corretto neppure gettare “l’acqua con il bambino” come si suol dire.

Gabi Barkay è l’autore di una delle più grandi scoperte archeologiche di tutti i tempi. Egli infatti scoprì la cosiddetta “benedizione dei sacerdoti” risalente al periodo del Primo Tempio, ossia quello risalente al periodo di Salomone (X sec. a.C.) e che poi fu distrutto dai Babilonesi (VI sec. a.C.). Era la preghiera di benedizione che i sacerdoti pronunciavano nel Tempio. Prima della scoperta, avvenuta negli anni Settanta, gli studiosi pensavano che quel testo (Numeri 6) fosse stato scritto alla fine del VI secolo. La scoperta di Barkay dimostrava invece in modo irrefutabile che quella preghiera era molto più antica.

Nel libro di Giosuè, che gli studiosi ritengono (non a torto) in gran parte non storico, il capitolo 12 riporta una lista di 31 re che Giosuè sconfisse e oggi sappiamo che nel periodo del Tardo Bronzo Antico (1500-1200 a.C.) c’erano circa 30 Città Stato cananee in Israele rette ciascuna da un re. In Giosuè 11,10 leggiamo che la città di “Hazor era la principale di tutti questi regni”. L’archeologia conferma che essa era infatti la più vasta città cananea. Perciò anche se Giosuè è un libro che ha subito una massiccia rielaborazione, non per questo esso non parla di realtà archeologicamente verificabili.

Barkay dice che quando entra in sinagoga – poiché è un ebreo osservante – egli lascia da parte i suoi studi perché essi non c’entrano con la sua fede. Sono parzialmente d’accordo con lui, anche se indubbiamente – soprattutto per noi cristiani – la storicità di alcuni fatti (magari non tutti) è fondamento per la nostra fede.” [12]

  • Quindi ci chiediamo quali sono i racconti storici, e quali sono le parabole raccontate per descrivere una realtà molto complessa? È con questa domanda andrei al nocciolo della questione, Adamo ed Eva e il peccato originale è un racconto storico o una parabola? Come si leggeva dalle citazione del libro “Perspicacia” i personaggi di una parabola non sono reali ma illustrano un fatto vero, pensate alla parabola del buon samaritano, i riferimenti erano a persone reali: i farisei privi di misericordia, i samaritani disprezzati, gli uomini comuni gli invisibili di quel tempo.

Comunque se vi sembra inadatto l’uso della parola parabola in questo modo come a voler intendere un racconto inventato ma non realmente accaduto, possiamo usare l’espressione “racconto semplificato”, che ne dite? Mi sono dilungato a spiegare il concetto di parabola e come esso potrebbe essere applicato ad alcuni racconti che troviamo nella Bibbia, ma dedichiamo spazio anche alle parole mito e leggenda.
“Mito (dal greco μύθος, mythos, pronuncia müthos) è una narrazione investita di sacralità relativa alle origini del mondo o alle modalità con cui il mondo stesso e le creature viventi hanno raggiunto la forma presente in un certo contesto socio culturale o in un popolo specifico. Di solito tale narrazione riguarda dei ed eroi come protagonisti delle origini del mondo in un contesto sacrale.

Spesso le vicende narrate (oralmente) nel mito hanno luogo in un'epoca che precede la storia scritta. Nel dire che il mito è una narrazione sacra s'intende che esso viene considerato verità di fede e che gli viene attribuito un significato religioso o spirituale. Ciò naturalmente non implica né che la narrazione sia vera, né che sia falsa”. [13]

“Mito s. m. [dal gr. μῦϑος «parola, discorso, racconto, favola, leggenda»]. - 1. Narrazione fantastica tramandata oralmente o in forma scritta, con valore spesso religioso e comunque simbolico, di gesta compiute da figure divine o da antenati (esseri mitici) che per un popolo, una cultura o una civiltà costituisce una spiegazione sia di fenomeni naturali sia dell’esperienza trascendentale, il fondamento del sistema sociale o la giustificazione del significato sacrale che si attribuisce a fatti o a personaggi storici; con lo stesso termine si intende anche ciascuno dei temi della narrazione mitica in quanto trattati ed eventualmente rielaborati in opere letterarie o filosofiche (per Platone, rappresentazione verosimile, in forma di allegoria, di realtà inattingibili da parte della ragione)

- 2. Idealizzazione di un evento o personaggio storico che assume, nella coscienza dei posteri o anche dei contemporanei, carattere e proporzione quasi leggendari, esercitando un forte potere di attrazione sulla fantasia e sul sentimento di un popolo o di un’età”. [14]

“Leggenda è un tipo di racconto molto antico, come il mito, la favola e la fiaba, e fa parte del patrimonio culturale di tutti i popoli, appartiene alla tradizione orale e nella narrazione mescola il reale al meraviglioso. "Leggenda" deriva dal latino legenda che significa "cose che devono essere lette", "degne di essere lette" e con questo termine, un tempo, si voleva indicare il racconto della vita di un santo e soprattutto il racconto dei suoi miracoli.


In seguito la parola acquistò un significato più esteso e oggi la parola leggenda indica qualsiasi racconto che presenti elementi reali ma trasformati dalla fantasia, tramandato per celebrare fatti o personaggi fondamentali per la storia di un popolo, oppure per spiegare qualche caratteristica dell'ambiente naturale e per dare risposta a dei perché.



Le leggende si rivolgono alla collettività, come i miti e spiegano l'origine di qualche aspetto dell'ambiente, le regole e i modelli da seguire, certi avvenimenti storici, o ritenuti tali, allo scopo di rinsaldare i legami d'appartenenza alla comunità.” [15] 

  • Come si può notare tra mito e leggenda vi sono sottili differenze, ma potrebbero avere come punto di partenza una storia vera, e se questo lo accomunasse alla parabola tanto usata dagli ebrei, si aprirebbe un nuovo modo di vedere alcuni dei racconti contenuti nella Bibbia!
  • È interessante che il libro ‘Perspicacia’ alla voce Diluvio dei giorni di Noè con tanto di prospetto a pagina 328, si riconosce che ci sono leggende del Diluvio provenienti da sei continenti e varie isole. [16]


Bibliografia:
[8] Wikipedia “Parabola (letteratura)”
[9] It-1 p.1264
[10] It-1 p.1161
[11] It-1 p.867-868; p. 1264
[12] Dal blog di Simone Venturini “Bibbia e Archeologia: un rapporto difficile”
[13] Wikipedia “Mito”
[14] Vocabolario Treccani “Mito”
[15] Wikipedia “Leggenda”
[16] it-1 p. 328 “Diluvio dei giorni di Noè”


venerdì 28 dicembre 2018

Un po' di strategia.


Risultati immagini per strategiaHo ricevuto questo post che vi pubblico così come ho ricevuto.


In questi ultimi mesi i sorvegliati di circoscrizione nel loro discorso con i nominati stanno affrontando il tema dei blog e stanno mettendo in guardia i nominati da coloro che potrebbero leggerli.

A differenza che nel passato, dove si preferiva ignorare l'argomento, l'approccio è di messa in guardia, ma a compartimenti stagni. Non si fanno distinzioni, si dice genericamente che vi sono molti che leggono blog "apostati", di stare attenti a coloro che esprimono dubbi e di non dilungarsi nell'argomentare, ma di dire che coloro che li leggono si stanno "avvelenando la mente". E poi la fatidica domanda da rivolgere a coloro che esprimono dubbi "hai parlato ad altri di quanto leggi" oppure "hai condiviso qualcosa con altri" e qui bisogna prestare molta attenzione, infatti rispondendo affermativamente ci si potrebbe ritrovare sotto le "amorevoli" cure degli anziani (segnatura o anche comitato giudiziario).

Cari consapevoli prestate molta attenzione perché mentre prima preferivano ignorare il fenomeno blog, ora siamo alla fase ricerca e messa in guardia. Probabile prossima tappa "caccia alle streghe".
Tutto questo la dice lunga sul desiderio di rinnovarsi dei testimoni di Geova e sulle riforme predicate da alcuni. L'organizzazione sta impostando una lotta per l'autoconservazione che porterà importanti conseguenze su taluni.

Da un collaboratore

lunedì 24 dicembre 2018

La fede del e nel Cristo parte 2

Il segno dal cielo

Cap. 8,11-20

*Allora si fecero avanti i farisei e incominciarono a discutere con lui chiedendogli, per metterlo alla prova, un segno dal cielo. *Ma egli, sospirando profondamente, disse: Perché questa generazione domanda un segno? In verità vi dico, nessun segno sarà dato a questa generazione. *E lasciatili, montato di nuovo in barca, passò all’altra riva. *I discepoli si erano dimenticati di prendere pani e non avevano con sé nella barca che un pane solo. *Egli intanto li ammaestrava dicendo: Badate, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode! *Ma essi discorrevano tra loro del fatto di non avere pani.*Gesù, accortosene, disse: Come mai ragionate tra voi di non avere pani? Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? *Avendo occhi non vedete e avendo orecchi non udite? E non ricordate quando io spezzai cinque pani per cinquemila uomini, quante ceste colme di avanzi raccoglieste? Gli dicono: Dodici. *E quando ne spezzai sette per quattromila uomini, quante ceste di avanzi raccoglieste? Sette, rispondono. *E diceva loro: E non capite ancora?


Gesù sospira profondamente. Cosa prova nei confronti dei farisei che di fronte a questo grande miracolo chiedono un segno? Rabbia? Delusione? Sconforto? Sappiamo che i suoi rapporti con i farisei furono piuttosto conflittuali. A più riprese condannò il loro modo di giudicare il prossimo, fu da loro messo alla prova, complottarono per eliminarlo, eppure fu disposto ad andare in casa di un fariseo per consumare un pasto, ebbe discepoli farisei, disse di ascoltare i loro insegnamenti pur rigettando la loro condotta ipocrita. (Matt 23:23-30, 16:1, 19,3, Giov 11:46-53, Lu 7:36, Atti 15:5, Matt 23:2,3). Impariamo a non generalizzare, a dare la possibilità a ciascun individuo singolarmente.

Impariamo che non è necessario rispondere sempre alle obiezioni, non se di fondo mancano i buoni motivi.


La cecità di questi farisei di fronte alla gioiosa condivisione di un pasto con i discepoli non meritava risposta. Gesù avverte i discepoli di fare attenzione al lievito dei farisei, un modo di pensare dominante nella comunità di quel tempo, ossessionata da regole e giudizi, come se la salvezza dipendesse dalle opere e non dalla immeritata benignità di Dio. La conversione che Gesù richiede non è un semplice cambio di religione ma di fondo, nei loro cuori. Dovevano smettere di pensare a se stessi come a una comunità rinchiusa in sé stessa. Per Gesù non importa se facciano parte o meno di una comunità, ma se si prodigano nel fare il bene e condividere. Il cristianesimo è apertura all'altro!
C'è nella richiesta dei farisei inoltre una chiusura alla fede. Essi vogliono che Gesù si conformi al loro modo di adorare, al loro sistema di purezza e separazione, chiedono un segno quando Gesù ne ha già dati tanti. Si considerano giusti, il loro metro di misura dev'essere lo standard per la pura adorazione. In questo triste a dirsi sono ampiamente imitati da molte religioni cristiane che a son di bolle papali e scomunica han messo al rogo o all'ostracismo chi osava pensare in modo differente.

Di contro, la nuova religione sembra esser diventata l'ateismo che chiede segni a chi vive nella fede ma senza una reale volontà di credere e aprirsi all'altro, bensì per confutarne la speranza. Diventa facile giudicare la fede altrui in base ai propri standard, e lo sport di ogni religione stabilire regole e imporle in nome di Dio. La conseguenza nel tempo è la cecità spirituale. Ciò che appare all'occhio è come un faro puntato in faccia che non permette di vedere la sostanza, ma solo la forma. Come testimoni purtroppo abbiamo assorbito questo metro e dobbiamo imparare a sbarazzarcene. Perché Gesù ci insegna a donarci senza giudicare l'altro. A noi è richiesto di amare, non di giudicare. Ancora una volta Gesù ammonisce i discepoli di guardarsi dal lievito dei farisei, evidentemente il loro metro di misura era facilmente assorbito anche da loro, un pericolo per i cristiani che dovevano si, sforzarsi di vivere secondo alti principi, ma non per questo sentirsi superiori e criticare gli altri.

Marco 8: 22-33
Giunto in Betsaida, gli portano un cieco e lo pregano di toccarlo. ed egli preso il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio, gli mise della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli disse: Vedi qualche cosa? *E quello guardando in su disse: Vedo degli uomini come alberi che camminano. *Allora di nuovo gli impose le mani sugli occhi, e quello vide distintamente e si trovò guarito e vedeva nettamente da lontano tutto. *Gesù lo rimandò a casa sua dicendo: Non entrare neppure nel villaggio. *Gesù con i suoi discepoli se ne andò quindi verso le borgate di Cesarea di Filippo, e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: Chi dice la gente che io sia? *Gli risposero: Chi Giovanni il Battista, alcuni Elia, altri uno dei profeti. *Allora domandò loro: Ma voi, chi dite che io sia? Pietro rispose: Tu sei il Cristo. *Ed egli ordinò loro di non parlare di lui con nessuno. *E cominciò a spiegare loro che era necessario che il Figlio dell’uomo soffrisse molto cose e fosse riprovato dagli anziani e dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, e fosse ucciso e dopo tre giorni sarebbe risorto. *Egli diceva queste cose apertamente. E Pietro, trattolo in disparte, cominciò a protestare. *Ma Gesù, voltosi e, guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: Va’ via da me Satana! Tu non pensi come Dio, ma come gli uomini.

Gli portano un cieco ed egli lo prende per mano. Come per il sordo, a cui comunica con gesti, trova il modo di interagire con il cieco in modo speciale, empatico. Lo conduce, il tocco rassicurante della mano è per il cieco un linguaggio molto forte, avendo un deficit visivo sviluppa una straordinaria sensibilità nelle mani, che diventano in grado di capire la personalità e le emozioni dell'interlocutore. Per chi ha nozioni di equitazione può comprendere l'idea di ciò che può trasmettere anche un piccolo cenno, una leggera stretta sulle redini al cavallo, animale dall'indole schiva ma docile una volta percepita la sicurezza e l'empatia del cavaliere, oppure un tocco nervoso e insicuro che gli trasmetterà sfiducia. Lo porta fuori dal villaggio, lontano dalla folla pressante e lo guarisce gradualmente. Infatti all'inizio vede in maniera sfocata. La cecità, specie se dalla nascita, non è solo visiva. Manca nel cervello tutta una serie di connessioni, di percorsi sinapsici che collegano i nostri occhi alle immagini che vediamo. Il cieco vede degli alberi, ma intuisce che questi tronchi, che lui ha sempre percepito con le mani come oggetti verticali, ma fermi e radicati a terra, non possono essere alberi perché si muovono, quindi sono uomini!

Gesù compie il secondo miracolo, collega la vista alla banca dati del cervello cognitivo e adesso il cieco traduce ciò che gli occhi gli comunicano. Anche noi spesso siamo ciechi, non perché non vediamo la verità, bensì restiamo incapaci di collegarla alla visione d'insieme. Continuiamo a leggere le scritture con la fiducia che alla fine il Cristo diventi pienezza della nostra fede compiendo questo secondo miracolo. 

Un commento interessante da Qumran.net :

"Gesù vuole aiutare i suoi discepoli ad aprirsi all'ascolto della verità, a vederci chiaro nella propria vita, a rendersi abili, a parlare correttamente della propria fede. Finché non si vede distintamente, come il cieco guarito, finché non si vede Gesù nella vera luce della sua identità non si è ancora adatti per l'annuncio del vangelo. Non credere significa diventare come i pagani, che somigliano ai loro idoli i quali "hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono..." (Sal 105,4-6). In tutta questa sezione del vangelo Gesù rimprovera più volte i suoi discepoli perché non capiscono o non vogliono vedere chiaramente la realtà. Ma, mentre egli fa questi rimproveri, guarisce un sordo e un cieco, e la cosa diventa un segno della guarigione spirituale dei discepoli. Così essi diventeranno capaci di dire (finalmente!): "Tu sei il Cristo!" (Mc 8,29). Ma la loro guarigione non è completa. Infatti, si riveleranno altrettanto chiusi al nuovo insegnamento di Gesù sul cammino del Cristo verso la croce. Gesù avrà di nuovo a che fare con le loro orecchie tappate e i loro occhi ciechi, e la sua difficoltà a guarire fisicamente un sordomuto e un cieco manifesta appunto la difficoltà a guarire il cuore dei discepoli. Marco descrive questi due miracoli come segni di una guarigione interiore: guarigione della sordità e della cecità spirituale. La guarigione del cieco di Betsaida avviene in due tempi, ed è un fatto unico in tutto il Vangelo: si presta a simboleggiare il viaggio della fede, che avviene progressivamente e non senza esitazioni. Questa guarigione è un gesto profetico di Gesù e simboleggia lo schiudersi degli occhi dei suoi discepoli alla sua messianicità. Gesù è l'unica luce che dà la vista, che illumina ogni uomo (Gv 1,9). Il discepolo è un cieco che sa di esserlo, riconosce l'impossibilità di guarire da solo e lascia che il Signore agisca secondo la sua misericordia."

Anche la visione del Messia assorbita dagli insegnamenti giudaici doveva essere rimossa. Attendevano un Messia liberatore, qualcosa a uso e consumo giudaico, mentre la sua missione aveva un ben più ampio respiro. (Giov. 3:16, 10:16) Ecco perché Gesù chiede loro cosa pensano sulla sua identità. La gente, gli rispondono, crede che egli sia Elia, o Giovanni battista. Idee confuse, date da profezie non ancora chiare e dagli eventi del periodo. Anche i discepoli avevano idee confuse ma qualcosa più chiaro in testa c'era, infatti Pietro risponde senza dubbi: " tu sei il Cristo!"

Avevano trovato il Messia annunciato dalle scritture.



Secoli di storia ebraica portavano fino a Gesù. Egli era annunciato quale liberatore d'Israele, un condottiero, un re. Difficile per i discepoli togliersi dalla testa questa figura da giustiziere con tanto di spada sguainata a cacciare il giogo romano. Ma Gesù approfitta della loro attuale consapevolezza per ribadire un punto importante, egli era si condottiero, ma doveva presentarsi anche come un agnello da scannare, doveva passare il martirio. Riusciamo ad immaginare l'enorme cambio di paradigma che doveva avvenire nella loro testa? Non sorprende quindi che Pietro rifiuti questo concetto e cerchi di "convincere" Gesù che si sta sbagliando.. viene da ridere a pensarci...

Adesso però, riusciamo a capire che anche dentro noi ci sono enormi montagne di preconcetti per arrivare al Cristo e ad una fede più spoglia di tanti orpelli inculcatici, forse da tutta una vita? Se guardiamo a tutte le religioni cristiane, hanno si insegnato le basi scritturali, ma nello stesso tempo immesso l'idea che il mezzo, l'organizzazione religiosa, fosse unico e indispensabile per arrivare alla fede nel Cristo. Prendendo l'esempio che Brux Cavey nel suo libro: "The end of religion" fa, (e che vi consiglio di leggere) "Le religioni sono come bicchieri in cui contenere acqua, le persone religiose anziché spirituali credono di dissetarsi leccando il bicchiere anziché berne il contenuto, tanto più sono incapaci di bere acqua viva alla fonte, senza un contenitore. Eppure basterebbe mettere le mani a coppa per raccogliere acqua, direttamente alla fonte!"

Ger.2:13 "Perché il mio popolo ha commesso due malvagità: ha abbandonato me, la fonte di acqua viva, per scavare per sé stesso cisterne. Cisterne rotte che non possono trattenere l'acqua."

Cap. 8,34-38
E chiamata a sé la moltitudine coi suoi discepoli, disse: Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. *Perché chi vorrà salvare la sua vita la perderà, ma chi perderà la sua vita per me e per il vangelo la salverà. *Che giova all’uomo guadagnare tutto il mondo, se e poi perde la sua vita? *Infatti con che cosa potrà ricomprare la sua vita? *Se uno si vergogna di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi. 

Gesù adesso lancia la sfida. Nessuno è escluso, infatti si rivolge alla folla, non solo ai discepoli. Il suo è un invito a seguirlo, non un imperativo. Chi decide di farlo deve scegliere di propria volontà, ma dovrà accettare di rinnegare se stesso. Avverte che accetterà di portare un fardello sulle spalle finanche ad arrivare alla morte. Vedremo questo, palo o croce poco cambia, nel racconto della parte finale del Cristo, che trasporta lo strumento dove verrà inchiodato lui stesso. Una visione molto chiara per le persone dell'epoca. Era una morte non da eroi ma ignobile, rigettata da tutti, una condanna al biasimo. E Gesù la usa per mettere bene in chiaro cosa significa seguirlo. Si aspettavano un'imminente gloria accanto al liberatore d'Israele invece dovranno essere disposti ad attraversare l'inferno del rifiuto e il ripudio.

Ma Gesù esorta a guardare oltre l'apparenza. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero (plauso compreso) se in tal modo perde se stesso? La sua anima? Li esorta a riflettere che in effetti erano attaccati all'opinione di una generazione adultera e peccatrice rischiando così di perdere la stima del Messia e del Padre. Questo avrebbe portato a perdere veramente la vita senza speranza di salvezza alcuna. Non c'è odio, non c'è rabbia nel seguire il Cristo nei confronti di chi ci avversa. Gesù ci invita a portare un carico, ma ci sostiene riempendoci di amore, solo con questo sentimento saremo in grado di portare il palo di tortura non venendo meno.



venerdì 21 dicembre 2018

OT Genesi: Ermeneutica biblica



Ermeneutica biblica


“« E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, Gesù spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano. » (Luca 24:27)

L'ermeneutica applicata alla Bibbia, cioè i principi che devono essere applicati per comprendere rettamente la Bibbia. Sebbene si applichino alla Bibbia gran parte dei principi utilizzati per comprendere un qualsiasi altro testo (religioso o non religioso), i cristiani, credendo nella particolare natura della Bibbia come libro ispirato in modo unico da Dio e regola della loro fede e della loro condotta, elaborano principi ermeneutici che tengono conto di questo presupposto per loro imprescindibile. È per questo che essi parlano di ermeneutica biblica. Altri ritengono che la Bibbia debba essere considerata come una qualsiasi altra opera letteraria, da sottoporre all'esame delle metodologie scientifiche ritenute neutrali per garantirne una valutazione oggettiva.

L'ermeneutica biblica si occupa di stabilire i principi utili per comprendere una qualsiasi parte della Bibbia in modo tale da rendere il suo messaggio chiaro per chi la legge o la ode. Inevitabilmente essa implica l'opera dell'esegesi biblica, il processo, cioè, che consiste nell'esaminare il testo biblico come ci giunge dalla mano del suo scrittore per scoprire in che modo egli comunichi la rivelazione.

Nella tradizione ebraica, questa esegesi biblica poggia sulle 13 regole del Middot e sui 4 livelli di interpretazione dati nel Pardes. Questa interpretazione tradizionale, ricca di autori e risultati, è condivisa anche dalla patristica cristiana: verità letterale e storica di fatti realmente accaduti, e nello stesso tempo di fatti e parole volute da Dio come via di salvezza per tutto il genere umano. Nell'interpretazione del fatto storico, delle parole date direttamente da Dio al popolo, ispirate ai profeti, Re e Sommi Sacerdoti unti del Signore, si mostra l’Unità del Verbo, che è sia il Verbo rivelatoSi nella Bibbia, sia il Dio Uno e Trino. Perciò, diviene regola metologica la ricerca di parallelismi e similitudini nelle ripetizioni di parole o simboli, anche fra libri distanti secoli, e scritti in lingue diverse. Dato poi che non siamo in possesso dei documenti originali, ma solo di antiche copie, è pure necessaria l'opera della critica del testo (critica testuale).

Obiettivo nell'applicare i principi dell'ermeneutica biblica è quello di "esporre rettamente la parola della verità" (2 Timoteo 2:15), applicandosi diligentemente a discernere il significato originale del testo e la sua rilevanza. Applicare sani principi di ermeneutica significa cercare di rispondere a domande come: chi era lo scrittore? A chi stava scrivendo e perché? È significativo nel caso in esame l'uso di una particolare parola, costruzione grammaticale, tempo verbale? Qual è il contesto culturale e storico in cui si inquadra il testo? Qual è il significato inteso originalmente dall'autore? In che modo i suoi contemporanei interpretano il testo?” [6]

Secondo me l’ermeneutica biblica è fondamentale per capire la Bibbia in generale, e nel nostro caso specifico di Genesi, troppo spesso dimentichiamo che parliamo di un libro scritto in ebraico (e aramaico), da ebrei, per gli ebrei, Gesù stesso ebreo fece riferimento a personaggi come Abraamo, Mosè, nonché avvenimenti come la creazione di Adamo ed Eva, il diluvio noetico, ecc. personaggi e avvenimenti che facevano parte della cultura ebraica grazie proprio alla narrazione biblica (storytelling) tramandata di generazione in generazione.

Epistemologia

“L'epistemologia (termine, coniato dal filosofo scozzese James Frederick Ferrier, dal greco ἐπιστήμη, epistème, "conoscenza certa" ossia "scienza", e λόγος, logos, "discorso") è quella branca della filosofia contemporanea che si occupa delle condizioni sotto le quali si può avere conoscenza certa o scientifica ovvero dei metodi per raggiungere tale conoscenza”. [7] 

Vi rimando allo schema che si trova all'inizio del post, noterete che nella ricerca di una qualche verità, lo scetticismo si chiude rapidamente senza possibilità di sviluppi ulteriori.

Benché personalmente per natura sono scettico, credo che lo scetticismo estremo non ci aiuti affatto a trovare risposte alle nostre domande.


Bibliografia:

[6] Wikipedia “Ermeneutica Biblica”
[7] Wikipedia “Epistemologia”




giovedì 20 dicembre 2018

Aggiornamenti Blog

Il blog si rinnova con diversi contenuti e gadget. Volevamo descrivere in breve le nuove utility per quelli che sono meno smaliziati nel web.

Sulla sinistra c'è una voce "Seguici via mail" nel campo corrispondente potete inserire la vostra mail. Dopo una semplice registrazione riceverete automaticamente gli aggiornamenti del blog. La registrazione rimane privata ed è un servizio indipendente dagli amministratori

La voce sottostante "Modulo di contatto" consente invece di contattare velocemente e in modo privato gli amministratori del blog.

La voce "Translate" consente di poter sfruttare la funzione di traduzione automatica di Google. Attraverso la scelta delle lingue disponibili il blog di Osservatore Teocratico verrà automaticamente tradotta.

La voce "Cerca nel blog" consente invece di poter ricercare un argomento o un post all'interno del blog stesso. Inserendo la parola chiave e premendo il pulsante Invia compariranno tutte le occorrenze in tutti i post.

La voce "wikipedia" permette come lascia intuire il nome di poter velocemente inserire un vocabolo è utilizzare la potenza enciclopedica di questo sito.

Per ultimo abbiamo aggiunto un link ad una importante rivista italiana di geopolitica Limes. In genere sono un po' catastrofisti e non si capisce se lo sono a ragion veduta o ci marciano anche loro. In tutti i casi alcuni articoli meritano attenzione.

In fondo ad ogni post abbiamo anche la possibilità di dare una specie di voto qualitativo. Divertente Interessante Eccezionale. Dopo aver letto l'articolo date la vostra opinione spuntando la voce che trovate più idonea.

In fondo alla pagina del blog abbiamo aggiunto un interessante gadget che è lo stato aggiornato terrestre dei vulcani e dei terremoti. All'interno del gadget ci sono anche link ad alcune delle web cam locali.





martedì 18 dicembre 2018

OT Genesi: Pulisci le lenti se vuoi vedere bene

Pulisci le lenti se vuoi vedere bene

I bias cognitivi sono gli occhiali attraverso cui vediamo le cose, ma cos'è un bias cognitivo?

“In psicologia, indica un giudizio (o un pregiudizio) non necessariamente corrispondente all'evidenza, sviluppato sulla base dell'interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio”. [3]

● Quindi sono tutti i condizionamenti derivanti dalle nostre esperienze personali, familiari, culturali in cui siamo stati e siamo immersi, che filtrano i nostri pensieri, ragionamenti, conclusioni a cui giungiamo sulle persone e le cose. E qui che arriva il primo grande problema, riuscire ad analizzare i nostri bias cognitivi senza lasciarci influenzare da esse, una vera autoanalisi da lettino del psicanalista! 

Noi tdG abbiamo un forte bias cognitivo (un vero imprinting), un condizionamento subito per decenni, spesso è così radicato in testa che diventa una vera impresa distaccarsene, per alcuni è stato necessario ricorrere a un psicanalista per disintossicarsi. Per altri la soluzione è stata la completa negazione di ogni religione, dubitando della Bibbia e di Dio, raggiungendo un tipo di spiritualità che li rende sereni. Naturalmente questa è una soluzione, ma non è l’unico modo per sfuggire ai condizionamenti dannosi. Ecco perché ho inserito questo argomento molto delicato nella comprensione di Genesi, solo divenendo consapevoli di cosa ha contribuito al nostro modo di pensare, possiamo cercare di modificarne il suo valore restando sereni e non perdendo la fede.

Comunque senza voler fare un trattato di psicanalisi (non ne avrei la qualifica per farlo) proviamo a vedere solo alcuni dei bias che potrebbero aver influenzato il nostro pensiero occidentale.

Illuminismo, Romanticismo e Neoromanticismo

“Il Romanticismo è stato un movimento artistico, musicale, culturale e letterario sviluppatosi al termine del XVIII secolo in Germania. Alcuni temi caratteristici di quasi tutti i campi toccati dal movimento romantico sono: 
Negazione della ragione illuminista: gli autori romantici rifiutano l'idea illuministica della ragione, poiché questa non si è rivelata in grado di spiegare la totalità del mondo e la realtà nella loro complessità. Nell'era romantica si verifica pertanto un notevole progresso nell'esplorazione dell'irrazionale: i sentimenti, la follia, il sogno, le visioni assumono un ruolo di primaria importanza.

Ritorno alla religiosità e alla spiritualità: oltrepassando i limiti della ragione stabiliti dagli illuministi, l'uomo romantico cerca stabili supporti nella fede e nella conseguente tensione verso l'infinito. Si determina così un ritorno all'utilizzo di pratiche magiche e occulte, a volte accidentale motivo di importanti scoperte scientifiche. 

Studio della Storia: mentre nel Settecento illuminista l'uomo veniva considerato quale essere razionale sempre dotato di dignità a prescindere dal suo particolare contesto storico. Si sviluppano così nuove discipline come l'epigrafia (lo studio della scrittura su materiale di supporto duro, es. stele di Rosetta), l'archeologia, la glottologia (lo studio storico delle lingue). È interessante sottolineare che tra i punti chiave del romanticismo l'uomo prende coscienza della sua stessa limitatezza, e questo ci riporta al paradossale fondamento del pensiero socratico è il "sapere di non sapere"”. [4]

“Il termine neoromanticismo viene utilizzato per coprire una varietà di movimenti nella filosofia, letteratura, musica, pittura e l'architettura, così come per i movimenti sociali, che incorporano e riprendono elementi dell'epoca del romanticismo, all'inizio dell'epoca moderna”. [5]

● Come questo pensiero ha plasmato la nostra epoca moderna, e come abbia influenzato la visione di Charles Taze Russell agli inizi della storia dei tdG richiederebbe uno studio specifico e approfondito, tuttavia pensare a come la cultura in cui si è immersi influenzi il modo di vedere le cose è un buon inizio per ‘pulire i nostri occhiali’ con cui vediamo il mondo e nel nostro caso specifico il libro di Genesi. 

Bibliografia

[3] Wikipedia “Bias cognitivo”
[4] Wikipedia “Romanticismo” 
[5] Wikipedia “Neoromanticismo”








venerdì 14 dicembre 2018

Opinione o Verità'?

Risultati immagini per verità“Opinione o verità?” buttata lì questa appare una domanda breve e sostanzialmente semplice. Ma opinione e verità sono due concetti tutt'altro che semplici anche se, senza rendercene conto, spesso li usiamo in modo intercambiabile.

Che cosa è la verità”?

Questa domanda la fece Pilato a Gesù in risposta ad una su forte asserzione che troviamo in Giovanni 18,37: “Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità.” Pilato non attese la risposta di Gesù alla sua domanda, anche perché definire esattamente cosa sia la verità in senso assoluto non era e non è tuttora cosa facile.

Dal vocabolario Treccani si ricava questa definizione:
-Carattere di ciò che è vero, conformità o coerenza a principi dati o a una realtà obiettiva….
-Ciò che è vero in senso assoluto….

Cosa è una opinione?

Qui la cosa è più diretta rispetto al concetto di verità.

Il solito Treccani aiuta: Concetto che una o più persone si formano riguardo a particolari fatti, fenomeni, manifestazioni, quando, mancando un criterio di certezza assoluta per giudicare della loro natura (o delle loro cause, delle loro qualità, ecc.), si propone un’interpretazione personale che si ritiene esatta e a cui si dà perciò il proprio assenso, ammettendo tuttavia la possibilità di ingannarsi nel giudicarla tale…

Riassumendo, possiamo dire che ciò che è vero è coerente con fatti puri e semplici, conforme ad una realtà oggettiva e pertanto innegabile. L'opinione per contro è un concetto che si forma in mancanza di certezze e non si basa su elementi oggettivi è piuttosto il risultato di una interpretazione personale che in quanto tale è perfettibile. A volte quando ci esprimiamo in vari contesti, sia di persona che nel mondo virtuale, dobbiamo prestare attenzione e capire se quello che pensiamo sia una opinione o una verità.

L'opinione va' sempre liberamente espressa e pure spiegata, ma ha dei limiti.
Risultati immagini per verità
L'opinione è come se fosse nostra figlia, va tenuta con cura ci mancherebbe, ma nella consapevolezza che ha dei difetti e nella consapevolezza che non è figlia unica, esistono altre figlie imperfette che hanno propri genitori con pari diritto di cura. Le opinioni proprio perché limitate e imperfette non possono essere difese come se non lo fossero.

La verità invece è di tutt'altra pasta non appartiene a nessuno di noi è un po' come una figlia in affidamento condiviso e come tale va curata e difesa da tutti. Per la verità si deve vivere e se necessario si può anche morire. Gesù non pretese mai che qualcuno accettasse la verità quando non era pronto o non voleva farlo, morì lui per la verità, non obbligo altri a morire per le sue verità.

Preferì, come spiego a Pilato, renderle testimonianza con le parole, con l'esempio e a volte con il silenzio. Noi non siamo Gesù, quindi, prima di aprire bocca o tastiera pensiamo che in fondo siamo solo portatori di opinioni, non insistiamo o facciamo guerre a chi la pensa diversamente. E se invece fossimo portatori di verità? Magari, però la verità è ricerca continua non un traguardo. Ma nel caso rendiamole solo testimonianza, il nostro esempio, i fatti e il tempo faranno il resto.





“La verità trionfa da sola, la menzogna ha sempre bisogno di complici.” EPITTETO

giovedì 13 dicembre 2018

OT Genesi: Prologo


Gesù il figlio del macellaio

Inizio raccontandovi una storia vera e poi una parabola, tempo fa quando i tdG organizzavano i viaggi di gruppo in Egitto e Israele, a un gruppo di fratelli gli capitò una guida turistica che accompagnandoli a visitare i luoghi della vita di Gesù disse tra lo stupore e le risate dei fratelli “Gesù il figlio del macellaio” e ora vi racconto la parabola, c’è una guida turistica ebrea a Gerusalemme che vi farà visitare la locanda in cui il buon samaritano portò l’uomo caduto vittima dei ladroni, divertente vero? 
Ma torniamo alle cose serie!

Gesù fece largo uso delle parabole quando parlava, naturalmente noi siamo in grado di capire quando si tratta di un’illustrazione o di un racconto di un fatto reale, sicuramente il contesto fornisce un valido supporto per capirlo.

Affrontai tempo fa questo argomento con il post “Enigma 4026”, in essenza illustravo come non solo Gesù, ma la narrativa ebraica faceva largamente uso di parabole, illustrazioni, allegorie, riporto alcuni commenti interessanti: 


Grazie Tommaso. Il tutto si collega con quanto scrissi a suo tempo nel post "Cappuccetto Rosso e la bibbia". Attenzione però che il metodo descritto pur con buone intenzioni potrebbe diventare pericoloso e deve essere applicato con imparzialità ed onestà perché altrimenti finiamo per voler salvare, arrampicandoci sugli specchi, storie non salvabili (tipo diluvio) solo perché altrimenti ci sentiremmo a disagio. Attenzione anche perché il problema è definire in base a quali criteri o autorità passiamo dall'accettare qualcosa come reale (quando fa comodo) e invece altro come allegorico o parabola (quando diventa scomodo).
Non vogliamo mica ripetere gli errori della Wts?


Rompicapo... il post evidenzia un problema sostanziale che lo spirito critico consapevole deve affrontare. Come solito Gamma anticipa un po’ tutti quando sostanzialmente ci dice attenzione perché lo spirito critico deve essere indipendente dalle intenzioni di comodo. Quindi già ci ha messo in situazione scomoda, ma io aggiungo anche che quelle intenzioni le chiamerei atteggiamento. Da una parte c’è chi vive nell’irrazionalità della fede come se tutto fosse sangue di San Gennaro dall’altra la critica diventa l’orrido dell’agnosticismo. Fra la credulità è il miscredente ci sarà pure un posto dove conciliare le cose.


@Gamma, ma è proprio ciò che stavo dicendo, molti da tdG convinti in ogni punto passano a buttare tutto all'aria, o bianco o nero! Se il diluvio non è universale allora non c'è stato alcun diluvio, se Adamo ed Eva non sono stati creati 6000 anni fa, allora è tutto falso..
Ecco i danni creati dal credere in modo letterale ad ogni parte delle scritture, dimenticando di collocarle nel loro tempo.
Probabilmente un domani rideranno di ciò che ci fa discutere adesso, siamo figli del nostro tempo, come lo era Russell che oltre a scoprire importanti gemme spirituali prese anche tante cantonate, una su tutte, le piramidi usate per chissà quali calcoli. 


Sono d'accordo con te Barnaba, finalmente! Molte cose delle Scritture non mi quadrato, ma spiegare il tutto col cieco caso neppure. Si nota molta coerenza nella natura, un progetto grandioso che va al di là dei singoli attori naturali, siano essi animali, piante o cose. Poi il tutto ci appare per la maggior parte bello e funzionale. Dio, l'Onnipotente, la Causa Prima, la Vita hanno lavorato lentamente per milioni di anni per arrivare fino a noi. E noi, da esseri saccenti, pensiamo di aver capito tutto! Non solo lo diciamo a noi, ma alcuni, pretendono pure di poterlo insegnare ad altri. È proprio vero è meglio "non confidare nei nobili" - Salmo 146:3,4

Naturalmente anche gli altri hanno fatto interessanti commenti come Socrate69, Roberto, Libero pensatore, e altri ancora che voglio ringraziare di nuovo per il loro contributo a sviluppare il tema.

Federico II di Svevia

“Federico Ruggero Costantino di Hohenstaufen (nato a Jesi, 26 dicembre 1194 – morto a Fiorentino di Puglia, 13 dicembre 1250) è stato re di Sicilia dal 1198 al 1250, Duca di Svevia dal 1212 al 1216, Re dei Romani dal 1212 e poi Imperatore del Sacro Romano Impero.

Federico II era dotato di una personalità poliedrica e affascinante che, fin dalla sua epoca, ha polarizzato l'attenzione degli storici e del popolo, producendo anche una lunga serie di miti e leggende popolari, nel bene e nel male. Il suo mito finì per confondersi con quello del nonno paterno, Federico Barbarossa. Il suo regno fu principalmente caratterizzato da una forte attività legislativa e di innovazione artistica e culturale, volta a unificare le terre e i popoli, ma fortemente contrastata dalla Chiesa, di cui il sovrano mise in discussione il potere temporale. Ebbe infatti ben due scomuniche dal Papa Gregorio IX, che arrivò a vedere in lui l'anticristo.” [1] 

Perché nel prologo ho incluso Federico II? Chi oserebbe mettere in dubbio l’esistenza di Federico II? Abbiamo abbondanti prove storiche e archeologiche di quello che disse e fece, questa certezza storica non impedì la formazione di miti e leggende popolari, e sono trascorsi ‘solo’ 768 anni dalla sua morte! 

Abbiate pazienza e non traete conclusioni affrettate da quanto detto, siamo solo al prologo .

Socrate è mai esistito?

“Socrate, figlio di Sofronisco (nato a Atene, 470 a.C./469 a.C. – morto a Atene, 399 a.C.), è stato un filosofo greco antico, uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale. Il contributo più importante che egli ha dato alla storia del pensiero filosofico consiste nel suo metodo d'indagine: il dialogo che utilizzava lo strumento critico dell'elenchos (ἔλεγχος, "confutazione") applicandolo prevalentemente all'esame in comune (ἐξετάζειν, exetάzein) di concetti morali fondamentali. Per questo Socrate è riconosciuto come padre fondatore dell'etica o filosofia morale.

È ben noto il fatto che Socrate non abbia lasciato alcuno scritto per sua scelta personale perché fece dell'oralità lo strumento essenziale del suo "fare filosofia" in forma dialogica. Ricaviamo quindi il pensiero di Socrate dalle opere dei suoi discepoli. Egli visse nel periodo in cui avvenne l'importantissimo passaggio dalla tradizione orale a quella scritta, cambiamento che ha sortito un grande effetto nella vita dell’uomo, le cose ritenute di rilievo vengono finalmente impresse su carta e tramandate ai posteri. Lui, però, decise di non lasciare nulla di scritto, la sua attività di conoscenza si concentrava esclusivamente sul dialogo.

Molti studiosi di storia della filosofia concordano nell'attribuire a Socrate la nascita di quel peculiare modo di pensare che ha consentito l'origine e lo sviluppo della riflessione astratta e razionale, che sarà il fulcro portante di tutta la filosofia greca successiva. Il primo a sviluppare questa interpretazione della dottrina socratica fu Aristotele che attribuì a Socrate la scoperta del metodo della definizione e induzione, che egli considerava uno, ma non l'unico, degli assi portanti del metodo scientifico. Paradossale fondamento del pensiero socratico è il "sapere di non sapere", un'ignoranza intesa come consapevolezza di non conoscenza definitiva, che diventa però movente fondamentale del desiderio di conoscere. La figura del filosofo secondo Socrate è completamente opposta a quella del saccente, ovvero del sofista che si ritiene e si presenta come sapiente, perlomeno di una sapienza tecnica come quella della retorica.” [2]

La biografia di questo personaggio storico ci porta a fare diverse considerazioni che ci aiutano a sviluppare il nostro argomento:

1) ‘Egli ha dato il contributo più grande alla formazione del pensiero occidentale, con il metodo di indagine’. Questo ci suggerisce di analizzare cosa ha contribuito alla formazione delle bias cognitive del pensiero occidentale.

2) ‘Egli visse in un periodo in cui ci fu un passaggio dalla tradizione orale a quella scritta’. Questo ci ricorda Mosè che per primo con Genesi segnò il passaggio dalla tradizione orale a quella scritta, e Gesù che preferì l’insegnamento orale e quello che abbiamo di scritto proviene dai suoi discepoli.

3) ‘Egli evidenziò il paradosso di non poter avere una conoscenza definitiva, ma che ci motiva nel desiderio di conoscere’. Questo ci suggerisce di continuare nella ricerca con umiltà intellettuale.

Bibliografia:
[1] Wikipedia “Federico II di Svevia” 
[2] Wikipedia “Socrate”

martedì 11 dicembre 2018

OT Genesi: Una raccolta di leggende o storie vere?




Introduzione

Mi piacerebbe che questo lavoro portasse a una ricerca seria e rigorosa del testo biblico, magari sottoposta a procedura di valutazione (peer review) da parte di persone più esperte. Personalmente non avendo qualifiche in teologia, scienze umanistiche, ecc. ma solo una più che quarantennale esperienza pratica nello studio della Bibbia e delle relazioni umane, volo basso e non pretendo di trovare la soluzione a problemi che uomini molto più brillanti di me hanno discusso nel corso del tempo. Il mio semplice augurio è che da questo lavoro possa venir fuori qualcosa di utile per l’associazione dei fratelli consapevoli, che incontrano qualche difficoltà a gestire la propria fede nel testo su cui abbiamo basato per tanti anni le nostre convinzioni.
L’idea è di fare un’analisi critica con mente e cuore aperto possibilmente scevra da bias cognitivi (presenti in tutti noi).

Prima di andare avanti vi dico qualcosa di quando andavo alle scuole superiori, il mio professore di elettronica (un bravissimo insegnante allievo di Antonino Zichichi) quando doveva spiegarci alcuni principi di elettronica, prima doveva spiegarci alcune nozioni di matematica che non erano insegnate secondo un certo ordine dal suo collega prof. con cui non andava d’accordo per questione politiche, ecco la necessita di spiegare prima una nozione matematica per poter capire un principio di elettronica.

Come TdG ci ritroviamo a dover accettare certe spiegazioni che l’organizzazione ci dà senza capirle realmente, ma è ovvio non ci sono state spiegate quelle nozioni di “matematica” su cui dovremmo basare la nostra fede.

Probabilmente vi sembrerò noioso, ma secondo me è basilare affrontare altri concetti che andrebbero elaborati e discussi insieme per capire quelle nozioni di “matematica” che ci permetterebbero di capire il libro di Genesi, come il resto della Bibbia, alcuni di questi argomenti sono: Il pensiero di Socrate, l’illuminismo, romanticismo e neoromanticismo, ermeneutica Biblica, epistemologia, mitologia babilonese (Epopea di Gilgamesh), paleo astronautica, ere geologiche, ecc. 

Comprenderete che l'argomento è molto complesso, non può essere semplificato e riassunto in un solo post ecco quindi la necessità di un rubrica, spero non perderemo il filo dell'argomento quando ci addentreremo nei vari argomenti che servono solo da base per cercare di capire Genesi.

Ecco l’ordine dei temi che tratterò:

Introduzione (che avete appena letta)
Prologo
1) Pulisci le lenti se vuoi vedere bene
2) Ermeneutica biblica
3) Parabola, mito o leggenda?
4) Mitologia babilonese
5) Il “racconto semplificato” della creazione di Genesi
6) Salto ontologico
7) Cronologia biblica ed ere geologiche

Che ne pensate? Avete suggerimenti?

lunedì 10 dicembre 2018

Una notizia su di noi...

Il fenomeno si allarga e comincia a fare notizia?!



https://www.marsalaoggi.it/testimoni-di-geova-chi-e-il-proclamatore-consapevole/


Le religioni fanno spesso riferimento a moltissime figure che operano per condo della divinità. Nel caso dei Testimoni di Geova, l’organizzazione per diffondere la parola di Geova è affidata ai suoi adepti che hanno il compito di fare proseliti. Nel tempo, però, la struttura sta assumendo toni differenti rispetto a prima e i cosiddetti “Proclamatori” stanno assumendo una nuova forma che prende il nome di “Proclamatore Consapevole”.

La struttura interna dei Testimoni di Geova

I Testimoni di Geova vengono chiamati proclamatori proprio perchè la loro missione è quella di fare proseliti proprio tramandando la parola di Geova. Essi lo fanno nelle modalità che conosciamo in molti, ovvero andando proprio a suonare porta a porta per portare la parola del Dio.
Da un pò di tempo a questa part, però, questo sistema è entrato in crisi. La crisi non ha riguardato solo lo scarso numero di proseliti ma più che altro questioni interne scottanti e sconvolgenti venute alla luce.
Le disposizioni generali messe in atto hanno portato ad una serie di accesi scontri fra le amministrazioni dei diversi paesi e soprattutto agevolato l’esplosione del problema riguardanti gli atti di pedofilia.
Questo caso è esploso ai massimi livelli coinvolgendo da dentro le associazioni e creando una frattura davvero molto profonda. In Australia la Royal Commission,dopo aver interrogato uno dei membri appartenenti al corpo direttivo dei Testimoni di Geova, ha sollevato 77 capi di accusa.
Quello che ha coinvolto le varie associazioni mondiali dei Testimoni di Geova è uno scandalo di portata immensa. Man mano che le indagini proseguono, vengono alla luce particolari e meccanismi sempre più compromettenti.
Man mano che le indagini proseguono emergono inoltre delle lacune davvero importanti proprio nei Proclamatori, coloro che più di tutti dovrebbero portare la parola di Geova e sapere di cosa stanno parlando e come funziona la loro associazione.
Per questo motivo, in tutto il mondo, si stanno formando dei siti e dei blog paralleli all’associazione anche su piattaforme social come Facebook, che raccolgono le opinioni di coloro che vogliono discutere e avere delucidazione su questi temi. Il fatto che qualcuno di loro volesse essere informato su ciò che accade e prendere coscienza della situazione ha fatto in modo che venisse chiamato “Proclamatore consapevole”.

Chi è il “Proclamatore Consapevole o “inattivo”?

“Proclamatori Consapevoli” sono i Testimoni di Geova che non abbracciano più in modo assoluto e convinto la dottrina dello  “schiavo fedele e discreto”. Vengono anche definiti “inattivi”.
Essi iniziano per la prima volta a mettere in discussione ciò che il loro credo dice, anche a fronte delle previsioni millenarie fatte che sono poi risultate errate.
Mentre prima la passività e l’accettazione della dottrina erano totali, adesso, non è più così. I dubbi stanno crescendo e con loro sta venendo meno anche il fondamentale contributo finanziario che essi fornivano.
Gli adepti sono sempre meno e il loro supporto sempre più sottile. Quello scoppiato è un vero e proprio caso storico di cui bisognerà attendere gli sviluppi.