Salto ontologico
(Ontologico secondo il vocabolario Treccani: “Ontològico agg. 1. Che riguarda la conoscenza dell’essere (nel sign. filosofico della parola), della realtà, dell’oggetto in sé: concezioni ontologiche; analisi ontologica. Con accezione partic., prova ontologica. (o argomento ontologico.), argomento a priori che dimostra l’esistenza di Dio …”
Quindi il salto ontologico corrisponderebbe al momento di un processo evolutivo che richiede o è prova dell’intervento divino) Ricollegandomi alla teologia cattolica del post precedente, vediamo se è possibile trovare riscontro nel testo di Genesi capitolo 1.
In sintesi:
Il progetto di Dio sulla creazione può realizzarsi attraverso le cause seconde con il corso naturale degli eventi, senza dover pensare a interventi miracolistici che orientano in una o nell'altra direzione. "Dio non fa le cose, ma fa in modo che si facciano". E il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: "Dio è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde".
L'altro punto delicato è rappresentato dall'uomo, che non può considerarsi un prodotto necessario e naturale della evoluzione.
L'elemento spirituale che lo caratterizza non può emergere dalle potenzialità della materia. È il salto ontologico, la discontinuità che il magistero ha sempre riaffermato per la comparsa dell'uomo. Essa suppone una volontà positiva di Dio. La trascendenza dell'uomo in forza dell'anima avviene "grazie all'intervento finale di una scelta libera e gratuita operata da Dio creatore che trascende tutte le possibilità della natura materiale". Quando, dove e come Dio ha voluto, si è accesa dunque la scintilla dell'intelligenza in uno o più Ominidi. La natura ha la potenzialità di accogliere lo spirito secondo la volontà di Dio creatore, ma non può produrlo da sé. In fondo, è quello che avviene anche nella formazione di ogni essere umano ed è ciò che fa la differenza tra l'uomo e l'animale; un'affermazione che si colloca fuori dalla scienza empirica e, in quanto tale, non può essere né provata né negata con le metodologie della scienza.
L'elemento spirituale che lo caratterizza non può emergere dalle potenzialità della materia. È il salto ontologico, la discontinuità che il magistero ha sempre riaffermato per la comparsa dell'uomo. Essa suppone una volontà positiva di Dio. La trascendenza dell'uomo in forza dell'anima avviene "grazie all'intervento finale di una scelta libera e gratuita operata da Dio creatore che trascende tutte le possibilità della natura materiale". Quando, dove e come Dio ha voluto, si è accesa dunque la scintilla dell'intelligenza in uno o più Ominidi. La natura ha la potenzialità di accogliere lo spirito secondo la volontà di Dio creatore, ma non può produrlo da sé. In fondo, è quello che avviene anche nella formazione di ogni essere umano ed è ciò che fa la differenza tra l'uomo e l'animale; un'affermazione che si colloca fuori dalla scienza empirica e, in quanto tale, non può essere né provata né negata con le metodologie della scienza.
Quali verbi sono usati per descrivere la creazione di Geova in questo primo capitolo di Genesi?
Sono i seguenti:
Genesi 1:1 verbo creare.
(In ordine le traduzioni messe a confronto sono: Strong's Concordance, Traduzione Nuovo Mondo 2017, Nuova Riveduta 1994, Nuova Riveduta 2006, CEI 1994, CEI 2008, Traduzione interconfessionale lingua corrente [Tilc], Diodati riveduta.)
Genesi 1:1 verbo creare: tutte le traduzioni confrontate traducono creò.
Strong's Concordance
bara': choose
בָּרָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: bara'
Phonetic Spelling: (baw-raw')
Definition: to shape, create
Genesi 1:3 verbo essere: tutte le traduzioni consultate traducono sia.
Strong's Concordance
hayah: to fall out, come to pass, become, be
הָיָה :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: hayah
Phonetic Spelling: (haw-yaw)
Definition: to fall out, come to pass, become, be
Genesi 1:11 verbo produrre: germogliare, produca.
Strong's Concordance
dasha: to sprout, shoot, grow green
דָּשָׁא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: dasha
Phonetic Spelling: (daw-shaw')
Definition: to sprout, shoot, grow green
Genesi 1:20 verbo abbondare: producano, brulichino.
Strong's Concordance
sharats: to swarm, teem
שֶׁרֶץ :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: sharats
Phonetic Spelling: (shaw-rats')
Definition: to swarm, teem
Genesi 1:21 verbo creare: tutte le traduzioni consultate traducono creò.
Strong's Concordance
bara': choose
בָּרָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: bara'
Phonetic Spelling: (baw-raw')
Definition: to shape, create
Genesi 1:24 verbo produrre: tutte le traduzioni consultate traducono produca.
Strong's Concordance
yatsa: to go or come out
יָצָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: yatsa
Phonetic Spelling: (yaw-tsaw')
Definition: to go or come out
Genesi 1:25, 26 verbo fare: tutte le traduzioni consultate traducono fece e facciamo.
Strong's Concordance
asah: accomplish
עָשָׂה :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: asah
Phonetic Spelling: (aw-saw')
Definition: do, make
Genesi 1:27 verbo creare: tutte le traduzioni consultate traducono creò.
Strong's Concordance
bara': choose
בָּרָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: bara'
Phonetic Spelling: (baw-raw')
Definition: to shape, create
Notate al versetto 3 il verbo usato è la radice del nome di Geova, secondo noi tdG “il significato del nome Geova non è limitato a quello che lui stesso sceglie di diventare. Include anche ciò che egli fa accadere in relazione alla sua creazione e all’adempimento del suo proposito”. Secondo la dottrina cattolica: "Dio non fa le cose, ma fa in modo che si facciano", "Dio è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde" ¡ Notate inoltre che le uniche varianti nelle diverse traduzioni consultate, riguardano il verbi produrre e abbondare che si trovano nei versetti 11,12 e 20, quando la terra e le acque per ordine di Geova produssero vita vegetale e animale.
Notate il verbo creò è usato solo in relazione, alla creazione della materia primordiale (vers.1) alla creazione degli animali (vers. 21), e dell'uomo (Vers. 27).
Notate il verbo creò è usato solo in relazione, alla creazione della materia primordiale (vers.1) alla creazione degli animali (vers. 21), e dell'uomo (Vers. 27).
Non è corretta questa definizione che da l’organizzazione:
“Geova ha una posizione unica essendo il solo Creatore di tutto il creato. Il verbo “creare” traduce l’ebraico barà’, usato solo in riferimento a Geova. Quando Dio parla con il suo “artefice” in Genesi 1:26, viene usato il verbo ebraico ‘asàh; questo verbo significa “fare” e poteva includere altri, “l’artefice” era un collaboratore, non un altro Creatore” (fine citazione). E allora perché nel versetto 27 si usa in riferimento alla creazione dell’uomo il verbo creare (barà)? Quindi anche “l’artefice” è Creatore, si o no?
Di nuovo cito Giovanni Paolo II in un discorso a un simposio su "Fede cristiana e teoria dell'evoluzione", nel 1985, affermava: "Una fede rettamente compresa nella creazione e un insegnamento rettamente inteso della evoluzione non creano ostacoli. L'evoluzione suppone la creazione, anzi la creazione si pone nella luce dell'evoluzione come un avvenimento che si estende nel tempo, come una ‘creatio’ continua".
Il Catechismo della Chiesa Cattolica osserva che "la creazione non è uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta". Dio ha creato un mondo non perfetto, ma "in stato di via verso la sua perfezione ultima. Questo divenire nel disegno di Dio comporta con la comparsa di certi esseri la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura, anche le distruzioni".
Notate come nei versetti 11,12 e 20, la terra e le acque per ordine di Geova produssero vita vegetale e animale, come avvenne questo Genesi non lo dice, sicuramente Geova mise in essere gli elementi affinché producessero e brulicassero. Anche citando Genesi 2:7 “E Geova Dio formò l’uomo dalla polvere del suolo …” si noterebbe un mettere in essere elementi già esistenti, ma non è spiegato il processo di formazione.
Permettetemi a questo punto di fare un breve accenno al capitolo 2 di Genesi, esso ha dato luogo a domande interessanti, credo che questo capitolo costituisca una sorta di lente di ingrandimento puntato su avvenimenti specifici, ma attenzione! Con un diverso stile letterario rispetto al capitolo 1, e mi riferisco allo stile letterario di retrospezione.
L'analessi, o retrospezione (spesso indicata con il termine di lingua inglese flashback), è un procedimento narrativo che riavvolge la struttura della narrazione (cioè la sequenza cronologica degli eventi) su se stessa, raccontando avvenimenti che precedono il punto raggiunto dalla storia.
Il termine, derivato dalla lingua greca ἀνάληψις, análēpsis, 'ripresa', indica il racconto di un fatto accaduto in precedenza. All'opposto, la prolessi, da πρόληψις, pròlēpsis (talvolta, in inglese, flashforward) rivela gli eventi che accadranno in futuro.
Dove troviamo questo stile letterario?
Se noterete al cap.2 vers.5 l'assenza di vegetazione, (retrospezione) vers.6 assenza di pioggia, (quindi il versetto 6 precede cronologicamente il versetto 5).
Vers.7 formazione dell'uomo, (retrospezione) vers.8 piantato il giardino, (retrospezione) vers.9 cresce ogni albero.
Vers.10-14 descrizione dell'Eden, (retrospezione) vers.15 vi pone l'uomo, (retrospezione) vers.19 formazione degli animali.
Anche nei versetti 20 e 22 in un certo senso troviamo una retrospezione, ver.20 l'uomo non trova il suo complemento tra gli animali, (retrospezione) vers.22 creata la donna. È come se Dio avesse creato qualcosa incompleto, imperfetto, che doveva essere completato, e tuttavia al capitolo 1:27 è dichiarato che Dio creò maschio e femmina, quindi creati insieme!
Mi sembra evidente che a motivo dello stile letterario non possiamo dare un senso cronologico agli avvenimenti come descritti nel capitolo 2, essi sono come ribaltati a uno specchio, appunto retrospezione.
Devo ammettere che l'immagine che mi ero fatto della creazione era un po' semplicistica,
riassumendo il tutto al 'dito di Dio' una sorta di 'bacchetta magica' in grado di fare miracoli che in un periodo relativamente breve trasformò materia ed elementi. Mi rendo conto che la realtà è molto più complessa, geniale e stupenda di quanto potevamo e possiamo immaginare, secondo me è proprio la complessità nell'utilizzo di questi verbi descrittivi della creazione a dimostrarlo, come un sussurro che ci giunge dopo chissà quanti millenni a parlarci della complessità della creazione, come un racconto a grosse linee che il Creatore ci ha fatto arrivare delle sue meravigliose opere.
Noi possiamo solo cercare di intuirne il segreto attraverso quello che leggiamo in questo capitolo di Genesi e lo studio della natura.
A scuola alle lezioni di elettronica ho imparato che principi molto complessi vengo espressi con formule matematiche semplici e sintetiche, per esempio c'è una formula chiamata prima legge di Ohm e si scrive: I=V/R, si legge: la corrente elettrica in un conduttore dipende dalla differenza di potenziale (voltaggio) e dalla resistenza del conduttore. Una formula semplice e sintetica, eppure grazie ad essa è possibile costruire ogni circuito elettronico immaginabile.
Il racconto di Genesi capitolo 1 è stato scritto con la semplicità e la sinteticità di una formula.
Tuttavia la creazione è un processo molto più complesso e stupendo. Forse così potremmo riassumere “la parabola” o se preferite “il racconto semplificato” di Genesi capitolo 1, una formula semplificata e sintetizzata che contiene il segreto della creazione dell’universo!
Nella prossima parte cercherò di allineare l’ordine creativo descritto in Genesi 1 con le ere geologiche.