mercoledì 29 agosto 2018

Gesù spezza il pane a Emmaus

Luca 24: 13-35
"13 Nello stesso giorno, quello dopo il sabato, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14 e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15 Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16 Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17 Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18 uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19 Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22 Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23 e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24 Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto». 25 Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26 Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
28 Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29 Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32 Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33 Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34 i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35 Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane."

Questo episodio, avvenuto dopo la morte di Gesù e nel giorno della sua resurrezione mi ha sempre affascinato per alcuni aspetti in cui credo possano rispecchiarsi molti di noi. Questi discepoli avevano seguito Gesù e visto le opere grandiose che aveva compiuto. Avevano ascoltato le sue parole, visto come in ogni cosa adempiva la legge e le profezie. Avevano trovato il Messia!
  
Il loro entusiasmo era palpabile, secondo le profezie, il Messia avrebbe portato la liberazione, ristabilito il regno d'Israele, riportato un re della discendenza davidica sul trono. La loro era un interpretazione miope che si fermava a ripristinare il regno d'Israele qui sulla terra, era ciò che credeva ogni ebreo e restava loro difficile abbinare a questa visione nazionalista le profezie che parlavano della morte del Messia, una morte oltretutto ignobile, da peccatori.

Tuttavia quando Gesù li affianca e comincia ad aprire loro il significato delle scritture, il loro cuore arde. C'è qualcosa in loro che vibra alla parola, una disposizione di cuore che li rende giustamente disposti alla verità nonostante i bias cognitivi che avevano i loro occhi. Lo spezzare il pane si rivela il gesto rivelatore che toglie ogni dubbio, un gesto che Gesù ha già fatto durante i miracoli di moltiplicazione e durante l'ultima cena con gli apostoli. Un gesto che si ripeterà in ogni comunità cristiana durante le cene di comunione. 

Anche noi consapevoli ci sentiamo talvolta confusi, ciò in cui credevamo e davamo per certo adesso sembra sgretolarsi e il rischio di perdersi, di tornare alle attività di ogni giorno è forte. Per questo è importante che non smettiamo di leggere le scritture per trovare parole che facciano ardere il nostro cuore, che riconosciamo il Messia, che cerchiamo di rafforzarci l'un l'altro al di là di una comunione di idee, bensì una comunione di amore e di opere positive che ci rendano comunque illuminatori di questo mondo. Non importa se non possediamo l'intera verità, importa che facciamo fruttare quel piccolo pezzo di verità che abbiamo trovato e lo condividiamo con altri. Giov. 13:35

martedì 28 agosto 2018

I libri apocrifi e il canone biblico

I documenti prodotti durante il periodo del Secondo Tempio includevano scritti apocrifi come 1 Enoc, e Siracide o il Vangelo di Giuda. Il periodo denominato del Secondo Tempio va dall’esilio Babilonese (597?) alla distruzione del tempio nel 70 dC. L'apostolo Paolo visse durante la tarda fase di quel periodo.
Gli ebrei del primo secolo, compresi quelli che accettarono Gesù come il Messia promesso, considerarono questi scritti molto importanti.
Questo elenco fornisce le posizioni nei documenti del Nuovo Testamento che citano o alludono a questi scritti del Secondo Tempio.

http://www.jwstudies.com/NT_Citation_and_Allusions_to_Apocrypha.pdf

In questa pagina di Wikipedia tutti gli scritti apocrifi che sono stati esclusi dal canone biblico.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Apocrifo

Il post è ripreso da un commento in un forum d’oltreoceano. Ripreso a sua volta da un interessntesito enciclopedico di studi sulle scritture www.jwstudies.com di un certo Doug Mason


venerdì 24 agosto 2018

Papa Francesco ci dà una lezione morale

Le scuse pubbliche che ogni consapevole si aspetterebbe di sentire in un broadcasting.
Altro che musichetta e canzoncine!
La bibbia ci insegna a non nascondere gli errori ma a chiedere scusa e cambiare direzione. Questo silenzio su un problema che ormai sta coinvolgendo tutti i continenti è desolante.

http://www.repubblica.it/esteri/2018/08/20/news/papa_francesco_con_vergogna_e_pentimento_ammettiamo_di_aver_abbandonato_i_piccoli_lettera_del_papa_sulla_pedofilia-204511557/

martedì 21 agosto 2018

Critica alla ragione delle cose.


Comunicazione da Osservatore Teocratico ricevo e pubblico.

Cari fratelli

Una delle caratteristiche più importanti del blog di Osservatore Teocratico è legato al concetto di critica e alla capacità che abbiamo di esprimere giudizi ed opinioni.
La critica è il modo consapevole che utilizziamo con lo scopo di raggiungere verità non sempre evidenti. La critica per avere un senso deve essere fatta con cognizione di causa e da persone competenti. In italiano il termine ha una eccezione negativa ma in genere sappiamo che non è così e che potrebbe essere positiva. Però oggettivamente dobbiamo dire che una critica negativa ha in genere più valore di una critica positiva.

Esempi biblici di critica ne abbiamo molti. Ad esempio Mosè che accoglie la critica con la proposta di riforma organizzativa di Ietro (Esodo 18:13,24)

Geova Dio stesso non disdegnava nell’avere un comportamento paritario con i suoi servitori accettando di essere messo in discussione in prima persona. Abramo nella occasione che precedette la distruzione di Sodoma e Gomorra chiese a Geova in prima persona di rendergli conto dell’azione che avrebbe portato sulle città. (Genesi 18:22,33)

Nel primo secolo i Cristiani dovettero accettare il fatto che il popolo di Dio non aveva una identità nazionale ma avrebbe oltrepassato i confini. La capacità di discernimento ha permesso loro di accogliere i nuovi eredi spirituali i gentili non più come forestieri ma come cittadini. (Efesini 2:11-20)

In questi ultimi decenni i problemi in congregazione sono oggettivamente aumentati uno dei problemi di fondo è stata arroccarsi dietro opinioni anacronistiche vere e proprie insensatezze (vedi utilizzo del web degli smartphone) che stavano letteralmente portando al collasso la teocrazia. Avete sentito parlare di metafore relative ad una superpetroliera che non è in grado di muoversi?

Da cosa è data questa inadeguatezza nell’affrontare i problemi?

Il motivo è duplice e lo possiamo riassumere dall’incapacità di fare critica e dall’incapacità di accogliere la critica. Se un fratello non sa fare critica non è in grado nemmeno di riceverla. Questo significa che non migliorerà e rimarrà nelle sue opinioni sbagliate vivendo solo di assistenzialismo teocratico e andando dietro all’ultimo azzecca garbugli della congregazione.

La critica come abbiamo visto non è tutta buona a prescindere. Quante richieste di riforma avrà ricevuto Mosè nella sua vita? Anche Cora e i suoi figli proponevano insensate riforme. Vi immaginate cosa sarebbe successo se avesse dato loro credito? La terra avrebbe inghiottito non solo lui ma tutto Israele. (Numeri 16:1-35). Gli effetti nefasti della richiesta di Riforme si fecero vedere presto nel versetto 49 morirono più di 14000 persone che non erano direttamente coinvolte... Ne era valsa la pena?

Finito il pistolotto sulla critica chiariamo infine quindi che OT rende possibile esprimere giudizi che possono coinvolgere tutti i componenti della congregazione terrena proclamatori e tutti i nominati teocratici che non sono infallibili. Il nostro compito a casa rimane sempre quello di usare il discernimento che abbiamo per capire se la critica che leggiamo è sana oppure no. La condizione necessaria è che deve essere espressa nei toni e modi giusti.

Detto questo veniamo alle note dolenti che sono accadute recentemente nel blog e che hanno coinvolto alcuni:

OT è già stato oggetto di interesse da parte di molti che hanno tentato creare dissensi interni alla stregua di OPA ostili con motivi occulti ma oramai ne conosciamo le tipiche tecniche da Troll. Nella gestione di alcuni commenti abbiamo fatto degli errori in buona fede ce ne dispiace chiediamo scusa per questo.

OT non si lascia strumentalizzare da chi porta avanti campagne di demolizione controllata dell’ organizzazione  prendendo a piene mani dal dissenso generalizzato che alimenta i nostri blog. Stigmatizza in modo fermo e netto le accuse rivolte a questo blog che in particolare coinvolgono i nominati che lo frequentano, perchè palesemente pretestuose e puzzano di voglia di lavarsi la coscienza magari proprio dall'entourage di nominati che lo seguono. Preso atto di tutte le accuse gratuite con post alla grida di popolo le rimandiamo al mittente e anche a chi è d'accordo con lui. Un piccolo dettaglio ma non tanto è l'educazione normale impone che quando si trascende e si insulta una persona con epiteti gratuti, sarebbe meglio chiedere scusa. 

OT prende quindi le distante nette da questi demolitori occulti dell'organizzazione che censurano arbitrariamente le idee e le opinioni della fratellanza millantandone fantasiose ossessioni contro il CD in modo gratuito e indebito. Prende le distante anche da quelli che vorrebbero tenere la fratellanza all'interno di un recinto fatto di repressione delle idee e alimentato solo da ipocriti consensi. Per quello che ci riguarda noi rimettiamo le cose a Dio e non ci autoincensiamo per illuderci e illudere qualche babbeo che siamo per forza nel giusto. Questo blog finchè Geova ci darà la possibilità continuerà ad essere un luogo libero dove la fratellanza potrà discutere di argomenti molto più importanti di questo.


OT continuerà a non lasciarsi strumentalizzare da chi persegue interessi che invitano alla inattività o incitano alla disassociazione facendo propaganda sia in modo chiaro che nascosto dall'oscurità delle idee manipolate. Chi vuole può farlo o continuare a farlo in modo semplice e indipendente creando nuovi blog dove proporre le sue idee. 


Noi continueremo con il nostro lavoro e continueremo nel nostra continua ricerca della verità. Che vi piaccia o no. 

Amen 

Amministrazione Osservatore Teocratico

lunedì 20 agosto 2018

Perchè non ci siamo.....


Com’era prevedibile, la discussione di ieri sul blog ha fatto nascere un soliloquio su PC sotto forma di post intitolato: “Il chiodo fisso del CD”.
Benché non sia questo il soggetto principale di cui vorrei parlare, ne prenderò spunto perché da questo è nato anche il dibattito di ieri sul blog di OT e per arrivare a spiegare meglio anche il titolo di questo post: “Perché non ci siamo”.
Inizierò dicendo che sono assolutamente d’accordo con il concetto di “chiodo fisso del CD”.
Per spiegarmi meglio, vorrei citare un esempio, forse il più recente. Riguarda il trattamento da riservare ai disassociati, tema sul quale tutti i blog di consapevoli o proto consapevoli (persino PC) concordano nel dire che il modo di agire dell’organizzazione in quanto a comitati giudiziari e ostracismo non segue il modello biblico nella forma, e soprattutto non lo segue nello spirito.
A chi vogliamo attribuire la responsabilità di questa stortura? Agli anziani delle congregazioni, ai sorveglianti viaggianti, ai “furbetti del quartierino”?
Riporto di seguito la trascrizione di uno stralcio di un discorso pronunciato solo un paio di settimane fa da un membro del CD.

“Prendete questa situazione: avete un figlio adulto disassociato, maschio o femmina non importa. Un figlio adulto disassociato che non vive in casa con voi, ha il suo proprio luogo dove vivere. Come li trattate? Li trattate come disassociati? Questo è quello che la Bibbia dice che dovreste fare. Ora, non sono qui a dirvi cosa dovete o non dovete fare, ma riflettete su cosa dovreste fare. Questa è la cosa a cui prestare attenzione, abbiamo qualche informazione al riguardo? Sì, una volta che i demoni vennero espulsi dalla casa di Geova, non gli venne più permesso di tornare. Questo vi dice qualcosa? No, non fu più permesso loro di tornare. Non potevano danneggiare gli altri, non ve lo permetterò, disse Geova: fuori siete e fuori rimarrete.”
Samuel Herd, discorso finale assemblea regionale
5 di agosto 2018
Birmingham Alabama (USA)

Vorrei innanzi tutto sottolineare, se mai ve ne fosse il bisogno, la fallacia del ragionamento sopra riportato dal punto di vista logico e scritturale.
-          Se prendiamo i demoni come pietra di paragone per i disassociati, stiamo dicendo implicitamente che la gravità del peccato di un essere spirituale perfetto può essere paragonata a quella del peccato di un essere umano imperfetto e che quindi entrambi meritano lo stesso tipo di castigo. Ne dovremmo concludere che i disassociati sono da considerare meritevoli del giudizio eterno senza possibilità di redenzione alla stessa stregua dei demoni?
-          I demoni vennero cacciati dal cielo molti secoli dopo avere commesso il peccato. In Giobbe 1:6 si narra di come Satana avesse accesso al cielo e gli venisse anche consentito di parlare all’interno dell’adunanza o dell’assemblea dei figli di Dio. Perché viene riservato sin da subito un trattamento peggiore ai peccatori umani?
Risulta evidente che il paragone non regge né dal punto di vista logico, né da quello scritturale.
Perché allora viene usato?
Perché soprattutto in questo tempo in cui tanti diventano consapevoli e minacciano la stabilità della super struttura, occorre usare tutti i mezzi a disposizione, anche se non basati sul sano ragionamento scritturale, per fare in modo che il chiodo dell’ostracismo rimanga ben piantato. Dopo avere paragonato i disassociati (senza nessuna distinzione circa la ragione per cui sono stati disassociati o si sono dissociati) ai demoni, si potrebbe arrivare a dire qualcosa di più estremo solo paragonandoli direttamente al diavolo in persona.
Questo dell’ostracismo estremo si può proprio dire che sia “un chiodo fisso del CD”. Se infatti avessimo chiesto l’opinione a qualche altro membro, Lett o Morris per esempio, avremmo ricevuto lo stesso tipo di risposta.
Passando al tema del post oggetto del dibattito di ieri: le dimissioni da qualche incarico di responsabilità all’interno dell’organizzazione. Attenzione, stiamo parlando di un tema molto delicato perché su questo molti si sono giocati praticamente una buona fetta della loro vita, quasi sempre la parte considerata migliore. 
Questo il primo commento di Neemia a seguito dell’articolo:
“Non la vedo così tragica. Comunque sono d’accordo che dare le dimissioni sia visto negativamente ma non dalla Watchtower bensì da anziani famosi o meno che si comportano da dittatori e da giustizieri farisaici. Evidentemente sono essi stessi senza fede e vorrebbero di struggere chiunque ha ancora spiritualità ed amore.”
Stando al commento, le cose non sono poi così tragiche e la responsabilità di come vengono gestite le dimissioni non è della WTS (leggasi CD), ma degli anziani locali che si comportano da dittatori.
L’articolo indicava chiaramente e correttamente che la procedura alla quale anziani e sorveglianti si attengono è dettata dal Ks10 che come è noto è un libro totalmente estraneo al CD:
"Il fratello si dimette per motivi personali. Due anziani dovrebbero prima parlare della questione con lui. Perchè intende dimettersi?...... Se, dopo questa conversazione, il fratello pensa ancora di volersi dimettere, il comitato di servizio della congregazione dovrebbe scrivere alla filiale fornendo le informazioni necessarie a chiarire i motivi delle dimissioni. Si dovranno fornire alla filiale tutti i particolari sul perchè il fratello ha scelto di rinunciare al suo privilegio di servizio.”
Questa è esattamente la procedura che è stata seguita ad esempio nel mio caso. Dopo aver comunicato al corpo di anziani le mie dimissioni per ragioni personali (dimissioni accettate dal corpo), è scattata immediatamente la procedura di inchiesta disposta dal CD attraverso il Ks10. Il sorvegliante di circoscrizione ha incaricato due anziani della mia congregazione di investigare meglio le ragioni delle dimissioni. Poi altri due anziani esterni, fino a che, una volta appurati i fatti (non potendo certo mentire o evitare le domande per sempre) è scattato l’ostracismo anche in assenza di comitato giudiziario.
Non solo, in base all’articolo della W17/04 (completamente antiscritturale nella parte in cui apre la porta alla separazione senza base biblica dicendo che alcuni membri della congregazione hanno deciso di separarsi dal coniuge considerato apostata), già potete immaginare cosa è successo al mio matrimonio. Di casi come il mio ne conosco diversi, troppi. Vorrei chiedere a Neemia, se non è questa una situazione tragica, cosa lo è?
Ma anche in questo caso, ovviamente, il CD non ha nulla a che fare con quello che si scrive sulle riviste, i suoi membri sono solo vittime inconsapevoli del sistema.
Mi spiace cari fratelli ma non è così, lo capirebbe anche un bambino. Questi sono solo alcuni esempi di “chiodi fissi” del CD che è da considerarsi, collettivamente, come il primo e principale responsabile delle storture praticate all’interno dell’organizzazione.
Ho cercato di esprimere questo concetto pacatamente e rispettosamente con un commento sul blog, esortando alla serietà per la serietà che l’argomento richiede. Dopo di che sono partiti gli epiteti, indirizzati a me e ad altri “pallonaro”, “nick da ridere” espressi con l’atteggiamento di chi scrive come se si sentisse a casa propria con frasi come “falla finita di dire baggianate”, “oramai le congregazioni sono piene di tipi come te”, ecc…
Capisco che da parte degli amministratori del blog debba esserci lo stesso atteggiamento dell’arbitro di calcio che lascia giocare anche quando gli interventi sono al limite del regolamento per non interrompere continuamente il flusso del gioco. Il problema è che quando l’arbitro decide di fischiare, sarebbe bene che lo facesse sanzionando l’attaccante che interviene a gamba tesa e non il difensore che si trova dolorante a terra e possibilmente prima che si scateni la rissa. Bene, ora che per lo meno il titolo di “pallonaro” me lo sono guadagnato sul campo, concludo dicendo che questa è probabilmente una delle ragioni per cui “non ci siamo”, (per spiegare il titolo di questo post) parlando anche a nome di altri che evidentemente non trovano più l’ambiente favorevole per scrivere articoli di peso sul blog. Non ci siamo perché occorre una linea di coerenza di base che permetta a ciascuno di poter contare su regole elementari precise come ad esempio quella indicata sopra.
Mi scuso per la lungaggine e mando un abbraccio a tutti.

domenica 19 agosto 2018

L'obbligo di denuncia

L'articolo 40 del codice penale italiano legifera
Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l'evento dannoso o pericoloso, da cui dipende l'esistenza del reato, non è conseguenza della sua azione od omissione [c.p. 41]. Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo.

Nelle sacre scritture abbiamo concetti simili. Essi non sono rivolti all'evento doloso ma all'approccio che doveva essere dato al prossimo nel caso in cui si trovasse in estrema necessita.

Proverbi 3:27 28

27 Non trattenerti dal fare il bene a chi dovresti se è nelle tue possibilità aiutarlo.
28 Non dire al tuo prossimo: “Va’, ripassa un’altra volta. Ti darò qualcosa domani”,
se invece puoi darglielo ora.

Anche in Deutoronomio 15:7,8
7 “Se uno dei tuoi fratelli diventa povero in mezzo a te in una delle città del paese che Geova tuo Dio sta per darti, non devi indurire il tuo cuore né essere tirchio verso il tuo fratello povero. 8 Anzi, devi aprirgli generosamente la mano e prestargli qualunque cosa gli occorra o gli manchi.

Il caso di estrema necessità si sovrappone all'evento doloso ma vediamo cosa succede secondo la legge italiana.

La connivenza

La connivenza è lo stato di una persona che assiste ad un reato senza intervenire. Tecnicamente non ci sono leggi generali che obbligano in qualunque caso l'intervento. Ma come abbiamo visto precedentemente ci sono casi specifici dove ne viene fatto l'obbligo ad esempio.

"Si pensi alla madre che assista passivamente alle violenze sessuali subite dal figlio, ad opera del padre. In tale circostanza, la legge impone al genitore un obbligo di intervento, perché egli è investito di una posizione di garanzia nei confronti del figlio. Se il genitore non interviene, pur avendo la perfetta consapevolezza di ciò che sta accadendo, egli risponderà di reato omissivo se, qualora si fosse attivato, avrebbe certamente o probabilmente evitato l’illecito"

ed ancora abbiamo un riferimento importante nel medico di famiglia che per legge è un pubblico ufficiale e quindi obbligato alla denuncia-

"Quando un medico viene a conoscenza di un reato perseguibile d’ufficio, ha l’obbligo di segnalarlo all’autorità giudiziaria in due distinte forme che, a seconda del ruolo che in quella circostanza riveste, sono:
Il Referto, se a fare la segnalazione è un esercente un servizio di pubblica necessità.
Il Rapporto (o denuncia), se la segnalazione è fatta da un pubblico ufficiale.

Teniamo presente che un reato si definisce perseguibile d’ufficio quando il provvedimento penale si avvia anche senza che la vittima sporga querela."

Le possibilità di denunciare un reato sono tante e variegate e non è necessario che siamo sempre essere implicati direttamente. 



sabato 18 agosto 2018

Il vero costo del biglietto.....

Ricevo e pubblico...

Cari fratelli,
ho sentito che sul forum OT si utilizza la figura retorica lanciata più di un anno fa dal fraticello, condensata nell' affermazione “ho pagato il biglietto, quindi resto sino alla fine dello spettacolo”. Questo ovviamente in relazione all'uscire o meno dall'organizzazione retta dalla WTS.

Volevo aggiungere alcune brevi osservazioni. 
Converrete con me che le metafore, le similitudini, le analogie di per se sono esplicative d'una tesi non esaustive. Ovvero spiegano ma non danno ragioni o prove. Quindi con tale premessa voglio aggiungere una metafora relativa allo stare o meno all'interno di una organizzazione.

La Crociera.
Sicuramente la vita è un viaggio, e molti di noi debbono ammettere che la WTS ha imbarcato 8+ milioni di croceristi promettendo di portarli ad un meraviglioso paradiso, un po' come le varie navi di lusso transoceaniche promettono di arrivare ai paradisi degli atolli corallini.
Il biglietto è costato caro, come ogni crociera di lusso che si rispetti. Ma la nave sembra solida, ben fatta e una volta a bordo tutto è sfavillante, il personale amorevole e gentile, pronto ad ogni tua evenienza. Spende volentieri il tempo con te per illustrarti non solo le amenità del vascello,ma ti mostra anche le meraviglie della meta paradisiaca.
All'interno ci sono saune, piscine, campi da sport vari. Cinema, tanto cinema, dove puoi ammirare i luoghi di destinazione, e sei intrattenuto dai comandanti e dagli ufficiali che bonariamente a cadenze regolari ti ammaniscono via schermo, le iperboli della nave più famosa del mondo. Inoltre ti dicono che sono giornalmente in contatto con il Grande Armatore che ha creato questa stupenda nave, unica appunto in confronto alle altre bagnarole, e che il Grande Armatore segue personalmente la rotta per la paradisiaca destinazione. 
Il tempo passa in fretta, ogni tanto ti avvertono che causa tempeste, fortunali o piccoli guasti, ci vorrà più tempo del previsto per arrivare a destinazione. All'inizio non ci dai peso, ma dopo un poco noti una cosa: tutto quello che vedi è filtrato, ovvero vedi monitor, schermi, mappe ma ti accorgi che neanche in cabina hai oblò, insomma non sei mai all'esterno, sempre all'interno, in spazi seppur enormi e pieni di croceristi ma pur sempre chiusi. Anche nella sala ristorante e nella piscina doppia olimpionica e nei campi da tennis quello che ti sembrava una grande vetrata ti accorgi che è un maxischermo enorme che proietta un paesaggio marino.
Un poco agitato ma incuriosito cominci a chiedere spiegazioni agli assistenti che ti rassicurano che tutto va bene, che non c'è nulla da preoccuparsi, che è l'ultima tecnologia, che solo questa nave ha. Alla tua insistenza di uscire sul ponte ti dicono che per questioni di sicurezza tale area è off limits proprio per comando degli ufficiali e del comandante che ubbidisce alle regole del Grande Armatore.
Un poco abbattuto ti cominci a confidare con altri croceristi che inevitabilmente ti dicono e ribadiscono sempre lo stesso concetto: “Goditi lo spettacolo, goditi la crociera, hai pagato il biglietto!”.
Finché non incontri un'altro crocerista che ha fatto lo stesso tuo percorso con gli stessi risultati. Stai finalmente capendo che non sei solo, non sei pazzo. Qualcosa non va. Allora in accordo con il Crocerista Consapevole decidete nottetempo di salire sul ponte. Osservando la mappa della nave notate alcune zone non mappate e quindi non accessibili ai Croceristi. Decidete di provare quella stessa notte quelle zone. Dopo un paio di tentativi falliti, scoprite la via d'accesso all'esterno e decidete di salirci.
Una volta fuori vi bastano pochi secondi per capire che non state andando verso un paradiso di nessuna sorta. 
Non siete mai partiti. La nave è ancora attraccata al porto di partenza. La sensazione della navigazione era il semplice sciabordio dei flutti sulla banchina. Per forza era la nave più silenziosa al mondo. I motori erano spenti, o forse non vi sono mai stati. Che fate? Rientrate o scendete? In fin dei conti avete pagato il biglietto, non è vero?
Un fratello

In punta di piedi

Sì fa un gran parlare di fatti che in congregazione non possono essere discussi, la trasparenza finanziaria, la malagestione dei casi di abusi, intendimenti che fanno acqua da tutte le parti ma che continuano a restare in piedi e molti fratelli cominciano a capire che servire Dio è più complesso del seguire un'organizzazione con le sue disposizioni e regolette varie. Allora che fare per tutti coloro che abbiamo vicino ma continuano ad andare dietro al vitello d'oro?
Non è così semplice aiutarli.
L'essere umano ha bisogno di certezze, di sicurezze e togliergliele senza che ci siano le giuste condizioni potrebbe creare più danni che benefici.

Teniamo conto di questo quando cerchiamo di aiutare qualcuno ad aprire gli occhi. La maggioranza dei fratelli sono sinceri e armati di granitiche convinzioni che difenderanno a spada tratta. Ci vuole cautela ed empatia. Se davvero vogliamo aiutare un familiare a conoscere la verità è importante procedere a piccoli passi, meglio un piccolo sorso d'acqua quotidiano  che una secchiata d'acqua gelida in testa...
Questo video forse ci dà un'idea della situazione e su come procedere...



giovedì 16 agosto 2018

Crolla il ponte Morandi


Crolla il ponte Morandi, che triste notizia! Ero in viaggio in autostrada molto vicino al ponte qualche ora dopo il crollo.
Il "ponte Brooklyn" di Genova cosi era chiamato, la soluzione di costruire gli stralli in cemento armato precompresso e non nel tradizionale acciaio si è rivelato disastroso, ma siamo in italia, vi immaginate proporre di chiudere un ponte così importante per una città come Genova, per difetti strutturali?

Ma come si sa ogni mondo è paese, e i disastri annunciati devono fare il loro corso, purtroppo!

Mi dispiace per le vittime, e per i genovesi traumatizzati e senza "via di uscita" forse per i prossimi anni.

Su una chat whatapp di anziani è stato postato: "lezioni per noi" del disastro di Genova "Abbiamo pronta la borsa per l'emergenza?"

Io vedo un'altra lezione, secondo voi un ponte con un grave difetto strutturale crollato, sarà riparato o demolito dopo il crollo?

Naturalmente per chi non lo avesse capito la mia è una triste metafora!

domenica 12 agosto 2018

Nuovo incarico teocratico: il dimissionario

Cari fratelli 

Oggi parleremo di un nuovo incarico che molti hanno assunto e che probabilmente con l'andare del tempo ne sentiremo sempre piu notizia. Alcuni potrebbero pensare che sia la solita nostra provocazione in realtà questa mansione ha aspetti legati con l'attuale teocrazia organizzata. Diciamo subito che é una figura particolare all'interno della congragazione che esiste da diversi anni e che si è consolidata nella struttura teocratica. Di chi stiamo parlando? 
Del dimissionario. Il dimissionario è ufficialmente un fratello a cui vengono meno certi requisiti e che provocano la perdita dei "privilegi" teocratici. 

Le dimissioni sono di tre tipi. 
  • Spontanee 
  • Indotte 
  • Imposte 


Tutte e tre sono regolamentate da tradizioni che vedremo subito. 

Le dimissioni spontanee sono fatte dal fratello tipicamente attraverso uno scritto che ne formalizza la richiesta. Nelle dimissioni spontanee sono importanti le cose che si scrivono o i motivi che vengono dati. Cosa significa? Per spiegare meglio il concetto il libro organizzati ci dice: 

“Se però un fratello ritiene più opportuno dimettersi a causa di un cambiamento nelle sue circostanze che non gli permette più di servire come prima, è libero di farlo (1 Piet. 5:2). Si dovrebbe continuare a rispettarlo.” 

Questa è la visione della dimissione data al proclamatore e che, diciamo sin dall'inzio, non è esattamente uguale alla visione dell'anziano. Il ks espande quindi spiega meglio il concetto di "è libero di farlo".

"Il fratello si dimette per motivi personali. Due anziani dovrebbero prima parlare della questione
con lui. Perchè intende dimettersi? Non è più qualificato sul piano scritturale? Se le sue circostanze
personali gli impediscono di fare quello che vorrebbe, gli anziani lo possono aiutare o incoraggiare? Per un certo periodo, finchè le sue circostanze non cambiano, potrebbero alleggerire il suo carico
affinchè egli continui a prestare servizio. 

Se, dopo questa conversazione, il fratello pensa ancora di volersi dimettere, il comitato di servizio della congregazione dovrebbe scrivere alla filiale fornendo le informazioni necessarie a chiarire i motivi delle dimissioni. Si dovranno fornire alla filiale tutti i particolari sul perchè il fratello ha scelto di rinunciare al suo privilegio di servizio.

Gli anziani raccomandano la cancellazione perchè il fratello ha mostrato scarso giudizio pur senza commettere una trasgressione di natura giudiziaria. In genere è meglio esaminare questi casi durante la visita del sorvegliante di circoscrizione. Se però sorgono seri dubbi sull’idoneità di un fratello e la prossima visita del sorvegliante di circoscrizione non è imminente, gli anziani dovrebbero fare la propria raccomandazione alla filiale."

Il KS inietta sentimenti di sospetto e di malizia nella parte nominata che riceve le dimissioni. Infatti il fratello ignaro riceve una visita di verifica. In questo modo le dimissioni libere non diventano mai così tali. Perchè? Il problema è a monte e risiedono nel fatto che la nomina di anziano è una “nomina dello spirito santo”, siccome non è possibile intercedere con esso direttamente non sapendo le sue decisioni imminenti e immanenti si devono considerare tutte le opzioni possibili.  Con le dimissioni spontanee il dimissionario deve quindi fare molta attenzione alle giustificazioni addotte perché se vengono date motivazioni generiche con pochi riscontri, il corpo degli anziani potrebbe decidere di rifiutarle e dare seguito invece alla procedura di revisione dei requisiti del fratello. Prima era la filiale a gestire le nomine e le revisioni delle nomine però visti i casi mondiali come lo scandalo pedofilia, adesso tutto deve passare dai sorveglianti. Le circolari 13 Luglio 22 Aprile 24 Agosto 2014 e la torre di guardia del 15 Novembre 2014 sono davvero il mailstone delle nomine teocratiche e descrivono il rinnovato percorso delle missioni e dimissioni dei nominati con le implicazioni dirette dei sorveglianti. Subito i CO si sono adeguati alle direttive così fra una cosa e l'altra sono riusciti a spostare le nomine alla fine del mandato ed è una cosa  che lascia un po' il tempo che trova perchè scaricano sul sorvegliate che viene tutta l'inesperienza di questi neo nominati.

Come abbiamo visto la revisione dei requisiti implica la possibilita di ricevere visite pastorali e pseudo comitati fatti alle adunanze degli anziani con l'argomento del giorno la gestione delle dimissionario e appunto dei suoi requisiti spirituali. Se il fratello si autodenuncia riconoscendo un problema che non gli consente di adempiere alla sua nomina (tipicamente moglie o figli poco esemplari) esse vengono accolte come la manna dal cielo e alla adunanza conseguente gli anziani fanno un party con ostriche e champagne. 

Le dimissioni indotte sono riconducibili all'autodenuncia del fratello che in molti casi viene circondato e preso per sfinimento. Tipicamente accade quando la famiglia del nominato ha problemi di esemplarità. Qui in genere se si ha abbastanza fegato si dovrebbe però lasciare sempre che siano loro ad eseguire la condanna, se ti suicidi eviti anche di farli tribolare. Però capiamo che le situazioni non sono facili. Anche in questo caso fanno lo stesso party con ostriche.

Le dimissioni imposte invece sono processi di rimozione quando il fratello non ha solo un problema di requisiti ma evidentemente ha detto o fatto cose che sono sfacciatamente contrarie alla direttiva teocratica. Il KS desrive le procedure per attuare la rimozione degli incarichi. Fra i motivi ci sono l’implicazione in condotte scandalose come atteggiamenti licenziosi con i disassociati più o meno pubblici o attività "sovversive" come partecipare blog di apostati veri o presunti. Diciamo meglio sono tutte cose che non prevedono solo la rimozione dall’incarico ma anche ben più gravi sanzioni. Appena ottenute le dimissioni imposte il corpo degli anziani oltre alle ostriche fanno anche qualche spettacolino con i fuochi di artificio.

Cosa succede dopo le dimissioni? È facile che prevalgano sentimenti negativi. Le molte attività quotidiane che la cosmogonia teocratica ha creato vengono a mancare istantaneamente è così spesso ci possono essere sentimenti di spesamento. I rapporti personali congregazionali vengono completamente stravolti ed è molto facile venire alienati dalla fratellanza che vede nel dimissionario ahimè una persona teocraticamente inutile come una bicicletta in mezzo ai pesci (cit provocatoria da Artur Bloch). Con il tempo questa condizione potrebbe diventare un peso che rende molto complicate anche le attività più semplici come uscire in servizio o andare alle adunanze. Ci possono essere anche circoli viziosi emotivi di prostrazione psichica difficilmente scardinabili che si alimentano con sentimenti di indegnità. Un corto circuito spesso mortale perché è difficile dare dignità ad una persona che non si dà dignità. Per uscire da questo dead lock mentale potrebbero essere utili le condizioni di sforzo congiunto attingendo da qualità come l’empatia che mantengano integri i ponti dove far passare sincere relazioni di rispetto reciproco. L’empatia come sentimento cristiano però è purtroppo rara nelle congregazioni, si può vivere all’interno di esse anche senza, ma quando c’è ne bisogno come in questi casi se ne sente la mancanza. 

Purtroppo le dimissioni sono percepite come una rottura relazionale che riparametrizza gli equilibri emotivi della congregazione, così il dimissionario viene sostituito da uno o più missionari che ne saccheggiano gli incarichi un po’ come i cadetti fanno con i compagni commilitoni morti in battaglia quando gli rubano gli stivali (non abbiamo notizie di denuncie di furto da parte dei morti, un dimissionario è come un morto Teocratico che non ha più nessun valore in congregazione). 

Tutte le dimissioni cambiano la struttura delle congregazioni e non dovrebbero essere sottostimate. Anche in casi di anziani fedifraghi e quindi legittimamente rimossi, il peggio potrebbe venire per quelli che rimangono perché le congregazioni sono così in crisi che alcune sbandano pericolosamente ed è davvero incredibile la quantità di problemi che possono creare. 

Come considerare le dimissioni? Semore un problema. Non credete a chi vi dice che è solo una liberazione. La vita cambia e anche tanto e non tutti riescono a rimodularsi, sappiamo però che come tutti i problemi essi possono diventare una risorsa di inaspettata ricchezza. Il dimissionario escluso dalle speculative attività di congregazione può dedicare risorse e attività spirituali concrete e redditizie. Dedicarsi a se stesso alla famiglia alle persone che conoscete e al vicinato, con una maggiore presenza e continuità non solo spirituale ma anche pratica, il tempo recuperato è tale che in alcuni casi addirittura si potrebbe trovare anche il tempo per fare i pionieri. Imparerete presto che è possibile farlo anche senza fare domanda e se volete sentire un po’ di ebrezza di libertà dall’oppressione organizzata potete scoprire che è possibile non segnare le ore sul rapporto.
Diventare dimissionari consapevoli è possibile solo mantenendo lo spirito operaio e volenteroso. Non è facile comprendiamo questo potrebbe essere visto come in un recente post una problema grande come una montagna e senza soluzioni. Ma è proprio in questi momenti che potete vedere come la fede riesca a dare la forza necessaria a superare le nuove difficolta da affrontare.

venerdì 10 agosto 2018

Un problema gigantesco

Chi di noi non ha dovuto affontare un problema, e non vedendo una soluzione, forse abbiamo pensato al racconto di Davide e Golia!

Giganti come Golia sono vissuti anche nei nostri tempi per esempio Robert Pershing Wadlow (1918–1940) è stato, con i suoi 2,72 m, l'uomo più alto mai esistito, secondo il Guinness World Records il suo peso era di 199 kg. Wadlow era noto anche come il Gigante di Alton.

Un gigante come lui poteva indossare tranquillamente l'armatura di Golia, ma non credo che fosse stato molto agile nel combattimento, come non credo lo sia stato Golia, probabilmente fu usato dai filistei più che altro come uno 'spaventa passeri', ma funzionava visto che gli israeliti se la facevano addosso dalla paura!

Davide era abituato a combattere con animali selvatici (senza togliere nulla alla sua spiritualità) non si lasciò intimorire, e con agilità di un ragazzo assestò il colpo mortale.

A volte i problemi sono giganteschi perchè noi li 'vediamo' così, pensiamo che siano irrisolvibili, ma potrebbe trattarsi solo di 'uno spaventa passeri'!

Allora mi vengono in mente le parole di Gesù in Matteo 17:20 "se la vostra fede sarà grande quanto un granello di senape, direte a questo monte: ‘Spostati da qui a là’, e il monte si sposterà, e nulla vi sarà impossibile”. 🤗

Harmaghedon diventa una fiction?

La notizia è di qualche giorno fa

Il titolo sull giornale La Stampa ”Scene di panico e fuga da Moncalieri ma è il film dei testimoni di Geova”

Emblematica la dichiarazione di una intervistata “è solo per noi, per vederlo in compagnia, non diventeremo famosi!” (Ho lasciato anche il punto esclamativo)
Nel link c’è anche il dietro le quinte.

http://www.lastampa.it/2018/08/06/cronaca/scena-di-panico-e-fuga-a-moncalieri-ma-il-film-dei-testimoni-di-geova-XrI8alPcrisxurQwJJzLEN/pagina.html


mercoledì 8 agosto 2018

Mostriamoci grati!

Dalla lettura per questa settimana, un racconto che ben conosciamo: i 10 lebbrosi che chiedono a Gesù di essere guariti.
Gesù non si tira certo indietro, egli dona ciò che ha generosamente, ma che fine fanno queste persone? Sappiamo solo di uno di essi, uno straniero per giunta, che torna per ringraziare del dono bellissimo che gli cambia la vita.
Quante volte diamo per scontato il dono di esistere, di pensare, di godere di tante piccole cose, di tanti piccoli quotidiani miracoli di ogni giorno?
Non fermiamoci a pensare solo a ciò che ci manca, a ciò che vorremmo. Mostriamoci grati!

Luca 17:  11 Mentre andava a Gerusalemme, Gesù passò lungo il confine tra la Samarìa e la Galilea. 12 
Quando entrò in un villaggio, gli andarono incontro 10 lebbrosi, che però si fermarono a una certa distanza+ 13 e gridarono: “Gesù, Maestro, abbi misericordia di noi!” 14 Vedendoli, Gesù disse loro: “Andate e mostratevi ai sacerdoti”.+ Allora, mentre se ne andavano, furono purificati.+ 15 Uno di loro, quando si accorse di essere guarito, tornò indietro glorificando Dio ad alta voce 16 e si inginocchiò con il viso a terra ai piedi di Gesù ringraziandolo. Tra l’altro era un samaritano.+ 17 Gesù allora disse: “Non sono stati purificati tutti e 10? Dove sono dunque gli altri 9? 18 Non è tornato indietro nessun altro per dare gloria a Dio a parte quest’uomo di un’altra nazione?” 19 Dopodiché gli disse: “Alzati e va’! La tua fede ti ha sanato”.+
Ecco una bella riflessione dal sito Qumran.net 

"Nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, l'evangelista Luca ci racconta quello che accade durante il viaggio che Gesù sta facendo verso Gerusalemme. I suoi discepoli lo accompagnano ed insieme sono ormai giunti nel territorio della Samaria. Stanno per entrare in un villaggio, quando un gruppo di 10 lebbrosi va incontro al Maestro di Nazareth.
Dieci lebbrosi, dice il Vangelo: ma sappiamo tutti che cos'è la lebbra? È una malattia contagiosa, che fa paura perché colpisce anche la pelle e la fa cadere a pezzi, come quando si stacca un pezzo di pane. Ormai, in Italia, nessuno si ammala più di lebbra, ma in Asia e in Africa è ancora molto facile che ci siano dei lebbrosi, specialmente nei Paesi più poveri.
Al tempo di Gesù c'erano tanti lebbrosi, anche perché non si conosceva un modo per poter curare chi si ammalava. Per cui, quando qualcuno era colpito da questa malattia, veniva fatto allontanare dalla città, per non contagiare tutti. Doveva restare lontano e, se guariva, doveva andare a presentarsi al sacerdote del tempio, il solo che poteva dichiarare: sì, veramente questa persona è guarita e può tornare alla sua vita di sempre.
I 10 lebbrosi che cercano Gesù probabilmente stavano insieme per aiutarsi tra di loro. Sentono dire in giro che arriva il Maestro di Nazareth e desiderano tanto parlargli, per chiedergli di guarirli. Ma non possono entrare in città, così lo aspettano fuori, si fermano un po' lontani e cominciano a gridare: "Gesù Maestro, abbi pietà di noi!"
Appena li vede, Gesù capisce che cosa desiderano da lui e, prima ancora che i lebbrosi aggiungano altre parole, li invita ad andare a presentarsi ai sacerdoti.
I 10 lebbrosi si fidano della sua parola e si avviano per la strada. Questo è molto, molto bello! Perché ancora non c'è stato nessun miracolo, non c'è stata nessuna guarigione: i 10 sono ancora lebbrosi proprio come quando hanno cominciato a invocare il nome di Gesù! Potrebbero dire: ma che ci andiamo a fare fino al tempio, dal momento che siamo ancora malati?!
E invece partono subito, si fidano di Gesù: se il Maestro ha detto loro di andare dai sacerdoti, la guarigione avverrà e quindi si mettono in cammino. E così accade: "E mentre essi andavano, furono sanati". È la loro fede che rende possibile il miracolo. Mentre vanno, strada facendo, guariscono.
Immaginiamo la loro gioia! Finalmente sono di nuovo sani, finalmente sono liberi di tornare a casa loro, alla loro vita di prima! Non vedono l'ora di arrivare dai sacerdoti, per poter poi correre a casa, dai loro cari! Guariti e contenti, continuano la loro strada verso il tempio.
Non tutti, però. Uno di loro, uno solo, si comporta diversamente. Quando si accorge di essere guarito, torna indietro, torna da Gesù. Andrà dopo dai sacerdoti, andrà dopo a far dichiarare ufficialmente che è guarito: prima, subito, vuole dire grazie al Maestro che gli ha ridonato la salute. E infatti percorre la strada del ritorno cantando di gioia e lodando il Signore Dio. Quando arriva da Gesù, si getta ai suoi piedi e comincia a ringraziarlo.
Che strano: 10 guariti e uno solo dice grazie!
Di tutti i 10 lebbrosi, l'unico che torna a ringraziare è un samaritano, uno straniero.
Anche Gesù si stupisce e lo dice forte: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?"
Certamente Gesù è contento che quel samaritano guarito si mostri riconoscente e proprio per questo gli fa un dono ancora più grande della salute che ha appena ritrovato. Lo guarda e gli dice: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!"
Non dice più "guarito", il Signore Gesù: dice che questo samaritano ora è salvato! Non sta parlando più del corpo, ma dell'anima!
Vedete, abbiamo detto che la lebbra è una malattia brutta, bruttissima. Fa un po' impressione guardare una persona lebbrosa. Ma l'ingratitudine, il non saper dire grazie, è una malattia ancora più brutta e più triste.
Dei 10 lebbrosi che Gesù incontra lungo la strada, tutti sono guariti dalla lebbra, ma 9 di loro restano con il cuore buio, con il cuore pesante, il cuore di chi non sa dire grazie.
Penso che tutti siamo felici di sentire un bel grazie quando offriamo un dono a qualcuno oppure quando facciamo un gesto gentile!
Se nessuno ci dice grazie, ci restiamo male, ci dispiace.
Il Vangelo di questa domenica ci rivela che anche il Signore Gesù si dispiace quando si accorge che di fronte al regalo enorme di riavere la salute, nove persone non tornano neppure a dire grazie.
Non so cosa ne pensate voi, ma a me piace sapere che possiamo somigliare a Dio in questo desiderio di incontrare la gratitudine delle persone che abbiamo intorno! Per una volta c'è un modo di assomigliare a Dio che non è difficile, anzi, ci viene naturale!
Per Dio, così come per noi, è bellissimo sentirsi dire grazie!
Quando ho capito questa cosa, mi sono chiesta: ma io mi ricordo, almeno qualche volta, di dire grazie al Signore Dio?
Certo, prego tutti i giorni, ma a volte c'è un po' il rischio di pensare che pregare significhi chiedere, domandare qualcosa. Per esempio, se vogliamo usare un gioco e l'amico non vuole prestarcelo, gli diciamo: "Ti preeeego!"
Ma pregare il Padre Buono non vuol dire solo chiedergli qualcosa, ci sono tanti modi diversi per pregare e uno dei più belli è proprio ringraziare.
Dire grazie a Dio perché siamo vivi, perché ci sono persone che ci vogliono bene. Dire grazie per il sole di una bella giornata e per la pizza mangiata con gli amici. Dire grazie al Signore per una bella corsa in bici, per tutte le cose nuove che impariamo a scuola. Dire grazie per le risate con mio fratello, per le coccole sul divano, per il letto caldo e morbido in cui mi addormento ogni sera...
Quanti, quanti motivi ci sono ogni giorno, per ringraziare il Signore!
Lo facciamo, di solito?
Se ancora non lo facciamo, cominciamo da questa settimana, imparando dal samaritano riconoscente. E sapendo che ogni nostro grazie al Padre Buono, lo rende felice!"
Commento a cura di Daniela De Simeis