lunedì 30 aprile 2018

Corso di aggiornamento interno Watchtower Record Management

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Da un forum di oltreoceano è disponibile un corso di aggiornamento Record Management con la gestione delle informazioni. Il video è un video tecnico è in lingua inglese non è quindi di facile comprensione.  Quali sono le informazioni di cui si occupano in questo video? Non è difficile comprendere che fra le tante ci sono anche quelle a cui il documento della privacy a cui tutti i testimoni di Geova sono tenuti a firmare in questo periodo.


I record sono le unità di informazione utilizzati per gestire l'enorme mole di dati che l'organizzazione possiede. La base scritturale per rendere possibile gestire questi dati è quella di 

Da 2 Re 1:18 
18 Quanto al resto della storia di Acazìa,+ quello che fece, non è forse riportato nel libro dei fatti storici dei re d’Israele?
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Le nostre informazioni private sono dentro questi record. I dati vengono scritti ma possono essere anche cancellati. Al minuto 33 viene descritta la procedura per cancellare i record.

Buona visione. link


venerdì 27 aprile 2018

“Non dirlo" il vangelo di Marco.

Alessandro Veronesi è uno scrittore italiano. Vincitore del premio strega con Caos Calmo l'ultima sua fatica letteraria è intitolata "Non dirlo" interamente dedicata al vangelo di Marco. Veronesi tratta il vangelo da non religioso, lettura laico cattolica anche se frammentate da boutade rimane più utile per la visione di insieme che per l'accuratezza dei dettagli. Il libro redatto nel 2015 ha fatto seguito l'interpretazione teatrale (2016) nel video linkato dove l'autore intrattiene il pubblico in un monologo da masticare. Il Vangelo di Marco è stato sempre un po' bistrattato Veronesi che si dichiara voce fuori dal coro si impegna in un endorsement che testimonia lo stato di agonia della cristianità generale. Buona visione.





Intervista alla Voce di New York con alcune interessanti considerazioni sui temi cristianità e proselitismo ( link )
Perché secondo te un testo del genere ha bisogno del teatro?
sandro veronesi
Perché è il modo in cui è stato scritto. È scritto per la presenza, è un’esperienza corporea, fisica a contatto con le persone. Sentivo che il lavoro non era completo senza questo contatto. Allora mi sono arrischiato a fare una cosa che non avevo mai fatto prima e che probabilmente non farò più, e non era una cosa che potevo affidare a un attore: ero io stesso che dovevo completare il lavoro portandomelo addosso. E di teatro c’è solo questo: un rapporto tra un corpo e un pubblico attraverso un testo. Ed è un’esperienza nuova come di fatto doveva essere un’esperienza nuova il Vangelo. D’altra parte fino al Concilio vaticano secondo, ovvero fino alla metà del secolo scorso, la lettura del Vangelo non era incoraggiata, quando non era addirittura vietata. O eri un maestro oppure dovevi leggere il Vangelo in presenza di un maestro. Mentre i protestanti mettevano addirittura le bibbie e i Vangeli nei cassetti dei motel, nella Chiesa cattolica romana la lettura del Vangelo era sconsigliata. Poi c’è stata un’apertura. Io il Vangelo di Marco ho cominciato a leggerlo perché me l’ha mandato a casa il papa.
Infatti nella premessa del tuo libro lo racconti: per il Giubileo a Roma il papa mandò a casa dei romani copie del Vangelo di Marco per riportare la città verso la spiritualità. Da non credente, questa cosa non ti ha minimamente infastidito? Non ci hai visto un tentativo di proselitismo?
Una cosa problematica per tutti i non credenti nei confronti del cristianesimo è questa fissazione dell’universalità. La religione ebraica, per esempio, non cerca di convertirti, anzi, quasi sdegnosamente ti tiene fuori perché loro hanno il verbo e non fanno proselitismo. Invece il cristianesimo nasce con questo input, che viene da Cristo stesso, di fare della Chiesa cristiana una chiesa universale. Negli anni della mia formazione, che è stata molto laica, mi pareva che un dialogo vero con il mondo cattolico non fosse possibile perché nel momento in cui gli toglievi la possibilità di convertirti gli toglievi anche qualunque interesse nei tuoi confronti. Però mi sembra che ora le cose siano un po’ cambiate e che oggi la Chiesa abbia più un problema di mantenimento che di conquista. Ora la popolazione cristiana nel mondo è molto estesa e il rischio è di non riuscire a impedire una secolarizzazione e un inaridimento progressivo dei territori già cristianizzati. E quindi la strategia è cambiata e io la percepisco meno invasiva. L’intenzione delle iniziative che hanno accompagnato il Giubileo, per esempio, era di risvegliare la spiritualità e non di imporre una religione che, a Roma in particolare, si dà più o meno per scontata: va rivitalizzato qualcosa che sembra spento. Per un laico questo è molto meno fastidioso perché lo sforzo non è puntato su di te che sei fuori ma su chi è dentro e deve riscoprire quei valori. Io laico posso anche non saperle o sentirle certe cose ma il credente deve sentire come la presenza di Cristo dentro di sé lo rivoluziona. E se perde questi valori allora il pastore brandisce lo strumento arcaico, lo stesso che convertì i romani duemila anni fa e che diventa strumento di ri-conversione.

mercoledì 25 aprile 2018

Lo scandalo del Cristo

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Nel secondo capitolo di Marco Gesù acquista sempre più popolarità tra la gente. Il suo vangelo attrae i miseri, il popolo comune, spesso disprezzato dai capi religiosi. Lo ritroviamo in casa dei discepoli in mezzo ad una folla straripante giunta per ascoltarlo e per ricevere guarigione da lui. Tuttavia anche le calorose parole del maestro vengono assorbite in base allo spirito che l'ascoltatore mostra. Ecco che quando gli viene portato un paralitico calato dal tetto alle sue parole alcuni scribi presenti inciampano:


2:1 Comunque, alcuni giorni dopo entrò di nuovo a Capernaum e si seppe che era a casa.+ 2 Quindi molti si radunarono, tanto che non c’era più posto, nemmeno presso la porta, ed egli dichiarava loro la parola.+ 3 E vennero degli uomini portandogli un paralitico, trasportato da quattro.+ 4 Ma non potendolo portare direttamente da [Gesù]* a causa della folla, tolsero il tetto al di sopra di dove egli era, e praticata un’apertura calarono la branda sulla quale giaceva il paralitico.+ 5 E quando Gesù vide la loro fede+ disse al paralitico: “Figlio, i tuoi peccati ti sono perdonati”.+ 6 Ora erano là seduti degli scribi, che ragionavano nei loro cuori:+ 7 “Perché costui parla in questa maniera? Egli bestemmia. Chi può perdonare i peccati se non uno solo, Dio?”+ 8 Ma Gesù, avendo immediatamente compreso mediante il suo spirito che così ragionavano fra sé, disse loro: “Perché ragionate di queste cose nei vostri cuori?+ 9 Che cosa è più facile, dire al paralitico: ‘I tuoi peccati ti sono perdonati’, o dire: ‘Alzati e prendi la tua branda e cammina’?+ 10 Ma affinché sappiate che il Figlio dell’uomo+ ha autorità di perdonare i peccati sulla terra . . .”,+ disse al paralitico: 11 “Io ti dico: Alzati, prendi la tua branda e vattene a casa tua”.+ 12 Allora egli si alzò, e immediatamente prese la sua branda e uscì davanti a tutti,+ così che tutti erano semplicemente stupefatti, e glorificavano Dio, dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile”

Se per i puri di cuore il messaggio di Gesù è attraente e positivo, esso diviene inciampo per chi pensa di sapere già tutto e diviene così incapace di accettare qualcosa di nuovo. Essi sono come un vecchio otre rinsecchito in cui è impossibile immettere vino nuovo.  Che dire di noi? Forse per anni ci siamo fossilizzati su credenze che pensavamo essere "la verita" e adesso ci sentiamo svuotati, sperduti. Ma se riusciamo a superare l'impatto iniziale, se con umiltà ricominciamo ad attingere alla parola di Dio ci trasformeremo in contenitori nuovi, ci riempiremo di spumeggiante vino nuovo! 

Il racconto prosegue con un episodio ancor più scandaloso in cui Gesù siede a tavola con i peccatori, uno scandalo per scribi e farisei che mai avrebbero condiviso un pasto con certe categorie di persone... mi da da pensare che "ti sia come un forestiero ed un esattori di tasse" non abbia proprio a che fare con il significato che oggi gli viene dato applicandolo ai disassociati...

Di seguito il commento dal sito: Adonai. It

##*E uscì di nuovo lungo il mare; e tutta la gente veniva da lui ed egli l’ammaestrava. *E passando vide Levi, figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte e gli disse: Seguimi. Ed egli si alzò e lo seguì. *Ed ecco che, mentre stava a mensa in casa di lui, anche molti esattori del fisco e peccatori sedevano a mensa con Gesù e con i suoi discepoli, perché erano molti che lo seguivano. *Gli scribi dei farisei, vedendo che mangiava insieme con i peccatori e gli esattori del fisco, domandarono ai suoi discepoli: Come mai mangia e beve insieme con gli esattori del fisco e i peccatori? *Gesù che aveva udito, rispose loro: Non hanno bisogno del medico i sani, ma gli ammalati. Io non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori.

Anche questa seconda controversia riguarda l’atteggiamento di Gesù nei confronti del peccato. Nei versetti precedenti Gesù si presenta come chi ha il potere di riconciliare il peccatore con Dio, qui, al contrario, rende presente la salvezza di Dio per chi sono esclusi: i peccatori. Il centro focale di tutto è la risposta di Gesù agli scribi: “Non hanno bisogno del medico i sani, ma gli ammalati. Io non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori”. La sentenza è preparata dalla chiamata-conversione di Levi-Matteo al seguito di Gesù e dal successivo pranzo con esattori del fisco e peccatori. Nel brano assistiamo ad un doppio movimento: Gesù che esce lungo il mare (=azione missionaria dell’andare) e la gente che corre da lui (=azione dell’andare della speranza). Durante il tragitto con i discepoli e la gente, incontrano una persona sgradita alla gran parte della popolazione: Levi, figlio di Alfeo, colui che riscuoteva le tasse a favore di Roma. Tra l’altro, era risaputo a tutti che questi esattori imponevano quote più elevate del prestabilito, per arricchirsi.

Tuttavia, Gesù senza mezze misure lo convoca: Seguimi! Si tratta di un imperativo esistenziale più che vincolante; Levi-Matteo avrebbe anche potuto rifiutare senza apparenti conseguenze, ma avrebbe continuato una vita da ricco e da odiato. “Egli si alzò e lo seguì”. In quel preciso istante scatta qualcosa di misterioso: la conversione. Perché si converte? Io credo non sia possibile rispondere in modo razionale a questa domanda imperniata su Gesù, il quale non contempla i “perché”, ma l’esclusivo ed incondizionato “credo”. Levi-Matteo in quei brevi attimi in cui i suoi occhi incrociano quelli di Gesù, ha compreso che aveva accantonato i valori della Legge, sostituendoli con falsi valori materiali. Levi-Matteo comprende che quel Rabbuni che lo ha chiamato è capace di ridare i sogni perduti, il sorriso smarrito e, soprattutto, la speranza. Infatti, si alza rompendo con quella falsa vita e quel suo falso amore, e si mette in movimento al seguito della pienezza della Vita.

Coloro che sollevano la questione dello scandalo di Gesù che mangia con i peccatori sono gli scribi, cioè i maestri della legge appartenenti al partito dei farisei. Questi ultimi erano gli eredi spirituali degli Hassidim, “i giusti”, che avevano sostenuto la lotta dei Maccabei nel II° secolo a.C. per la libertà e l’indipendenza religiosa. Erano fedeli osservanti della legge dell’insegnamento tradizionale e, a differenza dei sadducei, credevano nella vita dopo la morte. Fariseo significa “separato”, vale a dire coloro che, per il loro attaccamento alla legge, si separavano da tutto ciò che era impuro, in particolare dal “popolo della terra”, in altre parole dal popolo ignorante e poco pratico delle prescrizioni ( circa 630) e perciò esposto alle varie forme d’impurità legale. Gli esattori del fisco erano uno dei gruppi che facevano parte della classe dei peccatori.

Sotto questa qualifica cadevano non solo i ladri, le prostitute, ma anche chi esercitava certi mestieri che potevano essere occasione di disonestà: pastori, conciatori di pelle, asinai, artigiani in genere, ecc. Quanti esercitavano questi mestieri erano equiparati agli schiavi, in pratica erano privati dei diritti civili e politici. Gesù si trova a mensa con i peccatori e i pubblicani nella casa di Levi. L’aspetto scandaloso e provocante della scena è rilevato da Marco, perché richiama quattro volte l’equivoca compagnia di Gesù. Comprendiamo allora la mostruosità del gesto di Gesù che chiama al suo seguito un pubblicano e solidarizza con i peccatori.

Levi spalanca letteralmente le porte della propria casa (parafrasando il gesto, non è possibile iniziare un cammino di sequela con Gesù con l’antifurto). L’invito a cena è l’evidente celebrazione dell’incontro col ritorno alla Vita. Non si tratta sicuramente di una cena romantica ed esclusiva tra Gesù e Levi, “molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme”. La gioia di chi ha ritrovato la Vita, non può essere contenuta, deborda e genera anche disappunti perché supera i paradigmi stagnanti, adottati da chi non hanno speranze e desidera perpetuare il passato. Gli scribi dei farisei vedendo il banchetto criticano aspramente Gesù ed i suoi discepoli perché mangiano insieme ai peccatori. Essi però sono semplicemente degli spettatori della cena, non vi partecipano e tentano di danneggiarla pesantemente. Sono persone che si fermano alla “buccia della vita” (esteriorità), che non giungono alla “polpa” (interiorità) e pretendono che tutti si blocchino senza assumersi responsabilità di proposte. Ecco perché Gesù sentenzia contro di loro: “Non hanno bisogno del medico i sani, ma gli ammalati…” Similmente Gesù è come un medico che indica ai pazienti le terapie mediche nei momenti in cui si sentono malati, ma soprattutto nei programmi di prevenzione, in pratica quei casi il cui il medico offre alla persona un bagaglio di conoscenze ( il Vangelo) per comprendere il proprio stato di salute, così da riconoscere la malattia quando è presente ed i benefici della guarigione quando si manifesta (conversione).

E’ necessario riconoscersi peccatori e bisognosi, per potere incontrare Gesù; altrimenti si è così indipendenti da essere estranei anche a se stessi, e non sentiamo il desiderio di crescere e comprendere la Vita che il Signore Gesù ha posto in noi fin dall’inizio dei tempi. Gesù finisce la cena motivando una volta di più la ragione dell’Incarnazione e così il suo schieramento dentro la storia: dalla parte dei poveri e della conversione del peccatore, non della sua morte. Davvero un vino nuovo scorre nel messaggio di Cristo! Qualcosa che va oltre la ragione, la conoscenza, l'ovvietà delle cose, ci scava dentro fino a trovare la parte più sensibile, il nostro cuore e li accende un fuoco che solo provandolo potremo capire. Ed è proprio quello che Gesù replica ad un nuovo scandalo nei confronti delle vecchie tradizioni, mentre i discepoli dei farisei digiunano i suoi discepoli si rallegrano, mangiano e bevono creando ancora inciampo in chi pensa che solo con sacrifici continui si possa ottenere la salvezza. 


18 Ora i discepoli di Giovanni e i farisei praticavano il digiuno. Quindi essi vennero e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei praticano il digiuno, ma i tuoi discepoli non praticano il digiuno?”+ 19 E Gesù disse loro: “Mentre lo sposo è con loro gli amici dello sposo* non possono digiunare,+ vi pare? Finché hanno con loro lo sposo non possono digiunare.+ 20 Ma verranno i giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora, in quel giorno, digiuneranno.+ 21 Nessuno cuce una toppa di panno non contratto su un mantello vecchio; se no, tutta la sua forza tira da esso, il nuovo dal vecchio, e lo strappo diviene peggiore.+ 22 E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; se no, il vino rompe gli otri, e si perdono sia il vino che gli otri.+ Ma si mette il vino nuovo in otri nuovi”.

Sempre dal commentario:
Gesù non è venuto a mettere “una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio”, né del “vino nuovo in otri vecchi”, ma a rinnovare dalle radici l’umanità intera. Il suo inserimento nel tempo, nella vita e nella storia umana dà al mondo un volto e un senso nuovo; la vecchia mentalità dei farisei, fatta di prescrizioni, non è capace di accogliere questa “novità”, occorre pertanto una mentalità nuova edificata sulla parola di Gesù Cristo. Egli non è venuto a restaurare la sinagoga, ma a fondare la sua Chiesa “novità” nata dal suo sacrificio; e soltanto a lei consegnerà il “vino nuovo” del suo sangue e della sua dottrina perché ne alimenti la vita e nutra tutti i suoi figli in un banchetto nuziale che inizia quaggiù, ma che si compirà solo in cielo. Il rapporto con Gesù rende vecchie e inutili tutte quelle idee e quelle strutture che pretendono di programmare o manipolare la libertà dell’azione divina. ##


Un ultimo racconto termina il capitolo, anche qui un episodio che suscita scalpore da parte dei farisei sempre attenti a restare separati da ogni impurità e azione contraria alla legge, talmente attenti alle virgole da rimanere ciechi allo spirito che quella legge permea.


23 Ora accadde che di sabato egli attraversava i campi di grano, e i suoi discepoli cominciarono a camminare cogliendo+ le spighe.+ 24 E i farisei gli dicevano: “Vedi, perché fanno di sabato ciò che non è lecito?”+ 25 Ma egli disse loro: “Non avete mai letto ciò che fece Davide+ quando fu nel bisogno ed ebbe fame, lui e gli uomini che erano con lui?+ 26 Come entrò nella casa di Dio, secondo il racconto relativo ad Abiatar,+ capo sacerdote,* e mangiò i pani di presentazione,+ che non è lecito+ mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche agli uomini che erano con lui?”+ 27 E proseguì, dicendo loro: “Il sabato venne all’esistenza a causa dell’uomo,+ e non l’uomo a causa del sabato;+ 28 quindi il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato”.


Il sabato venne all'esistenza a causa dell'uomo e non l'uomo a causa del sabato. I farisei avevano completamente rovesciato le parti e le priorità. La legge era divenuta il loro Dio. Gli uomini a causa dei quali la legge era stata fatta, erano da essi disprezzati. Il sabato doveva essere un giorno gioioso, un giorno di meditazione e comunanza con Dio. Divenne invece motivo d'inciampo, un peso gravoso. 

Anche la forma di adorazione potrebbe divenire un peso se impastoiata in doveri e sensi di colpa. Quando cominciamo a contare le ore di sacro servizio, quando ciò che facciamo passa sotto la lente del giudizio tra spirituale e non spirituale, la leggerezza della spontaneità rischia di divenire ipocrisia. C'è molto da imparare dal modo di rapportarsi di Gesù alla religione e alle tradizioni, il suo messaggio desta scalpore non perchè insegna qualcosa di nuovo ma perché riporta l'adorazione alle origini, alla relazione intima tra Dio e l'uomo liberandola da opere esteriori e forzate, ad un servizio per l'occhio. Seguendo il Cristo si diviene inciampo per coloro che della forma religiosa hanno fatto un fine pensando di guadagnarsi la ricompensa con le loro opere anziché affidarsi al gratuito dono. Questo non significa che siamo liberi di peccare e vivere per noi stessi ma che la gioia e l'amore, e non il senso di colpa e il timore, ci hanno toccato il cuore spingendoci a seguire le orme del maestro. 


2 Cor 5:14 Infatti l’amore del Cristo ci costringe, perché siamo giunti a questa conclusione, che un solo uomo è morto per tutti;+ tutti erano dunque morti. 15  E lui è morto per tutti affinché quelli che vivono non vivano più per sé stessi,+ ma per colui che è morto per loro ed è stato risuscitato

lunedì 23 aprile 2018

Marco 3:1,5. La rabbia di Gesù. Commento del reverendo Benson

Joseph Benson Blood.jpgIl reverendo Benson (1749-1821) è un famoso apologista e metodista uno dei padri del metodismo americano. Scrisse un commentario biblico famoso. Prenderemo in considerazione la scrittura di Marco 3:1,5. In questo passo biblico si evidenzia uno stato di disagio estremo da parte di Gesù verso i Farisei. Disagio che viene identificato con i sentimenti di rabbia e rancore. La domanda che ogni cristiano credente si pone leggendo questi passi quindi potrebbe essere: Gesù in qualità di figlio di Dio e riscattatore del peccato poteva avere questi sentimenti? Benson 3 secoli tentò di rispondere nel commento trascritto sottostante. 
Le considerazioni di Benson se prese nel suo complesso sono sicuramente interessanti perchè fanno parte di quel motore del movimento protestante da cui Russel poi attingerà per i suoi studi sulle scritture.

Passo biblico
3 Entrò di nuovo in una sinagoga, e c’era un uomo con una mano paralizzata. E stavano a guardare per vedere se lo avrebbe guarito di Sabato, per poterlo accusare. Lui disse all’uomo con la mano paralizzata:a Alzati e vieni qui al centro. Poi domandò loro: È lecito di Sabato fare del bene o del male, salvare una vita o porle fine?b Ma loro rimasero in silenzio. Dopo averli guardati con indignazione, molto addolorato per l’insensibilità dei loro cuori,c disse all’uomo: Stendi la mano. Lui la stese, e la sua mano guarì. Allora i farisei uscirono e insieme ai sostenitori di Erode iniziarono immediatamente a cospirare contro di lui per ucciderlo. ( TNM )

Commento

Ed entrò di nuovo nella sinagoga; e là c'era un uomo che aveva una mano secca.
Entrò di nuovo nella sinagoga - dice Luca, in un altro sabato. La sinagoga sembra non essere stata quella di Cafarnao, ma in una città che si trovava sulla sua strada mentre attraversava la Galilea. E c'era un uomo che aveva una mano avvizzita - La sua mano non era solo appassita, ma contratta, come appare da Marco 3: 5 . Vedi le note su Matteo 12: 10-13 . E loro - gli scribi e i farisei, lo osservarono- Questi uomini, essendo sempre ostili a Gesù, osservavano attentamente ad ogni cosa che diceva e faceva, con l'aspettativa di trovare qualche appiglio, con cui avrebbero potuto distruggere la sua reputazione con la gente. Il loro orgoglio, la loro rabbia e la loro vergogna, dopo essere stati così spesso messi a tacere, cominciarono ora a maturare in malizia. Luca osserva, Conosceva i loro pensieri, i loro disegni maliziosi. Possiamo quindi vedere, in questo caso, la grandezza del coraggio del nostro benedetto Signore, che eseguì risolutamente l'azione benevola che aveva intrapreso, nonostante sapesse che lo avrebbe esposto al più feroce rancore di questi uomini malvagi. E disse all'uomo: Alzati e levati qui al cento. Gli ordinò di levarsi in piedi e mostrarsi alla congregazione, così che la vista della sua angoscia potrebbe spingerli a compatirlo; e così che potevano essere i più colpiti dal miracolo, quando hanno osservato la mano sprecata ripristinata in un suono perfetto in un istante. Allora Gesù disse: È lecito fare del bene,ecc. - Affinché potesse esporre la malizia e la superstizione di questi scribi e farisei, si appellò ai dettami delle loro menti, se non fosse più lecito fare il bene in giorno di sabato, piuttosto che fare il male; per salvare la vita, piuttosto che uccidere. Gesù Intendeva, era più lecito per lui salvare la vita degli uomini, piuttosto che pianificare la sua morte. Ma è giustamente osservato qui dal Dr. Campbell, che nello stile della Scrittura, la semplice negazione è spesso espressa dall'affermazione al contrario. Così, Luca 14:26 , non amare, o anche amare meno, è chiamato, odiare; Matteo 11:25 . non rivelare, è nascondere; e qui, non fare il bene, quando possiamo, è fare il male; non salvare,significa uccidere. Da questo e da molti altri passaggi del Nuovo Testamento, si può giustamente dedurre, come principio permanente dell'etica cristiana, che non fare il bene quando abbiamo l'opportunità di farlo è, in una certa misura, il come fare il male; non prevenire il danno, e lo stesso di commetterlo. Così anche il dott. Whitby: "Quindi sembra che chi non fa del bene al suo prossimo quando può, fa del male; essendo una mancanza di carità, e quindi parte del male, trascurare ogni opportunità di fare il bene, o mostrare gentilezza a qualsiasi uomo nella miseria; e che non preservare la sua vita quando è in pericolo, significa trasgredire quel precetto che dice : Non uccidere ". .... Potrebbe anche in questo proposito insegnarci la giusta interpretazione delle passioni e degli affetti della nostra natura, che non sono peccaminosi in se stessi, altrimenti chi non aveva peccato come Gesù non poteva esprimere. Il male loro si trova nell'essere eccitati da cose sbagliate, o da cose giuste ma improprie. 

Il dottor Whitby:
"Quindi apprendiamo che la rabbia non è sempre peccaminosa; perchè questa passione si trova in lui dove non c'era peccato. Ma poi bisogna notare che la rabbia non è propriamente definita dai filosofi, ορεξις αντιλυπησεως , un desiderio di vendetta o, di causare dolore, a colui che ha provocato o ci ha addolorato; perché questo desiderio di vendetta è sempre malvagio; e sebbene il nostro Salvatore fosse arrabbiato con i Farisei per la durezza dei loro cuori, non aveva ancora alcun desiderio di vendicare questo peccato su di loro, ma aveva una grande compassione per loro, e desiderava rimuovere questo male. "Mr. Scott, che cita una parte della nota sopra aggiunge giustamente: "La rabbia di nostro Signore non solo non era peccaminosa, ma era una santa indignazione, un perfetto stato di cuore, e la sua mancanza sarebbe stata un difetto peccaminoso. Mostrerebbe una mancanza di rispetto filiale e affetto per un figlio a sentire, senza emozione, il carattere di suo padre ingiustamente asperso. Non sarebbe, allora, una mancanza di dovuta riverenza per Dio, sentire il suo nome bestemmiare, senza sentire ed esprimere una disapprovazione indignata? La vendetta appartiene esclusivamente al sovrano; e può addolorarsi per la necessità che gli viene imposto di esprimere così la sua disapprovazione dei crimini; ma è il suo dovere. E li avrebbe dovuto mostrare rabbia e dolore quando informato della condotta vile dei suoi figli; per averlo espresso con severe misure coercitive. Così genitori e maestri, come pure i magistrati, possono peccare, non sentendo ma esprimendo solo dispiacere contro coloro che sono sotto il loro giudizio e la loro cura: e la rabbia è solo peccaminosa quando scaturisce dall'egoismo e dalla malevolenza; quando è senza causa o al di sopra della causa."

domenica 22 aprile 2018

Velina: Raid della guardia nazionale russa per i testimoni di Geova.

Un giornale russo annuncia l'arresto di due responsabili testimoni di Geova. Giornali norvegesi rendono noto che dozzine di fratelli aderenti abbiano fatto richiesta di asilo alla Finlandia.

Sito russo con la dichiarazione dell'arresto link
Sito norvegese link

Velina: Strutture Betel Americane a rischio contagio Morbillo

Notizia redatta dalla NBC di New York link (servizio video incluso)

Ministero della Salute degli Stati Uniti. avverte le strutture Betel Americane per il rischio contagio Morbillo. Due turisti europei con il morbillo hanno visitato le strutture mettendo a rischio di contagio chi è stato in contatto con loro. L'articolo dice:

I due turisti hanno visitato la Sala del Regno dei Testimoni di Geova sulla New Jersey Avenue a Brooklyn tra le 10:00 e le 14:00 il 15 aprile.

Hanno anche visitato il World Watchtower Watchtower su Kings Drive a Tuxedo Park tra le 11:00 e le 16:30 del 16 aprile e il Watchtower Educational Center su Watchtower Drive a Patterson tra le 10:00 e le 16:00 del 17 aprile.