domenica 27 agosto 2023

Silenzi Strazianti: Affrontare gli Effetti Devastanti dell'Ostracismo Famigliare

Nelle trame complesse delle relazioni umane, poche esperienze sono tanto dolorose quanto l'ostracismo famigliare. Quel silenzio carico di significato, le parole non dette, i gesti evitati possono tagliare profondamente, lasciando cicatrici invisibili ma profondamente radicate. L'ombra dell'ostracismo famigliare può gettarsi su individui vulnerabili, generando un impatto che va ben oltre la superficie delle relazioni stesse. Esplorare i meandri di questo tema sconcertante ci offre l'opportunità di comprendere i suoi effetti devastanti e le complesse dinamiche che si nascondono dietro.

L'ostracismo all'interno della famiglia è un atto di esclusione deliberata, in cui un membro chiave o addirittura più membri decidono di ignorare, isolare o evitare un altro membro. Chi subisce l'ostracismo famigliare spesso si trova a lottare con sentimenti di abbandono, inadeguatezza e rabbia in un contesto in cui ci si aspetterebbe il sostegno incondizionato della famiglia.

L'ostracismo famigliare non fa rumore

Gli effetti devastanti di questa esperienza possono estendersi ben oltre il presente. Individui che hanno sperimentato l'ostracismo famigliare possono sviluppare problemi di autostima e fiducia nelle relazioni future. Questi schemi dannosi possono influenzare il modo in cui si rapportano agli altri, spingendoli verso l'isolamento autoimposto o persino generando difficoltà nel costruire e mantenere legami significativi.

Bisogna però riconoscere che l'ostracismo quando non è religioso ma solo famigliare non è unilaterale. Cioè le incompatibilità sono reciproche tanto da essere complesso comprendere chi subisce l’ostracismo da chi lo provoca. Le ragioni dietro questa scelta possono essere complesse e variabili, spaziando dall'incapacità di comunicare apertamente e affrontare le tensioni, fino a dinamiche interne complesse radicate nel passato oppure come nel nostro caso decisi da una entità religiosa che controlla i legami famigliari. Un'analisi approfondita di questi fattori può gettare luce sulla comprensione del perché l'ostracismo si sviluppa e persiste.

Visti gli effetti prenderemo in considerazione un post dove la fratellanza cerca di spiegare cosa succede quando viene disassociato un famigliare. In questo caso ovviamente non stiamo parlando di una scelta delle persone ma stiamo invece parlando di una scelta religiosa che viene imposta dalla religione al nucleo famigliare.

Il post fa una doverosa premessa cercando di spiegare cosa significa entrare e uscire dall'organizzazione. Inizia esattamente in questo modo

Testimoni di Geova si diventa e non si nasce. Quindi, essere cristiani testimoni di Geova è una scelta libera e consapevole che ogni membro condivide i valori, precetti e vita di comunità. Questo è uno dei motivi per cui noi testimoni di Geova non battezziamo i neonati ma aspettiamo che sia il cuore della persona stessa a desiderarlo. Si entra liberamente e con altrettanta libertà si può uscire, anche se alcuni vorrebbero farci credere il contrario.

Come si può uscire dall’organizzazione dei Testimoni di Geova? Normalmente, l’uscita dall’organizzazione avviene in tre modi:

  • Diventando inattivi e non frequentando più la comunità.
  • Presentando una semplice lettera di dissociazione.
  • Essere disassociati a causa di una trasgressione grave senza pentirsi.

La nostra trattazione riguarderà solamente la disassociazione visto che questa disciplina viene spesso attaccata duramente dai nostri critici. Per quanto riguarda gli inattivi, benché non frequentano più la congregazione dei Testimoni di Geova, rimangono comunque associati ad essa, a meno che, non venga fatta un’esplicita richiesta da parte loro di lasciare l’organizzazione.


Una caratteristica di chi manipola l'informazione è quella di sostenere verità che non sono attaccabili o discutibili. Questa tecnica rende più semplice da parte del lettore credere ai tutti i contenuti che seguono. Sostenere una verità inoppugnabile da credito al contenuto. La prima fase dell'argomento in questo post è quella di dimostrare che l'appartenenza all'organizzazione non è una convenzione religiosa come quella cattolica che ad esempio senza nessun problema esegue il sacramento del battesimo anche ai neonati.

Senza nessun problema possiamo tranquillamente sostenere che è assolutamente vero che i Testimoni di Geova non battezzano neonati. C'è però già qui un piccolo inghippo su come viene gestito il processo di adesione alla religione. Infatti si sostiene che c'è una sorta di filtro che limita l'appartenenza al credo religioso perchè deve essere comandato dal cuore della persona. 

Questo del cuore o meglio delle scelte fatte con il cuore è un notorio cortocircuito di questa teocrazia. Perchè spesso se ne parla delle scelte fatte con il cuore ma poi altrettanto spesso si fanno espliciti riferimenti alla natura ingannevole del cuore. Quindi cosa accade il nostro esegeta ci informa che i neonati non vengono battezzati ma inciampa poi nella scelta di cuore

Ad esempio cito questo articolo "Non lasciatevi ingannare dal cuore" nella pubblicazione "Dio ci parla per mezzo di Geremia" pp. 43-44

Nella Bibbia leggiamo: “Il cuore è più ingannevole di qualunque altra cosa ed è difficile da correggere. Chi lo può conoscere?” (Ger. 17:9) Il cuore quindi può sviarci: forse gli altri osservano dei sintomi e ne sono preoccupati, ma il cuore ci induce a credere che non abbiamo alcun problema sul piano spirituale. Perché rischiamo di essere ingannati?

Ma questo è solo un esempio nelle pubblicazioni sono frequenti i riferimenti sul cuore ingannevole e su come potrebbe causare grossi problemi. Quindi sostenere che il battesimo è legato una semplice scelta di cuore non è corretto secondo i canoni di questa teocrazia. Il nostro esegeta però sembra come sottostimare questa problematica perchè il suo intento non è quello di rispettare l'esegesi teocratica dell'organizzazione ma di costruire un immagine del battesimo. La scelta di cuore è una bella immagine che però mal si addice alla realtà delle cose. Se comunque volessimo addentrarci su come viene effettivamente gestito il battesimo converrete con me che sia un passo importante che dovrebbe essere fatto ad una età ragionevole nel pieno delle facoltà. Quale potrebbe essere una età ragionevole? Perchè non prendere come esempio l'età di Cristo? Sono troppi trentatre anni? Purtroppo l'attuale sistema teocratico non consente queste età per tanti problemi interni che anzichè risolverli tanti nella fratellanza cercano di arginarli ad esempio con post traballanti come quello che stiamo prendendo in considerazione. Per capire quale età idonea del battesimo si potrebbe semplicemente confrontarsi con ad esempio un altro importante sacramento che è quello del matrimonio. Se vi venisse chiesto di dare una scala di valori ai passi importanti della propria vita il battesimo verrebbe prima o dopo del matrimonio? Di conseguenza la maturità che viene richiesta dal battesimo è più o meno importante di quella che viene richiesta dal matrimonio?

Se si dovesse ad esempio considerare tutte le problematiche che la persona deve affrontare nel caso ci fosse una disassociazione. La persona sarebbe in grado di superare queste difficoltà? Una organizzazione che ha a cuore gli interessi di una persona dovrebbe anche pensare a questa eventualità che non è per nulla remota specialmente quando si prendono in considerazione i tantissimi battesimi di adolescenti e anche preadolescenti che si fanno senza problemi.

Continuiamo con la trattazione considerando quindi i tre punti che vengono citati e che definiscono le modalità con il quale si può uscire dall'organizzazione. Ora l'antefatto di queste modalità è legato all'aspetto della libertà dell'individuo perchè notate viene scritto che la persona è libera di decidere se rimanere o meno all'interno dell'organizzazione allo stesso modo di chi è libero di decidere che ne so il colore delle scarpe. Notate che l'argomento, anche in questo caso, è corretto e ineccepibile, infatti sono elencate esattamente le modalità di fuori uscita dall'organizzazione. Peccato che le modalità  non descrivono tutte le problematiche ad esempio prima fra tutte come gestire la famiglia in cui vive la persona. Questo aspetto occulto è quello che poi alla fine risulta essere il vero dramma della disassociazione. Continuando nell'articolo si raggiunge poi la parte realtiva alla famiglia.


Veniamo ora ad un altro argomento messo in discussione da parte degli oppositori: il disassociato e la sua famiglia. Secondo loro, quando un componente di una famiglia viene disassociato, tutti gli altri familiari testimoni di Geova troncano ogni rapporto con lui. Alcuni vanno oltre, testimoniando che i disassociati vengono abbandonati a se stessi, buttati via come i più incalliti dei peccatori.

Come si comportano i testimoni di Geova con un parente o un famigliare disassociato? La rivista ufficiale dei testimoni di Geova, la Torre di Guardia del 15/9/1989 p. 24 da questa disposizione:

“Se da una parte potrebbero essere necessari certi contatti per sbrigare questioni familiari, ogni rapporto spirituale con il parente disassociato va troncato.”

Molte persone fraintendono queste parole e di conseguenza, considerano la condotta dei testimoni di Geova disumana. Come stanno veramente le cose? Una lettura attenta della suddetta Torre di Guardia ce lo chiarisce. La rivista non dice di troncare ogni rapporto umano ma di troncare ogni rapporto spirituale con il disassociato. È una cosa ben diversa. La Torre di Guardia del 15/4/1988 p. 28 commenta:

“Pertanto un disassociato o dissociato può continuare a vivere a casa con la moglie cristiana e i figli fedeli. Il rispetto verso i giudizi di Dio e il provvedimento preso dalla congregazione spingerà la moglie e i figli a riconoscere che con la sua condotta egli ha alterato il legame spirituale che precedentemente li univa. Ma, dato che la sua disassociazione non pone fine al vincolo coniugale o alla parentela, i normali rapporti familiari e affettivi possono continuare.

“Se un disassociato vive insieme ai suoi familiari cristiani, continuerà ad avere rapporti normali con loro e a partecipare alle attività quotidiane della famiglia. Questo significa che potrebbe anche essere presente quando la famiglia considera informazioni spirituali.”

Ma notate ulteriormente questa citazione della pubblicazione dove si mette in evidenza un aspetto basilare.

Anche la Torre di Guardia del 15/1/1975 pagg. 50-7 dice:

“Similmente il marito non è esonerato dall’amare sua moglie... anche se ella è disassociata. Nello stesso modo i genitori hanno sempre il comando di continuare ad allevare i figli nella disciplina e secondo la norma... di Geova anche se un figlio o una figlia battezzata ancora minorenne è disassociata. E i figli e le figlie, di qualsiasi età, hanno ancora l’obbligo di onorare il padre e la madre benché uno di essi o entrambi siano disassociati.”

Cosa accade nella pratica delle cose. Qualsiasi sia il grado di parentela i legami famigliari nella stragrande maggioranza dei casi vengono annullati completamente. Questo è una cosa normale che è tranquillamente accettata all'interno della congregazione.  Ci sono situazioni aberranti dove ad esempio i genitori sono costretti a mangiare in angoli della casa per evitare di avere conversazioni spirituali. Nella teocrazia attuale molti nella fratellanza danno per scontato che una madre possa chiudere il telefono alla figlia che chiama perché è una disassociata. Ricordate il video particolarmente scandaloso?

Il fratello però ovviamente gioca sui termini e sulle questioni sostenendo che siano inevitabili e nel contempo giuste a prescindere. Inoltre come se fosse una beffa come si può notare la pubblicazione ordina al figlio che eventualmente viene anche buttato fuori di casa perché non crede ad esempio nella santità dello schiavo fedele e saggio abbia comunque l'obbligo di onorare il padre e la madre.

Purtroppo però questo "metodo" di gestire gli averi del regno è più vicino ai metodi settari delle chiese metodiste anabattiste americane che non alle effettive indicazioni scritturali. Leggiamo ancora

Spesso, i familiari possono sentirsi depressi e in parte colpevoli. Perciò con la sua condotta il disassociato fa soffrire profondamente, non solo lui stesso, ma anche l’intera famiglia. Di certo, neppure il comitato giudiziario si rallegra quando deve disassociare qualcuno. Nelle congregazioni, quando l’oratore annuncio la disassociazione di qualcuno, nella sala c’è un silenzio quasi assoluto carico di tristezza. Mi ricordo, dopo un annuncio di disassociazione, un anziano mi disse in privato queste parole: “non sai quanto mi dispiace, ma era necessario”. Molti testimoni, per non dire tutti, hanno lo stesso sentimento.

Quindi la disassociazione nella congregazione è un vero problema che però notate bene viene scaricato sulle famiglie. Tutti quanti vengono vengono lanciati fuori dall'aereo dell'organizzazione senza paracadute.

Ci sono soluzioni?

Purtroppo con questa organizzazione le soluzioni non ci sono, perché il problema non sta nella disassociazione che è corretta e legittima ma proprio per come viene applicata da questo sistema religioso.

Per risolvere la questione alla famiglia viene richiesto un impegno sincero volto all'apertura, la comprensione e un intenso sforzo volto alla coesione familiare. Queste risorse purtroppo devono venire fuori dalle persone coinvolte e non si possono trovare dall'organizzazione che non solo non aiuta ma anzi vieta di dimostrarle. Tanto che se non si rispettano le regole di ostracizzare il famigliare impenitente i famigliari stessi saranno oggetto delle stesse identiche sanzioni.

Purtroppo per risolvere questi problemi c'è bisogno di un vero atto di coraggio volto a ridimensionare il controllo delle decisioni e di stabilire i paletti con chi prende la direttiva e con l'organizzazione stessa.  Sottovalutare gli effetti dell'ostracismo si fa un grosso errore e grossi danni alle relazioni perché le emozioni e gli affetti vengono pesantemente compromessi sino a renderli irrecuperabili. 

Solo attraverso il continuo dialogo e la volontà di ascoltare le prospettive degli altri è possibile iniziare il processo di guarigione e riconciliazione, spianando la strada a un futuro in cui le differenze religiose non siano più una barriera invalicabile, ma un'opportunità di crescita e comprensione reciproca. In questo cammino attraverso le profonde radici dell'ostracismo famigliare, possiamo trovare ispirazione e guida nelle parole di Matteo 5:9: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio." Questa chiamata alla pace e all'unità risuona potente quando applicata alle divisioni famigliari causate dalle differenze di fede. Le relazioni armoniose e la comprensione reciproca sono fondamentali per rivelare la nostra connessione spirituale e umana perchè siamo e dimostriamo di essere figli di Dio proprio per la pace che operiamo.

Le Sacre Scritture ci ricordano continuamente il valore dell'amore, della tolleranza e del perdono. In Efesini 4:32, si esorta a "essere gentili e compassionevoli gli uni verso gli altri, perdonandovi reciprocamente, come Dio vi ha perdonato in Cristo." Questo richiamo a seguire l'esempio divino del perdono può guidare coloro che si trovano nel labirinto dell'ostracismo famigliare a intraprendere un percorso di guarigione e riconciliazione senza che questo sia controllato da nessun ente umano ma solo dalla nostra volontà.

Mentre riflettiamo sugli effetti devastanti dell'ostracismo per motivi religiosi, possiamo già ora abbracciare la chiamata all'operare per la pace, all'amore incondizionato e al perdono. Attraverso questi valori intrinseci al nostro spirito umano, possiamo sperare in una riconciliazione che superi le divisioni e crei ponti verso una comprensione più profonda. Che ciascuno di noi possa trovare la forza di abbandonare l'orgoglio e i legami tossici ad organizzazioni religiose che pretendono il controllo famigliare, e tendere la mano all'altro e costruire ponti di comprensione, onorando così la sacralità delle relazioni familiari comandata da Dio.

domenica 20 agosto 2023

Esperienze negative raccontate dagli ex-testimoni: Sono degne di fiducia?

In questo post, mi ispiro a un sito web italiano che potete trovare a questo 
 link, il quale, in maniera indipendente dalle direttive teocratiche, cerca di fornire risposte a molte questioni sorte con l'avvento di Internet e che, secondo loro, non hanno ricevuto una risposta adeguata. Evidentemente, questi "fratelli" ritengono che i canali teocratici tradizionali, come il sito JW.ORG, non soddisfino pienamente lo scopo e quindi hanno assunto questo incarico, non richiesto da nessuno, sviluppando argomenti in pagine web tematiche. Come noteremo, ovviamente, il rimedio è peggiore del male, ma come potrebbe non esserlo quando un piccolo gruppo motivato da buone intenzioni cerca di risolvere le stesse questioni che l'organizzazione, molto più strutturata, non è riuscita a risolvere?

Prima di analizzare l'argomento, vorrei evidenziare un aspetto che condividiamo con questo sito web. Come è possibile notare, tutte le argomentazioni presentate sul sito vengono trattate in forma anonima, senza l'utilizzo di nomi e cognomi, proprio come facciamo noi. Le ragioni di questa scelta sono ben note; tra queste, spicca il carattere settario che permane. Come ben sapete, anche noi adottiamo questa pratica per motivi ovvi: l'utilizzo di riferimenti personali potrebbe facilmente portare a ostracismo diretto. Per gli autori del sito, sebbene possa essere encomiabile il fatto che vi siano persone che difendono l'organizzazione, l'adozione di riferimenti personali potrebbe comportare sanzioni e mettere a rischio eventuali posizioni di responsabilità.

Questa precauzione è motivata dal desiderio dell'organizzazione di essere rappresentata esclusivamente da coloro che hanno ottenuto il suo consenso e che sono soggetti al suo controllo. Nonostante possa apparire strano, per chi ha vissuto all'interno dell'organizzazione, questo atteggiamento non è affatto sorprendente.

Fatta questa premessa, oggi esamineremo la pagina web che affronta l'argomento enunciato nel titolo: "Esperienze negative riportate da ex-testimoni: sono affidabili?".

Nel post il nostro apologeta, racconta che "un caro amico" gli ha inviato una esperienza letta sul libro di Raimond Franz "Alla ricerca della libertà cristiana".  Cito testualmente:

Tempo fa un caro amico rimase scioccato da un’esperienza negativa che lesse in un libro di un ex-testimone di Geova. Talmente toccato e preoccupato, ci trascrisse quell’esperienza e ci incoraggiò a rivedere e riflettere sulla nostra decisione che ci ha spinto a diventare testimoni di Geova. Abbiamo apprezzato moltissimo le sue parole e crediamo che la sua preoccupazione per noi e per milioni di testimoni di Geova è sincera ed è in buona fede.

L'esperienza ai fini del post ci porterebbe fuori argomento e quindi non la includiamo. Dopo aver fatto un po' di descrizioni generiche sull'argomento, il nostro apologeta pone una domanda chiave, perchè molti nella fratellanza, si pongono domande riguardo a queste esperienze. Cercare di avere il giusto atteggiamento riguardo alle tante esperienze che si leggono dal web risulta quindi fondamentali. Essere Testimoni di Geova dovrebbe spingere ad avere un atteggiamento critico ragionevole e ponderato. Per lui,  teocraticamente, alla domanda "Come valutare le storie negative" si dovrebbe rispondere in questo modo:


L’esperienza citata dal libro “Alla ricerca della libertà cristiana” di Raymond Franz è una delle tante esperienze che ex-testimoni e oppositori citano per dimostrare che l’organizzazione è crudele nei confronti dei suoi membri.

Cosa pensano i sociologi al riguardo? La sociologa Eileen Barker dice: “Nel giudicare questi racconti bisogna tener conto di molti fattori. Innanzitutto essi potrebbero essere completamente falsi”. Barker racconta un episodio di un giovane che aveva dichiarato di essere stato drogato, rapito e tenuto prigioniero da un movimento religioso. Infine il giovane “è stato condannato a Dublino a tre anni con la condizionale per aver dichiarato il falso. La polizia aveva compiuto ampie ricerche sul movimento e le accuse mosse a suo carico, e riuscì a provare che tutta la fantastica storia non era altro che un’invenzione. Ma l’inchiesta partì solo dopo che il giovane aveva partecipato ad un programma della Radio, rilasciando dichiarazioni sensazionali, probabilmente suggestionato da un prete “preoccupato che i giovani cadessero vittime dei raggiri di sette di pazzi””. Inoltre aggiunge la sociologa: “Esistono altri esempi di denunce, spesso inoltrate da ex-membri, che in seguito a ricerche sono risultate senza fondamento, e chi le aveva costruite ha ammesso di essersi inventato tutto.” (Eileen Barker, I nuovi movimenti religiosi. Oscar Mondadori 1992, pag.73).

Secondo il nostro interlocutore quindi il primo approccio ad una esperienza è quella di pensare che sia completamente falsa. Non male per una persona che è alla ricerca della verità non vi pare? Ora però il ritegno, ovviamente, gli ha impedito di fermarsi qui anche perchè sulla manipolazione delle notizie avrebbe tanto da dire e da insegnare, infatti subito dopo ne viene fuori la classe indiscutibile di chi conosce bene l'arte manipolatoria.

Con questo non vogliamo assolutamente sostenere che l’esperienze citate da Raymond Franz o altri sono false. Anche se a nostro avviso, sono un po’ (per non dire molto) gonfiate.

“Più comunemente, un’azione può essere descritta in modo da venire chiaramente definita “cattiva”, ma la stessa azione può essere considerata lodevole se descritta con parole diverse” dice sempre Eileen Barker (Ibid. pag.74) riguardo alle “storie di atrocità”. Per illustravi il concetto, facciamo un esempio pratico, raccontando una storia (naturalmente inventata) esponendola in due versioni diverse. È la storia di un genitore che possiamo chiamarlo Giuseppe.

Un amico del genitore racconta:

Giuseppe è un bravo padre sa come allevare ed educare i figli, conosce molto bene anche la tendenza del suo bambino, è un po’ ribelle e tende a non ubbidire ai genitori. Ad esempio, quando il bambino non vuole mangiare la pappa ma vuole, a tutti i costi, mangiare solo la cioccolata, il papà gli dà qualche sculacciata per insegnare al suo piccino l’importanza di non mangiare sempre la cioccolata ma di variare per crescere bene. Giuseppe cerca sempre di farsi rispettare e di disciplinarlo quando serve.

Indubbiamente, sentendo questa versione dei fatti non abbiamo altra scelta che lodare Giuseppe. Passiamo ora alla seconda versione raccontata magari da un nemico di Giuseppe:

Giuseppe è un padre molto autoritario e picchia sempre il suo figlio per ogni sciocchezza. Per esempio, se il suo bambino vuole mangiare un po’ di cioccolata non gli viene permessa. Povero bambino! Non appena va ad aprire il frigorifero, dov’è stata nascosta appositamente dal padre, il papà gli corre dietro e lo picchia forte forte. Pensate dove arriva la sua crudeltà! Se il bambino ha voglia di un po’ cioccolata perché negargliela? Non ha forse il diritto di mangiarla ogni tanto? Poverino, è l’unico modo per farlo star buono. Questo bravo bambino non è degno di quel padre.

Sentendo questa versione dei fatti non abbiamo altra scelta! Dobbiamo ammettere che questo padre è una persona cattiva, poco amorevole, molto autoritaria e non sa allevare i propri figli, forse qualcuno accarezzerà l’idea di chiamare anche gli assistenti sociali.

Stessa storia e due criteri completamente opposti per giudicare qualcuno. Dipende da ciò che si vuole dimostrare.

Eileen Barker (Ibid. pag.75) dice che spesso “con astuzia più sottile, quando si riportano cattive notizie o avvenimenti negativi… spesso la storia è presentata in modo da suggerire che questo accade più frequentemente… che nel resto della società.” Inoltre aggiunge: “Se, ad esempio, un membro… si suicida, è quasi certo che l’attenzione è incentrata sulla sua appartenenza al movimento, implicando che esso è responsabile del suicidio. Se invece un cattolico, un metodista, o un anglicano, si suicida, è molto improbabile che si parlerà della loro identità religiosa.” (Il corsivo è nostro) (ndr il corsivo è loro!)

Cosa posso dirvi? Come avete notato, anche dall'esempio del bambino che viene picchiato per aver mangiato cioccolata, sembra al limite del surreale. In ogni caso, il sito è indubbiamente utile, poiché questo approccio questo tipo di ragionamento è esattamente quello adottato, non nel mondo in generale, ma all'interno della congregazione. Quando si ascoltano esperienze "teocratiche" - come quelle degli individui che non hanno notato la macchina da stampa perché erano accecati dall'angelo di Geova o l'esperienza dei pionieri che si sono ritrovati una busta della spesa al mattino dopo aver avuto nulla da mangiare - alla luce delle manipolazioni che si possono fare delle esperienze diventano aspetti interessanti su cui riflettere.

Alcuni potrebbero pensare di attuare soluzioni di vario tipo come fare riforme, ma nella realtà delle cose ci viene da dire che tante soluzioni "sensate" sarebbero fatali per la stabilità della organizzazione specialmente quelle che mettono in discussione l'unità di pensiero e le riforme legate alla direttiva teocratica.
La questione relativa alle esperienze negative è stata affrontata ad esempio in quello che è diventato uno tsunami di denunce relative agli abusi sessuali. Il sistema legislativo di tutti i paesi di questo mondo consentono di poter fare denunce senza che ci sia un testimone. La questione è molto semplice: Come fai a denunciare uno stupro con un testimone? Solo nelle fantasie bucoliche di questi soggetti è possibile uno scenario di questo tipo. Nella totalità dei casi di abusi la vittima è sempre sola. Permettere questo tipo di denunce consente a vittime, che altrimenti sarebbero state lasciate senza giustizia, di far emergere la verità e cercare riparazione ai danni subiti. Questo approccio può rivelarsi cruciale in situazioni in cui le prove materiali sono difficili da ottenere. Inoltre, si tiene conto dell'asimmetria di potere tra la vittima e il presunto colpevole, permettendo alla vittima di farsi avanti senza timore di ritorsioni.

Sarebbe così molto "sciocco" sostenere che la regola dei due testimoni possa essere sempre applicabile perché è Dio che la comanda, senza rendere possibile che una ragazza indifesa e sotto shock possa denunciare una violenza sessuale. Non pensate anche voi?

In un mondo in cui la sincerità e l'integrità sono fondamentali, è sconcertante riconoscere come alcune organizzazioni possano manipolare esperienze al fine di ingannare le persone. Questo triste scenario mette in luce l'importanza di esercitare un giudizio critico e di cercare sempre la verità oltre le apparenze. La fiducia dovrebbe essere guadagnata attraverso la trasparenza e l'onestà, e quando queste vengono messe in discussione, è nostro dovere diffondere consapevolezza e incoraggiare il dibattito informato. Solo attraverso una ricerca accurata e un pensiero critico possiamo sperare di smascherare le manipolazioni e proteggere la nostra capacità di prendere decisioni illuminate e consapevoli.

In momenti in cui la verità viene distorta e le esperienze sono manipolate, mi viene in mente il passo biblico di Proverbi 11:3, che dice: "L'integrità degli uomini retti li guida, ma la falsità dei traditori li distrugge." Questa scrittura ci ricorda l'importanza di rimanere saldi nei nostri principi e di cercare la verità, anche quando le cose sembrano sfuggire al controllo. Mantenendo l'integrità e la ricerca della verità, possiamo affrontare con fiducia situazioni in cui la manipolazione cerca di oscurare la realtà.

domenica 13 agosto 2023

La Verità nell'Interpretazione: L'inganno della Complessità che altera l'Essenza

In questo post tratteremo l’argomento dell’interpretazione biblica e vedremo come questa viene inevitabilmente condizionata dall’ideologia.

L'interpretazione di testi, specialmente quelli di natura antica e religiosa come la Bibbia, spesso può sfociare in un intricato labirinto di sfumature, ciascuna portatrice di significati e possibilità. L'aumento della complessità nell'interpretazione non conferisce automaticamente maggiore veridicità o autenticità all'interpretazione stessa. Elenchiamo una serie di problematiche che nascerebbero con questo approccio sbagliato.
  1.  La Distinzione tra Complessità e Verità: La complessità nell'interpretazione può derivare da una varietà di fattori, tra cui sfondi culturali, sfumature linguistiche e contesti storici. Tuttavia, questa complessità non è in sé garante di verità. Un'interpretazione intricata potrebbe riflettere un'eccessiva lettura tra le righe o una sovrapposizione di bias personali.
  2. La Trappola dell'Esoterismo: Talvolta, l'impulso di attribuire un significato profondo e nascosto a ogni dettaglio può portare a un esoterismo eccessivo. La ricerca di significati celati può distogliere l'attenzione dall'essenza dei messaggi fondamentali contenuti nei testi ebraici e cristiani.
  3.  La Responsabilità dell'Equilibrio: Mentre è legittimo cercare interpretazioni profonde e complesse, è altrettanto importante non perdere di vista la chiarezza e la coerenza fondamentali. Le interpretazioni eccessivamente intricate possono allontanarsi dal contesto originale dei testi e deviare dal messaggio centrale.
  4. L'Onere della Prova: In ambito interpretativo, l'onere della prova incombe su coloro che avanzano interpretazioni complesse e divergenti. La complessità di un'interpretazione non dovrebbe essere usata per giustificare idee controverse o radicali senza un sostegno solido.
  5. L'Umiltà nell'Approccio: L'interpretazione di testi sacri richiede umiltà. È possibile che, nonostante la complessità di un'interpretazione, questa possa risultare errata o basata su presupposti deboli. Riconoscere la possibilità di errore e mantenere un approccio critico è essenziale per evitare la caduta in interpretazioni fuorvianti.
Sebbene a prescindere un interpretazione complessa possa arricchire la comprensione di testi antichi, non deve essere considerata come un indicatore intrinseco di verità. La verità nelle interpretazioni si basa sulla coerenza con il contesto, l'armonia con il messaggio centrale e la capacità di resistere a una valutazione critica. Mantenere l'equilibrio tra profondità e chiarezza, con umiltà e apertura mentale, è essenziale per evitare di perdere di vista l'essenza dei messaggi trasmessi dai testi sacri.

Per capire meglio faremo una applicazione pratica nel passaggio biblico che tutti quanti conoscete di Marco 11:12-25 dove Gesù maledice un fico sterile di frutti. In questo passo Gesù esegue uno dei due miracoli che provocheranno un danno materiale alle cose. L’altro miracolo è quello della legione di demoni che porteranno all’uccisione di una mandria di maiali. Ma oggi tratteremo solo quello del fico maledetto.

C'era un'aura solenne nell'aria mentre il sole sorgeva oltre l'orizzonte, gettando i suoi primi raggi dorati sulla città addormentata di Gerusalemme. Gesù e gli apostoli si spostano da Betania a Gerusalemme. Betania era un villaggio situato a est di Gerusalemme, ed era spesso il luogo in cui Gesù si fermava durante il suo ministero. Era anche il luogo in cui risiedevano Marta, Maria e Lazzaro, suoi amici stretti. Gerusalemme era il centro religioso e politico dell'epoca, nonché il luogo in cui avrebbe affrontato la sua passione, morte e resurrezione. 

Le strade erano ancora umide di rugiada quando Gesù, con il cuore pieno di un'intensa determinazione, si diresse verso un albero solitario lungo il bordo del sentiero:

Marco 11:12,14 12 Il giorno dopo, mentre lasciavano Betània, gli venne fame.+ 13 Da lontano scorse un fico che aveva le foglie e andò a vedere se vi potesse trovare qualcosa. Avvicinatosi, però, non trovò altro che foglie, perché non era la stagione dei fichi. 14 Allora gli disse: “Nessuno mangi mai più frutto da te”.+ E i suoi discepoli ascoltavano.

Bisogna riconoscere che la scena del fico sterile in Marco 11:12-14 può essere vista come un paradosso o una situazione apparentemente contraddittoria. Nel contesto della narrazione, Gesù condanna il fico perché non ha frutti, anche se non era il periodo normale per avere frutti. Questo episodio spesso suscita domande e discussioni in quanto sembra essere un gesto insolito da parte di Gesù. Molte interpretazioni si concentrano sulla simbologia dietro questo atto, piuttosto che prenderlo alla lettera. Ed è proprio questo il modo con cui l’organizzazione risolve questo cortocircuito ideologico. Prendiamo la Torre di Guardia del 1980.

w80 1/3 pp. 16-20 “Fichi” che fanno piacere anche a Dio

Ebbene, Gesù ce l’aveva proprio con quel povero albero? No, si servì di quel fico sterile per illustrare qualcosa. Quel fico rappresentava la nazione d’Israele, a cui Geova aveva mandato suo Figlio per raccogliere frutti sotto forma di sostenitori del vero Messia o Cristo. Quando sotto la guida del sommo sacerdote e di altri capi religiosi, la nazione rigettò Gesù quale rappresentante del regno di Dio, le diverse centinaia di persone che l’avevano effettivamente accettato erano come nulla. Come un albero tassabile che occupava inutilmente il suolo, quel simbolico fico meritava d’essere tagliato, essendo stato maledetto da Dio. (Confronta Deuteronomio 28:15-68). Cinquantun giorni dopo che Gesù fu ucciso come se fosse stato un falso Messia, il “fico”, Israele, fu tagliato, perché Dio portò all’esistenza una nuova nazione, l’Israele cristiano, l’Israele spirituale, onde producesse i frutti del regno. (Matt. 21:43; I Piet. 2:9; Gal. 6:16; Giac. 1:1) Il “fico” abbattuto fu gettato nel fuoco alla distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V.

Quale è il problema di questa interpretazione? Innanzi tutto come avete notato l’organizzazione evidenzia una applicazione metaforica applicando un simbolismo non evidente nell’interpretazione che invece ne da Gesù stesso. Questa interpretazione è davvero complessa da rilevare nel testo biblico. Niente nei passi scritturali in questione lascerebbero indizi che possono arrivare a queste conclusioni. Infatti Marco svela che Gesù analizza l’evento applicandolo “semplicemente” alla natura della fede. Pochi versetti dopo Gesù stesso spiega in questo modo l’evento.

Marco 11:19,2519 Quando si fece tardi, uscirono dalla città. 20 La mattina di buon’ora, mentre passavano, videro il fico già seccato fin dalle radici.+ 21 Pietro, ricordandosene, gli disse: “Rabbi, guarda! Il fico che hai maledetto si è seccato”.+ 22 Rispondendo, Gesù disse loro: “Abbiate fede in Dio. 23 In verità vi dico che se qualcuno dice a questo monte: ‘Sollevati e buttati in mare’, e in cuor suo non dubita ma ha fede che quello che dice accadrà, così accadrà.+ 24 Per questo vi dico: tutte le cose che chiedete in preghiera, abbiate fede di averle già ricevute e le avrete.+ 25 E quando pregate, perdonate qualunque cosa abbiate contro qualcuno, così che anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni le vostre colpe”.+


Come è evidente, Gesù non correla in alcun modo il fico seccato come se fosse un'applicazione metaforica e profetica che rappresenta il popolo di Israele così come l'organizzazione invece da perfettamente per scontato. Lo applica si metaforicamente ma ad un nuovo senso della fede che evidentemente i discepoli non avevano ancora compreso. Ribadiamo: Gesù parla di Fede e di come applicarla alla propria vita e non parla di eventi profetici. Dobbiamo anche considerare che comunque questa interpretazione data da Gesù necessita di essere elaborata e questo potrebbe essere un problema per chi cerca un significato diretto, più avanti vedremo come possiamo risolvere questo problema. 

Alcuni riflettendo su questi versetti non trovano alcuna relazione diretta fra l'interpretazione di Gesù e quella che ne da l'organizzazione si chiedono da dove provengano queste considerazioni che sono evidentemente completamente scorrelate fra di loro? 

Per rispondere questa domanda si deve considerare la religione nel suo insieme e quindi nell'insieme delle credenze che ha stabilito per se stessa e per chi vi vuole aderire. A ben vedere tutto nasce da un doppio salto logico che molti esegeti compiono considerando questo tipo di scritture. Il primo salto è contestuale al racconto della maledizione del fico, che l’evangelista Marco lo incastra volutamente all’interno di un evento chiave che è la cacciata dei mercanti dal tempio. Per farvi capire è come se Marco avesse voluto fare una sorta di sandwich ideologico inducendo il lettore a fare una relazione logica fra il tempio e il fico. In Marco appunto leggiamo che Gesù è davvero deciso e determinato a completare l'opera che era stato mandato, e come tutti quanti voi sapete quando arrivato a Gerusalemme ed entra nel tempio:

Marco 11:15 18 Quando arrivarono a Gerusalemme, Gesù entrò nel tempio e cominciò a scacciare quelli che nel tempio vendevano e compravano, e rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le panche dei venditori di colombe,+ 16 e non permetteva a nessuno di trasportare oggetti attraverso il tempio. 17 E insegnava, dicendo loro: “Non è scritto: ‘La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni’?+ Ma voi ne avete fatto un covo di ladri”.+ 18 I capi sacerdoti e gli scribi lo vennero a sapere e iniziarono a cercare il modo di ucciderlo;+ avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento.+


Questa struttura del ragionamento indotta da Marco porta il lettore a correlare naturalmente la maledizione del fico con il rifiuto che Gesù prova nei confronti della religiosità corrotta rappresentata nel Tempio di Gerusalemme. 

Il secondo salto logico è quello di associare quindi la religiosità corrotta con il rigetto completo di tutto il popolo eletto, che costituisce la base di quella che è definita la Teologia della sostituzione. Questa teologia, è l’applicazione diretta della volontà Dio che toglie l’eredità di popolo eletto ad Israele e stabilisce una nuova alleanza composta dai discepoli di Gesù che porta a ritenere i Cristiani quali unici eredi eletti di Dio. Questa visione del popolo eletto è stata decisamente abbandonata dalla maggior parte delle religioni cristiane, tranne una: i Testimoni di Geova. Come sapete bene, manteniamo questa teoria del popolo eletto e interpretiamo di conseguenza il versetto nel modo come abbiamo visto.

Per farvi capire come invece si potrebbe interpretare questo passo biblico vi riporto un esempio pratico che ho trovato in rete. Ovviamente sono ben lontano dal ritenere questa interpretazione quella definitiva e dal quale prendo le dovute distanze. La inserisco solo per evidenziare come si possa interpretare un versetto in modo decisamente diverso, non essendo condizionati dall’ideologia. In questo brano, Ercole Ferretti, teologo e psicologo, in una suo scritto “I paradossi del vangelo” tenta di ripristinare il senso dell'applicazione originale dando una sua interpretazione che come noterete è molto più vicina al senso dato da Gesù stesso nella spiegazione dell’evento.

Una cosa è evidente: la conclusione dell’episodio. Il paradosso della fede. Non è una regola automatica. E’ l’esperienza che ce lo insegna. Essa è, infatti, una comunicazione paradossale. Quasi tutti abbiamo sperimentato che qualche volta abbiamo desiderato intensamente una cosa, un fatto, un evento e questo è accaduto. Magari non immediatamente, ma nel tempo. Rientra nel campo esperienziale senza che ci possa essere una spiegazione razionale. E’ avvenuto e basta. Oppure non è avvenuto. E’ il paradosso dell’ottimismo contro il pessimismo. Per vivere bene, anche in mezzo al disastro più grave, sia fisico che psicologico è sempre meglio un atteggiamento positivo che negativo. E’ questo il paradosso evangelico.3 Credere, anche se fosse una illusione, è sempre meglio che non credere. E’ vero che il fico si è seccato? Nel caso, era colpa del fico se a ridosso della Pasqua, è questo il contesto dell’episodio, cioè a inizio primavera, ancora non aveva i frutti? E’ chiaro che no. E quindi è chiaro l’insegnamento paradossale: per comportarsi bene e per credere nell’impossibile non esiste un tempo. Bisogna sempre comportarsi bene e sperare nel bene degli eventi. Non esistono scuse!


Guardate come invece viene interpretato Marco 11:22 dall'Expositor's Greek Testament

Marco 11:22 . ἔχετε πίστιν , abbi fede . I pensieri di Gesù qui prendono una svolta in una direzione diversa da quella che avremmo dovuto aspettarci. Cerchiamo spiegazioni sul vero significato di un'azione apparentemente irragionevole, la maledizione di un fico. Invece, si rivolge al tema della fede necessaria per compiere azioni miracolose. Può essere che la tradizione sia in errore qui, collegando parole autentiche del Maestro sulla fede e la preghiera con un'occasione relativamente inadatta? 

In conclusione, l'avventura dell'interpretazione delle scritture ci spinge a riflettere sull'importanza di una prospettiva equilibrata. Mentre è innegabile che la complessità possa arricchire la nostra comprensione, non dobbiamo dimenticare che la vera essenza delle scritture risiede nella loro semplicità e chiarezza. L'obiettivo non dovrebbe essere quello di costruire intricate e contorte interpretazioni, ma piuttosto di scorgere la profonda saggezza e la guida spirituale che possono essere colte attraverso messaggi fondamentali. Abbracciare la chiarezza senza rinunciare alla profondità è la chiave per cogliere la vera bellezza e il significato intrinseco delle scritture, aprendo la porta a un'autentica connessione con la spiritualità e la verità che esse trasmettono.

         


domenica 6 agosto 2023

Navigando nella vita: L'Importanza di un Metodo per Comprendere la Realtà

Nel post precedente, abbiamo esaminato la figura di Galileo Galilei, un luminare del passato, prendendo spunto dalla sua vita per approfondire un tema rilevante per questo blog: la nuova posizione che coloro che si sono allontanati dall'organizzazione devono inevitabilmente affrontare.

Galileo riveste un ruolo chiave in questo argomento perché si è sforzato, più di chiunque altro, di dare alla Bibbia il giusto valore e significato. Tuttavia, nel post ho utilizzato il termine "deresponsabilizzare" in riferimento alle Sacre Scritture, il quale, a una rilettura, potrebbe essere interpretato in modo diverso da come avrei voluto.

Voglio chiarire che la mia intenzione era quella di sottolineare che Galileo, durante la sua vita, è stato importante non solo per le scoperte che hanno confermato il sistema copernicano del cosmo, ma anche perché ha segnato una netta separazione tra il mondo "moderno" e quello antico, introducendo il cosiddetto "metodo scientifico", di cui lui è stato uno degli autori o, meglio, scopritori.

Ma in cosa consiste questo metodo scientifico? Il metodo scientifico è un approccio sistematico alla ricerca della verità, basato sull'osservazione, l'analisi, l'interpretazione dei dati e l'elaborazione di ipotesi verificabili. Esso ha aperto la strada al progresso scientifico, consentendo a Galileo e ai suoi successori di fare scoperte straordinarie sul funzionamento del nostro universo.

In una lettera a Gallanzone Galileo spiegò in modo chiaro che la quantità di credenze che gli antichi filosofi avevano era il risultato di un procedimento analitico che non era comprovato da prove concrete. In una sua lettera ad un amico e scienziato disse riguardo alla natura della luna.


«Hanno sin qui la maggior parte dei filosofi creduto che la superficie [della Luna] fosse pulita tersa e assolutissimamente sferica, e se qualcuno disse di credere, che ella fusse aspra e muntuosa fu reputato parlare più presto favolusamente, che filosoficamente. Ora io questo istesso corpo lunare [...] asserisco il primo, non più per immaginazione, ma per sensata esperienza e necessaria dimostrazione, che egli è di superficie piena di innumerevoli cavità ed eminenze, tanto rilevate che di gran lunga superano le terrene montuosità.»

(G. Galilei, Lettera a Gallanzone Gallanzoni, 1611)

In questa lettera, si discute di una "sensata esperienza" e di una "necessaria dimostrazione", elementi che costituiscono l'inizio del metodo galileiano. Il suo obiettivo era descrivere non solo gli eventi in sé, ma anche il "modo" con cui arrivava a tali conclusioni, un metodo che ha influenzato il progresso scientifico mondiale fino ai giorni nostri.

Prima di Galileo, le concezioni sulla natura della Terra e del cosmo erano state tramandate oralmente da antichi filosofi, i quali presumevano in un certo modo la natura di questi elementi senza offrire prove o verifiche delle loro affermazioni. Tuttavia, queste idee, per quanto affascinanti, si sono rivelate completamente errate. La natura del cosmo non era come era stata interpretata fino a quel momento: il sole non girava intorno alla Terra, non esisteva un cielo "di sopra" e uno "di sotto", e le stelle fisse non erano attaccate alla volta celeste; persino la Luna non era una sfera perfetta.

L'importanza del metodo scientifico risiede nel fatto che, senza di esso, si possono solo formulare ipotesi, ma solo attraverso il metodo si possono provare e sostenere la veridicità di tali ipotesi. Un approccio metodico ci permette di ottenere dati verificabili e di dimostrare in modo accurato le nostre affermazioni. È attraverso il metodo che siamo in grado di costruire una comprensione solida e affidabile del mondo che ci circonda.

Perché la questione del metodo è importante? Senza un metodo adeguato, ci limitiamo a formulare ipotesi senza poterle provare o sostenere con evidenze concrete. Questo può portare a credenze infondate, basate più sulla convinzione che sulla verità. La Bibbia, come fonte di conoscenza spirituale, richiede un approccio ponderato e un'interpretazione adeguata, così da poterne ottenere il massimo beneficio, riconoscendo il suo valore come dono di Dio all'umanità.

Quando ci rivolgiamo a un pubblico con esperienze legate ai Testimoni di Geova, è importante usare parole accurate per esprimere critiche. Il termine "deresponsabilizzare" la Bibbia è stato utilizzato per sottolineare un problema emerso nell'organizzazione riguardo all'eccessiva enfasi posta sulle interpretazioni rigide e poco coerenti delle Scritture. Questo può essere stato causato dalla mancanza di un metodo analitico adeguato e dalla mancanza di una "sensata esperienza" e "necessaria dimostrazione" nella comprensione dei testi biblici.

Le conseguenze di credere in interpretazioni errate possono non sembrare immediate o fatali da un punto di vista pratico. Tuttavia, una comprensione distorta delle verità spirituali può avere un impatto negativo sulle vite delle persone a lungo termine. Credere in inesattezze può portare a interpretazioni errate della fede e a decisioni basate su presupposti sbagliati.

Riflettiamo: da un punto di vista pratico, continuare ad immaginare che il sole giri intorno alla terra e pensare che questa sia la verità potrebbe senza dubbio non creare alcun disagio a una persona. Credere ad una falsità non si muore e non si viene puniti dal cielo almeno non istantaneamente. Allo stesso modo, nessuno muore se qualcuno si convince che dal 1914 Gesù regna in cielo, e di conseguenza nessuna religione crolla e si distrugge se fa diventare queste cose dogmi religioso.

Detto questo però, con un metodo analitico rigoroso tutti questi ragionamenti come il “1914” la “santità del sangue”, “santità del corpo direttivo” si riesce a capire bene che sono il risultato di bias logici banali facilmente dimostrabili. Questi dogmi sarebbero stati esclusi sin dalla loro nascita se ci fosse stato un metodo coerente e corretto di analisi delle scritture e non avrebbero mai alimentato un sistema teocratico che invece sfrutta proprio questi bias per ottenere consenso.

Quindi più che deresponsabilizzare direi meglio “dare la giusta responsabilità" alla Bibbia, con il suo uso corretto e non strumentale.

Vi faccio un esempio di uso strumentale che ho considerato di recente in uno studio biblico: in Matteo 25:46 leggiamo:

“Questi [i capri] andranno allo stroncamento eterno, ma i giusti alla vita eterna”

Avete anche voi notato l’uso strano del termine “stroncamento”? Non vi è mai sembrato anomalo? Il termine “stroncamento” ha un significato di rottura fisica di un oggetto e non è applicabile ad un soggetto animale come il capro. Solo nella fantasia del traduttore gli animali si stroncano e infatti la scrittura non è lineare nel suo significato. Ora se andate al greco il termine con cui è stato tradotto è “kolasin” tradotto significa “pena” “punizione” “tortura”.


4
2532  [e]
46    Kai
46    Καὶ
46    E
46    Cong
565  [e]
apeleusontai
ἀπελεύσονται
andrà via
V-FIM-3P
3778  [e]
houtoi
οὗτοι
questi
DPro-NMP
1519  [e]
eis
εἰς
in
Prep
2851  [e]
kolasin
κόλασιν
punizione
N-AFS
166  [e]
aiōnion
αἰώνιον   ;
eterno
Adj-AFS
3588  [e]
hoi
οἱ
 - 
Arte-NMP
1161  [e]
de
δὲ
ma
Cong
1342  [e]
dikaioi
δίκαιοι
il giusto
Adj-NMP
1519  [e]
eis
εἰς
in
Prep
2222  [e]
zōēn
ζωὴν
vita
N-AFS
166  [e]
aiōnion
αἰώνιον   .
eterno
Adj-AFS



















Come viene tradotta la scrittura di Matteo in tutte le bibbie di questo mondo?


“Questi [i capri] andranno alla pena eterna, ma i giusti alla vita eterna”

Che è decisamente molto più chiaro ed evidente il senso. Gesù vuole condannare i capri ad un destino di punizione eterna ma nella metafora. Ora ovviamente avete già capito dove voglio arrivare ma rimanete un attimo qui. Analizzando il termine in questione nella nota di Bible hub relativo al termine “Kolasin” notiamo che nella bibbia viene utilizzato due volte anche in 1 Giovanni 4:18

κόλασιν (kolasin) — 2 Occurrences

Matthew 25:46 N-AFS
GRK: οὗτοι εἰς κόλασιν αἰώνιον οἱ
NAS: into eternal punishment, but the righteous
KJV: everlasting punishment: but
INT: these into punishment eternal
1 John 4:18 N-AFS
GRK: ὁ φόβος κόλασιν ἔχει ὁ
NAS: involves punishment, and the one who fears
KJV: fear hath torment. He that feareth

INT: the fear torment has he who


Come potete notare dalle indicazioni del sito ribadisco le principali traduzioni bibliche NAS KJV e INT usano il significato della parola tradizionalmente conosciuto “punizione” “tormento”. Ora giusto per curiosità sono andato a vedere la scrittura 1 Giovanni 4:18. Per chi fa ricerche bibliche è importante fare un parallelismo dell’uso dello stesso termine in altre parti della bibbia, perché aiuta a capire meglio il significato della parola in vari contesti. Abbiamo visto le traduzioni del versetto e abbiamo fatto una interessante scoperta.La NT traduce così 1 Giovanni 4:18:


18 Nell’amore non c’è timore;+ anzi, l’amore perfetto scaccia via il timore, perché il timore ci frena. In realtà, chi ha timore non è stato reso perfetto nell’amore.+


Nel versetto in questione, la parola greca "κόλασιν" (kolasin) è stata tradotta in modo diverso in italiano e in inglese, generando alcune osservazioni sulle scelte linguistiche adottate.

L'uso del termine "ci frena" per tradurre "κόλασιν" in italiano lo possiamo considerare inappropriato e un po' azzardato. La parola "frenare" potrebbe essere adatta in contesti come un Pit Stop di Formula 1 o in un'officina meccanica, ma sembra fuori luogo nell'ambito di un'adunanza cristiana o nel contesto della "punizione" o "pena" che il termine greco può implicare. La critica che facciamo riguardo all'utilizzo del termine "frenare" evidenzia la difficoltà di tradurre precisamente e appropriatamente un termine con sfumature diverse in contesti diversi.

La verisone inglese della NT "κόλασιν" è stato tradotto come "restrain us", che in italiano significa "ci trattiene". Questa traduzione sembra essere considerata più coerente di "ci frena", ma il punto principale rimane che "κόλασιν" in greco ha un significato di "punizione" o "pena", e questo anche in questo caso non sembra essere riflesso accuratamente nella traduzione in italiano o in inglese.

In sintesi, il testo critica la scelta di traduzione del termine "κόλασιν" in italiano, sostenendo che "ci frena" e "ci trattiene" non catturano pienamente il significato di "punizione" o "pena" che il termine greco comporta. Sottolinea l'importanza di utilizzare traduzioni precise e appropriate per preservare il significato originale dei testi biblici.

Per ironia quindi anche la scrittura di Giovanni 4:18 diventerebbe molto più chiara se fosse utilizzato il termine corretto fra l’altro poi usato da tutte le bibbie di questo mondo. Nella scrittura si parla di timore che ci frena ma il greco spiega che il timore avviene a causa della punizione. La traduzione della NR 94 dice allo stesso versetto:


1 Giovanni 4:18

Nell'amore non c'è paura; anzi, l'amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi chi ha paura non è perfetto nell'amore. 


Castigo è un ottimo termine che sostituisce pena o punizione non vi pare? Ma chiediamoci: Perché questa soppressione del termine Koleios dalla bibbia? 


Per un interprete che conosce il mondo religioso è molto facile arrivare alla conclusione che nella NT redatto dai testimoni di Geova si vuole evitare l’utilizzo del termine punizione perchè nella scrittura di Matteo lascerebbe intendere che sia plausibile l’inevitabile esistenza di una anima tormentata per l’eterno. 

Ma questo intendimento da cosa è dato? Semplicmente dal metodo sbagliato teocratico di lettura biblica. Solo nella superficialità dei senso letterale si può pensare che Gesù in questo passo confermi l’esistenza di un inferno di tormento. Ma solo con la stessa superficialità si può pensare di cambiare il senso letterale della parola per non lasciare interndere quello che l’ideologia della religione non vuole lasciare intendere. Gesù infatti sta facendo una parabola e la pena eterna è contestuale alla parabola non allo stato dell’anima della metafora dei capri, giustificare l’esistenza di un mondo di punizione a vita è un evidente applicazione impropria della scrittura e delle parole di Gesù. 


Se volete sorridere ho chiesto all’IA di darmi la sua interpretazione su questo aspetto specifico. Abbene si l’IA ha la capacità di dare valutazione di questo tipo ho chiesto infatti a lei:


Perchè i Testimoni di Geova traducono in Matteo 25:46 la parola "punizione" con “stroncamento”? 


Ecco l’inevitabile risposta che darebbe una persona ragionevole.


I Testimoni di Geova utilizzano la loro traduzione della Bibbia, chiamata "Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture" (TNM), che è stata prodotta dalla Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania, l'organizzazione centrale dei Testimoni di Geova. La TNM è stata pubblicata in varie edizioni, e alcune parole o espressioni possono essere state modificate o aggiornate nelle diverse edizioni a seconda del contesto e della comprensione degli studiosi delle Scritture.

Nel caso specifico di Matteo 25:46, è possibile che nella versione TNM, la parola "punizione" sia stata tradotta con "stroncamento" per enfatizzare l'idea di un'azione decisa o drastica da parte di Dio riguardo alla destinazione finale delle persone (vita eterna o condanna eterna). La scelta delle parole può essere influenzata dalla teologia e dall'interpretazione specifiche dei Testimoni di Geova riguardo alla dottrina dell'annientamento (ossia, la credenza che gli empi non siano destinati ad un tormento eterno, ma vengano piuttosto distrutti in modo permanente).


Siamo onesti, non abbiamo di certo bisogno dell’IA per comprendere che siamo davanti ad un piccolo esempio di come l’ideologia religiosa può modificare il senso della scrittura. Non vi pare?


Attenzione perché, come avrete notato, qui non siamo di fronte ad una ingenuità letteraria. Ma ad un tentativo di stortura delle scritture che però dimostra “la capacità” di essere analitici e di sviluppare un approccio che è volto più a salvaguardare l’ideologia di questa organizzazione più che il senso letterale delle sacre scritture. Così come un ladro che fa un furto in banca dimostra di non essere uno stupido superando tutte le barriere protettive per raggiungere la cassaforte, allo stesso modo anche questa organizzazione dimostra di non essere stupida quando esegue queste manovre utilizzando le sacre scritture come strumento persuasivo.


Ora ci piacerebbe dire che la religione è un laccio e una truffa. Ma per un momento evitiamo di arrivare alla conclusione di essere davanti a persone malintenzionate. Diamo per scontato che siamo davanti ad una organizzazione sincera e che credono veramente che questo sia il modo giusto di maneggiare la parola di Dio.

 

Se siamo davanti alla sincerità da che cosa provengono queste idee non corrette? Cerco di spiegarmi meglio, molti che sono diventati consapevoli si chiedono: visto che le capacità di analisi esistono e ci hanno convinto, perchè le conclusioni, quelle più importanti, come la venuta del Cristo sono sbagliate? 


Per capirlo possiamo usare una scrittura biblica che tutti quanti conoscono. E’ Gesù stesso che ci indica il metodo cristiano per non fare errori di questo tipo.


In Luca 6:46 Leggiamo


46 “Perché allora mi chiamate ‘Signore! Signore!’ ma non fate le cose che dico?+ 47 

Chiunque viene da me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi dirò io a chi è simile:+  48 è simile a un uomo che nel costruire una casa scavò e andò in profondità e pose le fondamenta sulla roccia. Poi ci fu una piena e il fiume investì quella casa, ma non riuscì a farla vacillare, perché era stata costruita bene.+ 49 D’altra parte, chi ascolta e non fa niente è simile a un uomo che costruì una casa senza le fondamenta. Quando il fiume la investì, la casa immediatamente crollò, e fu distrutta completamente”.


In questa scrittura, Gesù ci fornisce una preziosa indicazione che ci spinge a prendere i suoi insegnamenti a cuore. Egli ci insegna che i suoi insegnamenti non sono semplicemente una casa, ma il fondamento solido su cui costruire la nostra dimora spirituale. Questa dimora sarà il rifugio dalle tempeste ideologiche che affliggono il mondo, inclusa questa organizzazione religiosa.

Applicando questo insegnamento alla nostra vita, comprendiamo che Gesù ci invita a ragionare con intendimento, basandoci sulla "sensata esperienza" e sulla "necessaria dimostrazione". In questo modo, possiamo fondare la nostra fede sulla solida roccia della verità, evitando espedienti letterari o manipolazioni delle Scritture che indeboliscono la nostra fede invece di rafforzarla.

È fondamentale riconoscere che sono le azioni di coloro che hanno fatto dell'ideologia il loro "vitello d'oro" a minare la fede delle persone, non chi mette in luce tali problematiche. La responsabilità di dare risposte e mantenere una fede autentica ricade su coloro che guidano l'organizzazione religiosa, non sugli "apostati" o su chi critica con buone intenzioni.

In un mondo ideale il dialogo aperto e sincero tra coloro che hanno dubbi e coloro che guidano la fede può davvero essere un'opportunità per crescere insieme nella comprensione e nella ricerca della verità. Solo così sarebbe davvero possibile sperare di costruire una fede più profonda e significativa nella nostra vita spirituale.

Il metodo è la soluzione dei problemi?


Così come il fondamento garantisce che la casa stia in piedi, l'utilizzo del metodo corretto non ci da soluzioni, ma è condizione necessaria per capire e gestire il mondo che ci circonda:


  • Ci aiuta a risolvere problemi complessi che sono in apparenza non risolvibili. Ricordate il bimbo conteso dalle due donne davanti al re Salomone e la condanna scioccante di dividere in due il bambino? ( 1 re 3:23,27)
  • Ci aiuta a discernere le cose da valutare importanti e escludere quelle inutili. (Matteo 6:33)
  • Ci aiuta ad approfondire ed analizzare tutti gli aspetti di una vicenda in modo realistico e ragionevole (1 Cor 13:11)
  • Ci siamo aiuta a valutare i pro e i contro di una situazione e aumentare la consapevolezza e il discernimento. (Filippesi 4:8)
  • Ci aiuta con una visione generale delle cose a risolvere i conflitti e le discordanze e a capire meglio il significato biblico (2 Timoteo 3:16)
  • Ci aiuta a sviluppare nuove idee e nuovi modi di pensare per affrontare meglio una situazione, non accontentandoci dell’abbiamo sempre fatto così. (Isaia 43:18,19)
  • Ci aiuta ad allenarci nel ragionamento per migliorare costantemente le nostre facoltà. Le capacità analitiche si affinano come i muscoli del corpo solo faticando sopra le complessità della vita. (Ebrei 5:14) 
  • Ci aiuta a tenere in considerazione il fatto che siamo persone umane e rendere il più possibile coerenti i ragionamenti. ( 1 Cor 13:11,12)
  • ed infine ci aiuta ad esempio ad evitare di abbracciare pensieri tossici dei complottisti. ( 1 Giov 4:1)
Questa organizzazione si è basata su tali pensieri, e molti sono stati affascinati da essa.

Tuttavia, la naturale predisposizione dell'organizzazione a costruire una visione distorta del mondo e del sistema favorisce il pensiero tossico complottista. Alcuni membri dell'organizzazione possono nutrire l'idea che esistano lobby segrete che tramano nell'ombra per ottenere vantaggi a spese dell'umanità.

L'entità del male, basata sull'idea di un essere occulto che complotta per allontanare le persone da Dio e distruggere l'organizzazione, esercita un notevole impatto sulle vite delle persone coinvolte, specialmente dei membri stessi dell'organizzazione. Cosa ne pensate di questa prospettiva?

In effetti, l'organizzazione sembra utilizzare un approccio strumentale che sfrutta il naturale sentimento di paura presente in tutti noi, al fine di fidelizzare le persone e mantenerle sotto controllo. In pratica, sembra che sfrutti la paura del controllo per ottenere un maggiore controllo. Un approccio ingegnoso, se ci riflettiamo attentamente.

Da un punto di vista pratico, alcuni membri potrebbero sorridere di fronte alla richiesta di firmare un documento sulla privacy, quando in passato l'organizzazione ha gestito i dati privati come il macellaio usa la carne per fare le salsicce.

Ma dell’organizzazione non ci curiamo ci sarà qualcuno che si preoccuperà di lei a suo tempo e debito noi adesso siamo preoccupati di ristabilire la nostra spiritualità in un modo più ragionevole e concreto e per fare questo abbiamo imparato che ci serve un metodo. Anche perchè è quello che ci comanda Gesù e che Dio stesso vuole per difenderci dalle menzogne e liberarci anche dalla paure tossiche di questo sistema. Avere un metodo corretto ovviamente non eliminerà il sentimento della paura, ma ci permette di gestirla e vivere in modo consapevole, dandoci anche gli strumenti per liberarci dalle catene mentali di questa organizzazione.


Cari amici, vi incoraggio così a coltivare sempre un metodo analitico di ragionare corretto, poiché esso vi guiderà sulla strada della saggezza e della comprensione. Come affermato in Proverbi 3:5-6 (TNM): 'Confida in Geova con tutto il tuo cuore e non fare affidamento sulla tua prudenza. Riconoscilo in tutte le tue vie, e lui renderà diritte le tue strade.' Quando applichiamo una mente critica alla ricerca della verità e ci affidiamo a Dio per la sua guida, otteniamo una visione chiara e una prospettiva ben fondata. Che questa preziosa Scrittura sia una luce sulla vostra strada mentre crescete nell'analisi e nell'approfondimento della conoscenza. Che Geova vi benedica e vi accompagni in ogni passo del vostro viaggio verso la verità e la comprensione. Amen.