venerdì 31 maggio 2019

Informe e deserta (Tòhu wavòhu)



La terra era "informe e deserta" (Genesi 1:2) Il secondo versetto del primo capitolo della Genesi contiene la frase più misteriosa dell’intero brano. Di solito essa viene tradotta con la terra era informe e deserta. In ebraico suona così: weha-àrets haietà tòhu uavòhu. Il problema non è posto dalla prima parola – weha-àrets – che significa “e la terra” e neppure dalla seconda – haietà – un verbo che corrisponde più o meno al nostro passato prossimo o passato remoto, ma che di solito viene tradotto, per comodità, con un imperfetto: era.

L’espressione più enigmatica è indubbiamente tòhu uavòhu che è presente anche nel libro del profeta Geremia, vissuto negli ultimi e drammatici anni del regno di Giuda, poco prima della distruzione di Gerusalemme e della deportazione in Babilonia. L’esperienza dell’esilio viene paragonata dal profeta ad un vero e proprio ritorno al caos primordiale, come esso viene descritto in Genesi 1:2 Guardai il paese, ed ecco, era vuoto e desolato. Osservai i cieli, e non davano più luce.” (Geremia 4:23). Evidentemente, per il profeta, il ritorno al caos è una minaccia costante che pende non solo sul pianeta terra, ma anche su nazioni e individui …

Tuttavia, in Geremia si parla di un paesaggio brullo e deserto, mentre nella Genesi si descrive un caos acquatico, ben indicato dalle frasi seguenti del secondo versetto. Tòhu wavòhu indicherebbe perciò qualcosa che non ha forma perché totalmente ricoperto dalle acque.

Tuttavia, il mistero di questa espressione non viene esaurito da questa spiegazione. Tant’è che i rabbini interpretavano questa frase come il grido del mostro degli abissi: toù uavoù, toù uavoù … un grido sinistro e tetro, proveniente da profondità che non sono solo quelle dei mari, ma che rappresenta anche le nostre peggiori paure. Quelle paure radicate in un mistero che travalica i confini dell’umano e sfocia nel mondo sinistro del caos.

Dopo questa considerazione su Genesi 1:2 e Geremia 4:23 non credete descriva la condizione del paese desolato e senza luce del "popolo di Geova"? Troppo pessimista?



giovedì 30 maggio 2019

Lo affrontai di persona

“Lo affrontai di persona” è il tema del discorso iniziale dell’adunanza infrasettimanale in programma nella settimana del 27 Maggio 2019. 


Si basa sull’episodio raccontato dall’apostolo Paolo in Galati 2:11-14 

Pietro sapeva benissimo che Dio non è parziale, anni prima con una visione gli aveva fatto capire di non considerare impure le cose a prescindere, se era evidente che Dio stesso le aveva purificate. Lo stesso valeva per le persone. Questo lo preparò ad incontrare Cornelio un gentile e pure soldato che Gesù dimostrò di approvare ancora prima che fosse battezzato, mandando lo spirito santo. Alla faccia di chi credeva che l’approvazione divina fosse prerogativa esclusiva dei giudei e dei loro rituali.   

A distanza di molti anni Pietro ad Antiochia sembra aver capito la lezione difatti sta in compagnia di cristiani non giudei. O forse no? 
Quando arrivarono certi ebrei da Gerusalemme, evidentemente per timore degli uomini, Pietro si separò dai non ebrei, agendo così contrariamente a quanto Gesù stesso aveva indicato. La sua condotta ipocrita portò altri tra cui Barnaba a seguire lo stesso comportamento. E’ palese che questo modo di fare andava contro lo spirito cristiano e danneggiava delle persone in un certo senso più deboli, oltre che la nascente comunità cristiana. 
Paolo è pubblicamente, ed in modo molto diretto, costretto a correggere Pietro e fa bene a farlo. 

Quali lezioni trarne come indica la guida per l’Adunanza? 

1)Dobbiamo essere coraggiosi (w18.03 31-32 par. 16). 
2)Il timore degli uomini è una trappola (it-2 479 par. 1). 
3)I servitori di Geova, inclusi i fratelli che hanno incarichi di responsabilità, non sono perfetti (w10 15/6 17-18 par. 12). 
4)Dobbiamo continuare a impegnarci per eliminare qualunque tipo di pregiudizio sia radicato in noi (w18.08 9 par. 5). 

Tutti aspetti condivisibili se non fosse che all’atto pratico i riferimenti accanto ad ogni punto finiscano per snaturare le conclusioni che se ne potrebbero trarre. 

Al punto 1 la Torre di Guardia citata spiega che i coraggiosi devono essere gli anziani quando danno consigli, gli altri, i fratelli in generale devono solo essere umili ed accettarli per rendere loro più facile il darli. 

Al punto 2 si fa giustamente notare il pericolo del timore dell’uomo, un vecchio problema per Pietro che dopo aver rinnegato Gesù a causa di questo timore, dopo circa 20 anni ancora non aveva risolto il problema e non per paura dell’arresto ma per la semplice paura dell’opinione degli altri. 

Il punto 3 invita a non sorprendersi della presenza di errori tra l’organizzazione di Dio ma nei paragrafi dei riferimenti e anche quelli successivi si capisce che l’obiettivo è stoppare le critiche. Una sorella racconta che prega per chi si comporta male perché Geova vuole che i suoi servitori vadano d’accordo. Il messaggio e che sugli errori bisogna “metterci una pietra sopra”. 

Il punto 4 evidenzia che si potrebbe avere pregiudizio anche senza rendersene conto, aggiungo che questo episodio dimostra che Pietro nonostante il tempo e l’esperienza di Cornelio non aveva lavorato sulla sua personalità, era rimasto sostanzialmente un razzista. 

Cosa non dice questa parte che invece avrebbe dovuto se trattata in modo onesto e completo?   

Ad esempio che come l’apostolo Pietro, oggi molti anche in posizioni elevate nell’organizzazione mantengono impunemente alcuni pregiudizi sui fratelli. Molti discorsi durante le visite di zona dei membri del Corpo Direttivo contengono battute infelici che lo dimostrano, ad esempio quella di Morris quando in Italia ci aspettavamo la pubblicazione della ultima versione della Traduzione del Nuovo Mondo, ci invitò a consolarci mangiandoci un cannolo o le battutine costanti sul fatto che ci piace mangiare. Ma se ne potrebbero citare di peggiori. 

E’corretto non meravigliarsi della presenza di comportamenti errati nell’organizzazione ma a volte non basta girarsi dall’altra parte o pregare e basta, solo per non turbare la quiete. Se siamo noi diretti testimoni di un problema, se non si tratta di una semplice opinione personale, se sono implicati dei principi o si commettono abusi sui più deboli non si può “lasciare la cosa nelle mani di Geova”, come l’apostolo Paolo si deve intervenire. 

E qui arrivano le altre due lezioni, evitare il timore dell’uomo e avere coraggio. 
Pietro era stato con Gesù, era apostolo da più tempo di Paolo, aveva quella che chiameremmo esperienza maggiore, Paolo si poteva chiedere: che faccio lo dico o non lo dico? 
Se avesse avuto timore o tenuto conto della posizione nell’organizzazione sarebbe rimasto in silenzio, anche noi potremmo trovarci a dover fare una simile scelta davanti a chi ha apparentemente un’esperienza maggiore o una posizione più alta. 

Inoltre Pietro ci viene detto facesse parte del Corpo Direttivo di Gerusalemme, ammesso che esistesse un organismo del genere a quel tempo, Paolo si sarebbe potuto chiedere: lo riprendo o no un membro del Corpo Direttivo? Si può fare? Visto la posizione che occupa me la farà pagare? 
In fondo se Gesù lo ha messo lì ci penserà lui a risolvere la questione. 

E invece no! Coraggiosamente intervenne con una correzione pubblica e diretta perché quella serviva.  
Attenzione quindi a non idolatrare le persone “importanti”, attenzione a non trovare alibi per non fare il nostro dovere. Lasciare le cose nelle mani di Geova in questo caso non sarebbe stato un atto di fede ma l’alibi dei vigliacchi. Le mani di Geova potrebbero essere le nostre quando vediamo un problema in congregazione e possiamo e dobbiamo “affrontarlo di persona”. Paolo lo insegna. 

E Pietro, membro del Corpo Direttivo, si prende la sua riprensione pubblica senza inventarsi che quelle erano false notizie e bugie sul suo conto raccontate dai nemici del cristianesimo fatte girare in una falsa lettera ai Galati. Umilmente si prende la sua brutta figura e zitto! 

Anche lui a modo suo affrontò il problema di persona. 

Chissà se da qualche parte qualcuno in adunanza tutto questo lo avrà detto... 

GAMMA

martedì 28 maggio 2019

I beneficenti

Salve ragazzi

Parliamo ancora una volta della scrittura del giorno di oggi. Bene come di consueto invito tutti alla lettura e poi dopo ne faremo il commento.
La scrittura è quella di 1 Cor 14:25

“Dio è con voi.”

Scrittura particolarmente autocelebrativa che viene utilizzata spesso nei discorsi che vogliono motivare la fratellanza, per dare un senso alle cose che si fanno.

Parliamo però della scrittura del giorno perché è uno degli argomenti che spesso vengono trattati nelle famiglie e nei discorsi a vario titolo però sempre con un certo scopo. Il tema è quello relativo degli aiuti umanitari e che come avrete sicuramente visto è diventato l’area di scontro ideologico anche nel panorama politico non solo nazionale, ma internazionale.

Notate nel commento si fa esplicito riferimento al fatto che le relazioni che si stabiliscono con queste persone che sono oggetto di questi terribili flussi migratori non devono essere “economiche”. Questo mi ricorda molto gli slogan dei nostri politici nostrani quando spesso ripetono “aiutiamoli a casa loro”. Il commento ci dice:

“È importante dire subito che siamo Testimoni di Geova e che il nostro principale obiettivo è di aiutarli spiritualmente, non a livello economico”

Questo approccio è un po’ quello che si è universalmente consolidato nel tempo. L’organizzazione non fa opere di carità sociale e questa diventa un po’ la stessa posizione di tutti i fratelli.  In un certo senso posso anche capirlo, questo meccanismo che genera nominati Sorveglianti Beteliti tutti quelli che hanno fatto voto di povertà, in genere vivono di sussidi e di assistenzialismo per tanti motivi è difficile avere la capacità di immaginare un prossimo che sia più nel bisogno di noi. Lo capisco ma capisco meno quando questo diventa una omologazione comportamentale.

Questi porta ad una serie di conseguenze quantomeno discutibili. Dietro al fatto che si vive di assistenza le opere di beneficenza sono in genere bandite io ad esempio ogni tanto faccio piccole donazioni ad associazioni benefiche di vario genere. Sono però costretto a non condividere questa esperienza che verrebbe subito considerata come divergente e mi causerebbe più ostracismo di quello che già non attuano. La prova di questo modello di pensiero l’abbiamo nella parte finale del commento.

“I fratelli li trattarono come se fossero parte della loro famiglia e diedero loro ospitalità, cibo, vestiti e dei soldi per pagare i loro piccoli spostamenti. Chi mai potrebbe accogliere degli estranei in casa propria solo perché adorano lo stesso Dio? Solo i Testimoni di Geova!”

Ecco, come si può notare c’è anche in questo caso una procedura di normalizzazione delle attività benefiche. Il messaggio è molto bello per l’efficacia, riesce a dare l’illusione che abbiamo una organizzazione  caritatevole, ti fa credere che lo siamo anche noi  e se non l'abbiamo ancora capito ci insegna come fare.
Insomma prima di applicare la scrittura di Giovanni 13:35 utilizzata come prova dell’amore nell’organizzazione, bisognerebbe  rispondere alla domanda che fece Gesù in Luca 10:29
“Chi è il mio prossimo?” e poi leggere la parabola che segue.  Corrisponde con le opere caritatevoli del commento?

Pace e prosperità a tutti


domenica 26 maggio 2019

La tribolazione della carne

Oggi abbiamo un commento che si commenta da solo. La scrittura è quella piuttosto nota di I Cor 7:28 che diciamo è un po' la scrittura chiave utilizzata nella maggioranza delle visite pastorali per le coppie in difficoltà.

"Quelli che si sposano avranno tribolazione nella loro carne"

In questo caso non si può fare a meno di notare che il commento applica questa scrittura ad un aspetto diverso e che non è legato alle difficoltà relazionali della coppia. Invito però i lettori prima di continuare a leggersi la scrittura del giorno.

Come avete notato si parla della nascita di un bambino ed è inevitabile il connubio del concetto "tribolazione nella loro carne" con il concetto "nascita di un bambino". Voi capite bene che questa scrittura letta da un giovane innesta un particolare pensiero che potrebbe influenzarlo nella vita all'interno della congregazione.


  • Il timore dei problemi di salute della gravidanza, 
  • l'impatto economico sia a breve che a lungo termine, 
  • il neonato assorbe gran parte del tempo della mamma 
  • Le relazioni coniugali saranno compromesse, 
  • Entrambi avranno nuove e moltiplicate responsabilità.


Voi capite che con un elenco così nefasto è difficile che una coppia riesca a considerare o anche a pianificare di fare un figlio. Un bambino è sempre e comunque accolto come un evento importante e comunque positivo, perchè abbiamo un commento che invece lo considera come avverso ? Però c'è qualcosa che ci suona di particolarmente sconsiderato. C’è forse qualcos’altro da considerare?

Abbiamo un sospetto.

Il sospetto è che dietro questo commento ci sia la manina di un fratellino burosauro che nella sua devozione all'organizzazione inconsapevolmente vuole innestare il personale pensiero sulla nascita di un bambino. Visto che il pensiero è tratto da un articolo della torre di guardia del 2017 ci viene da pensare che questo sia condiviso da tutti i revisori dell'articolo, compresi i membri del CD. In pratica l'effetto pratico è che si innesta nella mente delle giovani coppie l'idea di non fare figli. Ed è quindi in questo contesto che si capisce meglio cosa è la tribolazione nella loro carne.

Che cosa è la tribolazione nella carne?

In realtà da questo punto vista quindi l'aspetto “diversamente sconsiderato” è che il bambino non sia la vera tribolazione della carne. Un dato statistico rilevato personalmente è che le coppie di pionieri con la nascita di un figlio interrompe le attività di servizio. Alcuni con il tempo riescono a riprendere il servizio ma una consistente percentuale smette definitivamente. Per i devoti dell'organizzazione è questa la tribolazione nella carne. Un figlio in questa visione si contrappone con le attività di congregazione. Ma può essere possibile giustificare la nascita di un bambino una tribolazione della carne e di considerarlo un potenziale e pericoloso inciampo?

un caro saluto.



martedì 21 maggio 2019

La privacy fallita

Parliamo ancora sulla privacy, abbiamo notizie che queste normative e in particolare la loro applicazione siano state oggetto di qualche discussione nella fratellanza.
Ovviamente questo era immaginabile per due motivi, il primo motivo è legato dal fatto che l’organizzazione ha sempre vissuto nella violazione della privacy delle persone. I fratelli hanno donato davvero la propria vita in tutti i sensi e nessuno si è preoccupato se vi fossero problemi. Ad esempio decidere o meno di andare all’università è una scelta personale che nonostante gli strali del CD nella maggioranza dei casi non ci sono molti appigli scritturali che possano davvero normare queste decisioni (a meno che non pensiate che il concetto di spararsi in bocca sia scritturale). Questa scelta privata pur non avendo serie indicazioni bibliche diventa comunque discriminatoria e il fratello o la sorella viene ostracizzato.



Risultati immagini per burocrati
Il secondo motivo è che non siamo abituati a gestire problematiche complesse siamo sostanzialmente persone semplici. Abbiamo deciso di vivere sulle rotaie dell'organizzazione non è che possiamo prendere iniziative private e magari allargare le vedute senza rischiare di deragliare. Come i più rigidi burocrati facciamo quello che ci viene detto. 


Ma di questa sabbia negli ingranaggi ne abbiamo tanta ad esempio li troviamo anche nelle indicazioni che sono state date per cercare di bypassare il problema della nota della visita che non può più essere fatta. Una premessa in precedenza tanto per dire alcuni CO sostenevano la tradizione orale che le note di casa in casa erano scritturali leggendo Atti 9:11. La scrittura non parla di note ma dice solo che l’angelo ha dato indicazioni ad Anania per trovare Saulo. Noi però siamo assolutamente sicuri che Saulo aveva dato il consenso per la privacy e l'angelo non ha fatto nessuna violazione impugnabile cosa diversa nella compilazione delle note. Noi siamo in in questo sistema e con questo sistema dobbiamo fare i conti e la compilazione programmata delle note viola la privacy delle persone. Però adesso sembra che ci sia stata una presa di coscenza concreta anche perchè il corpo dirgiente rischia di ricevere sanzioni se non prende provvedimenti a riguardo. Ma guardate invece i “suggerimenti” compilati dal corpo direttivo che sono state dati in congregazione per superare l’inconveniente di non poter più scrivere le note.

Ora come potete notare l’approccio piuttosto infantile per risolvere il problema. Se non puoi prendere la nota dell’assente allora puoi lasciare tu i tuoi recapiti. Ecco questo è un tipico esempio di poca assennatezza, non ci vuole molto a capire che non è per nulla profittevole lasciare le proprie generalità alle persone del territorio. Io per esempio al massimo potrei dare le generalità di chi ha scritto questa cosa. 

La Privacy è una cosa seria ed è una salvaguardia per la persona. (Prov 11:13 Amos 3:7 Prov 25:9). Sembra quasi che ci sia una sorta di cecità mentale nel percepire quali cose sono importanti e quali no. Adesso abbiamo tanti strumenti per non rimanere nell'ignoranza se uno non sa cosa sia la privacy almeno leggere la paginetta di Wikipedia 

https://it.wikipedia.org/wiki/Privacy

Perchè non si percepisce che scrivere dei informazioni sensibili delle persone su un foglio è una cosa non corretta così come non è corretto dare i propri dati a persone sconosciute? Da queste cose invece si percepisce che siamo ancora lontani dall'aver consolidato una organizzazione che ci protegga senza mandarci allo sbaraglio.

Amore e prosperità a tutti.

lunedì 20 maggio 2019

Il grande chirurgo

La chirurgia si è sviluppata di pari passo con la medicina ed è perciò molto antica. In Egitto sono infatti stati rinvenuti papiri del III millennio avanti Cristo che descrivono nei particolari strumenti e tecniche curative di fratture, piaghe e malattie che chiaramente fanno riferimento alla chirurgia.

Il primo intervento chirurgico in assoluto lo troviamo in Genesi 2:21, 22 naturalmente per me ci troviamo davanti a un simbolismo che ci parla del Grande Chirurgo, lo strumento usato fu la sua parola capace di realizzare una stupenda idea.

La parola di Dio è spesso confusa con la Bibbia.

La parola di Dio (ora mi riferisco alla Bibbia) è stata usata e continua ad essere usata dagli uomini come una spada, causando morte e dolore.

Ebrei 4:12 dice:
Poiché la parola di Dio è vivente ed esercita potenza ed è più tagliente di qualsiasi spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, e delle giunture e del [loro] midollo, e può discernere i pensieri e le intenzioni del cuore.

La parola di Dio in questo caso non è la bibbia, ma è una persona è Gesù Cristo (Giovanni 1:1)

Quando riporremo nel fodero la nostra idea che la parola di Dio (ora mi riferisco alla Bibbia) vada usata come una spada?

Quando impareremo che la parola di Dio (ora mi riferisco alla persona) è un "strumento" che guarisce dai mali l'umanità?

Quando lasceremo che il Grande Chirurgo tolga il "tumore" che si è svilupparo nella nostra anima?

Forse solamente quando il "tumore" non asportato porti all'esito fatale?

domenica 19 maggio 2019

Come risolvere i problemi




Risultati immagini per problemiUn brano ripreso dallo studio della Torre di Guardia di oggi.

"Come Gesù, anche noi potremmo essere preoccupati quando il nome di Geova viene infangato. Forse, come Gesù, stiamo subendo delle ingiustizie. O forse siamo turbati da bugie che gli oppositori diffondono su di noi. Magari pensiamo all’impatto negativo che queste notizie hanno sul nome di Geova e sulla sua organizzazione. In situazioni come queste le parole di Geova possono darci molto conforto. Non dobbiamo preoccuparci troppo. Possiamo star certi che la pace di Dio che è al di di ogni comprensione custodirà il [nostro] cuore e le [nostre] facoltà mentali mediante Cristo Gesù ...."

Ecco in questo piccolo pargrago peraltro finale e quindi più facilmente ricordabile, viene descritto come risolvere tutti i problemi della consapevolezza. Tutto ciò che turba sulle notizie che circolano sull'organizzazione può essere declassato a bugia. Chi ha scritto il paragrafo però ha pero poi un po' ceduto (forse alla vergogna) e alla fine ha mandato un segnale nascoto perchè non di dice che non dobbiamo preoccuparci ma termina con un troppo. Come se invece un po' di preoccupazione fosse lecita.

Come dire per un consapevole è proprio in quel "non troppo" il problema...
Se le cose dette sono bugie perchè mi devo preoccupare? C'è qualcuno che si sconforta per delle balle? Oppure non mi devo preoccupare troppo per la notizia perchè siccome è contro i testimoni di Geova è sicuramente falsa?
Se dicono tutte queste bugie ci sarà sicuramente anche qualcuno che le smentirà? Fanno tanti broadcasting che ci vuole stampare una pagina per smentire tutte le fake news che scrivono?

Se invece davvero non sono bugie qui allora tutto dipende di cosa stiamo parlando. Che ne so vogliamo parlare della gestione pedofilia? Vogliamo parlare della gestione disassociazione? Vogliamo parlare della disassociazione implicita sulla trasfusione di sangue? Oppure qualcosa di più frivolo che ne so vedere un membro del CD che tempo addietro faceva il bacchettone sui pantaloni e poi si fa filmare in giro a comprare casse di superalcolici e a dire che sua moglie è una grande esperta Whisky pregiato. Dite voi, quanto bisogna preoccuparsi? Tanto o poco?