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sabato 29 ottobre 2022

Sulla ripetizione della storia - Considerazioni finali

Le considerazioni che possono essere fatte procedono da sé. Non si vuol cadere nel medesimo errore di abbozzare profezie estemporanee, ma in ogni cristianesimo esiste una componente escatologica e una moderata. Il piccolo saggio fin qui esposto mette in evidenza le insidie del predominio squilibrato della componente escatologica. Non c'è niente di male ad aspettare la fine del mondo, ma probabilmente è pericoloso pretenderla.

Perciò questa conclusione ricalca la prefazione: per chi conosce gli eventi storici qui riportati, certe uscite ("Noi combatteremo! Yu-uh!", "[quando gli oppositori ci inseguiranno] sarà come giocare a nascondino" Adunanza annuale 2021) risultano quanto meno infelici, se non sconvolgenti. Tutte le altre similitudini tra i movimenti ereticali dei sec XII-XIII e un certo escatologismo tascabile visibile oggigiorno tra le nostre fila sono palesi. Gli eventi dell'ultimo periodo stanno esasperando ancora di più una tendenza già crescente di per sè, fomentata dal sensazionalismo - inteso in senso letterale, cioè come potere fondato sulla sensazione pura o, per meglio risultare comprensibili, sul trasporto emozionale - sensazionalismo su cui si impernia un universo comunicativo che sotto il velo delle musiche pompose e della lacrima facile nasconde un orizzonte dottrinale abbastanza stantio.

La sensazione che questo continuo rilanciare nella partita tra la percezione reale e quella condizionata dall'attesa della fine del mondo debba avere un limite se non fisico almeno psicologico (per non dire percettivo) è forte. E la possibilità che raggiunto tale limite la situazione acceleri in modo imprevisto, virando verso il parossismo, comincia a manifestarsi in maniera non più velata. I continui rimandi a re del Sud e del Nord, a Gog, Magog, Armaghedon, Grande tribolazione, bestie, corna, statue babilonesi, ultimi - ultimissimi - giorni, accrescono aspettative che potrebbero rivelarsi autodistruttive. Nessun fenomeno reale può crescere a un ritmo esponenziale per periodi che non siano brevi perchè, semplicemente, esaurisce le risorse a sua disposizione.

Quando le risorse (psicologiche, umane, di sopportazione, di decenza) saranno esaurite, cosa succederà? Nessuno può dirlo. Può darsi che non succeda niente di niente. Che di nuovo si dica, o si mostri senza dire niente, che ci si è sbagliati una volta di più, che lo schiavo ha preso un altro abbaglio, non è mica il papa, che è infallibile. Speriamo davvero che sia così.

L'alternativa è quella che suggerisce la storia: sembra che oggi esistano delle premesse per cui potrebbe verificarsi di nuovo. Il paragrafo 19 del capitolo 18 del libro pura adorazione varrà come esempio [16](se ne potrebbero fare altre centinaia).

Chiunque abbia letto le tre parti precedenti di questa considerazione, dopo aver letto anche questo paragrafo può raggiungere le conclusioni che sono appena state esposte. La speranza di evitare la catastrofe sta negli avverbi ("è probabile... forse...probabilmente...").

Resta un ultima considerazione pratica da fare: nel momento in cui davvero si decidesse di mettersi a proclamare un messaggio di giudizio quest'ultimo, per essere credibile, dovrebbe indicare una data. D'altra parte nessuno ha mai detto che dovrà risultare credibile, ma semmai fastidioso. Un messaggio del genere attirerà l'odio non solo dei governi, ma praticamente di tutte le persone di buon senso. I più attenti avranno notato che nella presente interpretazione la proclamazione del messaggio di giudizio(2) ha come requisito a priori la distruzione della falsa religione(1), che è un evento molto improbabile, date le attuali condizioni. Ma nulla esclude che, come accaduto in passato, l'empasse di una fine del mondo mancata venga risolto con un colpo di reni verso un cambiamento di asset dogmatici. In questo caso, invertendo l'ordine tra la predicazione del messaggio di giudizio (1) e la distruzione della falsa religione (2) si avrebbero pronte all'uso le premesse per un uscita di scena dalla storia grandiosa e violenta. O, per dirla in maniera più comprensibile, della piccola fine di un mondo.

Con affetto, un lettore
Protagora


Riferimenti:
16. [Qualche tempo dopo la distruzione della falsa religione è probabile che Geova incarichi i suoi servitori di proclamare un messaggio molto forte, tanto che il libro di Rivelazione lo paragona a una grandinata con chicchi del peso di oltre 20 chili (Riv. 16:21, nt.). Questo messaggio, che forse annuncerà la fine imminente del sistema politico e commerciale, infastidirà coloro che lo sentiranno al punto da indurli a bestemmiare Dio. Sarà probabilmente a motivo di questo messaggio che le nazioni muoveranno l’attacco finale al popolo di Dio per metterlo a tacere una volta per sempre. Vedendoci apparentemente indifesi, penseranno di poterci distruggere con facilità. Quanto si sbaglieranno!


post di "Protagora"

sabato 15 ottobre 2022

Sulla ripetizione della storia - Il giudizio finale

Il 18 luglio 1300, a Parma, bruciava sul rogo Gerardo Segarelli. Ma quello era solo l'inizio della fine. Gli apostolici venivano repressi con durezza. Si affidano ora ad un nuovo personaggio, fra Dolcino da Novara, che propone un nuovo intendimento sugli sviluppi storici che stanno verificandosi: per lui Segarelli ha dato inizio a un nuovo stato spirituale, l'ultimo (sic!), in cui lo spirito guiderà finalmente gli apostoli fino all'imminente (sic!) fine del mondo. Chi non farà suo l'avvertimento di vivere in povertà e fare penitenza verrà sterminato. Nel frattempo, oltre alla morte di Segarelli, i francescani spirituali sono stati privati delle tutele offerte loro da Celestino e in parte hanno scelto l'esilio in Grecia piuttosto che rientrare tra i francescani, mentre gli inquisitori battono tutto il settentrione alla ricerca degli ultimi apostolici. Questi ultimi, accerchiati - e invisi a tutte le autorità di qualche importanza - battono la ritirata.

Dolcino scrive intorno al 1300 tre lettere ai suoi fratelli apostolici. Non ci sono pervenute, ne abbiamo solo frammenti citati dai suoi oppositori. E' la sorte che attende gli sconfitti. Nella prima lettera (agosto 1300)[13] dice che "...in questi ultimi giorni questa congregazione [gli apostolici] è stata appositamente eletta da Dio per la salvezza...", che "il clero e altri potenti religiosi sono ministri del diavolo...", che gli apostolici vengono "nascosti alla faccia degli oppositori", e infine che "entro tre anni tutti i religiosi sarannno uccisi dalla spada consegnata da Dio a un [nuovo] imperatore". Segue una seconda lettera (dicembre 1303)[14] in cui provvede un nuovo intendimento della profezia dei tre anni: gli anni sono tre, ma il conteggio precedente era sbagliato: "il primo fu il 1303, in cui venne la desolazione sul re del Sud, il secondo è il 1304 e il terzo è il 1305".

Nel frattempo Dolcino e i suoi seguaci erano braccati: continuavano a muoversi tra fortificazioni e passi alpini sempre più inaccessibili, mentre venivano decimati dal freddo, dalla fame, e dagli agguati dei nemici, come in un orrorifico nascondino. L'ultima lettera di Dolcino non ci è pervenuta: non è remota la possibilità che contenesse l'invito alla lotta armata, mentre il papa stava per bandire la crociata contro gli apostolici. Da un certo punto in poi Dolcino si deve essere reso conto che le profezie che lo avevano reso popolare non si sarebbero realizzate; ma a quel punto gli rimanevano due strade: arrendersi e andare incontro al rogo, come era già successo a Segarelli, o provare una resistenza. Scelse la seconda strada, benchè l'astenersi da qualsiasi atto di violenza fosse un imperativo per la dottrina degli apostolici. Sicuramente dovette trovare una giustificazione scritturale per questo cambio di vedute, ma non ne mancano nel vecchio testamento che citava tanto abilmente nelle sue prime due lettere.

I dolciniani cominciarono a saccheggiare e assaltare i villaggi dei contadini, e persero così anche la connivenza della popolazione locale. La battaglia finale si combattè presso un corso d'acqua, che secondo un cronista dell'epoca "era rossa per il sangue dei corpi degli uccisi e dei feriti"[15]. Dolcino fu catturato vivo e condannato a morte, dopo essere stato brutalmente torturato.

post di Protagora


Riferimenti

13. De secta illorum qui se dicunt esse de ordine Apostolorum, Bernardo Gui, 1319

14. Idem

15. Historia fratris Dulcini heresiarche, Anonimo sincrono, XIII sec.



Fonti bibliografiche:

Oltre alle citate,

Le eresie medievali, B. Garofani, Carocci, 2008

Eretici ed eresie medievali, G.G. Merlo, Il Mulino, 1989

sabato 1 ottobre 2022

Sulla ripetizione della storia - La delusione

Gli attacchi alla Chiesa fatti dagli spirituali riguardavano, certamente, la chiesa come istituzione spirituale che si era macchiata di aver tradito l'ideale evangelico della povertà, ma risultavano essere anche un attacco verso la chiesa come istituzione civile. Dopo la fine della lotta per le investiture, e in particolare dopo il 1250, quelle che erano state le due grandi autorità dell'europa occidentale (il regno normanno di Sicilia e il sacro romano impero) erano decadute, e la chiesa avrebbe fatto in Italia il bello e il cattivo tempo fino all'inizio del XIV secolo. Il lettore può interpretare perciò un attore di questa vicenda che parli contro la chiesa come qualcuno che sferra un attacco spirituale, e questo è sicuramente giusto, ma tenga conto che una sferzata contro la chiesa, alla fine del XIII secolo, era anche - e in certi casi, principalmente - un attacco politico, a soggetti politici, che prendevano decisioni politiche. Perciò quando un tale, nel 1305 dirà che il papa è la bestia dell'Apocalisse, sta sì dando un giudizio spirituale sul capo della chiesa, ma sta soprattutto lanciando un'invettiva contro l'uomo politico più in vista del suo tempo: è uno scenario difficile da penetrare per un moderno, ma tant'è.

Questo aiuterà il lettore a spostarsi su un altro piano che, specie in questo secondo capitolo, presenta forti analogie col presente e, forse, col futuro.

Arrivò il 1260. L'anno indicato dai seguaci di Gioacchino da Fiore come quello dell'inizio della fine. I flagellanti, un altro movimento radicale, cominciò dal centro italia la predicazione di un messaggio di giudizio, accompagnato dalla penitenza pubblica. Ben presto questo movimento cominciò a espandersi in tutta Europa, e manifestazioni di pentimento e penitenza sono testimoniate fino in Germania e Boemia. Intorno a quegli anni anche Gerardo Segarelli cominciò la sua predicazione di giudizio intorno a Parma, raccomandando la penitenza al popolo ("Penitentiam agite"). Segarelli, a differenza di Olivi o di Gioacchino, non era istruito e non elaborò un pensiero escatologico complesso, ma raccolse intorno a se' una grande quantità di discepoli. Il suo movimento venne detto "apostolico".

All'inizio la chiesa e il potere civile non dovettero perseguitare gli apostolici: persino Bernardo Gui, loro accanito oppositore, dice che "correvano per il mondo [...] e predicavano al popolo dappertutto, [...] sembravano buoni agli ascoltatori, specialmente ai semplici[..] e, contrariamente al comportamento comune dei fedeli e alla loro vita e morale, mostravano esteriormente perfetta vita apostolica"[11]; non erano poi così diversi dai francescani spirituali, non creavano particolari turbolenze a livello civile, e non è da escludere che molte cariche pubbliche e ecclesistiche avessere realmente paura dell'imminente fine del mondo.

Poi il 1260 passò, la fine non era arrivata. A questo punto si osserva l'inizio di un processo di radicalizzazione che si potrebbe definire suicida e che sarebbe comico, se non fosse tragico. I vari movimenti cominciano ad arroccarsi sulle loro posizioni e ad adottare una violenza nei modi che prima era di sicuro meno marcata. Se Gioacchino e Pietro di Giovanni Olivi avevano attaccato l'opulenza della Chiesa in generale ma non avevano mai pensato di rovesciarla personalmente come istituzione, ora i movimenti più integralisti cominceranno a dimostrare la loro aggressività con sempre più sfrontatezza, sia verso il potere ecclesiastico che verso quello dello stato - che in molti casi, comunque, come già detto, coincidono. E' una deriva comune a praticamente tutti i movimenti escatologici, quando le attese vengono disattese: forse discende da un atteggiamento malsano di inferiorità rispetto al divino (che porta a ritenersi indegni di un Suo intervento, e a profondersi perciò nel provocarlo), o forse da una sicurezza di sé che sfocia nella tracotanza (preso atto del mancato intervento divino, ci si adopera per fare da sé).

Nel 1274 al concilio di Lione il papa (Gregorio X, preme ricordare come fosse autorità religiosa, ma anche marcatamente politica) condannò gli apostolici e li invitò ad entrare in un ordine monastico già esistente. Era una norma che si potrebbe giudicare di buon senso: se ogni Segarelli qualunque si fosse messo in testa di creare un suo ordine (e in qualche misura stava avvenendo) la chiesa non avrebbe avuto modo di fare altro che badare agli ordini monastici. Peraltro anche la soluzione adottata non era particolarmente gravosa: tra i francescani , per esempio, c'era un movimento spirituale in cui gli apostolici probabilmente non si sarebbero trovati a disagio, a costo di qualche privazione.

Invece gli apostolici non accettarono il richiamo. Intensificarono anzi i loro attacchi con atti anche plateali: cominciarono a minare l'ordine sociale lasciando intendere che la povertà dovesse essere estesa anche ai laici, come infatti loro stessi erano laici. Questa attitudine minava l'ordine sociale esistente e, se fosse stata abbracciata dalla popolazione, avrebbe portato a disordini civili inimmaginabili. Perciò a più riprese venne condannato dalla chiesa, e dalla fine del XIII secolo cominciò la persecuzione sistematica degli spirituali francescani.

Qualcuno può pensare che le alte gerarchie fossero insensibili alle profezie sulla fine del mondo, o che stessero incominciando a perseguitare gli estremisti per invidia. L'evento successivo di questa storia dimostra l'esatto contrario.

Le motivazioni dell'elezione a papa di Pietro del Morrone (Celestino V) sono oscure. Talmente oscure da rendere verosimili quelle spirituali, che nella scelta dei papi medievali non hanno avuto spesso spazio. Una leggenda narra che i cardinali lo avrebbero eletto unanimemente (dopo ben due anni di consultazioni) poichè uno di loro lo aveva ricevuto in sogno. Di certo si sa che lui stesso aveva spedito una lettera in cui prediceva "gravi mali sulla chiesa" se non si fosse raggiunto un accordo in breve tempo. Pietro non era un cardinale, ma un vecchio monaco penitente che godeva e ricambiava la simpatia del movimento spirituale francescano.

L'universo escatologico medioevale era in tripudio. In molti videro in Celestino il papa santo preannunciato da Gioacchino. Jacopone da Todi gli dedicò una lauda, in cui lo esortava a portare il cambiamento che gli uomini di buona volontà aspettavano[12]. Lui, da parte sua, fermò le persecuzioni contro i francescani spirituali e li riconobbe come una comunità separata sotto la sua protezione. Sembrava davvero che fosse cominciato il "refrigerio dei santi". I movimenti escatologici ripresero vita dappertutto, fiduciosi che l'interpretazione biblica di Gioacchino fosse corretta, come dimostravano inequivocabilmente gli eventi.

Poi, improvvisamente com'era iniziato, tutto finì. Dopo 100 giorni Celestino si dimise e al suo posto venne eletto Bonifacio VIII, uno dei papi più violentemente repressivi verso gli spirituali e gli apostolici. Il sogno era finito e lo straniamento di chi aveva sperato di vedere adempiersi le profezie toccò il parossismo:

Il clima di attesa apocalittica era infuocato e i più ormai leggevano qualsiasi evento in un ottica di attesa: si cercavano compulsivamente segni dell'imminenza della fine del mondo (carestie, discordie civili, governanti malvagi, eventi astronomici ecc.) e si scrutava la scena politica per capire chi fossero i protagonisti delle cose che stavano per accadere.

Nel 1305 Ubertino da Casale (un francescano spirituale di rilievo) arrivò a identificare la bestia di Rivelazione con papa Bonifacio VIII. Il cerchio si stava chiudendo. La fine era alle porte.

post di Protagora


Riferimenti:
    11. De secta illorum qui se dicunt esse de ordine Apostolorum, Bernard Gui 1319
    12. "Como segno a saietta, / tutto lo monno a te affitta:" Que farai Pier dal Morrone, 1294

sabato 17 settembre 2022

Sulla ripetizione della storia - L'attesa

AD 1185 c.cca Corazzo, CZ Il medioevo buio di Gregorio e dei longobardi è finito. Al meridione d'italia il regno dei normanni è riuscito a stabilire la pace. Un ex funzionario della corte di Palermo si è ritirato alla vita monastica sull'Aspromonte, ed è ora abate di un piccolo monastero. E' stato praticamente costretto ad accettare la carica: se fosse per lui, non farebbe che studiare le scritture. Ha elaborato una nuova teoria sulle età del mondo e sta per esporla in due opere capitali: Concordia Novi ac Veteris Testamenti, e una Expositio in Apocalypsim.


L'idea di Gioacchino da Fiore (+ 1202) è semplice (e abbastanza trita): la storia del mondo si divide in età. Sette certo, come si deduce dall'Apocalisse e come ha già scritto Agostino, ma anche tre, come le persone della trinità. La terza età del mondo, quella dello spirito santo, sta per arrivare, e sarà "refrigerio per i santi", cioè la promessa età finale in cui i giusti godranno continuamente.

Per Giacchino - e poi anche per i suoi imitatori - ci sono due eventi escatologici: uno che porta a un rinnovamento dopo la sconfitta dell'Anticristo (quello che abbiamo appena menzionato) e, solo dopo di questo, il giudizio universale vero e proprio, con l'ultimo avvento di Cristo contro Gog e Magog.

Gioacchino era convinto che non si potesse conoscere con esattezza la cronologia della fine dei tempi, eppure, attraverso astrusi ma rigorosi calcoli, diede adito a moltissime congetture; la maggior parte di queste convergevano sulla data fatidica del 1260, numero citato in Rivelazione.

Gioacchino scrive che prima della fine ci sarà una grande persecuzione, più intensa che mai. La "bestia che ascende dal mare" attaccherà le due chiese: prima quella immonda, "Babilonia", sconfiggendola, e poi quella pura, per "cancellare il nome di Cristo dalla terra".[2] A quel punto la bestia verrà cruentemente distrutta da Dio.

Per Gioacchino i segnali dell'immintente liberazione dai malvagi ci sono tutti: "sono finite la fede e la verità sulla terra. Dovunque turbamenti e discordie", "niente è stabile in terra".[3]

Non manca anche di sottolineare come alcune parti della chiesa, con la loro opulenza, siano già molto avanti sulla strada che le allontana dalla verità.

L'avvento dell'età finale sarà preceduto da altri grandi sconvolgimenti, di cui immediatamente i seguaci di Gioacchino cominceranno a indovinare i segni (cattivi governanti e corruzione della chiesa, discordie civili e guerre, prodigi astronomici e naturali, siccità e carestie, pestilenze etc.), che sono quelli noti di Mt 24, nonchè l'avvento di un papa santo, inviato dal cielo a salvare la vera chiesa.

Gioacchino muore appena nel 1202, probabilmente credendo che al mondo manchi davvero poco per subire il giorno dell'ira.Le sue idee hanno una eco vastissima: la chiesa condanna alcune sue intuizioni sulla natura trinitaria, ma non fa altrettanto con la sua impostazione numerologica dell'escatologia. Dante, centovent'anni dopo, scriverà del "calavrese abate Giovacchino / di spirito profetico dotato"[4], segno che Gioacchino è ancora ampiamente tenuto in considerazione.

L'influsso del pensiero di Gioacchino si troverà praticamente in tutti i movimenti ecclesiastici almeno fino al rinascimento, e troverà particolare fortuna tra i francescani spirituali e gli apostolici. Gli spirituali (o francescani spirituali) sono un movimento interno ai francescani, quello probabilmente più aderente agli insegnamenti di Francesco di Assisi, con un forte orientamento alla povertà come dimostrazione dell'ubbidienza al vangelo (chiunque abbia letto Il nome della rosa sa di cosa si parla).

Gli apostolici sono un movimento che farà della povertà, della vita comunitaria e dell'attesa attiva della fine dei tempi la sua ragione di esistere, le cui vicende approfondiremo più avanti. Le idee di Gioacchino ebbero rapida diffusione, specie nei movimenti poveri (o pauperistici), come abbiamo detto, e avevano un fortissimo ascendente tra i francescani, tanto che Bonaventura da Bagnoregio (ministro generale dell'ordine) si sentì in dovere di ripetere che "nessuno sa quando queste cose avverranno, nè va investigato questo secondo avvento".[5] A questo punto il collegamento tra rivendicazioni di povertà e attesa escatologica diventa indissolubile: da qui in poi (siamo alla metà del XIII secolo) chi vorrà sostenere attese escatologiche le puntellerà con pretese di povertà assoluta e rigore morale, e viceversa.Pietro di Giovanni Olivi (+ 1298) è un francescano, e viene considerato il più notevole esponente del movimento spirituale. La sua Lectura super Apocalypsim lo pone tra i più sottili escatologi del suo tempo. Per lui il nuovo ordine promesso da Gioacchino verrà realizzato grazie agli spirituali, e l'avversione che la Chiesa nutre contro di loro fa di quest'ultima l'Anticristo.L'evangelizzazione fatta dal suo ordine diventa, per Pietro, un ulteriore segnale dell'avvicinarsi della fine - Francesco di Assisi ha predicato al Saladino, e alcuni spirituali si sono spinti fino in Grecia e in Armenia. Altre sue intuizioni, riguardano

- l'analogia tra la profezia di Gesù riguardo l'assedio romano a Gerusalemme del 70 d.C. e le tribolazioni che precedono la fine del mondo[6],

- la persecuzione di Gog e Magog (una o più forze coalizzate) contro i cristiani prima dell'ultima venuta di Cristo, che li annienterà con il fuoco

- l'avversione alla filosofia antica e specialmente allo studio di Aristotele e dei suoi commentatori (Averroé, Avicenna) che trova spazio nelle più rinomate univerità dell'epoca - "ometto di citare Aristotele... per l'orrore che ho della sua autorità"[7].

Infine anche in Pietro c'è la divisione tra vero cristianesimo e chiesa carnale (Babilonia), e anche lui ritiene, nel suo commento all'Apocalisse, che la chiesa carnale perseguiterà insieme con i re della terra quella spirituale, e infine alcune di queste nazioni coalizzate distruggeranno prima la chiesa carnale - "e coloro che trafficano in faccende civili ... piangeranno perchè persero tutti questi guadagni"[8] - e poi si volgeranno contro la vera religione con l'intento di "cancellare la fede in Cristo dalla terra"[9]. Anche qui queste nazioni andranno incontro al giudizio divino. Infine ci saranno nuovi cieli e nuova terra.

Per Pietro tutti questi avvenimenti sono terribilmente vicini: la fondazione dell'ordine francescano è stata accompagnata da terremoti, devastazioni e guerre, che puntualmente documenta, non ultima l'invasione dell'Ungheria da parte dei Tartari[10], e questo testimonia inequivocabilmente l'imminenza della venuta di Cristo.

Le teorie di Pietro di Giovanni Olivi ebbero eco vastissima, probabilmente tra gli illetterati più di quelle di Gioacchino (ci sono pervenuti compendi in volgare della Lectura), e divennero una delle basi su cui sarebbe stato costruito l'impianto teologico, ammesso che fosse univoco, degli apostolici. Ma questo è un altro capitolo.

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Riferimenti:
  1.  Gregorio Magno, Homiliarum in Ezech., citato in F. Schupfer , Istituzione politiche longobarde
  2. Expositio, f. 173
  3. Expositio, f. 192
  4. Commedia, III, XII
  5. Collationes ed. DELORME p . 187
  6. Super Mattheum f. 166 a,b
  7. Super II Librum Sententiarum
  8. Super Apocalypsim f . 107 d
  9. Super Apocalypsim f . 106 b
  10. Super Apocalypsim f . 53 b

sabato 3 settembre 2022

Sulla ripetizione della storia

"...quello che dicono i pitagorici, cioè che le cose si ripeteranno ugualmente e io, con questo bastoncino in mano, di nuovo spiegherò questa stessa dottrina a voi qui così seduti, e tutto sarà proprio come è qui ora. [...] E tutte le cose saranno ancora le stesse, e uno il tempo." - Eudemo di Rodi, filosofo peripatetico, IV a.c.


Agostino di Ippona era stato millenarista per metà della sua vita, e aveva passato l'altra metà a confutare l'imminenza della fine del mondo. C'era riuscito. Per due secoli le attese escatologiche sarebbero rimaste almeno sopite. Poi, però, arriveranno i longobardi e diventerà "ogni cosa sangue, incendio, rovina, e dolore acerbissimo"[1], e a quel punto Gregorio Magno, atterrito dalla devastazione della guerra perenne e dai flagelli della peste che colpisce Roma e delle inondazioni del Tevere, non potrà esimersi dal rispolverare l'arrivo della fine del mondo e dal tenere 22 omelie sulle profezie di Ezechiele. 22 sono appunto i capitoli del libro "Pura adorazione ristabilita".

E' una coincidenza, naturalmente, ma non è una coincidenza sfogliare Ezechiele per trovare conferme delle proprie attese sulla fine del mondo. Sarebbe divertente trovare altre similitudini tra i due scritti escatologici. Mi permetto invece di sottolineare una differenza importante: non vedo barbari sanguinari minacciare la nostra vita e la civiltà, quindi Gregorio, in qualche modo, lo posso compatire. Probabilmente sapeva che la fine del mondo non sarebbe arrivata, ma aveva seri motivi per sperarla. Questa è la prima di molte convergenze che il lettore troverà tra l'ecatologismo antico e quello attuale, ma è anche l'ultima che mi permetto di indicargli così chiaramente: fare altrimenti sarebbe un'offesa alla sua intelligenza ed anche un lavoro ingrato per chi scrive.


Non è su Gregorio, però, che verte la nostra dissertazione, ma sui suoi successori di sette secoli più tardi: Gioacchino da Fiore, i francescani spirituali e gli apostolici. La parabola di questo sogno escatologico copre circa 150 anni. Non è la prima, già lo si è detto, non sarà l'ultima, è semplicemente una su cui abbiamo diverse fonti, e questo perchè molti dei suoi attori (Gioacchino, i francescani, Celestino V) non furono mai condannati dalle autorità e non subirono perciò la distruzione della memoria.
Per introdurre il discorso basterà ricordare come finora si siano risolte le attese sulla fine del mondo nella storia, e cioè:


1. con il riassorbimento (Agostino di Ippona, francescanesimo, '68)
2. con una strage, o un rogo, di invasati (Savonarola, nazismo, Munster, etc...)

Non si predica la fine del mondo impunemente... e non finisce qui.



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