sabato 30 settembre 2023

L'amore il principio e il suo contrario

«[La dialettica] considera anche il bene e il suo contrario e le loro specie subordinate, definisce l'eterno e il suo contrario, procedendo in ogni caso scientificamente e non con l'opinione.» (Plotino, Enneadi, ivi)

Oggi parliamo d'amore, ma nel dettaglio parliamo di un argomento che nelle adunanze cristiane viene spesso citato come riferimento al quale vengono dedicati discorsi dal podio o comunque importanti sezioni o parti di rilievo. In questa trattazione però vorrei evidenziare le differenze che sono associati all'argomento "Amore" per comprendere meglio come poi viene di conseguenza affrontata la vita a seconda delle interpretazioni che vi diamo.

Indubbiamente parlare d’Amore è molto sentito nella congregazione e possiamo anche in un certo senso dire sviluppato in tanti aspetti che aiutano molti ad affrontare e comprendere  relazioni, sentimenti, emozioni che nella nostra vita sono spesso complicati da gestire e capire bene.

Tante volte parliamo d’amore ma ognuno di noi lo intende in modo diverso ed è un problema notorio anche all’interno di una coppia interpretarlo in modo diverso. Partiamo subito con le differenze sintattiche del termine Amore fra la congregazione con quello che viene tradizionalmente usato nel sistema fuori dall'organizzazione. 


Treccani

Amore . Sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia: amore ... non è altro che unimento spirituale de l’anima e de la cosa amata (Dante); a. materno, filiale, fraterno; a. alla famiglia, agli amici; l’a. del padre, che questi ha per i figli o che essi hanno per lui. Può indicare l’affetto reciproco: a. coniugale; Era tra questi due solo un a. Ed un volere (Caro); ...

L'amore in generale nella vita è associato al concetto di affetto intenso ad una persona volto ad assicurare sentimenti emotivi e di esclusiva dedizione. L'amore è spesso identificato nel piacere sensuale ma ci sono anche riferimenti a forme di amore più ampio e generale. Le canzoni sono tipicamente il mezzo mediatico che più di ogni altro parlano d'amore.

All'interno del sistema teocratico il concetto di Amore assume un significato decisamente più specifico nella sua applicazione ma nel contempo quando si parla di amore viene ampliato ed esteso molto di più. Mentre in genere al di fuori della teocrazia si parla di amore incondizionato (l’amor non si comanda), all'interno delle congregazioni il termine amore viene spiegato e applicato ad una ad una forma più controllata e meno sentimentale. 

Spesso per fare questo viene spiegato come il termine amore nell'antica Grecia venga definito da quatto termini.

Gli antichi Greci hanno individuato quattro forme primarie di amore: quello parentale-familiare (storge), l'amicizia (philia), il desiderio erotico ma anche romantico (eros), infine l'amore più prettamente spirituale (agape, il quale può giungere fino all'auto-annientamento o kenosis)[5][6]

Nelle pubblicazioni teocratiche si fa riferimento ad Agape con il termine che identifica l'amore per antonomasia, nel libro perspicacia si spiega in questo modo

Nel dizionario greco di cui è corredata la sua concordanza (Exhaustive Concordance of the Bible, 1890, pp. 75, 76), sotto filèo, James Strong osserva: “Essere amico di (avere un debole per [una persona o una cosa]), cioè avere affetto per (indicando attaccamento personale, in materia di sentimento o simpatia; mentre [agapào] è più ampio, abbracciando spec. il giudizio e il deliberato consenso della volontà in materia di principio, dovere e correttezza . . . )”.

Si utilizza quindi una citazione del grecista James Strong per evidenziare un aspetto fondante di questo modo di vedere che è quello di identificare Agape come l'amore guidato dal principio .

In realtà il termine amore in ebraico non ha questa struttura e per certi versi il termine è più vicino a quello che utilizziamo in italiano

La parola ebraica basilare per "amore" – אהבה, ahavah – viene usata per descrivere sentimenti intimi o romantici o relazionali, come per esempio l'amore tra genitore e figlio in Genesi 22:2,25,28-37:3[1], l'amore tra amici intimi in 1 Samuele 18:2,20:17[2], o l'amore tra un giovane e una giovane nel Cantico dei cantici.

Così notiamo un primo aspetto interessante. Nella terminologia teocratica il significato della parola amore è più vicino alla lingua greca che non a quella ebraica. Mentre nella linguaggio comune il termine amore è molto più vicino a quello ebraico che non alla struttura greca. Come potete immaginare questo modello interpretativo d'amore modifica il nostro atteggiamento e la percezione che gli diamo. In questo momento non sto dicendo che sia sbagliato, sto semplicemente tentando di comprovare il fatto che quando diamo significati diversi ad una parola ci comportiamo in modo diverso.

L'amore guidato dal principio circoscrive l'argomento e identifica due zone distinte dell'animo umano che senza di esso non sarebbe possibile comprendere. "Il principio" infatti è una espressione che sta alla base di una dottrina e la dottrina è il riferimento delle legge di Dio. Così tutto quello che sta all'interno del principio è parte dell'amore quello che sta fuori no. Questa eccezione del termine porta ad avere problemi ma lo vedremo meglio tra un po'.

Nelle scritture l’amore è spesso evidenziato utilizzando il concetto reciproco che in italiano viene espresso con il termine Odio.

Seguendo questa logica è quindi perfettamente plausibile che Dio provi Amore ma anche Odio. Malachia in effetti ci presenta questa doppia ambivalenza nei primi tre versetti del suo libro dove leggiamo

Malachia 1:1,3

1 Dichiarazione solenne. Il messaggio* di Geova a Israele per mezzo di Malachìa.* 2 “Vi ho amato”,+ dice Geova. Ma voi dite: “In che modo ci hai amato?” “Esaù non era il fratello di Giacobbe?”,+ dichiara Geova. “Eppure io ho amato Giacobbe 3 e ho odiato Esaù;+ ho reso i suoi monti desolati+ e ho dato la sua eredità agli sciacalli del deserto”.+

Questo versetto è interessante perché ci aiuta a capire meglio i concetti o meglio l'analisi per comprenderli. La tecnica di Malachia è evidente nel modo di spiegare le cose identificando il concetto da spiegare (vi ho amato come Giacobbe) con il suo reciproco (ho odiato Esaù). Un po' come quando capiamo l'entità luce utilizzando il concetto del buio. Qui siamo nella stessa situazione, Malachia parla a Israele con la voce di Geova è dichiara il suo amore, mentre gli Israeliti sono come straniti da questa dichiarazione e non capiscono il modo con cui sono stati amati. Infatti chiedono "In che modo ci hai amato?" perché evidentemente c'è qualcosa che non torna in questo rapporto compromesso con il creatore. Malachia però spiega quindi loro cosa è l'amore di Dio nei loro confronti descrivendo il concetto opposto e cioè descrivendo l'odio. L'odio di Dio verso Esaù.

Qui si apre un universo di considerazioni filosofiche perchè si può giustamente spiegare l'amore con l'odio per un essere umano, risulta più complicato fare queste relazioni con il creatore dell'universo. Può quindi Dio davvero odiare una persona?

A ben vedere sull'utilizzo del verbo odiare si potrebbe utilizzare un'altra scrittura controversa che è quella di Luca 14:26 dove Gesù usa questo stesso concetto applicandolo però alle persone.

 26 “Se qualcuno viene da me e non odia il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita,+ non può essere mio discepolo.+

 L'organizzazione interpreta questo versetto in modo letterale ed esegue una distinzione sul termine Odio. La spiegazione che ne viene data si riassume in questi termini

Nella Bibbia il verbo “odiare” ha diverse sfumature di significato. Potrebbe denotare un sentimento di ostilità dettato dalla cattiveria, che spinge qualcuno a fare del male agli altri. Potrebbe riferirsi al senso di ripugnanza o forte avversione per qualcuno o qualcosa che porta a non voler avere nulla a che fare con quella persona o cosa. Oppure potrebbe semplicemente avere il senso di amare di meno. Ad esempio, quando si dice che Giacobbe odiava Lea e amava Rachele, si intende che amava Lea meno di quanto amasse Rachele (Ge 29:31, nt.; De 21:15, nt.), e il termine è usato in questo senso anche in antichi scritti della letteratura ebraica. Quindi Gesù non stava incoraggiando i suoi discepoli a nutrire ostilità o avversione nei confronti dei familiari o di sé stessi, cosa che sarebbe in contrasto con il resto delle Scritture. (Confronta Mr 12:29-31; Ef 5:28, 29, 33.) In questo versetto “odia” potrebbe essere reso “ama di meno”.

Ora questo tipo di interpretazione è plausibile ma secondo noi c'è qualche problemino di troppo sull'identificare il termine Odiare. E' coerente con l'impostazione di questa teocrazia nel dare il più possibile una interpretazione biblica letterale ma come in questo caso nascono problemi pratici come quello di immaginare che il termine odiare in Genesi 29:31 abbia davvero lo stesso significato di quello utilizzato da Gesù. Ma è molto strano perchè Gesù non parlava greco ma Aramaico e i termini come abbiamo visto non sono i soliti. 

Una alternativa interpretativa più convincente è quello di dire che Gesù utilizzi la metafora dell'assurdo per scioccare stupire gli ascoltatori spiegando la grandezza per l'amore per lui e per ciò che rappresenta, (qui ritorniamo all'esempio di Malachia), con l'odio per le persone più care. E' un assurdo odiare i famigliari, non è che li amiamo di meno.

Questo modo di procedere nel spiegare i concetti attraverso il reciproco è generale e lo troviamo in tanti passi espresso in molti modi. In 1 Corinti 13:4,8 l'apostolo Paolo per spiegare le caratteristiche dell'amore utilizza questa stessa logica spiegando cosa è parte dell'amore ma anche cosa non include. 

4 L’amore+ è paziente+ e premuroso.+ L’amore non è geloso,+ non si vanta, non si gonfia d’orgoglio,+ 5 non si comporta in modo indecente,+ non cerca il proprio interesse,+ non cede all’ira,+ non tiene conto del male.+ 6 Non si rallegra dell’ingiustizia,+ ma si rallegra della verità. 7 Copre ogni cosa,+ crede ogni cosa,+ spera ogni cosa,+ sopporta ogni cosa.+ 8 L’amore non viene mai meno

L'amore (agape) nella vita quotidiana è quindi decidere di stare in una sorta di recinto morale scegliendo fra cose accettevoli e cose non accettevoli. Così risulta fondamentale capire chi e come si definiscono i limiti di questo recinto. 

Chi stabilisce questi limiti? Non certo noi, questo è il mestiere della religione. Noi diventiamo religiosi proprio perchè è la religione a definire i limiti delle cose da amare e quelli da odiare. Limiti che però Gesù ha tentato di scaridinare per tutta la vita tanto da utilizzare questi strumenti dialettici per pungolare l'insostenibile rigidità a cui era arrivata la classe religiosa Ebraica. Purtroppo dobbiamo  ammettere che nei discorsi teocratici odierni si sta inserendo un po' di farisaismo dove si evidenzia che l'amore debba essere sempre guidato dal principio esaltando gli aspetti punitivi. 

Ma adesso tentiamo di rispondere alla domanda quali sono gli effetti negativi quando si mette al primo posto l'amore guidato dal principio? Vi faccio un esempio prendendo spunto da una notizia comparsa di recente su un giornale online.

Qualche giorno fa una Youtuber Mormone è stata arrestata perchè nei video pubblicava esperienze famigliari dove i figli venivano educati togliendo loro il sonno e il cibo.



 
Risulta facile intravedere lo scandalo educativo di questa ragazza che con poco scrupolo ha usato la vita della sua famiglia mettendola sotto i riflettori del web con l’aggravante della religione professata che potrebbe sicuramente aver peggiorato la sua percezione della vita.  Nel caso di questa famiglia la giovane madre aveva evidentemente confuso l'educazione che è l'espressione più sentita di amore guidato dal principio dei genitori verso i figli. L'aveva fatta diventare strumentale a se stessa.  Questo è l'effetto che si ottiene quando si odiano i propri famigliari "amandoli" di meno. Meno di chi? Meno dell'organizzazione religiosa professata.

La chiave di lettura corretta dell'amore guidato dal pricipio è che quando proviene da Dio non ci sono problemi ma se proviene da una organizzazione allora le cose cambiano. Ad esempio se un organizzazione religiosa decide con chi puoi leggere la bibbia oppure no quello è un amore guidato dal principio sbagliato. Se il principio viene dall'organizzazione religiosa allora succedono esattamente queste cose come quella della ragazza Mormone, anzi sono inevitabili.

I mormoni seguono la Bibbia con molta e profonda dedizione e loro hanno indubbiamente un forte attaccamento ai principi religiosi. Ma se l'attaccamento al principio prende il soppravvento si perde la percezione della realtà e persone che non hanno un intendimento chiaro possono pensare che la forte educazione religiosa possa essere totale tanto da diventare nello stesso tempo un esempio strumentale di propaganda a prescindere. Tutti i mormoni educano i figli in un certo modo ed è proprio quello che ingenuamente la nostra giovane madre pensava di poter condividere senza avere ripercussioni.

La scrittura di Luca che abbiamo citato precedentemente quelle parole di Gesù potrebbero essere interpretate male tanto da considerare l'amore Agape guidato dal principio e confonderlo con “l'amore per il principio”. La dico in modo un po’ brutale se l'organizzazione religiosa spinge i fedeli a mettere al primo posto questo tipo d'amore rende perfettamente possibile "odiare" i nostri congiunti immaginando di avere il benestare di Gesù. 

Siamo sicuri che questa visione errata dell'amore sia tutta colpa della ragazza? Siamo sicuri che i precetti religiosi che lei ha dovuto gestire e subire nella sua vita, non l'abbiano influenzata talemente tanto da considerare certe scritture in un certo modo impedendole di avere sano discernimento?

Così veniamo alla nostra congregazione. Non è che per caso anche nella nostra congregazione mette al primo posto l'amore guidato dal principio? Prendiamo qualche esempio dalle pubblicazioni.
 
w76 15/2 pp. 104-110L'amore cristiano si basa sull’amore di Geova

4. A quale tipo d’amore si riferì Gesù in Giovanni 13:34, 35, e come fu manifestato tale amore?

4 La legge mosaica richiedeva l’amore del prossimo, non l’amore basato sul principio che porta a sacrificarsi. Ma Gesù, dando ai suoi seguaci un “nuovo comandamento”, indicò che dovevano farsi riconoscere dall’amore che induce a sacrificarsi per gli altri, poiché aggiunse: “Come vi ho amati io, che voi pure vi amiate l’un l’altro”. L’amore di Gesù fu un amore basato sul principio, cioè amore agápē, che lo indusse a sacrificarsi.

 w75 15/11 pp. 688-695 Coltivate intenso amore gli uni per gli altri

10 A causa dell’eredità da Adamo, tutti gli uomini furono concepiti nel peccato e generati con l’inclinazione a sbagliare. (Sal. 51:5) Dio lo sa. Quindi è spinto ad amare il genere umano non a causa di alcun merito o eccellenza di cui questo sia dotato, ma particolarmente perché comprende che, a suo tempo, molti uomini accetteranno il suo amore e metteranno la loro vita in armonia con la sua volontà. (Rom. 5:8-11) Agápē esprime perciò il significato dell’amore che si distingue per il rispetto del principio. Or dunque, se imitiamo l’esempio del nostro Padre celeste ameremo anche quelli che non mostrano di meritare il nostro amore. Essi possono essere cinici, egoistici e perfino immorali o criminali. Odieremo ciò che fanno e dicono, ma, nello stesso tempo, ci preoccuperemo del loro benessere personale. Faremo tutto il possibile per incoraggiarli ad accettare l’amore di Dio. Coltivi tu tale amore per il genere umano nel suo insieme, un amore guidato dal principio?

nwtsty Giovanni — Approfondimenti al capitolo 3

L’amore (agàpe) è elencato per primo tra gli aspetti del “frutto dello spirito” (Gal 5:22), ed è ampiamente descritto in 1Co 13:4-7. L’uso che nelle Scritture viene fatto di agàpe dimostra che questo amore spesso comporta più di uno slancio emotivo verso un’altra persona. In molti contesti ha una portata più ampia; questo tipo di amore è spesso espresso in modo più riflessivo e ponderato (Mt 5:44; Ef 5:25). Quello coltivato dai cristiani dovrebbe quindi essere un amore dalla connotazione etica, che si basa su ragioni di principio, dovere e correttezza. Non è comunque privo di sentimento, dato che spesso include un profondo affetto (1Pt 1:22). Questo è evidente dall’uso che se ne fa nel Vangelo di Giovanni. Quando scrisse che “il Padre ama il Figlio” (Gv 3:35), Giovanni usò il verbo agapào, ma quando riportò l’affermazione con cui Gesù descrisse quello stesso rapporto, “il Padre vuole bene al Figlio”, usò il verbo filèo (Gv 5:20).

g01 8/8 pp. 8-11 Spezzare la spirale dell’odio

         Cosa significa amare

Innanzi tutto tenete presente che l’amore a cui si riferiva Gesù non è il genere di affetto che potrebbe esistere tra due intimi amici. La parola greca che esprime questo genere di amore è agàpe, che ha il senso di amore guidato o governato dal principio. Questo tipo di amore non include necessariamente caloroso affetto. Essendo guidato da giusti princìpi, spinge a cercare i migliori interessi degli altri, a prescindere dal loro comportamento. L’amore agàpe è quindi capace di trascendere le inimicizie personali. Gesù stesso dimostrò questo tipo di amore quando, anziché invocare il male sui soldati romani che lo avevano messo al palo, pregò: “Padre, perdona loro, poiché non sanno quello che fanno”. — Luca 23:34.


"Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore." - 1 Giovanni 4:8

Indipendentemente dalle differenze religiose, l'amore è un sentimento universale che ci avvicina a Dio e agli altri. L'amore è un linguaggio spirituale che ci unisce attraverso il divino dono dell'affetto e della compassione. Si deve celebrare e coltivare questo amore senza confini, superando le differenze religiose e abbracciando l'unità che esso può portare nelle nostre vite.


In conclusione, l'amore in realtà è un potente e universale sentimento che supera qualsiasi barriera religiosa o dogmatica. Sebbene la fede possa influenzare le nostre vite, l'amore è una forza autentica che si manifesta indipendentemente dalle credenze religiose. Nella sua purezza, l'amore ci unisce, ci fa sentire vivi e ci ricorda che, alla fine, siamo tutti esseri umani alla ricerca di connessioni sincere e significative. Lasciamoci guidare dalla compassione, dalla comprensione reciproca e dalla gentilezza, piuttosto che dalle limitazioni imposte da credenze religiose oppressive, e scopriremo un amore più profondo e autentico che ci connette tutti e ci rende più vicini a Dio.

Buona serata

domenica 17 settembre 2023

Il Fascino della libertà illusoria

Oggi parleremo della libertà e mantenendo questo contatto virtuale con il nostro esegeta della congrezione prenderemo spunto dal post che ha l'omonimo titolo e che trovate in questa pagina (link).

C'è un piccolo antefatto che vogliamo evidenziare e in un certo senso coinvolge anche noi autori e lettori del blog. Le considerazioni che facciamo spesso sono state condizionate da un elemento importante indipendente della nostra volontà che è il linguaggio. La natura di questa organizzazione è tale da essere molto invasiva nella vita degli individui talmente tanto da modificare anche i concetti e l'uso delle parole. Talvolta le differenze sono piccole altre volte molto più consistenti e preoccupanti.

Per fare un esempio in italiano la parola disassociazione è un brutto termine per identificare la scomunica di una persona poco chiara per le persone ma invece chiarissima ai Testimoni di Geova. Se usate questo termine in altri contesti vi guarderebbero straniti. Questo è solo uno dei tantissimi i termini utilizzati con un altro senso ad esempio "Sala del Regno dei Testimoni di Geova" è una definizione palesemente ambigua in italiano che potrebbe lasciare intendere che i Testimoni di Geova abbiano un regno mentre è un semplice errore di traduzione dall'inglese. In questo link di un sito inglese ci sono un po' di esempi di questa terminologia che ovviamente diventerà sempre più importante nelle persone.

La modifica del linguaggio compromette pesantemente le capacità di comunicazione ma anche e ancor peggio quelle cognitive. Per quanto riguarda le capacità di comunicazione ovviamente se i concetti sono disallineati il rischio più comune è il gigantesco fraintendimento che nasce. Un po' come lo sketch di Verdone e la telefonata notturna. 



Per capire un po' meglio l'influenza lingustica con le capacità cognitive c'è un bell'articolo in questo sito che tratta l'argomento Le lingue modificano il modo in cui guardiamo il mondo?

Ma anche le singole parole ad uso comune vengono trasformate ed assumono significati diversi tanto da essere percepiti in modo caotico dalla fratellanza. Una di queste parole è appunto libertà. La dimostrazione di questo caos l'abbiamo appunto nel post che questo esegeta ha sviluppato nel tentativo di affrontare direttamente le critiche che gli apostati hanno da sempre rivolto a questa organizzazione e ai suoi membri.

Alcuni potrebbero avanzare l’idea che i testimoni di Geova non si rendono conto della loro salute mentale per il semplice fatto che sono completamente condizionati dalla loro religione e non riescono a vedere la realtà. Solo chi è di fuori riesce a capire meglio lo stato di salute mentale dei testimoni. Secondo loro un testimone di Geova non può parlare di libertà in maniera obiettiva e realistica. Se questa teoria è corretta vuol dire che nessuno che appartenga a qualsiasi organizzazione religiosa, scientifica o politica può parlare obbiettivamente delle sue idee essendo egli stesso completamente immerso e circondato da persone con le stesse sue convinzioni e ceto sociale. Per esempio, nessun sacerdote può parlare della propria religione essendo completamente circondato da un ambiente cattolico. Lo stesso vale per un politico o un scienziato. Quindi, l’accusa secondo cui un testimone di Geova non può essere obbiettivo nelle sue ricerche è completamente infondata e meschina.

Notate lo sviluppo logico, non si parte dal concetto di verità ma da quello della "salute mentale" rendendo la cosa ancora più evanescente e complicata da gestire per il nostro lettore. Il concetto in sintesi è quello di contestare chi sostiene che i Testimoni di Geova o meglio l'organizzazione dei Testimoni di Geova è talmente oppressivo da compromettere le facoltà mentali della fratellanza. L'esegeta quindi definisce questo un controsenso perchè l'accusa dovrebbe tenere conto che sarebbe altrettanto vero in qualsiasi ambiente religioso scientifico e politico perchè anche loro essendo immersi e circondati da persone che la pensano allo stesso modo  non possono parlare obbiettivamente.

Per esempio, nessun sacerdote può parlare della propria religione essendo completamente circondato da un ambiente cattolico. Lo stesso vale per un politico o un scienziato. Quindi, l’accusa secondo cui un testimone di Geova non può essere obbiettivo nelle sue ricerche è completamente infondata e meschina.

Notate il ragionamento, si sostiene che ci sia una sorta di elemento paritario (che non si capisce come venga definito) che mette esattamente sullo stesso piatto essere Testimoni di Geova con l'essere appartenenti a qualsiasi altra religione, partitito politico, centro di ricerca scientifica e per questo motivo visto che queste entità esistono e nessuno li accusa di compromettere la salute mentale dei propri aderenti la conclusione è che il non essere "obbiettivi" (che come notate non c'entra nulla con la sanità di mente e con la libertà) è completamente infondata e meschina .

Il nostro esegeta come notate parte da un assunto (le accuse di malattia mentale) per poi in realtà voler dimostrare un altro concetto che è quello che da Testimoni di Geova possiamo essere obbiettivi. 

Questi "errori" nello sviluppo logico sarebbero naturali e li facciamo tutti anche noi autori dei post, ma in questo caso  il modo di ragionare sbilenco risulta più naturale quando si cerca di "nascondere" gli elementi veri e che sono critici del sistema organizzativo e che tutti quelli che seguono questo blog da tempo hanno già compreso. 

Per il nostro esegeta quindi è perfettamente normale che in una famiglia cattolica, protestante, buddista se un figlio diventa Testimone di Geova, non potranno studiare la bibbia, il corano o il Dhammapada con lui perchè altrimenti verranno disassociati pure loro dalla comunità religiosa. Sarà perfettamente normale che facciano di tutto per buttarlo fuori di casa per non compromettere la salute spirituale degli altri figli e nel dettaglio quando chiamerà la madre per un qualsiasi motivo lei gli butterà giù il telefono (acc scusate questo era ironico). Ovviamente questi effetti collaterali che sono l'indice significativo dell'estremismo religioso che gli aderenti devono gestire sono adeguatamente occultati in tutta la paginetta web.

Vediamo altri aspetti del ragionamento di questa teocrazia. Ora il nostro esegeta ricostruisce la serie di domande che secondo lui gli accaniti critici e apostati fanno e che meritano risposta.
  • Può un testimone di Geova avere nella sua congregazione libertà di pensiero, di parola ed azione?
  • Può un testimone di Geova avere un parere personale diverso dall’interpretazione della Bibbia che viene data dalla loro organizzazione?
  • Può un testimone di Geova prendere decisioni personali diverse dalle regole dell’Organizzazione senza subire la disassociazione?
Qual è la mia risposta a queste domande? Prima di rispondere, preferirei aggiungere delle altre domande consimili le quali ci aiuteranno a dare risposte obbiettive e sincere.
  • Può un soldato avere un parere personale diverso dal suo superiore o dal suo governo rifiutando di combattere una guerra che considera sbagliata senza per questo essere accusato di tradimento?
  • Può un sacerdote, un teologo o un prete cattolico avere libertà di pensiero, di parola e di azione insegnando che il celibato è sbagliato senza essere dimesso dalla sua carica?
  • Può una suora di clausura avere libertà di azione truccandosi con un bel rossetto rosso, tingersi i cappelli e vestirsi come vuole senza essere giudicata male dalla Madre superiore?
  • Può un cittadino secondo la sua coscienza avere libertà di azione rifiutando di pagare le tasse che considera eccessive ed ingiuste senza rischiare una multa salata o addirittura la prigione?
  • Può un bravo autista prendere decisioni che divergono dalle regole del codice della strada correndo per esempio in un centro abitato a più di 50Km/h solo perché la sua coscienza gli dice che non c’è niente di male nel farlo, forse perché vede che non c’è nessuno per strada?
  • Può un lavoratore o un impiegato prendere sempre delle decisioni che ritiene corrette ma che sono diverse dalle direttive della sua ditta senza subire il licenziamento?
Ecco già dalle domande si capisce bene che il paradigma di concetto di libertà non sia allineato e coerente. Questa summa di relazioni soldato, governo oppure suora, madre superiore sono un tentativo di dimostrare che a casa propria ognuno può stabilire le regole che vuole. 
Come non essere d'accordo con questa affermazione. A casa propria però!!! Guardate ancora il tentativo di relazione fra sistemi umani e quello dell'organizzazione.
  • Perché mai l’ubbidienza di un soldato è considerata come libera scelta e un atto di fedeltà mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
  • Perché mai l’ubbidienza di un sacerdote o di una suora alle regole della chiesa è considerata come libera scelta mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
  • Perché mai l’ubbidienza di un lavoratore o di un dipendente è considerata come un esempio da seguire mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
  • Perché mai un autista che ubbidisce al codice della strada è considerato come cittadino modello mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
Quello sul codice della strada è il più ironico di tutti, ma in effetti è un po' così che da Testimoni di Geova ci si sente. Il sistema ti crea limiti e paletti che tu non saresti in grado di mettere da solo o peggio rifiuti di metterti e queste regole e divieti che diventano il concetto di libertà. Tanto che inevitabilmente cade in qualche contraddizione come questa:

Le regole che i testimoni di Geova osservano sono accettate e non imposte da alcuno. Ogni testimone sa che “ogni cosa gli è lecita; ma non ogni cosa è vantaggiosa, come dice la Bibbia in 1 Corinti 6:12. I testimoni di Geova osservano le regole della loro organizzazione perché sanno che queste sono vantaggiose a livello spirituale ed organizzativo, evitano certe cose non perché non possono farle, ma perché non vogliono farle. C’è una netta differenza tra non poter fare una cosa e non volerla fare.

L'analisi antropologica del Testimone di Geova è quella di avere a che fare con persone senzienti di grado estremo. Così l'assunto di aderente all'organizzazione e quello di accettare e rendere normale che ci sia un protocollo di disassociazione con comitato giudiziario per i normali peccati morali come l'adulterio, tranne quelli che definisco di sistema dove ad esempio se l'individuo decide di fare una trasfusione di sangue l'esplusione avvenga automaticamente d'ufficio negandogli l'atto d'amore del comitato giudiziario. Questo avviene solo ed esclusivamente per interessi superiori alla vita dell'individuo perchè se appunto la persona perdesse la vita i fratelli e l'organizzazione rischierebbero di essere implicati in processi che potrebbero mettere in seria crisi il sistema organizzativo.

Continuiamo con le dichiarazioni del nostro esegeta spostando il concetto della libertà con quello del conformismo:

Stesso tipo di conformismo si trova in ogni società umana. Facciamo qualche semplice esempio. L’anno scorso la Ferrari ha vinto il mondiale. Tutti gli italiani sono stati contenti, ma questo comportamento non è forse conformistico? Come mai gli italiani amano la Ferrari e non la McLaren? Nel gioco del calcio regna lo stesso spirito. Gli italiani faranno il tifo per una squadra non italiana? Non c’è bisogno di dare una risposta, vero? Questo tipo di conformismo passa inosservato perché va bene per tutti. Anche nel mondo scientifico c’è il conformismo. Guy Sorman, parlando dello psicologo Thomas Szazs, scrisse: “Poche università del mondo supporterebbero il non-conformismo del prof. Szasz” indicando così che il mondo della psicologia è completamente conformista (Guy Sorman, I Veri Pensatori del nostro tempo – Longanesi Milano 1990 p.123).

Come vediamo, il conformismo è umano, nel caso dei testimoni di Geova non può essere considerato un male e fare regole non è sbagliato. Cicerone una volta disse: “Noi obbediamo alla legge per poter essere liberi” quindi “la subordinazione alla legge non è incompatibile con la libertà morale e con la libertà umana” a meno che le leggi non siamo ingiuste (Edward N. Luttwak e Susanna Creperio Verratti, Il Libro delle Libertà – Mondadori I Ed. ottobre 2000 p. 101).

Qui il livello dell'asta dell'incoerenza si alza decisamente di livello infatti siamo in pieno studio sociologico del sistema affrontando il conformismo sociale del fanatismo sportivo italiano, ma ci permettiamo pure di fare sofisticate citazioni relative al sistema scientifico umano citando un tanto illustrissimo quando sconosciutissimo professore Szaz, pretenziosamente indicato come un odiato anticonformista che diventa prova del conformismo accademico nel mondo della psicologia.

Come vediamo le vie della coerenza sono lontane dall'essere percorse occultate dalle citazioni decontestualizzate che sono paradossali solo immaginarle come quella di farsi spiegare da Cicerone cosa significhi il concetto di libertà. O meglio utilizzare il concetto di libertà di Cicerone e applicarlo a quello che immagina di descrivere il nostro esegeta in questo post che ci parla della sua esperienza personale sul concetto di libertà

Considerando che alcuni lasciano l’organizzazione ci viene spontaneo chiederci, come mai quelle persone si sentivano oppresse dentro l’organizzazione? Il fatto che alcuni si sentono così indica che i testimoni di Geova reprimono la libertà altrui? Per capirlo, farò qualche esempio pratico, qualcosa che tutti nella vita abbiamo passato come esperienza. Mi ricordo, l’ultimo anno di studio prima di presentare la mia tesi di laurea, non riuscendo a stare al passo con gli studi per terminare la tesi, ebbi una specie di crisi di coscienza culturale che mi causò perfino mal di testa che durò due anni. Il motivo? Volevo la libertà di uscire la sera, andare con gli amici, fare qualche viaggio, insomma tutte cose che un giovane desidera. Mi sentivo oppresso, non potevo più di studiare, cosi vedevo di cattivo occhio i professori e l’università. Pensavo tra me che né i professori né il sistema universitario mi capivano e che non erano sensibili ai problemi dei giovani. Secondo voi, potevo accusare i miei professori e il sistema universitario di reprimere la libertà dei giovani? Un giudice avrebbe preso per buona la mia accusa contro il sistema scolastico? I miei sentimenti, la mia crisi, la depressione erano problemi miei e non del sistema universitario. Un giudice e qualsiasi persona ragionevole non avrebbe mai accettato le mie presunte accuse contro i professori e l’università. Sicuramente avrebbero fatto una bella risata; non è vero?


Ecco ora qui abbiamo la conferma che il concetto di libertà sia davvero debole e poco concreto. Fatemi capire abbiamo un Testimone di Geova che scrive un post in sito web che nessuno gli ha chiesto di scrivere per difendere l'organizzazione da scelte che sono palesemente sbagliate che ci dice si essere un laureato depresso perche il sistema universitario l'obbligava a studiare e che questo non giustificava le sue lamentele rendendo noto ad un pubblico che immagina di non laureati, che all'università i professori pretendono che gli studenti studino. Questo è l'esempio di libertà? Sono io che sono troppo critico oppure è palese questo modo di fare distonico?

Diventa così d'obbligo ricordare che la libertà non è un valore aleatorio ed effimero, è un valore profondamente radicato anche nella scrittura biblica. Spesso, le persone dimenticano che la vera libertà va oltre le parole e richiede un'autentica comprensione del concetto. Come dice Galati 5:13 nella Bibbia, "Fratelli, voi siete stati chiamati alla libertà, ma non usate la libertà come pretesto per la carne; anzi servitevi gli uni gli altri per amore."

Le parole di Paolo confermano che la libertà non è un concetto aleatorio è un dono divino che deve essere usato con responsabilità e amore verso gli altri.

L'espressione "pretesto per la carne" nel versetto biblico di Galati 5:13 si riferisce a un uso distorto o egoistico della libertà. In altre parole, Paolo sta avvertendo i credenti che la libertà non dovrebbe essere utilizzata come una scusa per indulgere nei desideri e nelle inclinazioni egoistiche della carne, cioè dei desideri terreni e peccaminosi.

In contesti religiosi, questo potrebbe significare che alcune persone potrebbero usare la loro libertà religiosa per giustificare comportamenti moralmente ed eticamente discutibili o egoistici, facendo ciò che vogliono senza considerare il bene degli altri o il rispetto per i principi spirituali (libertà effimere ribadiamo come la dissociazione imposta ad una persona che prende una trasfusione di sangue). Paolo esorta invece i credenti a utilizzare la loro libertà in modo amorevole e responsabile, servendo gli altri con umiltà e compassione anziché perseguire interessi personali o peccaminosi.

In breve, l'avvertimento di Paolo riguardo al "pretesto per la carne" sottolinea l'importanza di usare la libertà in modo equo, etico e orientato all'amore, anziché in modo egoistico o per fini peccaminosi.

E' imperativo che coloro che professano la loro fede esplorino il significato più profondo della libertà, e debbano forzatamente liberarsi dalle catene dell'ignoranza e dell'oppressione evitando di dimostrare tutte le loro debolezze con post inutili sul web difendendo l'indifendibile. Nella vera libertà delle nostre decisioni importanti mettiamo al primo posto la saggezza e compassione, continuando a promuovere questi valori nella nostra vita religiosa, per costruire un mondo più giusto e tollerante per tutti, in accordo con gli insegnamenti della Bibbia. Perchè? Perchè è un comando di Dio da fare ora e non in un futuro immaginario.

 

domenica 10 settembre 2023

GLI APOSTATI E IL MITO DEL ‘PLAGIO MENTALE’: I testimoni di Geova subiscono il lavaggio del cervello?

Quello che ho utilizzato è il titolo di una pagina web dove gli apologeti della fede cercano di arginare questa onda di dissenso mondiale parlando del plagio. La pagina la trovate in questo link (GLI APOSTATI E IL MITO DEL ‘PLAGIO MENTALE’: I testimoni di Geova subiscono il lavaggio del cervello?)


Il tema del plagio è piuttosto ricorrente nel mondo apostata e anche all’interno dell’organizzazione. Tanto per darvi un’idea al sottotitolo “la bibbia e il controllo mentale” vengono citate le seguenti scritture

"[Continuate] a rinnovarvi nel modo di pensare e a rivestirvi della nuova personalità che è stata creata secondo la volontà di Dio in vera giustizia e lealtà." (Efesini 4:23, 24)

"Tu, comunque, rimani fermo nelle cose che hai imparato e sei stato persuaso a credere." (2 Timoteo 3:14)

"…ma siate trasformati rinnovando la vostra mente, così da accertarvi della volontà di Dio, di ciò che è buono, perfetto e gradito a lui." (Romani 12:2)

Quindi da queste scritture il nostro esegeta provetto sostiene

La conversione ad un gruppo religioso, pertanto, “è” cambiamento di opinione, “è” asservimento dei propri percorsi mentali a convinzioni ritenute non fittizie, “è” insomma, al di là di ogni dubbio, persuasione. Come bene dice la ricercatrice Beatrice Ugolini, “nella persuasione il soggetto è influenzato, ma non plagiato. La sua capacità di scelta viene indirizzata in un senso piuttosto che in un altro: ciò, tuttavia, avviene come espressione della libertà di crearsi proprie convinzioni personali, accettando di accogliere i messaggi veicolati da un altro soggetto, per quanto convincente, gradevole o carismatico.


La sintesi della considerazione è quella di ribadire che la persuasione fine a se stessa non può essere considerata plagio la dove non ci sono evidenze di abuso perseguibili per legge. Con ironia si arriva anche a dire nell’articolo

Ma capita, ahinoi, che nessuna delle ‘leggi vigenti’ sia applicabile all’Organizzazione dei testimoni di Geova, viva e vegeta da un secolo e mezzo e anzi più fiorente che mai, malgrado i pervicaci sforzi di denigrarne l’immagine pubblica passando anche per le aule dei tribunali. Ed è qui che si infila abusivamente il ritrovato del plagio mentale.


In Italia il reato di plagio è stata una legge fascista poi dichiarata anticostituzionale nel 1980. Il nostro esegeta prodigo di dettagli ci rende noto così:

Come mai il ‘plagio mentale’ non costituisce attualmente reato in Italia e nella maggioranza dei paesi evoluti? La risposta è la più semplice che possiate immaginare: il ‘plagio’ non esiste.

Ecco come il giurista Michele Ainis ne riferisce le motivazioni:

"Il plagio è un delitto impossibile […] perché nessuno può rendere un’altra persona totalmente succuba, e perché in caso contrario andrebbe punita ogni situazione di dipendenza psichica, come il rapporto fra due amanti, fra il maestro e l’allievo, fra il medico e il paziente". 

Quindi pare proprio che plagio sia incompatibile identificarlo nelle le tecniche di persuasione. Ed è corretto pensarlo perchè è complicato sostenere quali cambiamenti di idea possono essere identificati con il plagio e quali no. Un po’ come per chi segue questo blog considerare Osservatore Teocratico plagiante per le numerose idee che sono contrarie a questa organizzazione. 

Ma qui nasce un dettaglio.

Il plagio in italiano è un termine un po’ ambiguo infatti dalla treccani sul termine abbiamo due definizioni
plagio /'pladʒo/ s. m. [dal lat. tardo, giur., plagium, der. del gr. plágion "sotterfugio", neutro sost. dell'agg. plágios "obliquo"]. - 1. [il sottoporre un individuo al proprio volere, esercitando su di lui un particolare ascendente intellettuale e morale] ≈ ‖ assoggettamento, soggiogamento, sottomissione. 2. [il fatto di riprodurre abusivamente come propria un'opera altrui] ≈ ‖ copiatura, imitazione.

 

Prendiamo in considerarazione il secondo termine riprodurre abusivamente come propria un’opera altrui. Molti di voi si ricorderanno sicuramente una immagine del libro “Vivere per sempre” dove in una illustrazione si faceva vedere una donna particolarmente bella diventata oggetto dell’interesse di entità maligne del cielo che si sarebbero materializzate e in un modo non difficile da intuire avrebbero poi dato origine alla celeberrima dinastia dei Nefilim i giganti dell’antichità.

Questa immagine o meglio la ragazza “disegnata” nella figura non è un immagine “originale” perche è una riproduzione di una foto di una ragazza vera.

Il problema è che questa foto è stampata su giornali veri e questo la rende oggetto di copywrite. La ragazza poi ha un nome e si chiama Pascale Petit.

Questa donna era una … come dire una signorina di bell’aspetto che insomma i buon gustai a suo tempo l’avevano apprezzata su Playboy nel novembre 1963 e in diversi filmetti erotici degli anni 70.

Ora poi lungi da noi l’idea di fare i bacchettoni sessuofobi e ci asteniamo dal dare giudizi personali sulla ragazza.

Invitiamo a riflettere se è stata una buona idea utilizzare questa immagine all’interno delle pubblicazioni senza dover rendere conto a nessuno. Quindi vi chiedo vedete voi un incongruenza in questo uso? Oppure come me la trovate perfettamente coerente con una organizzazione che ha fatto suo malgrado del plagio lo spirito vivificante perchè è esattamente così che deriva il termine e cioè “sotterfugio”?


Allora contestualmente ad una azienda editoriale questo sarebbe un piccolo inciampo. Nella realtà è difficile che ci sia una operazione lesiva noi possiamo benissimo immaginare cosa sia accaduto all’interno della betel americana, quando il disegnatore a cui avevano commissionato di illustrare la pubblicazione, ha cercato bozzetti da utilizzare per creare le immagini richieste. Poi immagino un fratello con scadenze e con i responsabili delle edizioni che pressano in continuazione ad uno poi l’estro creativo potrebbe calare. Ma a chi ha come mandato la pubblicazione di un libro inutile come il “Potete vivere per sempre in una terra paradisiaca” già il titolo è parte della tecnica editoriale della persuasione. Detta con franchezza adesso questa immagine non mi stupisce per niente ma immagino voi come me che non avete vissuto, ne state vivendo ora, la vita congregazionale pensando di essere parte di una multinazionale mediatica.

Questo “plagio” è sintomatico però della natura con cui è cresciuta questa organizzazione. Un mood che è costellato di questi sotterfugi, espedienti che diciamolo sinceramente non fanno tanto onore sicuramente ma sono sintomatici della perdita di credibilità nell’organizzazione stessa.
Il nostro esegeta conclude il post

Gli apostati dei testimoni di Geova, che pretendono di denunciare nei membri della loro ex-confessione di fede l’attaccamento a idee preconcette, speculazioni indimostrabili e dottrine antiscientifiche, prestano il fianco alle medesime critiche, come dimostrato dallo stucchevole ricorso ad un luogo comune (il ‘lavaggio del cervello’) che appartiene di diritto al mondo della fantasia – o dell’ignoranza. Tetragoni e refrattari a ogni evidenza, si ostinano a sponsorizzare un argomento inesistente in psicologia, in medicina, in sociologia, in legge, timorosi di veder distrutto un mito e con esso il prezioso ritorno emotivo che questo e altri spaventacchi finto-colti riscuotono presso la credula maggioranza popolare.

Ma il ‘plagio’ è proprio tutto da buttare? La Bibbia parla, nelle epistole di S.Paolo a Timoteo, di ‘uomini malvagi e impostori che progrediranno di male in peggio, sviando ed essendo sviati’ (II, 3:13) e ‘che diranno menzogne, segnati nella loro coscienza come da un ferro rovente’ (I, 4:2): forme aberranti di persuasione, dunque, non dissimili da quella che gli oppositori attribuiscono ai testimoni di Geova. Considerati i fatti che si sono qui esposti, ognuno può onestamente decidere a chi applicare tali parole ispirate.


E si. Il concetto ti plagio è proprio tutto da buttare? Riprendiamo la prima citazione della treccani dice appunto

[il sottoporre un individuo al proprio volere, esercitando su di lui un particolare ascendente intellettuale e morale] ≈ ‖ assoggettamento, soggiogamento, sottomissione.


Il tema della sottomissione non è forse un tema molto caro nell’ambito di questa teocrazia?

Prendiamo qualche esempio


w63 1/6 pp. 333-342 “Siate sottomessi”: A chi? 


Dicendo a Tito che vi sono pure altre cose a cui i veri, dedicati, battezzati cristiani devono essere sottomessi. I governi politici e le autorità di questo mondo non sono i soli a cui si deve una certa sottomissione. I cristiani devono tener presenti altri tipi di sottomissione. Quali? Orbene, prendiamo la sottomissione coniugale. In Tito 2:3-5 (Na) Paolo scrive i seguenti consigli sulla responsabilità 

delle donne anziane della congregazione: “Sappiano insegnare alle giovani ad amare i loro mariti e i propri figli; ad esser prudenti, caste, affezionate alla casa, buone, soggette ai loro mariti, affinché non si dica male della parola d’Iddio”. Le mogli devono forse essere “soggette ai loro mariti” in senso assoluto? Vediamo.



w93 1/2 pp. 9-14 Cosa significa per noi la santa sottomissione

21 Nelle Scritture Greche Cristiane, abbiamo nell’apostolo Paolo un notevole esempio di santa sottomissione. Come in ogni altro aspetto del suo ministero apostolico, anche in questo egli imitò il suo Signore, Gesù Cristo. (1 Corinti 11:1) Sebbene Geova Dio lo impiegasse in misura molto maggiore di qualunque altro degli apostoli, Paolo non agì mai in modo indipendente. Luca ci dice che quando sorse la domanda se i convertiti gentili dovevano essere circoncisi, i fratelli di Antiochia “disposero che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per questa disputa”.



w94 1/7 pp. 23-28 Gioiosa sottomissione all’autorità


12 Ricordate, Geova vuole una sottomissione volontaria motivata dall’amore. Questo è il modo in cui governa l’universo. Egli è la personificazione stessa dell’amore. (1 Giovanni 4:8) Cristo Gesù è “il riflesso della sua gloria e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere”. (Ebrei 1:3) Egli vuole che i suoi veri discepoli si amino gli uni gli altri. (Giovanni 15:17) Perciò essere teocratici non significa solo essere sottomessi, ma anche essere amorevoli. La questione si può riassumere così: La teocrazia è il dominio di Dio, 

Dio è amore, perciò la teocrazia è il dominio dell’amore.



w21 febbraio pp. 8-13 “Il capo della donna è l’uomo”


9 Il modo di pensare diffuso nel mondo porta le donne a ignorare le norme di Geova e a considerare umiliante il concetto di sottomissione. Naturalmente chi promuove idee di questo tipo non conosce Geova. Lui è un Dio d’amore, e non chiederebbe mai alle sue preziose figlie di fare qualcosa di umiliante. Una sorella che si impegna per fare quello che Geova richiede da lei promuove la pace in famiglia (Sal. 119:165). E questo farà bene a tutti: al marito, a lei stessa e ai figli.


Ecco questi sono tanti piccoli esempio che questa pseudo teocrazia ha del termine sottomissione. Notate ad esempio il paragrafo dell’articolo del 2021 il mondo che considera “umiliante il concetto di sottomissione”.

Qui converrete con me in certi contesti è un lampo passare dal concetto di collaborazione familiare a quello di abuso misogino. Pensate che per assurdo (apro una parentesi) sono proprio le donne che accettano e pretendono questo tipo di sudditanza plagiante, sostituendo la terza corda di Dio con quella dell’organizzazione che viene utilizzata come strumento di controllo della relazione coniugale.

Ecco come dire la base intellettuale di questo sistema religioso è quello di fraintendere, dire delle cose per esprimere delle altre. Qui siamo appunto nel caso perfetto di convincere una persona ad ubbidire senza capire e allo stesso tempo pretendere che questo non sia un plagio.

La realtà nelle congregazioni è un continuo proliferare di abusi di questo tipo sono innumerevoli. A partire ad esempio dai corpi degli anziani ai sorveglianti che prendono posizioni abusanti e spesso maliziosamente provocatorie per far saltare le nomine a “fratelli” che sono visti come elementi di disturbo.

Se fosse vero che esiste un concetto sano di sottomissione, non ci sarebbero tutti questi casi di abuso non vi pare? A noi viene il sospetto che ci sono un

Il nostro esegeta ha ragione nel dire

Ma il ‘plagio’ è proprio tutto da buttare? La Bibbia parla, nelle epistole di S.Paolo a Timoteo, di ‘uomini malvagi e impostori che progrediranno di male in peggio, sviando ed essendo sviati

Purtroppo da un sistema malato non possono nascere direttive sane. Per capire se siamo in una organizzazione sana o meno guardate quanto i temi della sottomissione prendono il sopravvento sui temi dell’equilibrio e della comprensione. Guardate quante volte vengono date indicazioni volte a promuovere una collaborazione con compagni d’opera e non con suditti del nostro regno.

In una realtà in cui l'abuso può nascondersi dietro il manto di un'organizzazione religiosa, nessuno dovrebbe mai sopportare un trattamento ingiusto o dannoso in nome della fede. La fede dovrebbe essere una fonte di sostegno, amore e crescita personale, non un pretesto per l'oppressione manipolando il linguaggio. Per coloro che si trovano in una situazione simile,  cercare aiuto è un passo fondamentale verso la guarigione e la protezione. Consultate professionisti della salute mentale, organizzazioni di supporto e autorità competenti sono tanti e danno un valido supporto. La vostra dignità e il vostro benessere sono di primaria importanza, e nessuna dottrina religiosa dovrebbe mai essere utilizzata come scusa per il male nei confronti di nessuno. La speranza può essere trovata al di fuori di un ambiente abusante, e ci sono tante persone pronte ad aiutare a costruire una vita che sia quantomeno decente. Mai dubitate della vostra forza nel cercare una vita più sana e più felice.

"Poiché io conosco i progetti che ho formato per voi, dice il Signore, progetti di pace e non di male, per darvi un futuro e una speranza." - Geremia 29:11




domenica 3 settembre 2023

Come L'ONDA in mezzo al mar

Di recente sono stato coinvolto in un seminario di psicologia applicata alla gestione dei conflitti, il relatore ha basato parte del suo programma traendo spunto da un film tedesco del 2008 dal titolo "l'Onda".

Sicuramente molti di noi hanno già avuto modo di vedere questo film la cui trama si sviluppa in questo modo: un insegnante tedesco promuove un esperimento sociale che vuole dimostrare alla sua classe come nascono le dittature autoritarie. Gli studenti partecipano al movimento da lui guidato e fondato sulla Disciplina e sullo Spirito di solidarietà. Perdonate se scelgo di procedere con un "copia incolla" da wikipedia, ma é necessario per poter raccontare in modo preciso l'esperimento che ha ispirato il film.

wikipedia -"L'onda di Dennis Gansel fa invece riferimento al tentativo The Third Wave (La Terza Onda), realizzato nel 1967 dall'insegnante Ron Jones in una scuola della California. Dato che i suoi studenti non capivano come si fosse potuti arrivare al nazismo, fondò un movimento, che lui stesso autocraticamente comandava con una severa disciplina e sanzioni in caso d'infrazione. Il sentirsi parte di una comunità entusiasmò molti studenti, ai quali se ne unirono altri di classi diverse. Jones ha poi spesso confessato di aver apprezzato molto il grande seguito da parte degli studenti. Per fermare le dinamiche scatenate dall'esperimento, decise di interromperlo al quinto giorno e mostrò ai giovani un confronto tra il loro movimento e le organizzazioni giovanili naziste.[1][2]

Più tardi, sulla base di questi esperimenti, Jones scrisse un racconto pubblicato nel 1976 con il titolo La terza onda. Dal romanzo venne poi creato un film nel 1981 per la televisione statunitense, L'onda. Nello stesso anno fece la sua comparsa il libro L'onda di Todd Strasser. L'edizione tedesca del romanzo uscì nel 1984 e nelle scuole tedesche venne spesso utilizzato come lettura. Da allora sono state vendute più di 2,5 milioni di copie. Allo stesso modo il film è disponibile dal 1981 in quasi tutte le mediateche pubbliche. Il tema è stato ripreso anche in parecchie rappresentazioni teatrali e giochi di ruolo in tutto il mondo.[1][2]...

Trama:

Durante la tanto attesa settimana a tema, un insegnante di storia e allenatore di pallanuoto di una scuola superiore tedesca, Rainer Wenger, si trova a dover affrontare il tema dell'autocrazia, benché egli avrebbe preferito quello dell'anarchia, più vicino ai suoi ideali. Gli studenti, inizialmente annoiati dall'argomento, non credono sia possibile che una nuova dittatura possa essere instaurata nella moderna Germania, poiché la gente ha imparato dagli errori del passato, e dagli effetti distruttivi che essi provocano. L'insegnante decide allora di organizzare un esperimento, in modo tale da dimostrare agli allievi come le masse possano essere facilmente manipolate.

L'esperimento coinvolge la classe stessa e ha inizio con la scelta di un leader, il quale viene individuato nell'insegnante, e l'imposizione di alcune regole basilari_ gli studenti devono da adesso chiamarlo "Signor Wenger", invece che Rainer, e ogni volta che vogliono dire qualcosa ad alta voce, devono alzarsi in piedi e dare risposte brevi, sicure e concise. Wenger mostra inoltre ai suoi studenti come l'effetto di marciare all'unisono possa farli sentire un'unica potente entità. L'esperimento del professore desta immediatamente l'interesse degli studenti, tra cui i fidanzati Marco e Karo (il ragazzo infatti vive una frustrazione dovuta ai comportamenti della madre, libertina con compagni molto saltuari e giovani; mentre la ragazza sente nella sua famiglia una forte mancanza di disciplina, che ben si nota nei comportamenti ineducati di suo fratello minore), ma soprattutto Tim, uno degli studenti più miti della scuola. Gli unici a sembrare contrari a questo movimento sono due ragazzi: Kevin (il quale odia il professore e abbandona subito l'esperimento) e Mona (che mostra insofferenza per come è stato impostato il corso). Nel corso dei giorni sono sempre di più gli studenti che abbandonano gli altri corsi per passare a quello del professore, a tal punto che non ci sono posti disponibili per alcuni studenti che quindi rimangono fuori. Wenger decide anche di rompere i gruppetti di amici, spostando i banchi in modo che compagni con voti alti si ritrovino vicino a compagni con voti bassi, in modo da poter migliorare anche il profitto scolastico: questo causa l'abbandono di Mona, che si sentiva umiliata da questa scelta.

Nel corso di quest'esperimento si osservano le varie fasi della nascita del movimento: viene dato un nome, scelto tra varie proposte degli studenti e selezionato tramite votazione. Alla fine viene scelto il nome "L'Onda" ("Die Welle"), con tanto di apposito logo, perché il gruppo dovrà essere, secondo gli studenti, travolgente quanto tale. Ogni studente dovrà d'ora in poi indossare una "divisa", costituita da camicia bianca e jeans, in modo tale da rimuovere le distinzioni individuali che dividono gli alunni, vengono creati alcuni gadeget e successivamente viene anche inventato un saluto, ovvero la simulazione, fatta con il braccio destro, di un'onda: la forza che sta prendendo il movimento spinge Karo ad abbandonare il corso, ma ormai il gruppo si è fatto forte e coeso: viene dimostrato quando dei bulli infastidiscono Tim, che fino a poco non avrebbe avuto il supporto di nessuno, ma questa volta viene difeso da Sinan e Bomber, due partecipanti del corso (che fra le altre cose avevano inizialmente disprezzato e deciso di frequentare solo per motivi di profitto scolastico). Karo si sentirà così estranea da come il movimento si sta diffondendo da abbandonare di punto in bianco anche il gruppo di teatro (non legato al movimento, ma di cui quasi tutti i partecipanti fanno parte). Lo stesso Kevin si convince a fare ritorno.

I ragazzi del gruppo iniziano a diffondere nell'intera città il logo dell'Onda per mezzo di adesivi e bombolette spray, verniciando addirittura le impalcature che nascondono la cattedrale; iniziano, inoltre, a tenere feste in cui solo i membri del movimento hanno il permesso di partecipare, discriminando chi non ne fa parte anche per alcune strutture pubbliche, come una pista da skateboard (i membri dell'Onda, in parole povere, stanno dimenticando che quest'esperimento durerà solo una settimana). La forza dell'Onda è sempre più dirompente e ben presto il progetto sembra sfuggire di mano al suo stesso ideatore, durante un'accesa litigata tra i fidanzati Karo e Marco poiché Karo ha distribuito volantini contro il movimento durante un'importante partita della squadra di pallanuoto allenata da Wenger e di cui Marco fa parte, il ragazzo, stanco di sentire la ragazza parlare contro il gruppo di cui fa parte e che lei faccia di tutto per farlo fallire, le dà uno schiaffo. Wenger intanto, soffrendo di un complesso di inferiorità rispetto agli altri professori, si sente via via sempre più estremamente coinvolto dal gruppo in quanto suo leader, rendendosi "cieco" davanti a quello che il gruppo in realtà sta diventando. Solo quando Marko va a casa del professore e gli fa aprire gli occhi sulla gravità che sta portando l'esperimento, ....

Riprendo e confermo che, ovviamente, l'obiettivo di questa riflessione é solamente evidenziare il rischio che persino nelle comunità nate per promuovere buoni ideali e comuni valori, si possano col tempo sviluppare dinamiche diverse, il pericolo che anche delle comunità un tempo sane subiscano una svolta autocratica é dimostrato dagli ideatori di questo esperimento sociale.

Ovviamente, ogni cambiamento é graduale ed impercettibile, é dimostrato che persino una classe di ragazzi buoni può delegare al gruppo la propria capacità di ragionare autonomamente, ciò potrebbe avvenire inizialmente con la nomina di un leader in grado di decidere rapidamente e autonomamente per il bene del gruppo e la cui autorità non potrà essere contestata; successivamente il leader promuoverà l'adozione di un codice comportamentale distinto, in grado di codificare persino il linguaggio, l'abbigliamento, la vita sociale e relazionale, in modo che il gruppo acquisisca una propria identità precisa.

Il bisogno di identificarsi in un gruppo che avrà l'obiettivo di crescere e apparire forte, solido, in grado di fornire protezione e ascolto e trasmettere un forte senso di appartenenza, espellendo o allontanando chi non si conforma alle regole della comunità,
sarà sempre più forte man mano che l'individuo delegherà al leader e quindi al gruppo la responsabilità delle proprie decisioni.

Nel film, emerge chiaro che curiosamente sono gli individui apparentemente normali a delegare le proprie scelte al gruppo, nessuno di loro vuole essere emarginato, nel momento in cui l'individuo "normale" percepisce che il gruppo ha preso il controllo della situazione sarà ben felice di conformarsi, adeguandosi di buon grado a regole precise; l'individuo non dovrà più scegliere come vestirsi, come pensare, chi frequentare, quali obiettivi raggiungere, sarà il gruppo a farlo per lui, in cambio il gruppo li rassicura, non li lascerà mai soli, per ogni domanda avrà una risposta precisa, in pratica, il famoso "paradiso spirituale", "la lingua pura", "il popolo di Dio, nel quale tutti siamo fratelli e sorelle".

In ambito lavorativo, ovviamente, i ruoli sono subiti perché definiti dalla proprietà, sono imposti dal datore di lavoro, ovviamente, il relatore del seminario incoraggiava a non adottare strategie di mobbing, isolando i colleghi percepiti "strani" o "diversi", invitava piuttosto ad accettare, coinvolgere, spigando come é necessario conoscere, ascoltare, capire, l'altro in modo da apprezzarne le differenze e arricchirsi di esperienza.

Nel mondo wt oggettivamente, i ruoli sono almeno teoricamente definiti dalle Scritture, l'uomo, marito, padre, servitore, pioniere, anziano, avrà istruzioni precise su pubblicazioni tratte dalla Bibbia, spesso una sola scrittura permetterà al leader (il cd) di trattare e impartire disposizioni precise alle quali l'individuo si dovrà attenere, in caso contrario, l'individuo sarà identificato come una minaccia per l'intero gruppo e allontanato, assumendosi (l'individuo) la responsabilità delle proprie scelte subendo le decisioni che il gruppo dovrà prendere a propria tutela.

Buona visione

Post di Beth Sarim