giovedì 31 gennaio 2019

Questa generazione

Una delle dottrine fondamentali dei Testimoni di Geova è rappresentata dal ritorno di Cristo in maniera invisibile nel 1914, col suo Regno costituito in cielo, ma solo successivamente egli spazzerà via il potere umano malvagio ad Har-Maghedon. I Testimoni di Geova da molto tempo insegnano che questo intervento contro i governi umani avverrà entro "una generazione". Ma qual era l'intendimento negli anni '60, '70, '80 e primi '90?
Notiamo come questo veniva spiegato nel famoso libro Verità:
"Quanto presto accadrà ciò? Lo stesso Figlio di Dio, Gesù Cristo dà la risposta . Dopo avere richiamato l'attenzione su molte cose che contrassegnano il periodo dal 1914 in poi come il "tempo della fine", Gesù disse: "Questa generazione non passerà affatto finché tutte queste cose non siamo avvenute". (Matteo 24:34) Quale generazione aveva in mente?
Gesù si era appena riferito a persone che avrebbero 'visto tutte queste cose'. "Queste cose" sono gli avvenimenti che si sono verificati dal 1914 e quelli che devono ancora accadere... Alcuni d'essi saranno ancora in vita per vedere la fine di questo sistema malvagio. Ciò vuol dire che resta solo un breve tempo prima che venga la fine! (Salmo 90:10) Ora è dunque il tempo di agire con urgenza se non volete essere spazzato via con questo sistema malvagio" - La Verità che Conduce alla Vita Eterna, 1968, pp. 94, 95, §§ 2, 3.
Mi rendo conto che questo rappresenta il "vecchio" intendimento, ma penso possano essere fatte alcune utili considerazioni.
1- Questo intendimento viene presentato come verità assoluta, infatti si dice "Gesù Cristo dà la risposta".
2- A conferma viene citata una scrittura fuori contesto (Salmo 90:10). Infatti in Salmo ci si riferisce alla durata media della vita umana, non alla durata di "una generazione".
3- Chi avesse messo in dubbio questo intendimento sarebbe stato considerato poco spirituale o peggio apostata, mentre il tempo ha dimostrato l'infondatezza delle argomentazioni adotte dalla dirigenza dei Testimoni di Geova.
4- Si termina in tono "intimidatorio" sostenendo che bisogna agire con urgenza per non essere distrutti.
Ritengo che per non ripete gli errori sia necessario conoscerli, o come disse Malcolm X: "La storia è la memoria di un popolo, e senza una memoria, l’uomo è ridotto al rango di animale inferiore"


L'attuale intendimento riguardante il tempo che deve passare tra l'intronizzazione di Cristo in cielo (1914) e la guerra di Har-Maghedon contro i malvagi è ben espresso ne La Torre di Guardia:
"Lo schiavo fedele e discreto” usa da molto tempo questa rivista come canale principale per rivelare gradualmente le verità bibliche. (Matt. 24:45) Prendiamo ad esempio il nostro intendimento riguardo a coloro che formano “questa generazione” di cui parlò Gesù. (Leggi Matteo 24:32-34). A quale generazione si riferiva? Come spiegava l’articolo “Cosa significa per voi la presenza di Cristo?”, Gesù non si riferiva ai malvagi, ma ai suoi discepoli, che presto sarebbero stati unti con lo spirito santo. Sia nel I secolo che nei nostri giorni sarebbero stati gli unti seguaci di Cristo a vedere il segno e a comprenderne il significato, ovvero che Gesù “è vicino, alle porte”.
Cosa significa per noi questa spiegazione? Anche se non si può determinare l’esatta durata di “questa generazione”, è bene tener conto di alcuni aspetti legati al termine “generazione”: di solito si riferisce a un insieme di persone di varie età le cui vite si sovrappongono nel corso di un determinato periodo di tempo; non copre un periodo eccessivamente lungo; questo periodo ha una fine. (Eso. 1:6) Come dobbiamo quindi intendere ciò che Gesù disse riguardo a “questa generazione”? Evidentemente Gesù voleva dire che le vite degli unti che erano presenti nel 1914, quando si cominciò a vedere il segno, si sarebbero sovrapposte alle vite di altri cristiani unti che avrebbero visto l’inizio della grande tribolazione. Tale generazione ha avuto un inizio, e avrà sicuramente una fine. L’adempimento dei vari aspetti che compongono il segno indica chiaramente che la tribolazione deve essere vicina. Mantenendo il senso di urgenza ed essendo vigilanti dimostriamo di tenerci al passo con l’aumentare della luce spirituale e di seguire la guida dello spirito santo. — Mar. 13:37" - La Torre di Guardia 15 aprile 2010, p. 10, §§ 13,14

Questo intendimento non ha convinto molto la base dei Testimoni di Geova: infatti parlando con i fratelli i pochi che si dicono convinti sono solitamente quelli più impegnati in congregazione, come anziani e pionieri. Molti semplicemente lo ritengono l'ennesima speculazione per dire che la fine è vicina, infatti l'articolo afferma "l’adempimento dei vari aspetti che compongono il segno indica chiaramente che la tribolazione deve essere vicina". "Questa generazione non basta più, allora allunghiamola!", probabilmente si saranno detti ai vertici dell'organizzazione.

Vogliamo ora valutare le ragioni per le quali alcuni ritengono che le parole di Cristo riguardanti "questa generazione" non abbiano attinenza con i nostri giorni.
In Matteo 24:3 viene posta questa domanda a Gesù: “Dicci: Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?” e la sua risposta dopo aver elencato guerre, terremoti e pestilenze fu "Ora imparate dall’illustrazione del fico questo punto: Appena il suo ramoscello si fa tenero e mette le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. Veramente vi dico che questa generazione non passerà affatto finché tutte queste cose non siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno affatto. In quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno sa, né gli angeli dei cieli né il Figlio, ma solo il Padre. Poiché come furono i giorni di Noè, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo"- (Matteo 24:32-37)
Valutiamo la grammatica. Questo è un aggettivo dimostrativo e viene utilizzato per indicare vicinanza di chi parla a qualcosa nel tempo e nello spazio. Quel invece viene utilizzato come aggettivo dimostrativo e indica in genere cosa o persona lontana nello spazio o nel tempo da chi parla e da chi ascolta. Probabilmente Gesù stava dicendo che "questa generazione" presente non sarebbe passata tutta prima che le cose predette si fossero avverate, in contrasto con "quel tempo e quell'ora", non meglio definiti perché lontani a Gesù e ai suoi ascoltatori. Penso non ci sarebbero dubbi se qualcuno vi dicesse "questa crisi economica è diversa da quella del '29". In questa frase ci si riferisce a due avvenimenti lontani nel tempo. "Questa crisi" si riferisce ai nostri giorni, mentre "quella del '29" è lontana nel tempo perché è stata vissuta dai nostri nonni.
Il contesto. Nel capitolo 23 di Matteo Gesù aveva parlato di avvenimenti simili condannando i capi religiosi di allora. Notiamo le sue parole: "Serpenti, progenie di vipere, come sfuggirete al giudizio della Geenna? ... Veramente vi dico: Tutte queste cose verranno su questa generazione" (Matteo 23: 33-36) Notiamo che qui è chiaro come non ci sia un secondo adempimento nelle parole di Gesù Cristo. Per di più nel capitolo 24 di Matteo Gesù non aveva intenzione di creare allarmismo o false aspettative tra i suoi servitori, infatti Gesù disse "Badate che nessuno vi svii" (Matteo 24:4) e ancora "Allora se qualcuno vi dice: ‘Ecco, il Cristo è qui’, o: ‘È là!’ non lo credete. Poiché sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti che faranno grandi segni e prodigi da sviare, se possibile, anche gli eletti" (Matteo 24: 23, 24) Il contesto quindi chiarisce che Gesù non voleva creare false aspettative, anzi desiderava che i suoi discepoli fossero prudenti e che discernessero gli avvenimenti. La generazione a non passare sarebbe stata costituita dai malvagi, tra i quali spiccavano i capi religiosi.

Ma vi sono altri versetti che ci aiutano a stabilire la durata di una generazione?

1. La generazione che udì le parole di Gesù vide adempiersi la profezia entro 37 anni. Infatti Gesù le pronuncio nel 33 E. V. e già nel 70 E. V. Gerusalemme fu distrutta dalle legioni romane guidate dal generale Tito.
2. La generazione che fu condannata a morire nel deserto al tempo di Mosè ebbe un arco temporale di 40 anni. "L’ira di Geova divampò dunque contro Israele e li fece vagare nel deserto per quarant’anni, finché tutta la generazione che faceva il male agli occhi di Geova giunse alla sua fine" - Numeri 32:13
3. Descrivendo la benedizione di Geova sul fedele servitore Giobbe la Bibbia afferma: "E dopo ciò Giobbe continuò a vivere per centoquarant’anni e vide i suoi figli e i suoi nipoti, quattro generazioni. E gradualmente Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni" - Giobbe 42:16,17 - In questi versetti si afferma che un arco temporale di 140 anni corrispondono a quattro generazioni, della durata di circa 35 anni ciascuna.

Tutti questi versetti ci aiutano a capire che nel comune parlare una generazione abbraccia il tempo che intercorre tra un padre e il proprio figlio e quindi all'incirca 35-40 anni nell'uso biblico.
Al termine di questa breve considerazione possiamo quindi affermare che quando Gesù citò "questa generazione" lo fece in maniera negativa e quindi per logica non voleva riferirsi ai suoi "fratelli spirituali". Non possiamo quindi speculare oltre sulle parole di Gesù, non era sua intenzione additare nel lontano futuro un periodo di tempo entro cui si sarebbero svolti particolari avvenimenti, infatti poi aggiunse "In quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno sa, né gli angeli dei cieli né il Figlio, ma solo il Padre". Una sola domanda: perché l'organizzazione continua a porre "una carota" di fronte ai fratelli?


( Post di Lucio Forum Osservatore Teocratico )

lunedì 28 gennaio 2019

OT Genesi: Cronologia biblica ed ere geologiche



Cronologia biblica ed ere geologiche
È evidente un disallineamento tra la cronologia biblica e le ere geologiche, da migliaia di anni a milioni di anni! 
Se pensiamo a Genesi come a un racconto semplificato, anche la cronologia sarebbe semplificata, pensate a una molla, avete presente quella molla che si trova nelle penne a scatto? Pensate come si riduce a pochi millimetri se la comprimi tra l'indice e il pollice, la cronologia di Genesi potrebbe essere come quella molla compressa, contratta e ridotta.
Se si fa un paragone tra le ere geologiche e Genesi è interessante notare sorprendenti analogie, per esempio tutto inizia con l'acqua degli abissi (Adeano, definita anche età oscura della Terra), poi la formazione dell'asciutto e la vegetazione (siluriano), gli animali terrestri (devoniano) e infine l'uomo e la donna (Adamo cromosomico  e Eva mitocondriale vissuti durante l’olocene)
Credo che oggi stiamo rivivendo il percorso di Galileo Galilei, un uomo di fede e di scienza, che dovette ritrattare le sue ricerche a motivo della religione predominante che riteneva di avere il monopolio sulla conoscenza. E così per noi oggi, cercare di mettere insieme fede e scienza a volte viene osteggiato se non addirittura tacciato di eresia. Tuttavia ci sono alcune cose che non possono essere fermate, e il tempo come si sa è galantuomo.
Per noi tdG questa visione ‘galileiana’ attualizzata di Genesi comporterebbe una revisione teologica che porterebbe, parola di David Splane all'adorazione mattutina su Matteo 24:45 a ‘un raffinamento nell'intendimento di una scrittura potrebbe avere un effetto domino su altri versetti’, anche se quello che dice Splane è vero, tuttavia credo che siamo ‘schiavi’ delle tradizioni dottrinali e del sistema organizzativo da non essere più in grado di fare vera luce e vere riforme.

domenica 27 gennaio 2019

Commento: Da chi ci stiamo facendo modellare?

Risultati immagini per modello meccanico"La vita non è un problema da risolvere, è un mistero da vivere." S Kierkegaard

Siamo ancora qui per commentare questo nuovo articolo di studio della Torre di Guardia. Articolo molto interessante che ci da spunto per i tanti aspetti che sono legati alla consapevolezza. 
Per capirne meglio il senso mi collego alla considerazioni spontanee che sono state fatte nel recente post "Confidiamo in Geova e vivremo" autocitandomi.

"Adesso mi chiederete come si fa trattare il nostro prossimo come adulti? Fra Adulti non si sostengono le cose come ci piacciono ne come ci piacerebbe che fossero. Non so voi ma io mi sono fatto l'idea che gia solo avendo la capacità di dubitare e quindi la capacità di mettersi in discussione si sarebbero potuti evitare i problemi più gravi dell'organizzazione di questo ultimo decennio.
Proprio quelli che sono stati denunciati da Babilonia. Ecco quello che intravedo in questi siti e che accomuna un po' tutta la fratellanza è l'incapacità di farsi domande e di porsi i problemi.

In questa sezione del post facevo riferimento ad alcuni siti e a come gestivano gli argomenti teocratici. In realtà l'argomento relativo agli amministratori di questi siti era un pretesto per evidenziare un'atteggiamento generale molto più complesso e difficile. Non conoscendo l'articolo di oggi non mi aspettavo che si sarebbe risposto così presto alle questioni che ho accennato in questo commento.

L'articolo di questo fine settimana ha il titolo "Da chi ci stiamo facendo modellare?" La scrittura di riferimento è quella di Romani 12:2 che dice “Smettete di farvi modellare da questo sistema di cose”.

Lo scopo di questo articolo è quello di invitare la fratellanza a fare molta attenzione nel giustificare il libero pensiero e non fraintenderlo con la libertà delle scritture (1Pietro 2:16). 

16 Siate come persone libere, usando la vostra libertà non come una scusa per fare il male, ma come schiavi di Dio.

Un problema è una possibilità che ti viene offerta per fare meglio. Duke Ellington



Togliento i freni morali lasciando libere le persone di decidere si ottiene un progressivo degrado mortale che rende lecite anche le cose che non sono lecite. L'articolo sale con le considerazioni generali per poi finalmente raggiugere l'applicazione chiave nel paragrafo 15. Il climax centrale viene descritto così:

15 Per riuscire a trasformare la nostra mente e adottare il modo di pensare di Geova, dobbiamo ‘smettere di farci modellare da questo sistema’. Questo significa smettere di guardare, leggere o ascoltare qualsiasi cosa che promuova idee contrarie a quelle di Dio.

Questa esortazione viene ribadito nel paragrafo seguente 

16 ... Un altro modo in cui possiamo proteggerci è quello di evitare ogni contatto non necessario con le idee del mondo.

Come potete notare questo atteggiamento è un po' la risposta a quel modo di fare che ha creato il cortocircuito interno e che ha investito una parte della fratellanza che ha incominciato a sentire puzza di bruciato e che in piccola parte ha fatto nascere questi blog e forum vari. 

"MacCrimmon e Taylor (1976) hanno proposto un’altra definizione interessante per riuscire a risolvere i problemi. Hanno definito un problema come un gap tra lo stato attuale e quello desiderato, cioè un salto tra il punto in cui ti trovi ora e quello in cui vorresti essere. Se è vero questo imparare a non affrontarli significa rimanere li dove si è."
Il paragrafo 16 è un po' schizzofrenico, inizia dicendo che è inevitabile venire a contatto col mondo e finisce nel dire che dobbiamo evitarne ogni contatto. Che facciamo? Diciamo che questo cortocircuito la fratellanza lo risolve bene prendendo spunto dall'ultima cosa che gli rimane nella testa. Riflettiamo su questa frase "Evitare ogni contatto non necessario con le idee del mondo", Non l'avete già sentita in un altro contesto? Non è esattamente quello che viene attuato con i disassociati? La questione come è facile intuire è importante perchè questo approccio se viene applicato senza criterio ha pregi ma ha anche dei difetti. Se è vero che questo filtro stretto ti impedisce di condividere pensieri negativi esso ti impedisce anche di capire l'entita dei problemi. L'inevitabile è che se dovrai un giorno affrontarli non sarai in grado di risolverli.

Facciamo un esempio: Attraversare una strada è pericoloso? Se è vero questo quale soluzione adotta un genitore saggio con il suo figlio? Questo genitore saggio insegnerà ad attraversare evitando i pericoli o gli impedirà di farlo perchè è semplicemente pericoloso? Può un genitore saggio decidere di non insegnare al figlio ad attraversare la strada? 

Facciamo un'altro esempio: il grande clamore mediatico sulla pedofilia da cosa è dato? Il motivo principale in se non è la presenza del fenomeno pedofilia che possiamo considerare come una debolezza umana che trascende dall'appartenenza religiosa. Il clamore è dato dal forte contrasto creato dalla particolare dedizione allo studio e alla preghiera che ogni testimone di Geova è tenuto a fare che ha tenuto occupato per decenni queste persone e che non è servita ad evitare il disastro spirituale. Siamo sicuri che abbiamo imparato ad attraversare la strada? O ancora: siamo sicuri che la pedofilia avvenga perchè le persone implicate non hanno seguito l'esortazione precedente, di evitare qualsiasi contatto con il mondo? Siamo sicuri che negando i fatti, essi poi si risolveranno da soli?

Risultati immagini per struzzo testa sotto sabbiaPensare che i problemi siano insormontabili è quindi non affrontabili potrebbe essere una facile tentazione in cui cadere. Evitarli o addirittura negarli è un po' come la metafora dello struzzo che mette la testa sotto la sabbia. Che ne dite invece di rivoltare questo concetto e pensare l'ostacolo come un'opportunità che aspetta di essere trovata?

Risultati immagini per edison genioThomas Edison sapeva una o due cose su come trasformare un ostacolo in un'opportunità. Lo ha dimostrato in tutto il suo genio inventivo, ma anche in come ha saputo riprendersi da una battuta d'arresto e spingere via gli ostacoli percepiti. Quando aveva già superato i 65 anni, il suo enorme laboratorio di West Orange in New Jersey bruciò da cima a fondo. Piuttosto che maledire la sua sventura e farsi prendere dal panico, chiamò a raccolta la sua famiglia e gli amici per meravigliarsi del fuoco e immediatamente iniziò a pianificare il suo futuro. Edison cominciò a fare piani per costruire un laboratorio ancora migliore, vedendo la possibilità di miglioramento che quel disastro gli aveva presentato. Disse: "Puoi sempre trarre un vantaggio da un disastro. Abbiamo semplicemente fatto fuori un mucchio di roba vecchia! Costruiremo di più e meglio su queste rovine". C'è del buono in ogni situazione - e di solito una grande opportunità si nasconde sotto le macerie.

Non vi basta?

Tutti i personaggi biblici hanno affrontato problemi che erano più grandi di loro impossibili da risolvere. Pensate a Noè e al diluvio. Pensate a Mosè che doveva parlare al Faraone. Pensate a Mosè davanti al Mar Rosso. Pensate ad Abraamo. Pensate a Giobbe. Pensate a Giona... pensate...
Efesini 4:23,24
23 a continuare a rinnovarvi nel modo di pensare 24 e a rivestirvi della nuova personalità che è stata creata secondo la volontà di Dio in vera giustizia e lealtà.

Perchè l'apostolo Paolo dice agli Efesini di continuare a rinnovarsi?


"Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo" Einstein

mercoledì 23 gennaio 2019

Io sono l'unico rimasto


Risultati immagini per io sono leggendaIo sono l’unico rimasto, queste furono le parole pronunciate dal profeta Elia fuggito per evitare di essere ucciso dalla malvagia regina Izebel. 



E’ interessante riflettere su quello che il racconto biblico dice accadesse ai giorni di Elia. Questo uomo, riconosciuto nella storia degli ebrei come uno dei più grandi profeti e citato perfino da Gesù, aveva un grande problema, era e si sentiva solo. Cosa c'era di strano?
Purtroppo, quello che lo amareggiava e lo faceva sentire solo, era legato al fatto che voleva si affermasse ciò che era giusto e che il suo Dio fosse amato e rispettato.
Sorprendentemente però, non erano i popoli pagani contemporanei di Elia che non amavano la giustizia e non rispettavano Geova, era il suo stesso popolo. Quel popolo che aveva giurato fedeltà a Dio e alle sue leggi, poco alla volta aveva finito per cambiare leggi e per cambiare dio, erano diventati adoratori di Baal, oltre questo chi aveva responsabilità dava l’ostracismo a chi richiamava l'attenzione sul problema.
Elia che aveva sfidato con coraggio i profeti di Baal, che aveva combattuto senza paura perché gli ebrei smettessero di andare dietro ad un dio falso e tornassero alle origini, era un fuggiasco per salvarsi la vita, e ora chiedeva addirittura al suo Dio di togliergli quella stessa vita che fino a poco prima voleva salvare: Ora basta! O Geova, toglimi la vita, perché non sono migliore dei miei antenati”.
Cosa lo aveva portato in quello stato? Aveva una certezza: “Io sono l’unico rimasto”
La solitudine non era un problema solo per Elia, anche uno tra i mostri sacri del cristianesimo dovette farci i conti, l’apostolo Paolo.
Come Elia, l'apostolo Paolo ci viene presentato come uno che faceva le cose nelle quali credeva con grande trasporto e determinazione. La passione che aveva messo da Fariseo nella persecuzione dei cristiani ora, una volta convertito, l'aveva messa al servizio del suo vecchio nemico il cristianesimo, al punto da riuscire ad aprire senza paura nuovi territori tra i pagani e gli adoratori di divinita sconosciute.

Tanta passione e tanto coraggio l'avevano reso molto amato da coloro ai quali aveva annunciato la buona notizia e per i quali era diventato “la madre” e “il padre” che li aveva generati in senso spirituale.
Eppure, sul finire della sua vita, prigioniero in una casa a Roma, nello scrivere quello che appare essere il suo testamento a suo “figlio” Timoteo (la seconda lettera), Paolo ci sembra quasi amareggiato e lasciato praticamente solo.
Scrive a Timoteo: “Come tu sai, tutti quelli nella provincia dell’Asia mi hanno abbandonato, inclusi Figèllo ed Ermògene.” (2 Tim. 1:15) e continua al cap. 4:9: “Fa’ tutto il possibile per venire presto da me, perché Dema, avendo amato l’attuale sistema di cose, mi ha abbandonato e se n’è andato a Tessalonica, Crescente è andato in Galàzia, Tito in Dalmazia.”.

Non era la prima volta che Paolo veniva abbandonato da chi avrebbe dovuto sostenerlo, scrive ancora: “Nella mia prima difesa nessuno è stato al mio fianco; mi hanno abbandonato tutti, ma questo non sia imputato loro.” (2 Tim. 4:16).
Se siamo soli, se a causa della nostra consapevolezza siamo costretti a tenere i nostri pensieri prigionieri, perché chi avrebbe dovuto sostenerci ci ha voltato le spalle o perché il nostro desiderio che si affermi ciò che è giusto, ci costa l'isolamento da chi dovrebbe volere la stessa cosa, prendiamo coscienza che altri prima di noi hanno vissuto questa esperienza.
Cosa li aiutava ad andare avanti?
Per quanto riguarda l'apostolo Paolo è lui stesso che più volte lo rivela, in Filippesi 4:13 ad esempio scrive: “Per ogni cosa ho forza grazie a colui che mi dà potenza”, ed a Timoteo dice: “Il Signore però mi è stato vicino e mi ha infuso potenza, affinché per mezzo mio la predicazione della buona notizia fosse compiuta pienamente e tutte le nazioni la ascoltassero...” (2 Tim. 4:17).
Affidarsi a Dio e stare vicino a Gesù aiutò Paolo a non sentirsi solo. Cosa aiutò Elia?
Come sapete Dio gli rivelò che si sbagliava. Al suo: “Io sono l’unico rimasto”, Dio rispose: “...in Israele ho ancora 7.000 persone, tutti coloro che non hanno piegato le ginocchia davanti a Bàal...”.
Non era l'unico consapevole! Altri la pensavano come lui.
Sarà stato bello per Elia sapere che non era l'unico matto a non sopportare quanto accadeva nella nazione di Israele e a voler cambiare le cose.
Eppure non era quello che serviva ad Elia per andare avanti. Lo sappiamo perché Geova in quel momento curiosamente non gli fece nemmeno un nome di quelli tra i 7000 consapevoli che magari avrebbe potuto conoscere, ne gliene presentò qualcuno.

Il racconto di 1 Re 19 ci dice cosa fece Elia per rafforzarsi davvero: ”Elìa allora si alzò, mangiò e bevve, e con la forza datagli da quel cibo proseguì per 40 giorni e 40 notti finché non raggiunse l’Hòreb, il monte del vero Dio.”   
Elia era un profeta che con Geova parlava quotidianamente e Lui gli rispondeva. A cosa serviva allora andare al monte di Dio, l'Horeb?
Forse che tutto questo lottare per Dio e per ciò che era giusto l'aveva portato a dimenticare di lottare con Dio, e paradossalmente l’aveva un po' allontanato da lui?
Per andare avanti Elia doveva fare quel viaggio e riavvicinarsi a Dio.
Se sei solo, se ti senti solo, sappi che non sei il solo.
Non sei “l’unico rimasto” ci sono persone ieri come oggi in posti come questo che lottano come te e che non hanno piegato le ginocchia al Baal dei nostri tempi. Tuttavia non è questo quello che veramente ti farà andare avanti e non sentire più abbandonato, serve fare quel viaggio...




Post di Gamma Forum Osservatore Teocratico 2018-03-07 07:54:42

lunedì 21 gennaio 2019

OT Genesi: Salto ontologico



Salto ontologico

(Ontologico secondo il vocabolario Treccani: “Ontològico agg. 1. Che riguarda la conoscenza dell’essere (nel sign. filosofico della parola), della realtà, dell’oggetto in sé: concezioni ontologiche; analisi ontologica. Con accezione partic., prova ontologica. (o argomento ontologico.), argomento a priori che dimostra l’esistenza di Dio …”

Quindi il salto ontologico corrisponderebbe al momento di un processo evolutivo che richiede o è prova dell’intervento divino)  Ricollegandomi alla teologia cattolica del post precedente, vediamo se è possibile trovare riscontro nel testo di Genesi capitolo 1.



In sintesi: 

Il progetto di Dio sulla creazione può realizzarsi attraverso le cause seconde con il corso naturale degli eventi, senza dover pensare a interventi miracolistici che orientano in una o nell'altra direzione. "Dio non fa le cose, ma fa in modo che si facciano". E il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: "Dio è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde".


L'altro punto delicato è rappresentato dall'uomo, che non può considerarsi un prodotto necessario e naturale della evoluzione.
  L'elemento spirituale che lo caratterizza non può emergere dalle potenzialità della materia. È il salto ontologico, la discontinuità che il magistero ha sempre riaffermato per la comparsa dell'uomo. Essa suppone una volontà positiva di Dio. La trascendenza dell'uomo in forza dell'anima avviene "grazie all'intervento finale di una scelta libera e gratuita operata da Dio creatore che trascende tutte le possibilità della natura materiale". Quando, dove e come Dio ha voluto, si è accesa dunque la scintilla dell'intelligenza in uno o più Ominidi. La natura ha la potenzialità di accogliere lo spirito secondo la volontà di Dio creatore, ma non può produrlo da sé. In fondo, è quello che avviene anche nella formazione di ogni essere umano ed è ciò che fa la differenza tra l'uomo e l'animale; un'affermazione che si colloca fuori dalla scienza empirica e, in quanto tale, non può essere né provata né negata con le metodologie della scienza.



 Quali verbi sono usati per descrivere la creazione di Geova in questo primo capitolo di Genesi?


Sono i seguenti:

Genesi 1:1 verbo creare.

(In ordine le traduzioni messe a confronto sono: Strong's Concordance, Traduzione Nuovo Mondo 2017, Nuova Riveduta 1994, Nuova Riveduta 2006, CEI 1994, CEI 2008, Traduzione interconfessionale lingua corrente [Tilc], Diodati riveduta.)


Genesi 1:1 verbo creare: tutte le traduzioni confrontate traducono creò.
Strong's Concordance
bara': choose
בָּרָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: bara'
Phonetic Spelling: (baw-raw')
Definition: to shape, create

Genesi 1:3 verbo essere: tutte le traduzioni consultate traducono sia.
Strong's Concordance
hayah: to fall out, come to pass, become, be
הָיָה :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: hayah
Phonetic Spelling: (haw-yaw)
Definition: to fall out, come to pass, become, be

Genesi 1:11 verbo produrre: germogliare, produca.
Strong's Concordance
dasha: to sprout, shoot, grow green
דָּשָׁא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: dasha
Phonetic Spelling: (daw-shaw')
Definition: to sprout, shoot, grow green

Genesi 1:20 verbo abbondare: producano, brulichino.
Strong's Concordance
sharats: to swarm, teem
שֶׁרֶץ :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: sharats
Phonetic Spelling: (shaw-rats')
Definition: to swarm, teem

Genesi 1:21 verbo creare: tutte le traduzioni consultate traducono creò.
Strong's Concordance
bara': choose
בָּרָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: bara'
Phonetic Spelling: (baw-raw')
Definition: to shape, create

Genesi 1:24 verbo produrre: tutte le traduzioni consultate traducono produca.
Strong's Concordance
yatsa: to go or come out
יָצָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: yatsa
Phonetic Spelling: (yaw-tsaw')
Definition: to go or come out

Genesi 1:25, 26 verbo fare: tutte le traduzioni consultate traducono fece e facciamo.
Strong's Concordance
asah: accomplish
עָשָׂה :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: asah
Phonetic Spelling: (aw-saw')
Definition: do, make

Genesi 1:27 verbo creare: tutte le traduzioni consultate traducono creò.
Strong's Concordance
bara': choose
בָּרָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: bara'
Phonetic Spelling: (baw-raw')
Definition: to shape, create

 Notate al versetto 3 il verbo usato è la radice del nome di Geova, secondo noi tdG “il significato del nome Geova non è limitato a quello che lui stesso sceglie di diventare. Include anche ciò che egli fa accadere in relazione alla sua creazione e all’adempimento del suo proposito”. Secondo la dottrina cattolica: "Dio non fa le cose, ma fa in modo che si facciano", "Dio è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde" ¡ Notate inoltre che le uniche varianti nelle diverse traduzioni consultate, riguardano il verbi produrre e abbondare che si trovano nei versetti 11,12 e 20, quando la terra e le acque per ordine di Geova produssero vita vegetale e animale.
 Notate il verbo creò è usato solo in relazione, alla creazione della materia primordiale (vers.1) alla creazione degli animali (vers. 21), e dell'uomo (Vers. 27).

 Non è corretta questa definizione che da l’organizzazione: 

“Geova ha una posizione unica essendo il solo Creatore di tutto il creato. Il verbo “creare” traduce l’ebraico barà’, usato solo in riferimento a Geova. Quando Dio parla con il suo “artefice” in Genesi 1:26, viene usato il verbo ebraico ‘asàh; questo verbo significa “fare” e poteva includere altri, “l’artefice” era un collaboratore, non un altro Creatore” (fine citazione).  E allora perché nel versetto 27 si usa in riferimento alla creazione dell’uomo il verbo creare (barà)? Quindi anche “l’artefice” è Creatore, si o no?

 Di nuovo cito Giovanni Paolo II in un discorso a un simposio su "Fede cristiana e teoria dell'evoluzione", nel 1985, affermava: "Una fede rettamente compresa nella creazione e un insegnamento rettamente inteso della evoluzione non creano ostacoli. L'evoluzione suppone la creazione, anzi la creazione si pone nella luce dell'evoluzione come un avvenimento che si estende nel tempo, come una ‘creatio’ continua".
Il Catechismo della Chiesa Cattolica osserva che "la creazione non è uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta". Dio ha creato un mondo non perfetto, ma "in stato di via verso la sua perfezione ultima. Questo divenire nel disegno di Dio comporta con la comparsa di certi esseri la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura, anche le distruzioni".

 Notate come nei versetti 11,12 e 20, la terra e le acque per ordine di Geova produssero vita vegetale e animale, come avvenne questo Genesi non lo dice, sicuramente Geova mise in essere gli elementi affinché producessero e brulicassero. Anche citando Genesi 2:7 “E Geova Dio formò l’uomo dalla polvere del suolo …” si noterebbe un mettere in essere elementi già esistenti, ma non è spiegato il processo di formazione.

 Permettetemi a questo punto di fare un breve accenno al capitolo 2 di Genesi, esso ha dato luogo a domande interessanti, credo che questo capitolo costituisca una sorta di lente di ingrandimento puntato su avvenimenti specifici, ma attenzione! Con un diverso stile letterario rispetto al capitolo 1, e mi riferisco allo stile letterario di retrospezione.


L'analessi, o retrospezione (spesso indicata con il termine di lingua inglese flashback), è un procedimento narrativo che riavvolge la struttura della narrazione (cioè la sequenza cronologica degli eventi) su se stessa, raccontando avvenimenti che precedono il punto raggiunto dalla storia.

Il termine, derivato dalla lingua greca ἀνάληψις, análēpsis, 'ripresa', indica il racconto di un fatto accaduto in precedenza. All'opposto, la prolessi, da πρόληψις, pròlēpsis (talvolta, in inglese, flashforward) rivela gli eventi che accadranno in futuro.


Dove troviamo questo stile letterario?



Se noterete al cap.2 vers.5 l'assenza di vegetazione, (retrospezione) vers.6 assenza di pioggia, (quindi il versetto 6 precede cronologicamente il versetto 5).



Vers.7 formazione dell'uomo, (retrospezione) vers.8 piantato il giardino, (retrospezione) vers.9 cresce ogni albero.

Vers.10-14 descrizione dell'Eden, (retrospezione) vers.15 vi pone l'uomo, (retrospezione) vers.19 formazione degli animali.

Anche nei versetti 20 e 22 in un certo senso troviamo una retrospezione, ver.20 l'uomo non trova il suo complemento tra gli animali, (retrospezione) vers.22 creata la donna. È come se Dio avesse creato qualcosa incompleto, imperfetto, che doveva essere completato, e tuttavia al capitolo 1:27 è dichiarato che Dio creò maschio e femmina, quindi creati insieme!

Mi sembra evidente che a motivo dello stile letterario non possiamo dare un senso cronologico agli avvenimenti come descritti nel capitolo 2, essi sono come ribaltati a uno specchio, appunto retrospezione.

 Devo ammettere che l'immagine che mi ero fatto della creazione era un po' semplicistica, 
riassumendo il tutto al 'dito di Dio' una sorta di 'bacchetta magica' in grado di fare miracoli che in un periodo relativamente breve trasformò materia ed elementi. Mi rendo conto che la realtà è molto più complessa, geniale e stupenda di quanto potevamo e possiamo immaginare, secondo me è proprio la complessità nell'utilizzo di questi verbi descrittivi della creazione a dimostrarlo, come un sussurro che ci giunge dopo chissà quanti millenni a parlarci della complessità della creazione, come un racconto a grosse linee che il Creatore ci ha fatto arrivare delle sue meravigliose opere.
Noi possiamo solo cercare di intuirne il segreto attraverso quello che leggiamo in questo capitolo di Genesi e lo studio della natura.

A scuola alle lezioni di elettronica ho imparato che principi molto complessi vengo espressi con formule matematiche semplici e sintetiche, per esempio c'è una formula chiamata prima legge di Ohm e si scrive: I=V/R, si legge: la corrente elettrica in un conduttore dipende dalla differenza di potenziale (voltaggio) e dalla resistenza del conduttore. Una formula semplice e sintetica, eppure grazie ad essa è possibile costruire ogni circuito elettronico immaginabile.

Il racconto di Genesi capitolo 1 è stato scritto con la semplicità e la sinteticità di una formula.
Tuttavia la creazione è un processo molto più complesso e stupendo. Forse così potremmo riassumere “la parabola” o se preferite “il racconto semplificato” di Genesi capitolo 1, una formula semplificata e sintetizzata che contiene il segreto della creazione dell’universo!

Nella prossima parte cercherò di allineare l’ordine creativo descritto in Genesi 1 con le ere geologiche.

domenica 20 gennaio 2019

Commento: Confidiamo in Geova e vivremo!

Articolo che è una piccola conferma della situazione generalizzata. In tutti i casi il titolo esortativo apre ad una considerazione biblica che è tratta dal libro di Abacuc. Lo scopo dell'articolo è chiaramente quello di arginare questa ondata di sconforto sperando che non si alzi troppo. Dalla figura evidentemente si fa riferimento ad una fratellanza che ha corso una vita e solo dopo molti decenni si è chiesta: dove sto andando?

Io riconosco due punti notevoli in questo studio che volevo condividere con voi così mi direte la vostra opinione a riguardo.

Il primo è quello relativo a come Geova risolve i problemi

Abacuc 1:5:7
5“Osservate fra le nazioni e prestate attenzione! Spalancate gli occhi per lo stupore e meravigliatevi, perché ai vostri giorni accadrà qualcosa a cui non credereste nemmeno se ve lo raccontassero.6Ecco, suscito i caldei, nazione spietata e impetuosa. Dilagano in vaste zone della terra per impossessarsi di dimore non loro.7Spaventosi e tremendi, stabiliscono da sé la propria giustizia e la propria autorità.

Chi avrebbe risolto i problemi angustiosi denunciati da Abacuc? L'articolo spiega bene chi poteva risolvere i problemi di Israele.

"Abacuc aveva capito che Geova avrebbe usato i babilonesi per punire gli israeliti malvagi, ma questo lo lasciava ancora perplesso. Comunque disse con umiltà che Geova continuava a essere la sua “Roccia”""

Ebbene la nazione babilonese avrebbe portato la correzione necessaria per continuare ad essere l'approvato popolo di Dio. Non notate un modo davvero simile di agire di Geova per correggere alcuni problemi oggettivi che l'organizzazione sta incorrendo? Quindi qual'è l'odierna Babilonia? Una riposta semplice potrebbe essere ad esempio i giornali di questo sistema di cose.

The Guardian Senza questo articolo che ha fatto venire fuori lo scandalo noi adesso saremo ancora associati all'ONU. 

Royal Australian Commission Senza questa commissione non sarebbe venuto fuori il problema pedofilia.

Telegraph Senza articoli come questo il diritto alla privacy era un eufemismo che veicolava  atteggiamenti di abuso.


La capacità di reagire è sintomatica della cura. Ma questo necessita di una qualità importante. L'umiltà.

Abacuc 2:3
La visione infatti attende ancora che venga il suo tempo fissato e si affretta verso il suo adempimento, e non mentirà. Anche se dovesse tardare, non smettere di attenderla, perché si avvererà immancabilmente. Non tarderà!

Questo è il secondo punto notevole dell'articolo perchè Geova esorta Abacuc ad aspettarlo a confidare in lui e nella sua parola. Ma per fare questo c'è bisogno di questa caratteristica importante.

Proverbi 3:5
“Confida in Geova con tutto il tuo cuore e non fare affidamento sulla tua intelligenza”.

Prendete ad esempio il fenomeno web di questi ultimi anni. Prendete ad esempio questi due siti che a quanto pare sono gestiti da una fratellanza a loro modo allineata.

https://testimonidigeova.freeforumzone.com/
https://proclamatoreconsapevole2.blogspot.com/

Il primo è un forum esegetico fatto per rispondere alle questioni poste in principal mondo dal web che evidentemente i canali tradizionali non sono riusciti a soddisfare. Il secondo sito web è un blog che nasce come calmieratore di un dissenso oggettivo che non ha trovato risposte nel primo forum e che ha come desiderio occulto quello di ambire ad una riforma teocratica. Per questo hanno promosso un manifesto con le riforme per mettere un po' di ordine allo stato confusionale che molte congregazioni stanno passando.

Premetto che non giudico le persone implicate che sono rispettabili sino a prova contraria e ammettiamo che invece questo blog sia fra i non rispettabili. Mi chiedo di nuovo. Come ha risposto Geova alle domande di Abacuc? Chi ha utilizzato Geova per mettere a posto il suo popolo? Ha utilizzato il suo popolo o qualcuno che era al di fuori? 


Anzichè fare i consulenti della fede continuando a trattare i fratelli come dei bambini, perchè non impariamo a trattare il nostro prossimo come degli adulti?

Adesso mi chiederete come si fa trattare il nostro prossimo come adulti?  Fra Adulti non si sostengono le cose come ci piacciono ne come ci piacerebbe che fossero. Non so voi ma io mi sono fatto l'idea che gia solo avendo la capacità di dubitare e quindi la capacità di mettersi in discussione  si sarebbero potuti evitare i problemi più gravi dell'organizzazione di questo ultimo decennio. 

Proprio quelli che sono stati denunciati da Babilonia. Ecco quello che intravedo in questi siti e che accomuna un po' tutta la fratellanza è l'incapacità di farsi domande e di porsi i problemi. Noi ripeto siamo gli ultimi del carro e preghiamo sempre che Geova ci perdoni per i nostri dubbi. Però francamente ci sentiamo più vicini alla perplessità di Abacuc che non alle sue certezze.



sabato 19 gennaio 2019

Abbiamo lo stesso senso di giustizia che ha Geova?

Risultati immagini per giustiziaQuesto è il tema del secondo di due articoli Torre di Guardia di Aprile 2017 (edizione per lo studio) dedicati al tema della giustizia. Lo scopo dichiarato per tutti e due articoli nella premessa della rivista è il seguente:
“Quando pensiamo di aver visto o subìto un’ingiustizia, la nostra fede, la nostra umiltà e la nostra lealtà potrebbero essere messe alla prova. In questi articoli esamineremo tre episodi biblici che ci aiuteranno ad avere lo stesso concetto di giustizia che ha Geova”.
Gli episodi biblici presi in esame sono: quello di Giuseppe, quello della famiglia di Nabot calunniato e ucciso da Acab per prendergli la vigna, e poi quello dell’apostolo Pietro per il suo comportamento ipocrita. Lo scopo reale però, è ben diverso da quello dichiarato, basta leggere bene la premessa “Quando pensiamo di aver visto o subìto un’ingiustizia...”.
Perché non è stato scritto “quando abbiamo visto o subìto un’ingiustizia”?
Scrivere in questo secondo modo legittimerebbe l’esistenza di una ingiustizia reale che di conseguenza provoca una reale rabbia e una reale necessità di intervento da chi ne ha facoltà. La frase della premessa invece, permette un interessante giochino in entrambi gli articoli, fatto ai danni di chi vede o subisce un trattamento ingiusto, ovvero la ripetizione ipnotica dei concetti che riporto letteralmente di seguito e che trovate disseminati nei vari paragrafi:
- Come reagiremmo se pensassimo di essere stati vittime di qualche ingiustizia… (leggi: è la tua immaginazione)
- Quando si verificano situazioni del genere, che peraltro sono rare
- ...potremmo erroneamente concludere (leggi: è la tua immaginazione) che nella congregazione sia stata fatta un’ingiustizia a noi o ad altri.
- il nostro modo di vedere le cose risente dell’imperfezione o perché non conosciamo tutti i fatti (leggi: è la tua immaginazione e sei tu l’ingiusto se ti arrabbi)
Se pensiamo di aver subìto un’ingiustizia (leggi: è la tua immaginazione) , dovremmo stare attenti a non fare pettegolezzi. (leggi: sei tu l’ingiusto se ti arrabbi)
-potremmo renderci conto che in realtà non siamo stati vittime (leggi: è la tua immaginazione) di un’ingiustizia.
- faremmo bene a ricordare che parlare di qualcuno in modo offensivo (leggi: sei tu l’ingiusto se ti arrabbi) non migliorerà la situazione
-lasciamo che sia Geova a intervenire (leggi: ma lui non lo farà perché tutti pensano sia la tua immaginazione)
- In rare occasioni, potrebbe capitare a noi o a qualcuno che conosciamo di vedere o subire quella che sembra un’ingiustizia nella congregazione
- Vedremo inoltre in che modo essere pronti a perdonare quando assistiamo a un’ingiustizia nella congregazione ci permette di rispecchiare la giustizia di Geova. (è il girarsi dall'altra parte, non il fare qualcosa, se possiamo, che ci rende giusti)
- In questo caso, l’umiltà li avrebbe protetti: li avrebbe aiutati a non smettere di servire fedelmente Geova (leggi: continua a fare tutto come prima e zitto altrimenti non sei umile), consapevoli del fatto che per Dio non è possibile agire ingiustamente. (leggi: è solo la tua immaginazione)
- Questo significa che, quando emette un giudizio, Geova tiene in considerazione fattori a noi sconosciuti. (leggi: sei tu l’ingiusto se ti arrabbi)
- Come reagiremmo nel caso in cui gli anziani prendessero una decisione che non capiamo o non condividiamo? (leggi: sei tu l’ingiusto se ti arrabbi)
- In primo luogo, l’umiltà ci porta a riconoscere che non abbiamo il quadro completo della situazione. (Nemmeno se la cosa riguarda te e conosci tutto, è solo la tua immaginazione)
- Questa consapevolezza ci spingerà a essere umili, a riconoscere i nostri limiti e a modificare il nostro punto di vista (l’ingiustizia non cambia, ma tu devi farlo: è solo la tua immaginazione)
aspettare con sottomissione e pazienza che sia Geova a porre rimedio alla situazione (leggi: continua a fare tutto come prima e zitto altrimenti non sei umile)
-E si spera che nessun fratello abbia inciampato per l’errore commesso da quell'uomo imperfetto. (leggi: presa per il …. tanto era lui l’ingiusto se si è arrabbiato)
- saremmo capaci di aspettare pazientemente che sia il capo della congregazione, Gesù, a occuparsene (leggi: ma lui non lo farà perché tutti pensano sia la tua immaginazione)
- e se un fratello che ha sbagliato nei nostri confronti continuasse a servire come anziano o ricevesse ulteriori privilegi, riusciremmo a essere felici per lui? (Leggi: preparati oltre al danno pure alla beffa)
- dobbiamo essere determinati a rispecchiare il senso di giustizia che ha Geova, riconoscendo con umiltà i nostri limiti e perdonando generosamente chi sbaglia nei nostri confronti. (Nemmeno se la cosa riguarda te e conosci tutto, è solo la tua immaginazione, sei tu l’ingiusto se ti arrabbi)
                                               
Dopo siffatti articoli il proclamatore medio viene portato a dubitare di se, dei propri occhi e delle proprie facoltà mentali, se vede o subisce un’ingiustizia. Se si arrabbia, non è l’ingiusto che sbaglia, è la vittima che non è umile e pronta a perdonare. Perciò sii sempre sorridente e non modificare di una virgola il tuo impegno teocratico, altrimenti non sei paziente e anche se ci sono prove inoppugnabili dell’errore stai zitto, altrimenti diventi un calunniatore. Aspetta Geova che beninteso non farà nulla, visto che nessuno di noi avendone le facoltà, si fa’ usare come suo strumento. Se il senso di “giustizia” di Geova è veramente quello illustrato e praticato dalla WTS – JW.org, non meravigliamoci se poi si diventa atei.

Questo è un JW.org Effect!

( Post di Gamma Forum Osservatore Teocratico 2017-06-24 15:42:31 )