mercoledì 8 agosto 2018

Mostriamoci grati!

Dalla lettura per questa settimana, un racconto che ben conosciamo: i 10 lebbrosi che chiedono a Gesù di essere guariti.
Gesù non si tira certo indietro, egli dona ciò che ha generosamente, ma che fine fanno queste persone? Sappiamo solo di uno di essi, uno straniero per giunta, che torna per ringraziare del dono bellissimo che gli cambia la vita.
Quante volte diamo per scontato il dono di esistere, di pensare, di godere di tante piccole cose, di tanti piccoli quotidiani miracoli di ogni giorno?
Non fermiamoci a pensare solo a ciò che ci manca, a ciò che vorremmo. Mostriamoci grati!

Luca 17:  11 Mentre andava a Gerusalemme, Gesù passò lungo il confine tra la Samarìa e la Galilea. 12 
Quando entrò in un villaggio, gli andarono incontro 10 lebbrosi, che però si fermarono a una certa distanza+ 13 e gridarono: “Gesù, Maestro, abbi misericordia di noi!” 14 Vedendoli, Gesù disse loro: “Andate e mostratevi ai sacerdoti”.+ Allora, mentre se ne andavano, furono purificati.+ 15 Uno di loro, quando si accorse di essere guarito, tornò indietro glorificando Dio ad alta voce 16 e si inginocchiò con il viso a terra ai piedi di Gesù ringraziandolo. Tra l’altro era un samaritano.+ 17 Gesù allora disse: “Non sono stati purificati tutti e 10? Dove sono dunque gli altri 9? 18 Non è tornato indietro nessun altro per dare gloria a Dio a parte quest’uomo di un’altra nazione?” 19 Dopodiché gli disse: “Alzati e va’! La tua fede ti ha sanato”.+
Ecco una bella riflessione dal sito Qumran.net 

"Nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, l'evangelista Luca ci racconta quello che accade durante il viaggio che Gesù sta facendo verso Gerusalemme. I suoi discepoli lo accompagnano ed insieme sono ormai giunti nel territorio della Samaria. Stanno per entrare in un villaggio, quando un gruppo di 10 lebbrosi va incontro al Maestro di Nazareth.
Dieci lebbrosi, dice il Vangelo: ma sappiamo tutti che cos'è la lebbra? È una malattia contagiosa, che fa paura perché colpisce anche la pelle e la fa cadere a pezzi, come quando si stacca un pezzo di pane. Ormai, in Italia, nessuno si ammala più di lebbra, ma in Asia e in Africa è ancora molto facile che ci siano dei lebbrosi, specialmente nei Paesi più poveri.
Al tempo di Gesù c'erano tanti lebbrosi, anche perché non si conosceva un modo per poter curare chi si ammalava. Per cui, quando qualcuno era colpito da questa malattia, veniva fatto allontanare dalla città, per non contagiare tutti. Doveva restare lontano e, se guariva, doveva andare a presentarsi al sacerdote del tempio, il solo che poteva dichiarare: sì, veramente questa persona è guarita e può tornare alla sua vita di sempre.
I 10 lebbrosi che cercano Gesù probabilmente stavano insieme per aiutarsi tra di loro. Sentono dire in giro che arriva il Maestro di Nazareth e desiderano tanto parlargli, per chiedergli di guarirli. Ma non possono entrare in città, così lo aspettano fuori, si fermano un po' lontani e cominciano a gridare: "Gesù Maestro, abbi pietà di noi!"
Appena li vede, Gesù capisce che cosa desiderano da lui e, prima ancora che i lebbrosi aggiungano altre parole, li invita ad andare a presentarsi ai sacerdoti.
I 10 lebbrosi si fidano della sua parola e si avviano per la strada. Questo è molto, molto bello! Perché ancora non c'è stato nessun miracolo, non c'è stata nessuna guarigione: i 10 sono ancora lebbrosi proprio come quando hanno cominciato a invocare il nome di Gesù! Potrebbero dire: ma che ci andiamo a fare fino al tempio, dal momento che siamo ancora malati?!
E invece partono subito, si fidano di Gesù: se il Maestro ha detto loro di andare dai sacerdoti, la guarigione avverrà e quindi si mettono in cammino. E così accade: "E mentre essi andavano, furono sanati". È la loro fede che rende possibile il miracolo. Mentre vanno, strada facendo, guariscono.
Immaginiamo la loro gioia! Finalmente sono di nuovo sani, finalmente sono liberi di tornare a casa loro, alla loro vita di prima! Non vedono l'ora di arrivare dai sacerdoti, per poter poi correre a casa, dai loro cari! Guariti e contenti, continuano la loro strada verso il tempio.
Non tutti, però. Uno di loro, uno solo, si comporta diversamente. Quando si accorge di essere guarito, torna indietro, torna da Gesù. Andrà dopo dai sacerdoti, andrà dopo a far dichiarare ufficialmente che è guarito: prima, subito, vuole dire grazie al Maestro che gli ha ridonato la salute. E infatti percorre la strada del ritorno cantando di gioia e lodando il Signore Dio. Quando arriva da Gesù, si getta ai suoi piedi e comincia a ringraziarlo.
Che strano: 10 guariti e uno solo dice grazie!
Di tutti i 10 lebbrosi, l'unico che torna a ringraziare è un samaritano, uno straniero.
Anche Gesù si stupisce e lo dice forte: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?"
Certamente Gesù è contento che quel samaritano guarito si mostri riconoscente e proprio per questo gli fa un dono ancora più grande della salute che ha appena ritrovato. Lo guarda e gli dice: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!"
Non dice più "guarito", il Signore Gesù: dice che questo samaritano ora è salvato! Non sta parlando più del corpo, ma dell'anima!
Vedete, abbiamo detto che la lebbra è una malattia brutta, bruttissima. Fa un po' impressione guardare una persona lebbrosa. Ma l'ingratitudine, il non saper dire grazie, è una malattia ancora più brutta e più triste.
Dei 10 lebbrosi che Gesù incontra lungo la strada, tutti sono guariti dalla lebbra, ma 9 di loro restano con il cuore buio, con il cuore pesante, il cuore di chi non sa dire grazie.
Penso che tutti siamo felici di sentire un bel grazie quando offriamo un dono a qualcuno oppure quando facciamo un gesto gentile!
Se nessuno ci dice grazie, ci restiamo male, ci dispiace.
Il Vangelo di questa domenica ci rivela che anche il Signore Gesù si dispiace quando si accorge che di fronte al regalo enorme di riavere la salute, nove persone non tornano neppure a dire grazie.
Non so cosa ne pensate voi, ma a me piace sapere che possiamo somigliare a Dio in questo desiderio di incontrare la gratitudine delle persone che abbiamo intorno! Per una volta c'è un modo di assomigliare a Dio che non è difficile, anzi, ci viene naturale!
Per Dio, così come per noi, è bellissimo sentirsi dire grazie!
Quando ho capito questa cosa, mi sono chiesta: ma io mi ricordo, almeno qualche volta, di dire grazie al Signore Dio?
Certo, prego tutti i giorni, ma a volte c'è un po' il rischio di pensare che pregare significhi chiedere, domandare qualcosa. Per esempio, se vogliamo usare un gioco e l'amico non vuole prestarcelo, gli diciamo: "Ti preeeego!"
Ma pregare il Padre Buono non vuol dire solo chiedergli qualcosa, ci sono tanti modi diversi per pregare e uno dei più belli è proprio ringraziare.
Dire grazie a Dio perché siamo vivi, perché ci sono persone che ci vogliono bene. Dire grazie per il sole di una bella giornata e per la pizza mangiata con gli amici. Dire grazie al Signore per una bella corsa in bici, per tutte le cose nuove che impariamo a scuola. Dire grazie per le risate con mio fratello, per le coccole sul divano, per il letto caldo e morbido in cui mi addormento ogni sera...
Quanti, quanti motivi ci sono ogni giorno, per ringraziare il Signore!
Lo facciamo, di solito?
Se ancora non lo facciamo, cominciamo da questa settimana, imparando dal samaritano riconoscente. E sapendo che ogni nostro grazie al Padre Buono, lo rende felice!"
Commento a cura di Daniela De Simeis

3 commenti:

  1. Andando dal medico di famiglia un paziente che si reccava da lui legge un foglieto appeso alla bachecca in bella vista :"grazie,per piacere,mi scusi ,per cortesia, sono parole che dirle non costano nulla dirle, ma fanno un gran bene a chi vengono dette e lo rendono felice.

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  2. Ciao Virgilio ho pensato anche io che siano considerazioni meno ovvie di quello che sembrano Io aggiungerei al tuo commento che fanno un gran bene a chi le riceve ma anche a chi le dice.

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  3. "La tua fede ti ha salvato", un dono diverso rispetto alla guarigione fisica concessa anche agli altri 9 viene data a quest'uomo riconoscente.
    A volte riusciamo a concentrarci solo sulle cose negative che ci affliggono, quando invece siamo circondati da tante cose positive di cui essere grati...

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Grazie per il commento.