domenica 29 giugno 2025

“Aspettando Geova”: il culto dell’attesa e la promessa che non arriva mai

In questo post mettiamo a confronto un opera teatrale "Aspettando Godot" di Samuel Beckett e le  aspettative escatologiche dei Testimoni di Geova. Nel capolavoro del teatro dell’assurdo narra l'attesa indefinita di due personaggi, Vladimir ed Estragone, che aspettano l'arrivo di un certo Godot sotto un albero. Nonostante Godot non si presenti mai, i due continuano ad aspettare, interagendo con altri personaggi come Pozzo e Lucky, e con un ragazzo che porta loro notizie di Godot, senza mai fornire risposte chiare. L'opera è caratterizzata da un senso di stasi, ripetizione e incertezza, riflettendo l'assurdità dell'esistenza umana. Non sanno chi stanno aspettando con certezza, né se arriverà. Ma non possono andarsene, perché “potrebbe arrivare domani”.



Questa metafora dell’attesa infinita, evidentemente senza senso, riecheggia inquietante nella storia moderna di una realtà molto concreta: i Testimoni di Geova. Da oltre 150 anni, milioni di fedeli vivono nella convinzione che la fine del mondo sia imminente. Ogni generazione crede che sarà la propria a “vedere la fine”. Ma, come in Beckett, Godot non arriva mai.

L’attesa programmata: 1874, 1914, 1925, 1975…

I Testimoni di Geova, guidati dal loro Corpo Direttivo, hanno costruito gran parte della loro identità sull’annuncio della “fine del sistema di cose”. Una fine profetizzata con date specifiche proclamate in più occasioni:

1874: il ritorno invisibile di Cristo

1914: inizio degli “ultimi giorni”

1925: risurrezione di Abramo, Isacco e Giacobbe

1975: fine del 6.000° anno della storia umana, probabile data dell’Armageddon

Ogni volta che l’evento non si verifica, l’interpretazione viene corretta, spiegata meglio, “nuovamente illuminata”. Ma la sostanza resta immobile: si attende sempre qualcosa che deve avvenire, ma non accade mai.

L’inganno psicologico: senso, colpa e speranza

Nella commedia di Beckett, i protagonisti non riescono a smettere di aspettare. Si intrattengono con conversazioni ripetitive, giochi mentali, promesse. Ma sono inchiodati da un unico pensiero: “non possiamo andarcene, potremmo perdere l’occasione”.

Allo stesso modo, per molti Testimoni, lasciare l’organizzazione è impensabile. L’attesa della fine è il centro dell’identità. Rinunciare significherebbe perdere la salvezza o come abbiamo capito attendere la salvezza. Così si continua a predicare, studiare, riunirsi… nonostante l’assenza di riscontri reali.

La stessa Torre di Guardia nel 1968 scriveva:

“Non ci resta molto tempo. È molto improbabile che Dio permetta che il 1975 passi senza far avverare la sua promessa.”

Nel 1980, dopo il mancato Armageddon, arrivò il capovolgimento: “Il problema non fu la cronologia biblica, ma le aspettative errate dei fratelli.” In altre parole: la colpa non è del messaggio, ma del credente che lo ha interpretato con troppa fiducia.

Il tempo che non scorre

Beckett costruisce una narrazione in cui il tempo è circolare. Il secondo atto è quasi identico al primo. Si parla, si attende, ma nulla cambia. È una forma di paralisi esistenziale ciclica in un ripetersi continuo di situazioni eventi che hanno lo scopo specifico di rimanere lì dove sono. Per i Testimoni di Geova, ogni nuova generazione è istruita ad attendere come se la fine fosse alle porte. Studi universitari scoraggiati, carriere sacrificate, decisioni familiari sospese sono le tecniche manipolatorie per impedire che lo sguardo venga distratto da l’unico scopo che sostiene gli intenti comuni l’attesa. Il tempo si consuma nel prepararsi a qualcosa che non ha una data, ma che deve sempre essere “molto vicino”. Questo crea una struttura di controllo: chi si ferma, chi pensa, chi mette in dubbio… è in pericolo. L’attesa non è solo passiva: è un sistema che assorbe completamente la vita.

Il Dio che non arriva

Beckett non dice mai esplicitamente che Godot è Dio. Ma il gioco di parole è chiaro. Godot è l’assoluto, l’oggetto della fede. Ma è anche la negazione dell’evento: la rappresentazione di ciò che è sempre promesso e mai dato. Nel mondo dei Testimoni di Geova, l’Armageddon funziona nello stesso modo. È un evento spirituale assoluto, promesso dal Corpo Direttivo come certo, imminente, garantito. Ma quando non arriva, diventa interpretazione, metafora, attesa spirituale. E nel frattempo, la vita – reale – passa.

Smettere di aspettare

“Aspettando Godot” non offre una soluzione. Ma ci mostra una cosa: a volte, la speranza cieca diventa una trappola. L’attesa religiosa, quando basata su promesse non mantenute, può trasformarsi in uno strumento di controllo. La storia dei Testimoni di Geova ci mostra come una comunità può vivere per decenni nell’illusione di una salvezza sempre a un passo… ma mai abbastanza vicina da concretizzarsi.

Nel finale della commedia, Vladimiro dice:

“Andiamo.” 

Estragone risponde:

“Sì, andiamo.”

Eppure non si muovono.

Lì sta il dramma. E anche la scelta. L’unico modo per liberarsi da una promessa mai mantenuta… è smettere di aspettare.


Post del Divergente

25 commenti:

  1. Grazie @Divergente, non conoscevo questa commedia ma calza a pennello per descrivere la situazione dei TdG. Noi POMO che ci siamo affrancati da questo pensiero e abbiamo smesso di aspettare abbiamo cambiato completamente la nostra visione della vita. Resto stupito da come alcune opere scritte per altri motivi si prestano molto bene per descrivere aspetti della vita dei TdG. Un altro è il mito della caverna di Platone.

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  2. Purtroppo il problema non è il giorno del giudizio in se, che per chi crede nelle scritture è qualcosa di reale.
    Il vero grande dramma è tutta l'impalcatura che questa organizzazione ha costruito intorno a questo giorno del giudizio, trasformando la vita delle persone in un calvario, tra una marea di imposizioni, regole e regolette.
    Hanno utilizzato l'attesa di questo giorno del giudizio divino in un mezzo per il controllo totale della vita delle persone facendo terrorismo psicologico, guai non far parte dell'organizzazione, il giudizio per noi sarebbe certamente avverso.
    Senza pensare che Ecl.12:13 raccomanda 2 semplici cose e nient'altro, non esistono organizzazioni o gruppi di appartenenza con cui associarsi per essere identificati per la salvezza, ognuno per sé.

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  3. Il Dio che non arriva………..
    Questa è una frase vera e importante,ci hanno fracassato la vita con la fine che stava per arrivare,anzi è quasi arrivata,siamo all’ultimo giorno degli ultimi giorni.
    50 anni sono passati dal 1975 e alla fine la retorica che hanno inventato è che la colpa è solo di chi ha capito male,interpretato male,ha frainteso le date e i ragionamenti a loro collegati,spacciati per volontà di Dio.
    Insomma la colpa è nostra e di Dio,che non è arrivato,come dicevano loro.
    Si salvano sempre in calcio d’angolo e sugli specchi,sfacciati spudorati,millantatori,
    sepolcri imbiancati,come li chiamava a suo tempo Gesu’.

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    1. In verità per molti di loro la fine arriverà prestissimo quanto possono durare certi membri del GB ... Day sono lì rimbambiti e probabilmente una parte di loro se lo chiede avremo mica preso una cantonata

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  4. Aspettando Geova attenti agli apostati congresso video di alcuni aspetti Link da You tube

    https://www.youtube.com/watch?v=quKxTC7mRuI&t=1068s

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    1. Mauro fa delle eccellenti riflessioni, aiuta a ragionare, affronta l'argomento usando anche la psicologia.

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  5. Il guaio è che anche se un certo numero intuisce che la promessa non si avvera per loro, come
    non si è avverata per i loro genitori e i loro nonni, hanno investito così tanto della loro vita
    in questa attesa, che ammetterlo costerebbe troppo, preferiscono illudersi fino all'ultimo che
    sono delle persone speciali rispetto agli altri del mondo, e si meritano il premio. Oppure l'alternativa è riconoscere di essere stati ingannati, ma ad una certa età è difficile ammetterlo.

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  6. L’attualizzare la profezia del Giorno di Jhwh nell’epoca contemporanea è stato tipico del protestantesimo radicale nordamericano di fine XIX secolo dopo che in Europa tale apocalittica era andata scemando dopo l’epoca d’oro medievale. Il testo biblico si presta molto facilmente a questo tipo di operazioni dato il suo carattere simbolico e metaforico. Del resto l’avvento palingenetico come prossimo nei giorni è stato l’ottimo strumento per controllare la vita degli adepti.

    Eppure è così chiaro che l’aspettativa del Giorno di Jhwh per gli autori evangelici e delle lettere apostoliche era per la loro generazione, e non certa per quella del XIX secolo, o del XX o del XXI…

    In Mt 24:6 è chiaro che il Cristo evangelico intende per generazione quella di coloro che ha davanti: come altrimenti potrebbero questi sentir parlare di guerre? Come potrebbero correre il rischio di allarmarsi? Se nel frattempo sono morti non sentono nulla, a meno che l’evangelista non intendesse dire che gli apostoli saranno ancora vivi ai nostri giorni….oppure Cristo (cioè l’evangelista) si è sbagliato?
    E che dire della fuga sui monti per quelli che sono in Giudea? E il resto dei credenti nel mondo dove deve fuggire? L’evangelista ovviamente parla del suo tempo e della sua terra, poiché è lì che le cose dovevano succedere, secondo lui.

    Sul segnale dei tempi costituito dal sorgere di falsi profeti, Giovanni 1:18 parla chiaro: “l'anticristo deve venire, e di fatto già ora sono sorti molti anticristi. Da ciò conosciamo che è l'ultima ora”.
    Non credo che quest’ultima ora (non dice nemmeno “ultimi giorni”!) fosse intesa durare due millenni da chi ha scritto quelle parole. E se così fosse ciò farebbe crollare tutta la cronologia della WTS, poiché lo Schiavo Fedele e Discreto non avrebbe senso di esistenza. Avrebbe dovuto sorgere cioè almeno duemila anni or sono.

    2Pt 3:17 esorta “Voi dunque, carissimi, essendo stati preavvisati state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza ”. Se dovevano morire prima dell’inizio della Grande Tribolazione perché dovevano stare in guardia? O anche lì s’intende che sarebbero stati vivi nel XXI secolo e seguenti?
    Ma è sempre Pietro che in 1Pt 4:17 afferma che “È giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio” e che in 1Pt 5:1 si autocertifica come “partecipe della gloria che deve manifestarsi”. L’apostolo ((cioè chi ha scritto quelle righe) dunque si mette tra i viventi al momento del Giorno di Jhwh che, a detta sua, è già iniziato nella sua stessa casa.

    Eppure, nonostante queste chiarezze, milioni di credenti nella WTS (e persino PIMO e POMO) continuano ad illudersi sull’attualità di quelle profezie. Mi chiedo se queste persone abbiano davvero mai studiato il testo biblico, nella lingua originale così com’è giunto a noi.

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    1. @Sepi, e come va inteso il libro di Apocalisse scritto verso il 90 e.v. quindi dopo la distruzione del sistema giudaico?

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  7. Falsi profeti , Ario vescovo cattolico era umo di questi perché rinnegava la trinità Link
    https://www.google.com/search?q=Chi+fu+il+primo+vescovo+cattolico+a+rinnegare+la+trinit%C3%A0+%3F&rlz=1C1GCEA_enIT1046IT1046&oq=Chi+fu+il+primo+vescovo+cattolico+a+rinnegare+la+trinit%C3%A0+%3F&gs_lcrp=EgZjaHJvbWUyBggAEEUYOTIKCAEQABiABBiiBDIKCAIQABiABBiiBDIKCAMQABiABBiiBDIHCAQQABjvBTIHCAUQABjvBdIBCjQ4MzcyajBqMTWoAgiwAgHxBVv1nBJyxV9U&sourceid=chrome&ie=UTF-8

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  8. # Tommaso

    Se si contano i 7 re che Rivelazione menziona per indicare il numero 666, questo libro risulta scritto tra il giugno 68 e il gennaio 69.
    Il 666 (in alcune versioni anche 616) è risolvibile applicando la Qabbala (attribuendo alla lettera ebraica il numero qabbalistico proprio), evidentemente usata dall’autore di Rivelazione (vedasi anche gli studi di Ferdinand Benary):

    (nun) n= 50; (resh) r = 200; (vav) for o = 6; (nun) n= 50; (kof) k = 100; (samech) s= 60; resh) r = 200.

    Da questa cifra di 666 ne esce fuori “Nero Kaisar” (in greco). Se invece translitteriamo il latino Nero Caesar in caratteri ebraici il “noun” scompare, “portandosi via” la cifra di 50, e quindi “riducendo” la cifra da 666 a 616 che effettivamente appare in certe versioni di Rivelazione come detto in precedenza. Il che conferma l’interpretazione.

    Dunque, contando da Augusto, i 7 re citati da Rivelazione erano: Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, e il sesto Galba (che regnerà per molto poco), epoca in cui viene scritto il testo di Apocalisse mentre già si odono le rivolte delle Legioni guidate da Ottone.

    Il settimo era lo stesso Nerone ritornato sul trono: è ampiamente dimenticato dai più che all’epoca del suo assassinio si era diffusa la voce nell’impero romano, specie nelle province dell’Acaia (Grecia) e del Medio Oriente, che in realtà Nerone fosse ancora vivo e pronto a rientrare sul trono avviando una guerra di sterminio per vendetta verso nemici reali e presunti. Si veda Tacito, Annali, VI:22.
    L’autore di Rivelazione si aspettava dunque il ritorno devastante di Nerone, autore della prima persecuzione contro gli ebrei/cristiani, per l’anno 70.

    Non c'è nulla, quindi, di proiettato in in futuro remoto...da XXI o XXXV secolo (o più).


    NB – la Qabbala è più antica del testo biblico e rientra tra i codici comunicativi dell’ebraismo antico. Incluso quello del Tanach (la Bibbia ebraica). Si veda anche la corrispondenza del qabbalistico albero delle Sephirot (Albero della Vita) e la sua versione (semplificata) nel Bereshit.


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    1. #Sepi

      Ho l'impressione che entri in contradizzione, d'accordo con te nell'interpretazione letterale dei vangeli riguardo al tempo della fine, ma poi ricorrere alla cabala per interpretare l'apocalisse! Mi sembra che percorri lo stesso sentiero della wts con le misure delle piramidi e il piano di Dio.

      Non penso sia convincente quello che scrivi riguardo ad apocalisse.

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    2. @Tommaso come tu sai , Sepi si riferisce al libro di rivelazione dove l'autore ringrazia e dice:" un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato con dedizione e contribuito in vari modi alla pubblicazione e alla diffusione del contenuto di questo libro. il perché Giovanni ( Se è l'apostolo Giovanni averlo scritto) il libro prima che l'apostolo Paolo morisse lo spiega , nella premessa del libro " Rivelazione che va da pagina 13-20 a pagina 19 scrive ......" Ancora più rilevante è la testimonianza contenuta nel Canone Muratorio , frammento considerato fondamentale per stabilire la canonicità dei libri biblici e datato 170 E.V., che recita quanto segue " Benedetto fu l'apostolo Paolo che , seguendo la regola del suo predecessore Giovanni , scrisse a non più di sette congregazioni menzionandole per nome " (ANF 5.603)Questo autorevole commento indicherebbe dunque che l'apostolo Giovanni scrisse Rivelazione prima che l'apostolo Paolo terminasse di scrivere le sue lettere , quindi prima del 70 E.V. ......

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    3. Beh Tommaso perdonami, ma allora se è fumoso il ragionamento di Sepi, lo è pure se non di più l'apocalisse stessa, che dovrebbe essere il libro che svela il proposito finale di dio per l'umanità e sono secoli che gli uomini cercano di capirci qualcosa...

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    4. L'apocalisse se fu scritta prima del 70 E.V. lo scrittore usando dei numeri e bestia selvaggia babilonia la grande , la sua distruzione ecc che essendoci la persecuzione dei cristiani da parte di Nerone e Babilonia la grande che aveva commesso fornicazione con i re della terra non fosse che il tempio che era tutto d'oro e che l'impero romano che era un pò amico poi gli si è voltato contro portando via tutto l'oro compreso i portoni, e ciò che c'era di prezioso per mezzo di Tito nel 70 E.V. era solo per nascondere l'identità e far capire a chi aveva famigliarità con queste espressioni , ciò che stava per accadere entro la generazione predetta da Gesù della distruzione del tempio di Gerusalemme

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    5. Ottimo punto @nonsense, infatti non sopporto quando dicono che la Bibbia è come una lettera di un padre amorevole scritta al proprio figlio. Ma se scrivessi una lettera a mio figlio lo farei in modo che capisse facilmente il mio pensiero. Che senso ha farlo per simboli che si prestano a qualsiasi interpretazione? Questo Padre si è divertito a scrivere un rompicapo in modo che chiunque potesse dire la sua e dire di avere ragione. Facendo così non è un po’ responsabile della confusione che si è creata?

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    6. Deserto: Dobbiamo tenere presente che Geova ha fatto scrivere i libri profetici per amore dei suoi figli/servitori, affinché avessero una speranza. Devo ammettere che non sono di facile comprensione. Ma tendendo presente che anche i demoni vorrebbero capirci, per comprendere in che momento della storia essi stessi vivono, dobbiamo accettare che Dio non ha permesso loro di comprendere del tutto i dettagli sul futuro. Tutto questo per nostra protezione, appunto perché Geova è un padre amorevole verso le sue creature sottomesse. Nel momento opportuno ci rivelerà le Sue intenzioni, questo poco prima dell’adempimento di quelle profezie. Perché se sono profezie, le capiremo prima del loro adempimento, altrimenti non sarebbero profezie ma storie di tempi passati. Importante è sempre ubbidire ai comandamenti che Geova ha fatto mettere per iscritto nella Sua lettera: la sacra Bibbia.

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    7. Se avessimo dovuto aspettare la rivelazione [chiara] delle sue intenzioni, non ci sarebbe stato bisogno di profezie criptiche e di difficile comprensione, ma bastavano due comandi solamente (e guarda caso Gesù fece proprio questo), in attesa dello spirito santo (altra istruzione di Cristo).
      Non bisogna dimenticare inoltre, che profezia significa non solo prevedere il futuro, che riferito a dio è più definibile con onniveggenza o onniscenza, ma soprattutto significa dire in anticipo ciò che si farà in futuro. Perciò, non penso che satana e i demoni hanno il potere di ostacolare un proposito divino, anche se lo sanno in anticipo anch'essi, altrimenti, dov'è l'onnipotenza?

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    8. Deserto: E vero che Dio e onnipotente ma è anche vero che Lui non interviene sempre. Direi che non interviene quasi mai, se non è il momento da Lui stabilito per intervenire. Anche l’apostolo Paulo si lamentava di una “spina nella carne” che non li fu tolta. Eppure aveva praticato una risurrezione ad un giovane che era morto cadendo da una finestra. Lui stesso avrebbe potuto auto miracolarsi sanandosi da questa “spina”, ma non lo fece. Geova agisce in modo da noi non sempre comprensibile. I demoni hanno preso con prepotenza il potere di questo mondo e Geova non è intervenuto. Loro come anche gli angeli vorrebbero – come d'altronde anche noi umani – sapere i dettagli dell’adempimento di tante profezie non ancora adempiute. Ma non è l’ora adatta. Infatti c’è una scrittura che indica bene l’attesa di Dio per intervenire. Genesi 15:16 dice:”Ma alla quarta generazione torneranno qui, perché l’errore degli amorrei non ha ancora raggiunto il limite”. Geova lascia andare le cose fino al tempo da Lui stabilito o quando “l’errore” non è maturo. Nel frattempo da speranza a chi lo adora, ma nello stesso tempo impedisce al suo nemico di intervenire contro il suo proposito, appunto mandando dei messaggi di difficile comprensione come quelli contenuti dai profeti fino alla Rivelazione. Non dimentichiamo che i demoni hanno via libera su questo mondo; gli è stato consegnato come se fosse di loro proprietà. Dio sta, per così dire, dietro le quinte.

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    9. Caro Deserto, per risponderti potrei ripetere pari pari il mio ultimo commento, ma o non lo hai capito o stai glissando. Però ti voglio fare lo stesso un esempio: quando dio profetizzò 200 anni prima la liberazione del suo popolo da Babilonia, fornendo i particolari del tutto, perfino il nome del condottiero liberatore (Ciro), satana potè ostacolare in qualche modo tale proposito?
      Non dirmi ti prego, che satana non aveva ancora pieno potere sulla terra, perché nello stesso libro di Daniele, viene descritto come gli angeli, tra i quali anche Michele, più volte avevano dei combattimenti con demoni che erano dietro i regni umani, e se leggi attentamente, noterai che non erano scaramucce dall'esito scontato...

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    10. # Tommaso

      forse non hai letto bene quello che ho scritto in calce. Lo riscrivo:

      la Qabbala è più antica del testo biblico e rientra tra i codici comunicativi dell’ebraismo antico. Incluso quello del Tanach (la Bibbia ebraica). Si veda anche la corrispondenza del qabbalistico albero delle Sephirot (Albero della Vita) e la sua versione (semplificata) nel Bereshit.

      Cosa c'è che ti "sconvolge" in questo? La letteratura qabbalistica fa parte della cultura ebraica sin dai tempi antichi. Cosa ti "sconvolge" rispetto al fatto che tale tradizione letteraria sia stata utilizzata anche da autori della letteratura biblica? Ogni sistema linguistico è un codice, costituito anche da sottocodici (leggiti pure un testo di grammatica e di linguistica di scuola secondaria di II grado senza scomodare letture più impegnative sul tema). Se un utente di una lingua utilizza un sottocodice ne utilizza anche il concetto che ne sta alla base, implicitamente.
      Del resto lo sconosciuto autore Giovanni di Patmos (non vi è nessuna certezza che si identifichi con l’evangelista) si riferisce agli ebrei, non nomina mai il termine “cristiani”.

      Ricordo infine, a tutti, che Rivelazione era tra i testi dibattuti (antilegomena) rispetto la sua reale “ispirazione divina”. Solo dopo tre concili, di Ippona (393) e Cartagine (397 e 419), venne canonizzato. Per compromesso tra i partecipanti.



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    11. Deserto: Gentile Nonsense, no, non voglio glissare. Faccio solo un ragionamento per aiutare a capire alcuni fatti. Tieni presente che Gesù non aveva nessun obbligo di dire tutto a tutti e questo non solo per impedire a Satana di sapere, ma anche per non dare informazioni dettagliate a delle persone sulla terra che non avevano altro in mente che disprezzo e sfacciataggine nei confronti del Cristo. Alcune informazioni erano riservate solamente ed esclusivamente per i suoi discepoli. Prendiamo ad esempio il passo di Luca 20:27-38: 27 Quindi gli si avvicinarono dei sadducei, quelli che sostengono che non c’è risurrezione, i quali fecero questa domanda: 28 “Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se un uomo sposato muore senza avere figli, suo fratello deve prenderne la moglie e dargli una discendenza. 29 Ora, c’erano sette fratelli. Il primo prese moglie ma morì senza figli. 30 Allora a sposare la donna fu il secondo, 31 e poi il terzo. Accadde così a tutti e sette: morirono senza lasciare figli. 32 Infine morì anche la donna. 33 Dal momento che è stata sposata con tutti e sette, a chi andrà dunque in moglie alla risurrezione?” 34 Gesù disse loro: “Quanto ai figli di questo sistema di cose, gli uomini si sposano e le donne sono date in moglie; 35 ma quelli che sono stati ritenuti degni di quel sistema di cose e della risurrezione dai morti non si uniscono in matrimonio. 36 Infatti non possono neanche più morire, perché sono come gli angeli, ed essendo figli della risurrezione sono figli di Dio. 37 In ogni caso, che i morti vengano risuscitati lo ha indicato anche Mosè nel racconto del roveto, dove chiama Geova ‘l’Iddio di Abraamo, l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe’. 38 Egli non è Dio dei morti, ma dei vivi, perché per lui sono tutti vivi”. Qui è chiaro che i sadducei, facendo una tale domanda, pensavano ad una risurrezione terrena e non a quella celeste. Infatti, sembra che Gesù non avesse ancora parlato chiaro della risurrezione celeste. Evidentemente i suoi discepoli pensavano ancora che lui avrebbe ristabilito il regno fisico di Israele dopo la sua risurrezione; non avevano ancora capito che Gesù si riferisse ad una Gerusalemme celeste o a un Israele spirituale ( vedi Atti 1:6-8). Gesù rispose ai sadducei usando la spiegazione della risurrezione celeste. Qui c’è da dire che la Watchtower ha sempre fatto una confusione eclatante dando delle spiegazioni strampalate su questo passo di Luca, dicendo che i risuscitati sulla terra non si sarebbero più sposati. Poi una volta spiegarono in una rivista che qui Gesù mischiava le risurrezioni. Ma se si confronta tutto il contesto biblico, si capisce che in questo specifico caso Gesù parlava esplicitamente di una risurrezione che nessuno ancora aveva capito, quella celeste. Così senza fare troppe polemiche e senza mentire, Gesù poté dare una risposta fulminante alle ipocrisie sadducee. Lui infatti, avrebbe potuto dare una spiegazione più chiara e dettagliata su tutti i tipi di risurrezioni, ma non lo fece, appunto perché non è obbligato a farlo per vari motivi. Chi sfotte o non crede, non è degno di ricevere informazioni dettagliate sul futuro, ma solo chi apprezza e accetta di sottomettersi a Dio. Questo vale, come già spiegato, anche per quelle profezie “criptiche”.

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  9. Conoscevo quel passo riportato, è interessante

    “Benedetto fu l'apostolo Paolo che, seguendo la regola del suo predecessore Giovanni, scrisse a non più di sette congregazioni menzionandole per nome” (Canone Muratoriano, ANF 5.603).

    e avrebbe questa possibile implicazione che cioè se Giovanni scrisse l’Apocalisse prima di Paolo, allora Rivelazione sarebbe anteriore alle lettere paoline, e quindi prima del 70 E.V., perché Paolo fu martirizzato probabilmente sotto Nerone tra il 64 e il 67 E.V..

    Ma la frase è interpretabile in più modi. Ecco alcuni punti chiave:

    a) “Predecessore” può riferirsi all’ordine di citazione, non di tempo
    Potrebbe semplicemente significare che Giovanni (nell'ordine del canone) precede Paolo, o che Paolo segue l’esempio (non necessariamente cronologico) di Giovanni nel limitarsi a scrivere a sette chiese.
    b) Il Canone Muratoriano è frammentario e talvolta impreciso
    È un documento latino danneggiato, datato circa 170 E.V., non sempre affidabile per la cronologia.
    L’autore mostra poca precisione storica in altri punti (es. attribuzione di lettere), quindi usare questa singola frase per ribaltare la datazione tradizionale è azzardato...La datazione tradizionale è 95-96 E.V.
    Questa è la posizione dominante tra studiosi patristici e biblici, e si basa su:
    lla Testimonianza di Ireneo di Lione (ca. 180 E.V.)
    “[Apocalisse] fu vista quasi al nostro tempo, verso la fine del regno di Domiziano.” (Contro le eresie, V,30,3)
    Ireneo fu discepolo di Policarpo, che a sua volta fu discepolo di Giovanni, perciò ha forte autorità storica
    e inoltre sul contesto interno di Apocalisse
    Si fa riferimento a persecuzioni già in atto (Ap 1:9; 2:10), che corrispondono meglio a quelle di Domiziano (81-96) piuttosto che a quelle neroniane.
    Le lettere alle sette chiese (Ap 2–3) inoltre mostrano uno sviluppo ecclesiale e dottrinale avanzato, difficile da collocare prima del 70.
    Non ci sono prove testuali in Apocalisse che si riferiscano direttamente alla distruzione di Gerusalemme.
    Il linguaggio è apocalittico e simbolico, e può adattarsi a molti contesti storici.
    Le profezie sull’Impero romano (Ap 17) hanno più senso dopo Nerone, quando c'erano stati già diversi imperatori.
    La frase del Canone Muratoriano quind è interessante ma non sufficiente per stabilire una datazione anteriore al 70 E.V. per l’Apocalisse. Il peso della testimonianza storica (Ireneo) e l’analisi interna del testo portano a concludere cheApocalisse fu scritta attorno al 95-96 E.V., sotto Domiziano.

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  10. Stefano Greco prima di trarne le tue conclusioni e aizzare diatribe . leggi bene , e non interpretare , " Benedetto fu l'apostolo Paolo che seguendo le regole del suo predecessore ", scrisse a non più di sette congregazioni Giovanni scrisse a non più di sette congregazioni menzionandole per nome. se parli e comenti così vuol dire che non tieni neanche conto della parola predecessore . " Predecessore ora significa " chi ha preceduto altri in una carica , un ufficio, un attività . " PREDECESSORE " deriva dal latino tardo "praedecessor" composto da prae -( che significa prima ,avanti )e " decessor (che significa colui che lascia un ufficio , che si ritira) Quindi l'apostolo paolo ha fatto dopo o continuato afare quello che l'apostolo Giovanni aveva smesso di fare quello di scrivere , perciò l'apostolo Paolo aveva già letto gli scritti di Giovanni, risalenti a prima della sua morte , per esempio 2 Giovanni riguardo a Gesù Cristo che c'erano molti ingannatori. E l'apostolo Paolo conferma ciò in 1 Corinti capitolo 15 link della vecchia diatriba su chi scrisse l'Apocalisse.
    https://www.google.com/search?q=l%27apostolo+Giovanni+scrisse+lui+veramente+l%27Apocalisse+o+fu+un+altro+Giovanni+%3F&rlz=1C1GCEA_enIT1046IT1046&oq=l%27apostolo+Giovanni+scrisse+lui+veramente+l%27Apocalisse+o+fu+un+altro+Giovanni+%3F&gs_lcrp=EgZjaHJvbWUyBggAEEUYOdIBCjYxODI3ajBqMTWoAgiwAgHxBXY_KvnqeCMH8QV2Pyr56ngjBw&sourceid=chrome&ie=UTF-8

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  11. Un culto basato sull'attesa, sull'imminenza della fine, invecchia male.
    Sono abbastanza convinto che si reinventeranno dichiarando che tutte le aspettative sbagliate erano l'errata aspettazione di "qualcuno", e andranno avanti in modo differente, dicendo che andava semplicemente "restaurata la vera adorazione", senza più puntare sulla "fine imminente".

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Grazie per il commento.