potrebbe essere, stando ad alcune interpretazioni,
il più antico frammento del Vangelo secondo Marco,
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Il vangelo di Marco come abbiamo visto è un vangelo silenzioso essenziale nella storia è sempre rimasto indietro rispetto ai monumentali Matteo e Luca. Marco sembra voler rappresentare se stesso anche in questo nonostante la storia incredibile che narra e che ha in gran parte ascoltato con avidità da qualcuno che invece i fatti li aveva vissuti molto più di lui. Gli studi ci dicono che Marco abbia raccolto la testimonianza diretta di un apostolo importante. Abbiamo poche notizie di Marco da giovane compare nella bibbia la prima volta in
Atti 12:12
"Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera"
Sappiamo che, come Paolo, aveva il doppio nome e che accoglieva in casa della madre Maria una prima congregazione Cristiana. Pietro era stato appena liberato miracolosamente dalle prigioni. Conclude la sua prima lettera con queste parole
1 Pietro 5:13
"13 Colei che è a Babilonia, eletta come voi, vi manda i suoi saluti, e anche Marco, mio figlio. 14 Salutatevi gli uni gli altri con un bacio fraterno. Pace a tutti voi che siete uniti a Cristo"
Interlineare greco:
Interlineare greco:
3 782 [e] 13 Aspazetai 13 Ἀσπάζεται 13 saluta 13 V-PIM / P-3S |
4771 [e] hymas ὑμᾶς si PPro-A2P |
3588 [e] hē ἡ lei Art-NFS |
1722 [e] en ἐν in Prep |
897 [e] Babylōni Βαβυλῶνι , Babylon N-DFS |
4899 [e] syneklektē συνεκλεκτὴ ; eletto con [tu] Adj-NFS |
2532 [e] kai καὶ e Conj |
3138 [e] Markos Μάρκος , Marco N-NMS |
3588 [e] ho ὁ l' Art-NMS |
5207 [e] huios υἱός figlio N-NMS |
1473 [e] mou μου . di me PPro-G1S |
Questo versetto è probabilmente fra i più contestati di tutta la bibbia dagli esegeti. Da questo verso sono nate desinenze cristiane come la chiesa Copta che sostiene che si riferisse ad una Babilonia Egiziana. Pietro parla di saluti di una sconosciuta? Sua moglie? Da un posto identificato con Babilonia. Era la vera Babilonia? O era qualcosa altro? Poi cita Marco identificandolo come suo figlio. Era davvero suo figlio? Perchè questo versetto è contestato? Per la chiesa cattolica esso assieme alla scrittura di Matteo 16:18 viene utilizzato per sostenere il primato di Pietro come vescovo di Roma. Le pubblicazioni dell'organizzazione hanno dedicato da sempre molto spazio a questo versetto.
Una prova della debolezza della pretesa che Pietro sia stato a Roma è l’asserzione che la Babilonia indicata in 1 Pietro 5:13 sia Roma. È vero che molti storici religiosi affermano che Pietro andò a Roma, ma quale ne è la prova? Soltanto la tradizione. Per questo la Catholic Encyclopedia ammette che, in un periodo di cento anni successivo ai giorni in cui visse Pietro, abbiano potuto formarsi delle leggende sul fatto che Pietro sia stato a Roma. Essa tenta di colmare questa lacuna citando certe espressioni; da queste però si potrebbe dedurre che Pietro andò a Roma soltanto se vi fossero altre prove che lo dimostrassero...
Chi ci dice che Pietro era il mentore del giovane Marco? Un antico vescovo un certo Papia di Gerapoli (70 130) che possiamo definire uno dei primi anziani delle congregazioni cristiane. La testimonianza di Papia la conosciamo attraverso Eusebio di Cesarea (265 340) che in un passo ci fa sapere
"Marco, interprete di Pietro, riferì con precisione, ma disordinatamente, quanto ricordava dei detti e delle azioni compiute dal Signore. Non lo aveva infatti ascoltato di persona, e non era stato suo discepolo, ma, come ho detto, di Pietro; questi insegnava secondo le necessità, senza fare ordine nei detti del Signore. In nulla sbagliò perciò Marco nel riportarne alcuni come li ricordava. Di una sola cosa infatti si preoccupava, di non tralasciare alcunché di ciò che aveva ascoltato e di non riferire nulla di falso,"
(Papia, citato in Eusebio, Storia ecclesiastica, libro III, capitolo 39,15, Vol. I, p. 191)
Chi ci dice che Pietro era a Roma? Sempre Papia, sempre citato da Eusebio che riferendosi a lui dice:
Egli infatti scrive: "Si pensa che Pietro predicasse ai Giudei della dispersione per tutto il Ponto, la Galazia, la Bitinia, la Cappadocia e l'Asia e che infine venisse a Roma dove fu affisso alla croce con il capo all'ingiù, così infatti aveva pregato di essere posto in croce". (Origene in Eusebio, Storia Ecclesiastica III, 1, 2).
Chi ci dice che Pietro era a Roma? Sempre Papia, sempre citato da Eusebio che riferendosi a lui dice:
Egli infatti scrive: "Si pensa che Pietro predicasse ai Giudei della dispersione per tutto il Ponto, la Galazia, la Bitinia, la Cappadocia e l'Asia e che infine venisse a Roma dove fu affisso alla croce con il capo all'ingiù, così infatti aveva pregato di essere posto in croce". (Origene in Eusebio, Storia Ecclesiastica III, 1, 2).
Eusebio con la premessa "si pensa" non aiuta molto nella ricerca della verità. Nella questione del primato Pietrino a noi piacciono le cose semplici, daremo il nostro contributo a questa considerazione sostenendo che il versetto parla esplicitamente di Babilonia e non implicitamente di Roma. Non vediamo motivi per credere che Pietro intendesse altri luoghi occulti e non evidenti.
Ma riprendiamo il discorso con il vangelo di Marco e vediamo alcuni altri aspetti interessanti che invece ci fanno pensare che Marco con il suo vangelo si rivolgesse ad un pubblico gentile dell'ambiente Romano.
Il vangelo stesso ci svela questo da piccoli dettagli che presi singolarmente significano poco ma nell'insieme diventano indizi più significativi. Il vangelo di Marco nonostante fosse stato scritto in greco a differenza degli altri vangeli sono presenti molti termini spiccatamente romani come kenturion (15:39), kodrantes (12:42), xestes (7:4), spekoulator (6:27). Oppure ad esempio non cita dettagli inutili ai lettori che non conoscono la cultura giudaica (tipo la «frangia» del mantello: Mc 5,27; cf. Mt 9,20; Lc 8,44), oppure inserisce spiegazioni dettagliate sul senso dei riti.
Tutte queste peculiarità del testo portano a supporre che sia stato scritto facendo riferimento ad un particolare pubblico quello romano. Ecco qui in effetti si ripresenta il connubio che lega insieme la figura di Pietro con Marco e la citta di Roma.
Dietro al vangelo di Marco c'è uno scontro filosofico che solo in apparenza sembra si sia risolto negli ultimi secoli. Marco pare che abbia raccolto in se molti degli elementi storici che poi saranno utilizzati dai ben più famosi vangeli di Matteo e Luca.
C'è un'idea condivisa da molti studiosi che nella stesura di questi Vangeli essi abbiano trovato spunto da fonti comuni. Una di queste fonti pare che sia proprio quella di Marco. (Confrontate le scritture di Matteo 8:2,3 Marco 1:40,42 Luca 5:12,13) Possiamo presupporre che gli apostoli abbiano influenzato direttamente lo sviluppo di quelle prime congregazioni cristiane. Anche se sappiamo anche che non tutti avevano dimostrato di aver chiaro il vero significato del messaggio che Gesù Cristo aveva demandato. Sappiamo inoltre che c'erano correnti apocrife molto agguerrite che aggredirono il pensiero cristiano mischiandolo con filosofie apostate. Vedi le eresie gnostiche donatiste etc etc.
C'è un'idea condivisa da molti studiosi che nella stesura di questi Vangeli essi abbiano trovato spunto da fonti comuni. Una di queste fonti pare che sia proprio quella di Marco. (Confrontate le scritture di Matteo 8:2,3 Marco 1:40,42 Luca 5:12,13) Possiamo presupporre che gli apostoli abbiano influenzato direttamente lo sviluppo di quelle prime congregazioni cristiane. Anche se sappiamo anche che non tutti avevano dimostrato di aver chiaro il vero significato del messaggio che Gesù Cristo aveva demandato. Sappiamo inoltre che c'erano correnti apocrife molto agguerrite che aggredirono il pensiero cristiano mischiandolo con filosofie apostate. Vedi le eresie gnostiche donatiste etc etc.
All'inizio l'integrità del pensiero all'inizio veniva garantita dalla presenza fisica dei testimoni di quel meraviglioso racconto. Essi potevano infatti dare prova delle cose che viste e udite. Ma con la morte degli apostoli la tradizione orale non poteva garantire che il messaggio rimanesse integro. Così si utilizzò lo strumento della scrittura per permettere alle generazioni future di poter attingere direttamente dai racconti degli apostolo. Ma non c'erano case editrici così il messaggio poteva essere tramandato grazie al contributo di tanti amanuensi che tramandavano il messaggio.
Ma tornando un pochino indietro nel tempo ci sembra ragionevole considerare che comunque ciascun apostolo abbia in qualche modo personalizzato il racconto. Ci pare ragionevole che questa personalizzazione abbia creato quelle differenze che poi riconosciamo nella stesura dei vangeli. Riteniamo plausibile che Gesù non abbia scelto i suoi apostoli leggendone il curriculum e ci sembra altrettanto plausibile che fossero sostanzialmente analfabeti.
A quel tempo le persone erano organizzate in modo che le vicende importanti della vita potessero comunque essere tramandate senza un testo scritto attraverso una consolidata tradizione orale. La storia di Gesù era così forte, densa di significato e speranza che sicuramente esplose nell'immaginario di quelle persone tanto da creare tradizioni orali apostoliche come quella Giovannea o quella Marciana. A prova di questo fatto ricordiamo lo stesso apostolo Paolo riconobbe la pericolosità della tradizione orale e della tendenza a personificare la verità a chi l'aveva pronunciata.
1 Corinti 1:12
"12 Parlo del fatto che dite: “Io seguo Paolo”, “Io invece Apòllo”, “Io Cefa”, “E io Cristo”. 13 Cristo è forse diviso? Paolo è stato forse messo al palo per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?"
Quei primi cristiani dovevano al più presto raccogliere tutte le testimonianze orali e scriverle in modo che esse potessero resistere alla prova delle tradizioni che anche non volutamente potevano corrompere il messaggio di Gesù. Marco fu così probabilmente quello che prima di tutti comprese l'importanza della scrittura e come essa avrebbe potuto davvero ripetere le parole di Gesù all'infinito per tutti i lettori che avrebbero voluto che divenisse la guida. Marco involontariamente fu il precursone di questa gigantesca rivoluzione intellettuale umana che poi prese nome con il cristianesimo.
referenze web
http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/allegati/38579/Lezione-II-MARCO-word.pdf
https://en.wikipedia.org/wiki/Synoptic_Gospels
https://en.wikipedia.org/wiki/Q_source
http://www.tuttostoria.net/storia-antica.aspx?code=1127
https://it.wikipedia.org/wiki/Papia_di_Ierapoli
http://www.christianismus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=42&page=5
http://www.chiesacristiana.info/studi/roma/ro-testi.htm
Argomento interessante e attuale, il vangelo di Marco antecedente a Matteo e Luca è stato una fonte di informazioni preziose, alcuni studiosi parlano anche di un'altra fonte forse orale di cui Matteo e Luca si avvalsero 'la fonte Q', certamente ricostruire il contesto culturale in cui furono scritti i vangeli sinottici è sicuramente una bella sfida. Sarebbe interessante aggiungere in questa discussione anche il vangelo di Giovanni, si presuppone da parte sua la conoscenza almeno del Vangelo di Marco, di cui riproduce talvolta espressioni peculiari, quindi sembra confermare che il vangelo di Giovanni sia l'ultimo ad essere stato scritto.
RispondiEliminaGrazie Capitano,
RispondiEliminaUna ricerca interessante, aggiunge qualche tassello anche alle mie riflessioni sul vangelo di Marco.
Grazie anche a Tommaso, ciascuno di noi può contribuire condividendo ciò che ha.
Sarebbe bello che invogliasse anche altri a rinnovare la voglia di fare ricerche e approfondimenti biblici.
Abbiamo bisogno di ritornare alla fonte per ricostruire la nostra fede un po ammaccata dalle delusioni..
Di nulla Barnaba. E' mia intenzione dare spazio a questa ricerca biblica in modo "laico". Se fatta con criterio rafforza e consolida la fede.
EliminaRileggendo Luca 1:1-4 credo assuma un significato molto interessante in questo post su Marco.
RispondiEliminaVers.1) Caro Teòfilo, molti prima di me hanno tentato di narrare con ordine i fatti che sono accaduti tra noi.
Luca stesso riconosce di non essere il primo a scrivere un racconto.
Vers. 2) I primi a raccontarli sono stati i testimoni di quei fatti che avevano visto e udito: essi hanno ricevuto da Gesù l'incarico di annunziare la parola di Dio.
È evidente l'esistenza di una tradizione orale tramandata nel tempo, non potebbe essere anche un'ammissione di come Marco fu testimone di Pietro che aveva visto?
Vers. 3) Anch'io perciò mi sono deciso di fare ricerche accurate su tutto, risalendo fino alle origini. Ora, o illustre Teòfilo, ti scrivo tutto con ordine,
Sembra escludere l'aiuto dell'ispirazione divina, confidando in capacità personali di ricerca accurata.
Vers. 4) e così potrai renderti conto di quanto sono solidi gli insegnamenti che hai ricevuto.
Sembra che qualcuno mettesse in dubbio la solidita degli insegnamenti, questo poteva accadere solo dopo molto tempo dalla fonte originale degli insegnamenti.
Continuando con un'altra considerazione, se il vangelo di Matteo è stato scritto da un testimone oculare circa 16 anni prima del vangelo di Luca perchè non è citato da Luca? Come ignorare una fonte così importante di un testimone oculare?
RispondiEliminaSi Tommaso ci sono diverse Teorie perchè ci sono tanti indizi che si devono tenere conto. Diciamo che come hai notato Luca stesso sembra ammettere che il suo vangelo sia una sorta di riassunto di compendio di summa completa fatta di tanti testi che ha dovuto scegliere e riallineare in qualche modo.
EliminaAnche ammettendo un opera di ritaglio postuma questo non toglie sacralità al testo. L'ispirazione è nella testimonianza del messaggio che non è da non confondere con le interpretazioni, quelle non sono ispirate.
Per quanto riguarda Luca che dire. Le premesse erano che i vangeli fossero stati scelti come testimonianze indipendenti che avrebbe rafforzato la verità del messaggio. Analizzando i testi non è proprio così evidente questa indipendenza. Per chi ha uno spirito integralista questi studi sono considerati fattori che indeboliscono la fede.
Eliminaargomento molto interessante ,come i commenti,bravi tutti.
RispondiEliminaMi associo a Virgilio...
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