Marco Cap. 9, 1-13
Poi disse loro: «In verità vi dico che vi sono alcuni qui presenti che non gusteranno la morte, senza aver visto il regno di Dio venire con potenza».
*Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse soli sopra un alto monte, in un luogo appartato. E si trasfigurò davanti a loro: *le sue vesti divennero sfolgoranti, bianchissime, tali che nessun lavandaio sulla terra saprebbe farle così candide. *E apparve loro Elia con Mosè, e stavano conversando con Gesù. *Pietro allora prese a dire: Rabbi, si sta bene qui; facciamo dunque tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia. *Ma non sapeva che cosa dicesse, tanto erano presi dallo spavento. * E venne una nube che li avvolse, e dalla nube una voce: Questi è il Figlio mio, il diletto; ascoltatelo. *E subito, guardandosi attorno, non videro più nessuno, salvo Gesù solo con loro.*Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro di non raccontare a nessuno quello che avevano veduto; se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. *Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi fra loro che mai significasse quel risorgere dai morti. *E gli chiesero: Perché dicono gli Scribi che prima deve venire Elia? *Egli rispose loro: Elia, certo, viene prima a ristabilire ogni cosa; ma come mai sta scritto del Figlio dell’uomo che deve soffrire molte cose ed essere disprezzato? *Ma io vi dico che Elia è già venuto e lo hanno trattato come hanno voluto, nel modo che è stato scritto di lui.
Il capitolo 9 inizia con una piccola profezia. Gesù afferma che alcuni presenti avrebbero visto venire il regno prima di morire. Se abbiamo letto le spiegazioni date dalle pubblicazioni, l'applicazione viene legata al contesto successivo, ovvero, che con la trasfigurazione alcuni avrebbero avuto modo di vedere una manifestazione del suo regno. È possibile, tuttavia vorrei esplorare una seconda opzione. Ricordiamo che la suddivisione in capitoli e versetti fu un'aggiunta successiva e che quindi il contesto non fosse necessariamente il capitolo 9. Cosa troviamo nel contesto precedente, ovvero, gli ultimi paragrafi del cap. 8?
8: 34 Poi chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, disse loro: «Chiunque vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua
35 perché chiunque vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e dell'evangelo, la salverà.
36 Che gioverà infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l'anima sua?
37 O che cosa potrebbe dare l'uomo in cambio dell'anima sua?
38 Perché chi si vergognerà di me e delle mie parole, in mezzo a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo, con i santi angeli»
Sì parla di seguirlo senza timore, senza riserve in mezzo a quella generazione perversa, per non essere da lui rigettati in un giudizio. Non vorrei tirar fuori un vespaio sul significato di generazione, ma francamente, prendendo la parola nel suo significato più semplice e nel contesto, di chi parlava Gesù? Questa generazione peccatrice, qualcosa di presente in quel momento. E quando quella generazione subì un giudizio? Circa 40 anni dopo, nel 70. Quanto duro una generazione nel deserto? 40 anni.
Quindi potrebbe essere che Gesù volesse davvero dire che di lì a pochi decenni sarebbe tornato nel suo regno per abbattere quel sistema religioso ormai irriformabile? Sappiamo che guardando la città e il tempio pianse sapendo di non poterli salvare. Avrebbe voluto radunarli come pulcini sotto le sue ali ma fu costretto ad ammettere: " ma voi non avete voluto".
Il racconto subisce poi uno stacco, "sei giorni dopo", la scena cambia e si parla della trasfigurazione. Accade qualcosa di straordinario, non solo egli divenne sfolgorante, ma appaiono due profeti messianici, Mosè ed Elia che conversano con lui della sua dipartita. (Lu 9:31)
Qui il racconto si fa quasi umoristico, Pietro abbagliato dalla visione e preso da timore (sfido chiunque di fronte a quella visione a non farsi prendere da timore) fa una proposta, perché non allestire un bel campeggio con tre tende?
Non comprendeva cosa significasse la trasfigurazione e sinceramente appare poco chiaro anche oggi il senso pieno di questo racconto.
Era un modo per rafforzare Gesù visto che di li a poco avrebbe dovuto subire una morte atroce? Era rivolta ai tre apostoli presenti come speciale dono per rafforzare la loro fede e la comprensione dell'imminente dipartita del loro maestro? Il messaggio di morte si fa sempre più pressante, eppure i discepoli faticano ad accettarlo. Gesù sa che estirpare dalle loro menti vecchie e radicate credenze richiederà tempo e il tempo che gli resta per istruirli si sta velocemente esaurendo.
I tre apostoli al momento non comprendono. Gesù lascia comunque un segno nei loro cuori che gli sarà utile nel tempo, man mano che gli avvenimenti si susseguiranno molte cose diverranno chiare.
Forse nemmeno noi oggi comprendiamo parti del messaggio biblico, profezie, illustrazioni, storie che culturalmente appartengono anni luce lontano dal nostro modo di vivere e pensare.
Allora a che serve leggere le scritture? Se lo faremo con l'umiltà dei bambini che si fanno guidare anche se non comprendono pienamente ciò che imparano, a suo tempo queste nozioni immesse acquisteranno significato come semi piantati nel terreno sotto la neve, destinati a crescere al volgere della primavera. ( Giov 13:7)
Guarigione di un ragazzo epilettico
Gesù chiede da quanto tempo il ragazzo sia in questa condizione, adesso si concentra su di lui e sulla sua lunga sofferenza, non senza aver prima dolcemente rimproverato il padre disperato per la sua fede con condizionale. Nulla è impossibile al Cristo, sicuramente una frase che più di un rimprovero infonde certezza sul risultato, che infatti non tarda ad arrivare.
Difficilmente ci troveremo a dover far i conti con uno spirito impuro, ma ci sono tante cose che potrebbero far venir meno la nostra fede. Difficoltà della vita, situazioni di sofferenza che si protraggono nel tempo, dubbi e incertezze in questo cammino cristiano da consapevoli sempre più difficile, situazioni da cui dobbiamo avere l'umiltà di riconoscere che potremmo uscirne vittoriosi solo se ci affidiamo a Dio e a suo figlio con fede e si, mediante accorate preghiere. Ricordiamoci che il padre del ragazzo, pur avendo fede riconobbe il bisogno di maggiore fede e non si vergognò di chiederla.
Ho trovato interessante questa riflessione sulla preghiera del padre del ragazzo, da Qumran.net :
Gli apostoli si sono un po' montati la testa; d'altronde – che diamine! – è da tempo che seguono il Maestro Gesù, hanno visto come opera, sono in grado di imitarne, più o meno, i gesti e le parole. Assistiamo così, oggi, alla peggiore delle figure narrate dagli evangelisti (criterio di verità: voi scrivereste un libro di fantasia in cui fate una pessima figura?): gli apostoli, contattati da questo povero padre di famiglia, pensano di non avere bisogno di disturbare il Signore Gesù, la misura del loro doppio fallimento – di fronte a questo pover'uomo e rispetto a Gesù – è bene evidenziata da Marco. La ragione del loro fallimento, spiega alla fine Gesù, è nell'assenza di coinvolgimento degli apostoli: la guarigione è frutto di una lotta contro il male, richiede sacrificio e compassione, non si tratta di giocare a fare i maghetti di turno! Il padre del ragazzo epilettico, però, dona agli apostoli e a noi una lezione memorabile: sollecitato da un Gesù piuttosto alterato dall'accaduto, sentendosi stimolato ad avere più fede, questo pover'uomo formula una delle preghiere più toccanti dell'intero vangelo: "Signore io credo, ma tu sostieni la mia incredulità". Sì, Signore, tu conosci la misura della nostra fragilità, tu sai della fatica del nostro vivere.
Secondo annuncio della morte e risurrezione
Se in altre occasioni non si fecero remore a chiedere ulteriori spiegazioni, stavolta temevano di sapere di più e di dover accettare una verità scomoda. Il Messia era un vittorioso condottiero, loro i suoi più fidati alleati e presto avrebbero avuto un ruolo glorioso al suo fianco, altro che morte! Le profezie questo dicevano... ma dicevano pure altro, Isaia 53: 1-10 era lì, davanti ai loro occhi... "colpito per le nostre trasgressioni, come una pecora portata al macello, fu reciso dal paese dei viventi.." testimonianza chiara di ciò che attendeva il Messia, eppure niente ci convince quando abbiamo già un'idea preconcetta.
Quindi niente di sorprendente se anziché soffermarsi su parole scomode preferiscono discutere su chi di loro fosse il più grande, su come spartirsi il potere intorno al Cristo presto vittorioso. Ma sapevano che Gesù non gradiva questo modo di pensare e interrogati, come bambini colti con le mani nella marmellata tacciono.
Il contesto religioso in cui erano cresciuti dava moltissima importanza al grado sociale e alla spiritualità formale, fatta più di apparenza che di profondità, naturale che fosse per loro difficile invertire la rotta mentale.
Gesù, il maestro per eccellenza viene per servire, per sacrificarsi e loro pensano a comandare, a spartirsi potere e gloria.
Ma Gesù non si scoraggia, sa che ci vorrà tempo per togliere certi modi di pensare così ben infissi nella mente, tuttavia il materiale è buono, sono sinceri.
Così attende il momento giusto per impartire una lezione. Si siede, chiama a se i dodici e preso un bambino lo pone in mezzo a loro, fa un gesto, abbraccia il piccolo, mostra affetto per un membro della comunità che ancora non ha valore come uomo, un bambino non ha esperienza, lavoro, conoscenza, un'identità definita che lo renda importante. È piuttosto un membro da proteggere, accudire, crescere e formare. Ecco, chi vuole essere grande deve servire! Chi riceve questo piccolo, riceve Gesù e pure il Padre che lo ha mandato!
Quanta importanza, quanto valore nel servire i minimi. Le braccia protettive di Gesù mi fanno venire in mente quanto amore e protezione ogni cristiano dovrebbe mettere nel proteggere i deboli, loro sono la priorità, non il posto in congregazione, i privilegi, le nomine!
Quando si trascura di proteggere un bambino che chiede aiuto, si evita di far luce su un abuso, si dà la priorità al buon nome dell'organizzazione piuttosto che alla protezione dei piccoli, si può dire di imitare il Cristo?
C'è bisogno di una specifica legge che obblighi a denunciare un presunto pedofilo o la legge morale che appartiene al Cristo ci spingerà a fare il possibile affinché la questione venga chiarita e il reato preso in mano dalle autorità competenti che saranno in grado di mettere in sicurezza non solo i bambini in congregazione, ma tutti quelli che potrebbero essere future vittime anche al di fuori?
Non comprendeva cosa significasse la trasfigurazione e sinceramente appare poco chiaro anche oggi il senso pieno di questo racconto.
Era un modo per rafforzare Gesù visto che di li a poco avrebbe dovuto subire una morte atroce? Era rivolta ai tre apostoli presenti come speciale dono per rafforzare la loro fede e la comprensione dell'imminente dipartita del loro maestro? Il messaggio di morte si fa sempre più pressante, eppure i discepoli faticano ad accettarlo. Gesù sa che estirpare dalle loro menti vecchie e radicate credenze richiederà tempo e il tempo che gli resta per istruirli si sta velocemente esaurendo.
I tre apostoli al momento non comprendono. Gesù lascia comunque un segno nei loro cuori che gli sarà utile nel tempo, man mano che gli avvenimenti si susseguiranno molte cose diverranno chiare.
Forse nemmeno noi oggi comprendiamo parti del messaggio biblico, profezie, illustrazioni, storie che culturalmente appartengono anni luce lontano dal nostro modo di vivere e pensare.
Allora a che serve leggere le scritture? Se lo faremo con l'umiltà dei bambini che si fanno guidare anche se non comprendono pienamente ciò che imparano, a suo tempo queste nozioni immesse acquisteranno significato come semi piantati nel terreno sotto la neve, destinati a crescere al volgere della primavera. ( Giov 13:7)
Guarigione di un ragazzo epilettico
Cap. 9,14-29
In mezzo alla perplessità dei discepoli e della folla c'è un ragazzo sofferente. Nonostante avessero già fatto opere potenti, in questo caso non riescono a guarire il giovane. Gesù sembra frustrato dalla loro poca fede, fa portare il ragazzo che subito manifesta i segni della crisi, segni che sembrano i sintomi dell'epilessia ma, vengono specificatamente attribuiti ad uno spirito impuro.*Ritornati dai discepoli, videro una grande folla intorno ad essi e alcuni scribi che discutevano con loro. *E subito la folla, appena vide Gesù, ne fu sorpresa e corse a salutarlo. *Egli li interrogò: Di che discutete con loro? *Uno della folla gli rispose: Maestro, io ti ho portato mio figlio, che ha uno spirito muto, *il quale, dovunque si impadronisce di lui, lo butta a terra, ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho chiesto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non hanno potuto. *Rispose loro: O generazione incredula, fino a quando dovrò stare con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo da me. *E lo condussero da lui. Appena ebbe visto Gesù, lo spirito scosse violentemente il ragazzo che, caduto in terra, si rotolava schiumando.*Gesù domandò al padre: da quanto tempo gli succede questo? Rispose: Dall’infanzia, *e spesse volte l’ha gettato anche nel fuoco e nell’acqua per farlo morire. Ma tu, se puoi farci qualcosa, abbi pietà di noi e soccorrici. *Riprese allora Gesù: Se puoi! Ogni cosa è possibile a chi crede. *Il padre del fanciullo subito gli gridò: Io credo, soccorri la mia poca fede! *Gesù, vedendo che si riuniva gente, comandò allo spirito impuro: Spirito muto e sordo, io te lo comando, esci da costui e non entrarvi mai più. *Lo spirito, dopo aver gridato e averlo molto straziato, uscì, e il fanciullo rimase tramortito, tanto che molti dicevano: E’ morto. *Ma Gesù, prendendogli la mano, lo rialzò; e quello si mise in piedi. * Entrato Gesù in casa, i suoi discepoli gli chiesero in privato: Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo? *Rispose loro: Questa specie di demoni non si può scacciare se non con la preghiera.
Gesù chiede da quanto tempo il ragazzo sia in questa condizione, adesso si concentra su di lui e sulla sua lunga sofferenza, non senza aver prima dolcemente rimproverato il padre disperato per la sua fede con condizionale. Nulla è impossibile al Cristo, sicuramente una frase che più di un rimprovero infonde certezza sul risultato, che infatti non tarda ad arrivare.
Difficilmente ci troveremo a dover far i conti con uno spirito impuro, ma ci sono tante cose che potrebbero far venir meno la nostra fede. Difficoltà della vita, situazioni di sofferenza che si protraggono nel tempo, dubbi e incertezze in questo cammino cristiano da consapevoli sempre più difficile, situazioni da cui dobbiamo avere l'umiltà di riconoscere che potremmo uscirne vittoriosi solo se ci affidiamo a Dio e a suo figlio con fede e si, mediante accorate preghiere. Ricordiamoci che il padre del ragazzo, pur avendo fede riconobbe il bisogno di maggiore fede e non si vergognò di chiederla.
Ho trovato interessante questa riflessione sulla preghiera del padre del ragazzo, da Qumran.net :
Gli apostoli si sono un po' montati la testa; d'altronde – che diamine! – è da tempo che seguono il Maestro Gesù, hanno visto come opera, sono in grado di imitarne, più o meno, i gesti e le parole. Assistiamo così, oggi, alla peggiore delle figure narrate dagli evangelisti (criterio di verità: voi scrivereste un libro di fantasia in cui fate una pessima figura?): gli apostoli, contattati da questo povero padre di famiglia, pensano di non avere bisogno di disturbare il Signore Gesù, la misura del loro doppio fallimento – di fronte a questo pover'uomo e rispetto a Gesù – è bene evidenziata da Marco. La ragione del loro fallimento, spiega alla fine Gesù, è nell'assenza di coinvolgimento degli apostoli: la guarigione è frutto di una lotta contro il male, richiede sacrificio e compassione, non si tratta di giocare a fare i maghetti di turno! Il padre del ragazzo epilettico, però, dona agli apostoli e a noi una lezione memorabile: sollecitato da un Gesù piuttosto alterato dall'accaduto, sentendosi stimolato ad avere più fede, questo pover'uomo formula una delle preghiere più toccanti dell'intero vangelo: "Signore io credo, ma tu sostieni la mia incredulità". Sì, Signore, tu conosci la misura della nostra fragilità, tu sai della fatica del nostro vivere.
Secondo annuncio della morte e risurrezione
Cap. 9, 30-37
Gesù rinnova l'annuncio della sua imminente morte, ma i discepoli non riescono ad accettare l'idea della sua dipartita. Temevano addirittura d'interrogarlo, non volevano ulteriori particolari su di un fatto che rifiutavano di accettare. Non era egli il Messia? Non avrebbe regnato su Israele liberando dal giogo delle nazioni? Perché parlava di morte?*Quindi, partiti di là, s’aggiravano per la Galilea, ma Gesù non voleva che alcuno lo sapesse. *Infatti egli ammaestrava i suoi discepoli dicendo: Il Figlio dell’uomo sarà consegnato nelle mani degli uomini, e lo uccideranno; e, ucciso, dopo tre giorni risorgerà. *Ma essi non compresero quella parola e temevano di interrogarlo. *Giunsero a Cafarnao, ed entrati in casa, chiese loro: Di che discorrevate per via? *Ma essi tacevano, perché per via avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. *Allora egli, messosi a sedere, chiamò i dodici e disse loro: Se uno vuol essere il primo sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti. *E preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse: *Chi riceve un bambino come questo nel mio nome, riceve me; e chi riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato.
Se in altre occasioni non si fecero remore a chiedere ulteriori spiegazioni, stavolta temevano di sapere di più e di dover accettare una verità scomoda. Il Messia era un vittorioso condottiero, loro i suoi più fidati alleati e presto avrebbero avuto un ruolo glorioso al suo fianco, altro che morte! Le profezie questo dicevano... ma dicevano pure altro, Isaia 53: 1-10 era lì, davanti ai loro occhi... "colpito per le nostre trasgressioni, come una pecora portata al macello, fu reciso dal paese dei viventi.." testimonianza chiara di ciò che attendeva il Messia, eppure niente ci convince quando abbiamo già un'idea preconcetta.
Quindi niente di sorprendente se anziché soffermarsi su parole scomode preferiscono discutere su chi di loro fosse il più grande, su come spartirsi il potere intorno al Cristo presto vittorioso. Ma sapevano che Gesù non gradiva questo modo di pensare e interrogati, come bambini colti con le mani nella marmellata tacciono.
Il contesto religioso in cui erano cresciuti dava moltissima importanza al grado sociale e alla spiritualità formale, fatta più di apparenza che di profondità, naturale che fosse per loro difficile invertire la rotta mentale.
Gesù, il maestro per eccellenza viene per servire, per sacrificarsi e loro pensano a comandare, a spartirsi potere e gloria.
Ma Gesù non si scoraggia, sa che ci vorrà tempo per togliere certi modi di pensare così ben infissi nella mente, tuttavia il materiale è buono, sono sinceri.
Così attende il momento giusto per impartire una lezione. Si siede, chiama a se i dodici e preso un bambino lo pone in mezzo a loro, fa un gesto, abbraccia il piccolo, mostra affetto per un membro della comunità che ancora non ha valore come uomo, un bambino non ha esperienza, lavoro, conoscenza, un'identità definita che lo renda importante. È piuttosto un membro da proteggere, accudire, crescere e formare. Ecco, chi vuole essere grande deve servire! Chi riceve questo piccolo, riceve Gesù e pure il Padre che lo ha mandato!
Quanta importanza, quanto valore nel servire i minimi. Le braccia protettive di Gesù mi fanno venire in mente quanto amore e protezione ogni cristiano dovrebbe mettere nel proteggere i deboli, loro sono la priorità, non il posto in congregazione, i privilegi, le nomine!
Quando si trascura di proteggere un bambino che chiede aiuto, si evita di far luce su un abuso, si dà la priorità al buon nome dell'organizzazione piuttosto che alla protezione dei piccoli, si può dire di imitare il Cristo?
C'è bisogno di una specifica legge che obblighi a denunciare un presunto pedofilo o la legge morale che appartiene al Cristo ci spingerà a fare il possibile affinché la questione venga chiarita e il reato preso in mano dalle autorità competenti che saranno in grado di mettere in sicurezza non solo i bambini in congregazione, ma tutti quelli che potrebbero essere future vittime anche al di fuori?
Bentornato Barnaba ci mancavano le tue trattazioni spirituali 👍
RispondiEliminaQuando analizzai questa porzione del vangelo sulla trasfigurazione con gli occhi di consapevole mi venne in mente questa riflessione: la trasfigurazione avvenne 6 giorni dopo aver profetizzato che alcuni dei discepoli presenti non sarebbero morti, non sarebbe stata una grande profezia dire che nei prossimi 6 giorni alcuni di loro non sarebbero morti.
Sarebbe stato umoristico tanto quanto l'uscita di Pietro di allestire il campeggio.
E non sarebbe verosimile applicarla al 1914 è chiaro che non avrebbe senso.
Mentre sarebbe logico fare una profezia che alcuni sarebbero rimasti in vita per un periodo più lungo forse fino al 33 e.v. o fino al 70 e.v.
Allora si sarebbe stata una profezia seria degna del Messia!
Per gli altri due brani citati condivido le riflessioni fatte.
E preso un bambino LO mise in mezzo a loro. Si un bambino non ha conoscenza, non ha esperienza, lavoro,un'identità definita che LO renda importante. Una cosa vera ma c'è molto di più, secondo IL mio modesto parere di padre e di nonno, entro nei dettagli, nasce è nella culla piange, io vado, lo metto meglio (secondo me),ma continua a piangere, gli accarezzo i pancino, pensando che gli faccia male, ma lui continua a piangere, lo prendo in braccio, ma non smette di piangere. La mamma preoccupata viene, gli parla dolcemente prendendolo tra le sue braccia e d'incanto smette di piangere, Il neonato,ha capito benissimo che io non ero la persona che voleva, ma ha riconosciuto immediatamente la mamma anche se da neonato vedeva a contorni vaghi. Incominciano a crescere, sì rendono conto della loro ambiente, chi gli sta intorno e cominciano a fare le loro scelte, per esempio due lo vogliono prendere in braccio, e tutti e due gli tendono Le braccia per prenderlo sceglierà uno dei due e nella stragrande maggioranza se ciò sì ripetesse sceglierebbe sempre la stessa persona, andrebbe anche con l'altra ma se fosse sola, cominciano a camminare, e cercano, sì la libertà ma vogliono accanto coloro dei quali ha piena fiducia, principalmente la mamma e il papà. E se il bambino sta giocando, e si allontana qualche metro dai genitori, i chi in quel momento sono con lui, se passando delle persone i altri bimbi, e sì avvertisse qualche minaccia, cosa farebbe?correrà immediatamente dal chi si fida è si aggrappera alle gambe di chi lo protegge. E il bambino non sì metterà a giocare in mezzo a degli sconosciuti. IL fatto che Gesù prese questo bambino lo accarezzo' e lo mise IN mezzo a loro vuol dire solo una cosa, che il bambino si fidava di loro, sapeva che lo avrebbero protetto, avrebbe giocato con loro.il bambino non nasconde nulla ciò che fa è visto da tutti, così è quando parla, tutti sanno quello che pesa, allora finché è bambino è così, ma poi si cresce, e ci si sente più grandi, e perdiamo man mano, i tratti del bambino, incominciando a pensare di non fidarci più completamente DI chi prima avevamo piena fiducia, è incominciamo a nascondere le cose, fare le scelte personali DEI compagni di gioco, soggiogare con la nostra personalità altri o subirla, confidare cose o dirle a una gruppo ristretto DI amici, i amiche, formando così una vera e propria casta. Alcuni sanno come veramente stanno le cose, ma la stragrande maggioranza no, ma non siamo tutti fratelli e sorelle, Gesù non ha nascosto nulla, anche dopo la resurrezione e gli apostoli gli chiesero se avrebbe ricostituito in quel periodo il regno d'Israele disse che lo avrebbero capito in seguito. E in seguito comportandosi come bambini, hanno mostrato DI avere imparato la lezione, parlando e scrivendo, affinché tutti potessero sentire e leggere. Cosa che non fa ne la WTS tanto meno IL CD e o vari comitati, meno male che si permettono,come questa settimana far vedere IL video e dire che la nostra non è una struttura piramidale. Spero solo che ciò che l'apostolo Paolo scriveva alla congregazione di Corinto, in 2cor.4:1-4 non si applichi anche a noi ,in particolare al versetto 2 che scrive "AL CONTRARIO, ABBIAMO RIFIUTATO LE AZIONI VERGOGNOSE, FATTE IN SEGRETI E NON CI COMPORTIAMO CON ASTUZIA NÉ FALSIFICHIAMO LA PAROLA DI DIO;MA RENDONO MANIFESTA LA VERITÀ CI RACCOMANDIAMO ALLA COSCIENZA DI OGNI UOMO DAVANTI A ODIO ".I versetti 3,e 4.leggetelo, a me vengono i brividi. Caro fratello bel post, veramente, tutti nessuno escluso dovremmo scendere dal piedistallo, e,tornare tutti bambini.
RispondiEliminaUna gradevole disanima scritturale che Barnaba ci propone. Condivido l’opinione di Tommaso la trasfigurazione è un passo che lascia un po’ perplessi ma non è un problema la consapevolezza ci aiuta a capire che sono tante le cose da consolidare lasciamo gli altri dire che hanno capito tutto...
RispondiElimina@Virgilio grazie per il tuo commento molto introspettivo si è vero i bambini ci insegnano molto e forse il problemi che abbiamo nascono perché smettiamo di imparare da loro.
Gesu prese a testimoniare simbolicamente la legge e i profeti: Mosè e Elia.
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