venerdì 21 settembre 2018

Il verdetto


A breve nelle sale un film che sarà interessante vedere: "Il verdetto" è il titolo in italiano di "the children act ". La storia di un giudice chiamato a decidere tra fede e laicità,  tra vita e morte di un individuo la cui fede lo porta a sacrificare la sua vita. La storia viene raccontata dall'altra parte della barricata, da chi si trova a dover decidere sulla vita altrui, ben sapendo che una persona non è solo un corpo, ma anche ideali e dignità.
Credo farebbe bene a tutti i fratelli mettersi nei panni di medici e giudici per comprendere quale sorta di sentimenti inneschiamo in loro con le nostre scelte.


Questo il commento dell'autore del romanzo:

Mi sono imbattuto nella storia di un adolescente testimone di Geova che rifiutava una trasfusione di sangue necessaria per salvargli la vita. L’ho vista come una sfida, uno squarcio fra lo spirito secolare laico della legge e una fede religiosa sincera.
Ian McEwan - Scrittore





http://www.cineblog.it/post/795507/il-verdetto-the-children-act-trailer-italiano-emma-thompson

38 commenti:

  1. Qualcuno lo ha già visto in inglese?

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  2. Io no e non ho letto nemmeno il libro, ma dal trailer non mi sembra che sarà una visione "consigliata" dal primo fratello che lo andrà a vedere al cinema....

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  3. Avendo vissuto un’esperienza simile in prima persona, non condivido il pensiero comune sul peso emotivo di medici o giudici alle prese con situazioni del genere.
    A prescindere dalla condivisibilità di una scelta che può essere astenersi da una trasfusione o rifiutare un trattamento salvavita, spesso ci si dimentica che ognuno di noi alla nascita ottiene il libero arbitrio e poter quindi decidere della propria vita e nessuno a parte Dio può decidere della vita degli altri nè tantomeno calpestarne le volontà.
    Nel caso specifico si parla di un minorenne, ma lo stesso discorso, e parlo di quello che so quindi dell’Italia, vale anche per i maggiorenni.
    Non c’è nessuna scelta da prendere perché non si ha nessun diritto nè come medico nè come magistrato o giudice che sia, di calpestare le scelte degli altri.
    Naturalmente possono non essere condivise ma vanno rispettate.

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    1. Concordo per quanto riguarda un adulto, diverso sarebbe con un bambino, ma nel caso di un adolescente la situazione si fa più complicata.
      Comunque credo ci farebbe bene cercare di metterci nei panni degli altri, vedere il problema da un punto di vista diverso.

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    2. Infatti nel mio caso la situazione non riguardava me ma un’altra persona che nel momento in cui non è stata più in grado di difendere le sue scelte davanti ai medici, ha delegato me.
      Le discussioni infinite che sono seguite con i dottori che non capivano la fondamentale verità che anche se non avessi condiviso le scelte di quella persona, ero stato chiamato a rispettarle e a farle rispettare.

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    3. Il tuo commento è interessante, Samgar, e mi da spunto per una riflessione. "I dottori non capivano la fondamentale verità che anche se non avessi condiviso le scelte di quella persona, ero stato chiamato a rispettarle e a farle rispettare". Nel momento in cui uno accetta di fare rispettare le volontà dell'altra persona, giusto che adempia al suo impegno comunque si mettano le cose e fino alle estreme conseguenze. Il problema nasce quando quelle scelte in coscienza non si condividono. Diventa un compito molto più gravoso e difficile. Lo è pure per medici e giudici (sono persone con un cuore e sentimenti come noi, al di là del loro dovere). Ma per noi c'è un aggravante. A volte si è costretti a sostenere la posizione per un familiare pur non condividendola, magari perché non si è convinti del fondamento scritturale del divieto. E' drammatico in queste condizioni affrontare i medici.

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  4. A prescindere dalle nostre credenze,da quello che condividiamo o non condividiamo,sul punto di vista del sangue e derivati annessi,bisogna mostrare tanto di cappello a tutti i medici che fanno il loro mestiere, con lo scopo di salvarti la vita e salvaguardare la nostra salute.
    Come siamo tutti pronti a denunciare alle autorità,quando c'è una palese mancanza di assistenza o
    incompetenza medica,mostriamo il dovuto rispetto e onore alla classe medica che si prodiga ad un unico risultato,non a farci violare la coscienza,ma a salvarci la vita sempre e comunque.
    Certo sarebbe più facile e meno impegnativo per loro,prendere atto che non si vuole una certa terapia che ti può salvare la vita e lasciarti libero di andare al camposanto,ma loro professione e la loro devozione gli impongono di fare tutto il possibile per farti continuare a vivere.

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    1. E proprio per quello che dici vanno capiti. Per molti di loro salvare una vita è più importante che rispettare una coscienza educata secondo un principio che non comprendono o trovano assurdo. Poi ci sono quelli che collaborano cercando di coniugare le due cose e siamo felici quando ci riescono. A volte invece il rispetto della coscienza lo pretendiamo in malo modo e senza rispettare la coscienza di chi lotta tutti i giorni contro la morte altrui. La mancanza di tatto e considerazione ha fatto desistere più di un medico dall'aiutarci. Al di là di questi aspetti, però, le questioni sulle quali interrogarci secondo me sono due:
      1) Il divieto ha veramente solide basi scritturali?
      2) Ammesso che le basi scritturali ci siano, perché viene vietato ai giovani testimoni di frequentare le università (vedi l'ultimo broadcasting di settembre...), potersi laureare in medicina nelle varie specializzazioni e poi esercitare la professione? I medici testimoni sono pochissimi, ma potrebbero essere molti di più, e un medico testimone che condivide la stessa posizione è cosa molto diversa rispetto a un non testimone.
      Questo da parte del CD equivale a pretendere "la botte piena e la moglie ubriaca", o per dirla con le parole di Gesù, "Legano gravi carichi e li mettono sulle spalle degli uomini, ma essi stessi non li vogliono muovere neppure col dito" (Matteo 23:4)
      Guai a distogliere i giovani dal "sacro servizio", servono forze fresche per la predicazione e per i progetti di costruzione e cinematografici faraonici. La miopia di questo ragionamento sta nei numeri. Ci sono confessioni evangeliche che incoraggiano gli studi e la conoscenza, specie quella che serve ad aiutare il prossimo, e addirittura gestiscono scuole, ospedali e università. Pur non impegnandosi in un opera capillare di casa in casa, ne in progetti di grandi costruzioni (hanno luoghi di culto modesti), ne in grandi produzioni cinematografiche, numericamente crescono più di noi.

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    2. Se il divieto,è scritturale o meno ci sarebbe tanto da dire..........
      L'inconcruenza che molti trovano difficile comprendere,compreso me,e il fatto che il sangue intero no,ma preso a frazioni diventa una questione di coscienza. 🤔
      Sono cose molto difficili da spiegare,se non impossibile e molto difficile da capire.
      Sembrano forzature,che come tutto il pacchetto devi accettare a scatola chiusa,come sempre,guai a obiettare,alla faccia della verità che ti rende libero.
      Per essere liberi come dice Gesù,dovrebbero lasciare la cosa alla coscienza della persona,che alla fine se la vedrà con Geova e non con l'uomo.

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    3. Libero Pensatore hai fatto un commento praticamente perfetto e dove ci si deve confrontare. La confessione religiosa che cresce a dismisura senza spendere una sola ora in predicazione sono gli Avventisti. Non solo, hanno anche una struttura per il sociale che è da invidia per tutte le altre religioni. Si nota questo link :
      https://chiesaavventista.it/sociale/le-opere-sociali/ .

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    4. @MiKa, concordo con te!
      La questione dovrebbe essere lasciata alla coscienza del singolo cristiano. Dargli gli strumenti per valutare ma lasciare la decisione al singolo senza lo spauracchio della dissociazione come avviene adesso.
      Si perché se scegli di accettare una trasfusione non sei disassociato, sei tu che ti dissoci con il gesto..

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  5. Coscienza?

    Su questo argomento vi giro una notizia che ho saputo recentemente:

    15 giugno 2018

    A tutti i comitati di assistenza sanitari

    Cari fratelli desideriamo imformarvi di un aggiornamento in relazione al fatto che un cristiano possa o meno somministrare una trasfusione di sangue su ordine di un superiore. In precedenza si riteneva che farlo fosse una decisione personale presa in base alla propria coscienza. Tuttavia, dopo aver rivalutato attentamente la questione, il Corpo Direttivo ha stabilito che somministrare tale trasfusione è così strettamente legato a una pratica antiscritturale che una persona diventa complice di una pratica sbagliata. Pertanto per un cristiano non sarebbe appropriato somministrare una trasfusione di sangue in nessun caso (Gen.9:4; Atti 15:28,29).

    Un cristiano che di professione è infermiere o medico rispetta le scritture e quindi non suggerirebbe, ordinerebbe di eseguire, o eseguirebbe una trasfusione di sangue. Il modo in cui un fratello o una sorella gestirà la situazione in modo tale da non violare le scritture sarà una sua decisione personale, e la persona sarà responsabile delle conseguenze di tale decisione. La possibilità di incorrere in una sanzione disciplinare per inadempimento relativo al rifiuto di eseguire l'ordine di un superiore non giutificherebbe una violazione della legge di Dio da parte di un Testimone.

    Che dire del caso di un Testimone che è un dipendente, e no ha responsabilità decisionale, al quale viene chiesto da un superiore di prelevare sangue per un test o di eseguire prestazioni ordinate in favore di un paziente non Testimone che si sottopone a terapia trasfusionale? Il Testimone potrà decidere personalmente e in base alla sua coscienza se farlo o meno.

    Potete informare di questa decisione i Testimoni che esercitano la professione di medico e infermiere.

    Vi salutiamo con affetto.

    Le istruzioni verbali della Betel sono che i fratelli in questa situazione che non cambiano lavoro vanno incontro a un comitato!

    Chi sa dirmi se i fratelli che a breve perderanno il lavoro continuerannno a contribuire come prima?

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    1. Concordo che sia un argomento difficile che implicano decisioni che devono essere valutate bene. C’è un comando biblico di astenersi dal sangue e le trasfusioni sono implicate nel comando. Io trovo inconciliabile la direttiva della disassociazione...

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    2. Fammi capire, ma chi accetta la trasfusione o non può dimostrare di aver fatto il possibile per evitarla viene disassociato o considerato dissociato? Parecchi anni fa si andava in automatico al comitato giudiziario, poi l'automatismo fu eliminato e si disse che chi aveva ceduto era da considerare spiritualmente debole. E' cambiato qualcosa?

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    3. @Libero Pensatore, la situazione per chi accetta la trasfusione è sostanzialmente questa: ti disassocerei volentieri perchè non hai ubbidito ai miei ordini (quelli del CD) ma non posso, altrimenti tutti i governi cominciano a verificare perchè una "scelta libera" viene pesantemente condizionata dalla disassociazione. Allora dal cilindro tiro fuori che non sono io che ti butto fuori ma tu che te ne sei andato con la tua "libera scelta", così posso raccontare a tutti che io (organizzazione dei TdG) non butto fuori nessuno per trasfusione. All'atto pratico, se accetti la trasfusione e poi non difendi a spada tratta la tua scelta davanti agli anziani ma ti dimostri dispiaciuto di non avere una fede forte e di essere rimasto vivo, perderai tutti i privilegi ma non è detto tu venga considerato dissociato visto che si preferisce non avere potenziali rogne legali. Viceversa se ti càpitano gli anziani zelanti, non hai compilato le direttive anticipate e sopratutto non ti penti, verrai considerato un dissociato con tutte le conseguenze del caso.

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    4. Prima se prendevi una trasfusione di sangue,veniva subito organizzato un comitato giudiziario che valutava il tuo stato mentale,se eri cosciente e nel pieno delle facoltà mentali e poi ti dissassociavano.
      Ora dopo gli scandali vari,si prende atto che hai accettato la trasfusione di sangue e ti dissoci automaticamente,così come dice Gamma la scelta è stata tua e te ne vai tu,ma non ti abbiamo mandato via noi.
      I soliti voli pindarici per affermare da parte loro,che noi siamo noi e voi non valete niente,
      ubbidite o ubbidite,altrimenti ubbidite,non ci sono scelte di sorta.

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    5. Avrei anche codesta domanda: per quale arcano motivo questa "notizia" è stata diffusa solo ai Comitati di A. S., e non magari per conoscenza anche ai "poveri" anziani che dovrebbero formare i comitati e giudicare la vita dei "poveretti"? Pensavano proprio che tale "notizia" sarebbe rimasta "segreta" e che i Comitati di A. S. siano diventati una sorta di l'interfaccia? E a questo punto mi chiedo di quante altre "disposizioni" noi altri siamo tenuti all'oscuro?

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    6. Quindi, Gamma e Mika, se ho capito bene non c'è disassociazione. Bastano due anziani che "ufficialmente" vengono a sincerarsi delle tue condizioni di salute ma come "missione" hanno anche quella di verificare se c'è stata trasfusione, come sono andati i fatti e al di là del fatto che le "direttive anticipate" non c'erano o non erano regolari (anche per negligenza) si devono convincere del "pentimento", se no vieni considerato "dissociato" dal tuo comportamento. Se è così la differenza è minima, perché gli effetti ostracizzanti, una volta fatto l'annuncio (uguale per dissociati e disassociati) sono i medesimi. Non credo che per i Governi cambi qualcosa quando i "dissociati" di fatto vanno ad esempio dal Gris a raccontare come vengono trattati e questi "benefattori" poi alzano un polverone. In Italia non firmano l'intesa (niente 8 x mille) e in Russia li mettono al bando.

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    7. Non c'è la disassociazione ma c'è la dissociazione,cambiano i termini ma non cambiano i risultati,penso che tra Gamma e me le abbiamo spiegate le procedure,ma l'ostracismo e la morte sociale sono identici,cambia la forma ma la sostanza rimane immutata.

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  6. Scusa osservatore...quale sarebbe il comando biblico sul sangue che implicherebbe le trasfusioni? Nel primo secolo non esistevano procedure mediche che indicavano l'uso del sangue e far rientrare queste in un comando dato per mantenere la pace tra ebrei e gentili e anacronistico e decisamente errato. Non è così difficile. Deve essere una questione solo ed esclusivamente dettata dalla coscienza del singolo.

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    1. In attesa della risposta di Osservatore, un piccolo appunto, se me lo consentì. "Nel primo secolo non esistevano procedure mediche che indicavano l'uso del sangue e far rientrare queste in un comando dato per mantenere la pace tra ebrei e gentili e anacronistico e decisamente errato". Se è così come dici, la coscienza del singolo non c'entra nulla e sarebbe errato anche seminare dubbi nei fratelli, perché il caso non esiste. Prendiamo ad esempio una confessione evangelica che sembra più vicina di altre al mondo ebraico, gli Avventisti del Settimo Giorno. La decima non l'hanno abolita, il sabato lo osservano ancora perché a loro dire se lo trovano in Genesi ed è antecedente alla legge mosaica, su Genesi 9:4 invece... nulla, e di conseguenza su Atti 15:28, 29 nemmeno. Per loro era l'animale che doveva essere dissanguato prima di essere mangiato. Dato questo chiarimento agli adepti, pensi che i credenti abbiano problemi di coscienza quando devono operarsi?

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    2. Il comando biblico è quello di Levitico 17:11 la scrittura di Atti è invece fuorviante. Dietro a questa scrittura c'è però anche tutta una impostazione di base che precede l'attuale intendimento aggiornato che abbiamo sul sangue.

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  7. Scusate nel commento fatto prima mentre scrivevo è scomparso un pezzo... La frase completa è:
    Leggere oggi, con i nostri occhi la scrittura degli Atti ed estenderne il significato è un anacronismo pericoloso e significa non capire le motivazioni della scelta fatta dai cristiani e prima ancora non capire il motivo per cui Dio pronunciò quelle parole a Noè in Genesi e il vero motivo per cui diede la sua legge sul sangue in seguito a Mosè.

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  8. Va detto che i primi cristiani si astenevano da cio che è strangolato.
    In seguito Tertulliano si sorprese che i romani potessero pensare che i cristiani bevessero sangue umano, visto che si rifiutavano di mangiare salsicce piene di sangue animale.
    All'epoca erano accusati di riti di questo genere, ma era anche usanza bere il sangue dei gladiatori uccisi per curare l'epilessia, quindi un uso medico. Certo, non esisteva la trasfusione, ma ne abbiamo un utilizzo a scopo terapeutico di cui i cristiani non facevano uso.
    Al di là di queste considerazioni va messo sul piatto della bilancia il motivo per cui Dio comando di considerare sacro il sangue. In esso c'è la vita. La vita appartiene a Lui.
    Quando si uccide un animale per cibarsene versando il sangue a terra se ne riconosce la proprietà della vita al suo datore. Ci è concesso ucciderlo, ma versare il sangue fa si che mostriamo di sapere che ci appropriamo di un essere vivente che ha un valore agli occhi di Dio.
    Quindi nel momento in cui rifiutiamo di essere trasfusi per ubbidire a una legge sul valore della vita e per questo perdiamo la vita qualcosa non quadra, o almeno in coscienza dovremmo essere liberi di valutare fino a che punto ubbidire alla legge o al principio che essa rappresenta.

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    1. Esatto Barnaba la frase conclusiva del tuo intervento è il nocciolo del problema! Personalmente non vedo problemi a rifiutare la terapia trasfusionale in un intervento programmato (anzi a dire dei medici potrebbe avere molti vantaggi), ma in quelle rari occasioni in cui la stessa vita è persa per non aver accettato la trasfusione? Come protrebbe Geova considerare rispetto per la vita una decisione che vi pone fine?
      (Non citate Matteo 16:25 perchè è fuori contesto)

      Proprio in relazione a questa evidente contraddizione gli ebrei avevano la soluzione: Nell'Ebraismo, Pikuach Nefesh in ebraico: פיקוח נפש‎ descrive il principio della Halakhah che la salvaguardia della vita umana supera qualsiasi altra considerazione religiosa. Quando la vita di una persona è in pericolo, quasi tutte le mitzvot lo ta'aseh (comandi di non eseguire un'azione) della Torah diventano nulle.

      E poi c'è Giovanni 6:54 che qualcuno dovrebbe spiegarmi: un discorso offensivo per gli ebrei, ma perfettamente in linea con Pikuach Nefesh, fare qualcosa di scandaloso per salvare non la vita, ma la vita eterna.

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  9. Barnaba nella w del 2000 del 15/6, Tertulliano parla di colore che convinti di curare l'epilessia bevevano sangue umano. Era comuqnue una superstizione e non una terapia medica. Ciò di cui i cristiani erano accusati è che essi compivano omicidi rituali per berne poi il sangue come facevano altri popoli. Tertulliano replica che questi atti vergognosi non appartenevano ai cristiani bensì a coloro che li accusavano anche Se, non tutti i romani facevano lo stesso. Il motivo per cui Tertulliano, in quel punto dell'apologia del cristianesimo, scrive quelle parole era che voleva scagionare i cristiani dalla falsa accusa di uccidere altre persone compresi i bambini, per poi berne il sangue. È lo stesso accadeva nell'arena. La gente beveva dal sangue di persone che erano appena state uccise. Questo ovviamente non è lo stessa cosa che usare il sangue di un altra persona(senza ucciderla) per salvarsi la vita. Non mangiando il sangue che sarebbe una violazione diretta della legge scritta in levitico, ma considerando la trasfusione come una rigenerazione del corpo, come in effetti la considerano oggi gli ebrei ortodossi.

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    1. Non posso dire con certezza se bere il sangue dei gladiatori fosse una cura riconosciuta dai medici dell'epoca o solo superstizione. Resta il fatto che in molti credevano nella sua efficacia, come nell'efficacia di bagni fatti nel sangue di fanciulli, terapia ordinata dai medici per un imperatore romano.
      Tuttavia i cristiani dell'epoca rifiutavano un simile uso "terapeutico" del sangue, come un uso alimentare.

      Che cambi il modo di trasmetterlo al corpo poco cambia, come a mio parere poco cambia prenderlo intero o in frazioni visto che comunque ciò richiede che venga estratto da un corpo e utilizzato anziché gettarlo a terra.

      Per questo credo la questione debba essere lasciata alla coscienza del singolo.
      Come ho scritto sopra, la vera questione è il rispetto per la vita e ciascuno di fronte a Dio dovrebbe essere libero di fare le sue valutazioni e risponderne a Dio e non agli uomini.

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  10. Comunque, personalmente dopo aver riflettuto non capisco come non accettare una trasfusione di sangue e perdere la vita per rispettare un “comando” sulla santità della vita stessa che si perde per rispettarlo...è un controsenso che sminuisce il principio che c’è dietro al comando divino di astenersi dal sangue perché la vita è sacra.

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  11. Anche se è stato accennato da qualcuno, ma perchè non affrontate il discorso del sangue con gli ebrei? qualche anno fa segui un confronto sul forum CE fra un paio di tdg ed un ebreo perdipiù medico chirurgo. Non fece una bella figura il tdg.
    Quando affrontai i miei studi sul sangue, mi resi conto che i cattolici hanno spiegazioni più accurate rispetto a quelle dei tdg. Tenete conto anche che i commentari biblici danno la seguente spiegazione su Atti 15:29 inerente al sangue: si riferisce al non commettere omicicio.

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    1. Consapevole il brano di Atti in questione si riferisce chiaramente alla proibizione di alimentarsi col sangue, e non mi sembra corretto intrepretarlo unicamente come comettere omicidio.
      Poi è risaputo come nel moderno ebraismo ma anche nell'islam la proibizione della carne con il sangue è ancora praticata ed essi acquistano solo carne Kosher o halal.

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    2. Tommaso sono andato a rileggermi l'articolo cattolico che confuta i tdg sul divieto delle trasfusioni e qui mi sono espresso male. Anzi mi ha fatto piacere rileggerlo perchè lo affronta
      1) a livello scritturale,
      2) su base di storici antichi,
      3) sulla classica manipolazione dei testi adottata sistematicamente dalla wt quando cita storici e testi antichi,
      4) facendo analizzare l'opuscolo Sangue, Medicina e la Legge di Dio al Dr. Vittorio Calvano, specialista in ematologia, Ordinario negli Ospedali Riuniti di Napoli.
      Io sono talmente convinto che il divieto del mangiare sangue non ha nessuna pertinenza con le trasfusioni che nei miei 3 interventi chirurgici non mi sono fatto nessun problema.
      Aggiungo solo una piccola nota di contorno. Tenete presente che c'è anche il "diritto di riservatezza" nei casi in cui si prospetta una trasfusione di sangue ed il paziente si trova in ospedale. In tali casi non vi fanno avere nè visite nè passare telefonate. In tal senso C'è una dichiarazione di una dottoressa che riferisce che in 10 anni di lavoro tutti i suoi pazienti tdg ne hanno usufruito e fatto trasfusioni senza rincorrere al giudizio del comitato.

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    3. Consapevole mi sembra che la linea di alcuni che si sono espressi su questo argomento e di lasciare libertà di coscenza, quindi potremmo essere d'accordo con te.

      Come dicevo in un precedente commento rifiutare la terapia trasfusione nelle operazioni programmate può avere notevoli vantaggi, potrei allegarti un link in cui l'Avis ne parla positivamente (menzionando anche i TdG) e anzi incoraggierebbe anche lo sviluppo di tali metodologie.

      Parliamo di casi in cui la vita è realmente messa in pericolo!

      Comunque ora a distanza di anni capisco meglio una caso in italia in cui un comitato sanitario è stato "rimosso" perchè tacitamente permetteva una pratica molto simile a quella da te descritta.

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    4. Molti medici insistendo sono riusciti ad ottenere consensi... in un sito specializzato parlano di un 10% di persone Testimoni di Geova che le accettano è un altra percentuale ignota è quella che non le accettano ma poi si lasciano convincere...

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  12. I vantaggi nell'evitare l'uso del sangue, per quanto possibile, sono riconosciuti dalla medicina e i TdG hanno rappresentato una sfida che ha permesso a tanti medici di migliorarsi e migliorare le tecniche operatorie. Su questo credo non ci siano dubbi. Il punto però verte su altro, cioè sul divieto biblico. La "nota riservata" che posta Tommaso non cita Levitico 17:11 ma Genesi 9:4. Questo per evitare l'obiezione che i cristiani non sono sotto la legge mosaica, argomentando che il comando fu dato prima, cioè a Noè. In ogni caso la chiave di tutto secondo me è in Atti. Nel capitolo 15 Apostoli e Anziani decidono cosa fare per i gentili convertiti che senza aver letto di Noè e senza conoscere la legge Mosaica avevano ricevuto il battesimo nello spirito santo. Pietro non andò a fare le 80 domande a Cornelio e non ebbe il tempo di accertarsi che avesse messo la sua vita "a norma" secondo le scritture prima di battezzarlo. Gesù non gli diede mesi di tempo per fargli uno studio biblico. La stessa cosa succedeva a Paolo e dai suoi racconti molte convinzioni crollarono. Se leggo cosa dicono in Atti 15 Pietro e Giacomo, questi si convincono che la salvezza dipende dalla fede e non dall'osservanza della Legge. Prima erano convinti che invece i gentili dovevano almeno diventare proseliti e frequentare le sinagoghe per imparare. Quindi nessun altro peso per i Gentili tranne alcune cose necessarie. Perché necessarie, pur non essendo tutte indispensabili per la salvezza? Perché se i gentili convertiti, pur avendo già ricevuto il gratuito dono dello spirito santo, non rinunciavano almeno a queste poche cose, l'unità nelle congregazioni era a rischio. Ciò a motivo del fatto che non si voleva costringere giudei e proseliti divenuti cristiani ad abbandonare la Legge e le sinagoghe. Persuaderli con calma e con il tempo si, come si evince dalle lettere scritte successivamente. In ogni caso, i cristiani sul sangue ubbidirono, accettarono il "decreto" come volontà di Dio per loro. Rifiutarono sia il sangue di animali che di uomini MORTI. Il sangue era la vita, nel momento in cui usciva la vita cessava e non se doveva fare alcun uso. La vita del donatore di sangue non cessa, egli resta un'anima vivente. Quindi ritengo che Genesi 9:4, Levitico 17:11 e Atti 15:28,29 nulla hanno a che vedere con le trasfusioni di sangue. Questa almeno la mia comprensione. Poi sulla coscienza, si deve certamente tenere conto della coscienza dei fratelli convinti di eseguire un comando di Dio evitando le trasfusioni. Ma con la stessa motivazione che Paolo argomenta quando parla delle cose sacrificate agli idoli, che "non sono nulla". Rispetto della coscienza altrui. Pur avendo tutti i diritti, Paolo avrebbe evitato qualsiasi cosa pur di non fare inciampare altri.

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  13. Complimenti.. Ottima disamina assolutamente logica. Soprattutto da un senso al fatto che Paolo di lì a qualche anno "sconfessó" uno di queste cose necessarie. Inoltre, una riflessione va fatta proprio sulla base delle scritture citate. L'anima è nel sangue. Cristo disse che non c'è cosa più grande che cedere la propria anima per i propri fratelli ed effettivamente nelle pubblicazioni ci sono esperienze di fratelli che hanno seguito il modello di Cristo, hanno sacrificato la propria anima per salvarne altri e, anzi, veniamo incoraggiati ad essere pronti a farlo. Ma Se l'anima è nel sangue si può dire che Gesù disse di dare il proprio sangue per i fratelli. E non si può quindi dire a rigor di logica, che questi fratelli abbiano donato il loro sangue per i loro fratelli?

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    1. Sulla fornicazione dovettero faticare con i Gentili, per i quali non era un peccato ma anzi, la prostituzione sacra e le orge in onore dei falsi dei erano il loro mondo. Ma quello era un divieto che aveva delle motivazioni profonde, l'adulterio era anche motivo di divorzio secondo Gesù. Ma in Atti 15 il "focus" era il non far inciampare giudei e proseliti convertiti (Atti 15:21). Dopo le feste pagane la carne in avanzo era venduta nei cortili dei templi buon prezzo, in mercatini improvvisati dove forse veniva pure cucinata. Paolo si pone il problema della coscienza di chi vedeva un fratello andare a comprare quella carne "sacrificata agli idoli" e poteva inciampare. Chi andava e comprava ne aveva il diritto "perché l'idolo non è nulla", ma se ciò faceva inciampare, meglio evitare. Da notare che Paolo non vietava di comprare quella carne perché non era dissanguata (e molto probabilmente non lo era), ma tutto ruotava sul rispetto della coscienza altrui. Chi andava lo stesso al tempio, comprava carne e mangiava poteva essere espulso dalla congregazione? No. C'è un indizio in Colossesi 2:13-23. Si pensa che nella congregazione di Colosse non c'erano ex proseliti ne ex giudei convertiti, ma solo Gentili che avevano abbracciato il cristianesimo. Gente che non si era mai vista in sinagoga, e particolarmente avversata dalla comunità giudaica locale e dai "cristiani giudaizzanti" che andavano ancora in giro a promuovere la Legge nonostante il decreto degli apostoli. Costoro volevano che i Colossesi osservassero giorni, feste, precetti, digiuni e divieti sui cibi previsti dalla Legge. Tutte cose inchiodate al palo con il sacrificio di Gesù. Paolo non era d'accordo e se leggiamo le sue parole notiamo che non conferma né il ragionamento sul comprare carne sacrificata agli idoli né l'astensione dal sangue. Semplicemente perché in quella congregazione non c'erano frequentatori della sinagoga che potessero inciampare. Poi, di quello che pensavano i capi della sinagoga e i "cristiani giudaizzanti" se ne infischiava altamente.

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    2. @Libero pensatore, sembra che gli usi e costumi dei primi cristiani ti siano oggetto di studio. Mi piacerebbe approfondire le cene di comunione, i convitti d'amore. Se hai qualcosa da esporre potremmo farci un post.

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Grazie per il commento.