venerdì 7 settembre 2018

Il caso Wheeler e i leoni da tastiera

Cari fratelli,

Come recita il proverbio biblico, nella moltitudine delle parole, non manca la colpa. (Prov 10:19) 
Il web ci ha dato la possibilità di esprimerci liberamente, più libertà comporta maggiore responsabilità e maggior rischio di parlare in modo sconsiderato. Dobbiamo ricordare che dietro ad ogni nik ci sono delle persone, con dei sentimenti e un'esperienza di vita unica.
Ecco perché è importante cercare di non attaccare la dignità altrui con giudizi inappropriati. Impariamo a discutere sulle idee, non sulle persone. Cerchiamo di usare questo strumento potente in modo costruttivo. Perché ogni volta che spariamo commenti sarcastici,  distruttivi e facili giudizi non tanto sui fatti, ma sulle intenzioni, sulle scelte o sull'intelligenza altrui, alla fine non offendiamo la persona che abbiamo davanti, bensì dimostriamo la nostra pochezza in realtà.

Lo stesso vale quando scriviamo di organizzazioni o gruppi di persone. Siamo costretti a non pubblicare commenti che sparano a zero in modo offensivo nei confronti dell'organizzazione tdG, del CD come anche di altri blog o persone.
Una cosa è argomentare sui fatti, altra giudicare e offendere. 
Il rispetto non significa condividere gli stessi pensieri, si può non essere d'accordo eppure mantenere toni educati.

Riflettiamo su principi biblici come: 
Ef 4:31 "Abbandonate ogni amaro rancore,+ collera e ira, le urla e il linguaggio offensivo,+ così come ogni cattiveria.+"
Prov 15:1 " La risposta mite* allontana il furore,+ ma le parole aspre* suscitano ira.+
Prov 16: 32 " Chi è paziente*+ è migliore di un uomo potente, e chi controlla il proprio temperamento* di chi cattura una città"

Diremmo le stesse cose avendo la persona di fronte a noi? Pensiamo che dietro a un monitor possiamo permetterci di essere maleducati perché invisibili?  

Un po' come Wheeler, che pensava di essere invisibile con un po di succo di limone e quindi di poter agire senza censure... comunque sia, non saremo mai invisibili a noi stessi, né a Dio. Di seguito la sua incredibile storia e un'interessante articolo per riflettere.

Buona lettura:

Nel 1995, a Pittsburgh, McArthur Wheeler decise di rapinare due banche nel medesimo giorno. Nessuna maschera e nessun camuffamento apparente. Quello che vedete nella foto è un frame di una delle telecamere di sicurezza di uno dei due istituti. Quando, nel giro di poche ore, la polizia lo mise in stato di arresto, Wheeler rimase assolutamente sorpreso di essere stato riconosciuto e individuato attraverso le immagini delle telecamere. La spiegazione che fornì lasciò tutti senza parole. Wheeler infatti sosteneva che prima di uscire di casa, armato e pronto per rapinare le due banche, si era coperto il viso di succo di limone. Secondo le sue parole, un amico gli aveva fatto vedere che scrivendo su un foglio alcune parole utilizzando succo di limone, la scritta rimaneva invisibile fino a quando non la si metteva vicino a una fonte di calore. Si tratta di un esperimento elementare che si può fare anche a casa. L'uomo era quindi convinto che cospargersi il viso di limone e stare lontano da fonti di calore sarebbe stato sufficiente per diventare invisibile. Prima di recarsi in banca si era anche scattato una polaroid ma, forse per la foga, aveva sbagliato mira e aveva inquadrato il soffitto. Questa fotografia gli aveva però confermato ciò che voleva: era diventato invisibile. Wheeler non era sotto l'effetto di stupefacenti o alcool ma era, al contrario, molto stupito di essere stato smascherato." 

La storia paradossale non è stata sottovalutata. Ed è stata invece utilizzata per una indagine su come percepiamo noi stessi e la realtà che ci circonda. Il brano continua.

"Questa vicenda solleticò la curiosità di due ricercatori della Cornell University: David Dunning e Justin Kruger. Secondo Dunning, Wheeler era troppo stupido per comprendere di essere stupido. Quindi riunirono un gruppo di volontari per compiere un esperimento. Ad ogni partecipante fu chiesto quanto si considerasse competente in tre differenti aree: grammatica, ragionamento logico e umorismo. Successivamente fu loro chiesto di compilare un test per verificare quanto realmente fossero preparati su questi tre argomenti.



I risultati dell’esperimento confermarono quanto già sospettato. I soggetti che si erano autodefiniti “molto competenti” nelle tre aree, nelle prove avevano poi ottenuto le valutazioni peggiori. Al contrario, coloro che inizialmente si erano sottovalutati erano risultati tra migliori. " Nel corso di quattro studi, gli autori hanno trovato che i partecipanti appartenenti all'ultimo quartile della classifica per quanto riguarda i risultati dei test su umorismo grammatica e logica, sovrastimavano di molto il proprio livello di performance e di abilità. Sebbene i punteggi li accreditassero nel 12° percentile, essi reputavano di essere nel 62°. »



Come sosteneva infatti anche Darwin, "L'ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza".



Anche Bertrand Russell aveva scritto che "Una delle cose più dolorose del nostro tempo è che coloro che hanno certezze sono stupidi, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni"



Il dottor Geraint Fuller, neurologo, commentò l'articolo dei due ricercatori facendo notare che anche Shakespeare si espresse in modo analogo in Come vi piace: "Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio"

Vi sembrano considerazioni che non hanno a che fare con la realtà odierna?. Continua il brano

"A volte, oggi, si legge la divertente battuta: "Quando sei morto non sei tu a soffrire perchè non sai di essere morto. Soffrono gli altri. Succede lo stesso quando sei stupido".

L'esempio lampante e più immediato dei nostri giorni sono le trasmissioni televisive come i Talent Show, nei quali a volte si presentano personaggi che di talentuoso non hanno nulla. Cantanti incredibilmente stonati, ballerini completamente scoordinati o comici con repertori a dir poco banali che, non appena eliminati, rimangono nel più completo stupore. Gli spettatori da casa e in studio ridono per queste reazioni, ma i diretti interessati rimangono seriamente feriti e non riescono a comprendere perchè i giudici non siano in piedi ad applaudire le loro performance.

Anche in molti quiz vediamo partecipare persone con culture incredibilmente sotto la media ma che hanno inviato la domanda di ammissione convinti di poter vincere dei soldi e che rimangono interdetti quando il conduttore dice loro che la Rivoluzione Francese non è avvenuta nel 1970 o che Hitler non è morto nel 1991.

Nella vita quotidiana è molto comune vedere persone che parlano con apparente competenza di argomenti che conoscono superficialmente e che pretendono di avere ragione su persone che sugli stessi temi hanno studiato e lavorato una vita. Allo stesso tempo è frequente che un esperto si esprima con cautela perchè sa bene che le teorie e le competenze sono in continuo mutamento e che le apparenti certezze franano con molta facilità.


Un tempo le persone come Wheeler erano relegate a "macchiette" della società e venivano sbeffeggiate dai vicini di casa che, una volta girato l'angolo, si dimenticavano di loro. Oggi invece i social network hanno completamente trasformato il tessuto sociale, permettendo a ognuno di avere l'illusione di essere in grado di rapportarsi alla pari con gli esperti, dando magari loro dei bugiardi su argomenti dei quali non si ha alcuna conoscenza se non brevi letture di frasi scritte da altre persone altrettanto incompetenti. Nessuno infatti parla quasi mai per esperienza diretta ma sulla base di qualcosa detta dal "cugino dell'amico" e su queste basi si ritengono esperti di qualsiasi argomento. Politica in tempo di elezioni, calcio ogni lunedì, economia quando arriva una multa a casa. In questo ambiente proliferano come funghi le fake news, sulle quali la gente basa giudizi ed emette sentenze, a volte anche di morte. 

Guai poi a chi si permette di far notare loro che si tratta di una bufala. Nella migliore delle ipotesi il malcapitato viene ignorato e si continua ad inveire verso un immaginario imputato, nel caso peggiore invece si scatena una reazione violenta, molto simile alla frenesia alimentare dei piranha. Da questo punto di vista, Internet, seppure sia uno strumento meraviglioso, ha il demerito di aver aumentato a dismisura questa convinzione. Infatti, se un tempo si era quasi costretti a frequentare persone dello stesso ceto culturale e sociale e le massime autorità che si incontravano erano il sindaco del paese, il medico e l'allenatore della squadra della parrocchia, oggi non è più così. Ora, se lo si desidera, si può entrare nella pagina di un immunologo di fama mondiale credendo di poter discutere con lui alla pari di vaccini e prevenzione, sul profilo di un leader politico per spiegargli come far uscire l'Italia dalla crisi e sul social di un commissario tecnico per dargli imperdibili suggerimenti su come schierare la nazionale. Il tutto in 5 minuti.



Un altro brutale esempio sono le recensioni sulle strutture ristoratrici e alberghiere. Oggi la gente è convinta che sia sufficiente assistere a qualche colorita esclamazione di alcuni celebrity chef in tv per potersi eleggere a recensori sopraffini, sufficientemente preparati per poter giudicare, spesso negativamente, i lavori di ristoranti stellati. Spesso si leggono stroncature che abbassano la media di ristoranti, portati avanti magari con sacrifici e fatica, scritte da persone che sanno a malapena aprire una scatoletta di tonno. Le stesse recenti campagne elettorali si sono svolte in una realtà simile, dove persone completamente estraneee alla politica si insultavano tra di loro, credendosi più preparate del loro interlocutore. 



Io lo vedo nel mio campo, le moto. Spesso devo confrontarmi con persone a malapena informate sul funzionamento del freno anteriore e che sono convinte non solo di insegnarmi il mestiere, ma anche di poterlo fare con sufficienza e superbia.



Chiudo con una riflessione. Nessuno dei "Wheeler" che leggerà questo post capirà di essere anch'egli un "Wheeler" e al contrario, si sentirà in dovere di darmi ragione sul fatto che il mondo è pieno di stupidi.



Perché, come un morto non sa di essere morto, uno stupido non sa di essere stupido."


Estratto e adattato dal capitolo 10 di  – Il paradosso dell’ignoranza da Socrate a Google, il nuovo libro di Antonio Sgobba edito da Il Saggiatore.

3 commenti:

  1. Interessante Barnaba...grazie

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  2. Siamo aiutati a farci un esame di coscienza, perché girando e leggendo nei vari blog,ce ne sono
    di Wheeler che si credono al di sopra di tutto e poi scrivono cose che nemmeno un bambino dell'asilo sottoscriverebbe.

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Grazie per il commento.