Commentino tardivo sull'adunanza di della settimana scorsa. Una adunanza incentrata sulla disciplina trae spunto dai capitoli di Ebrei 12 e 13 dove l'apostolo Paolo serra le fila della congregazione di Gerusalemme in un momento di quiete apparente vista la persecuzione che si sta abbattendo a tutti i cristiani.
L'adunanza scivola veloce mantenendo alta la frequenza di termini come ubbidienza perseveranza confidare in Geova in un evolversi degli argomenti che passano da una parte all'altra sino ad arriva ai discorsi di esercitazione.
Un tempo erano finalizzati a se stessi ma in questa evoluzione dei programmi i ben pensanti organizzatori ne hanno sovrapposto gli intenti. I discorsi non sono solo di esercitazione ma hanno anche il preciso scopo di affrontare gli argomenti e sono quindi parte dell'insegnamento. Si sfruttano bene quando per temi come quello della disassociazione che viene iniettato nei cinque minuti di presentazione di uno studio di libro modello.
Di lato il tablet incolonna i diversi articoli apologetici con tutto l'armamentario che è stato creato sull'argomento. Mi chiedo come non si possa provare un minimo di imbarazzo quando si leggono tutte le specifiche che definiscono atteggiamenti e approcci da attuare con i diassociati. Una macchina combinatoria di possibili stati plausibili dove le persone diventanto minorenni non battezzati ancora in casa, minorenni battezzati in casa, maggiorenni in casa è fuori casa, parente stretto e non stretto. Tutto un casellario di incroci dove far rientrare la condizione per il trattamento più adeguato da dare al disassociato. In una pioggia infinita di divieti e prescrizioni variegate che vanno dalla negazione del saluto al non condividere un pasto con queste persone, avere associazione ma non troppo, oppure puoi parlare di tutto tranne che leggere la bibbia.
Poi siccome Dio esiste arriva lo studio di libro.
Nello studio abbiamo considerato il capitolo di Luca 15:1,10 dove si racconta un fatto che mette in cortocircuito tutta la congregazione.
Al versetto 2 del capitolo infatti si legge
2E sia i farisei che gli scribi si misero a mormorare: “Quest’uomo accoglie i peccatori e mangia con loro”
Eccolo li sin'ora abbiamo parlato della disciplina e abbiamo visto che è giusto allontanare il peccatore impenitente tanto che non dobbiamo mangiarci insieme e ne salutarlo. Ora Gesù accoglie i peccatori e mangia con loro. L'aspetto raccapricciante è la tremenda sovrapposizione che si crea nelle figure che rappresentano questo dramma spirituale odierno. Se Gesù è un fratello consapevole che accoglie i disassociati non per condividere il peccato ma nella commiserazione e nell'aiuto alla redenzione, se i peccatori sono i disassociati, gli scribi e i farisei chi rappresentano?