Cresce in questi giorni l'interesse mediatico per il nuovo film "Il Verdetto - The Children Act". Come si può notare dalle notizie qui sulla sinistra del vostro schermo.
La trama del film è una sorta di incontro fra due opposti di questa società mondiale odierna. Da una parte abbiamo quella sorta di immagine forte potente laica razionale, interpretata da un giudice della corte suprema britannica, che si incontra con la figura di un ragazzo che è esattamente il suo opposto è debole, adolescenziale non ancora maggiorenne, irrazionale religiosamente coinvolto ma non dimeno affascinante nella sua purezza e nella sua commistione fra genuinità e ingenuinità.
Il giudice contro le regole giuridiche del suo sistema vuole capire bene quali sono le convinzioni del ragazzo e capire come queste si possono conciliare con il decreto legge inglese Children Act del 1989 decide di incontrarlo magari anche per convicerlo a desistere dalle sue convinzioni.
Il ragazzo è infatti malato con una leucemia fulminante e ha bisogno di trasfusioni di sangue. Il giudice contro le volontà del ragazzo e quelle dei suoi genitori impone la terapia medica.
Da questo momento le vite dei pesonaggi cambieranno direzione e invertendone le parti scoprendo nei protagonisti fragilità e forza d'animo la dove non si pensava che esistessero.
Il film con molte pause e dialoghi interrotti ambisce all'Oscar delle cose non dette. Chi spera di veder sviluppato il tema religioso rimarrà deluso e anzi sembra evidente che la fede del ragazzo sia stata utilizzata come pretesto per aumentare il contrasto ideologico delle parti coinvolte. In questo caso le eventuali censure teocratiche sono inutili anche perchè la figura stessa del fratello risulta romanzata. I temi consapevoli sono così solo appena accennati. Chi svela questo fatto è l'autore stesso del libro in alcune sue dichiarazioni.
Il libro da cui è stato preso il film ha il titolo "La ballata di Adam Henry" scritto dal Ian McEwan. “La ballata di Adam Henry è cominciato tutto una sera che ero a cena con dei magistrati”, ha spiegato McEwan al Guardian, “A un certo momento il padrone di casa, Alan Ward, uno stimato magistrato, si è alzato ed è andato a prendere un volume con le sue sentenze. Tra diverse sentenze che avevano di mezzo la religione mi sono imbattuto su questo adolescente testimone di Geova che rifiutava una trasfusione di sangue necessaria per salvargli la vita.
Il racconto prende così spunto da uno storia vera del giudice Ward che dovette afforntare il caso nelle modalità che poi il racconto ha sviluppato.
Anche nella realtà il giudice Ward è andato di persona a verificare le capacità dell’adolescente malato, l’ha giuridicamente salvato, permettendogli di vedere assieme al padre una partita della Premier League con tanto di incontro con gli eroi del campo. In questi dettagli ci sono aspetti che capiamo stonano nell'immaginario che abbiamo in chi si rappresenta Testimone di Geova.
In tutti i casi alla fine l'esperienza vera ha avuto lo stesso epilogo della finzione mcewaniana con il ragazzo diventato adulto che risposa i precetti religiosi e si fa, questa volta sì, morire senza trasfusioni: “Riflettendo su questa tragedia, si può solo tentare di immaginare il dolore, l’amore frustrato dei genitori, il forte senso del destino che condividevano con il figlio”, ha concluso McEwan, “e poi la sconfitta di tutti gli argomenti della corte, la desolazione del personale medico. A questo punto un romanzo avrebbe la possibilità d’interferire, reinventare i personaggi e le circostanze per cominciare a esplorare un possibile incontro tra amore e convinzioni personale”
Il romanzo letterario aumenta la sensazione di solitudine di tutti i protagonisti ma a ben vedere confermati anche dalla critica sembra che sia più lui in grado di penetrare nei temi sensibili della vita "normale" che non la sua trasposizione cinematografica. Noi e la nostra esistenza ha più senso dietro le quinte che non sul palco delle nostre rappresentazioni. Diciamo anche che essere Testimoni di Geova ci aiuta a capire quel mondo che solo in parte viene rappresentato e cosa c'è davvero dietro a queste scelte. Decidere di andare a vederlo è una questione personale indubbiamente vi darà modo di avere argomenti di discussione su cui riflettere.
Buona serata
Il libro
https://it.wikipedia.org/wiki/La_ballata_di_Adam_Henry
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/26/ian-mcewan-esce-ballata-adam-henry-letica-giusta-giudice-fiona/1233975/
Il film
https://www.mymovies.it/film/2017/the-children-act-il-verdetto/
https://it.wikipedia.org/wiki/La_ballata_di_Adam_Henry
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/26/ian-mcewan-esce-ballata-adam-henry-letica-giusta-giudice-fiona/1233975/
Il film
https://www.mymovies.it/film/2017/the-children-act-il-verdetto/
Forse Capitano anche noi dovremmo cominciare a ballare e non pensare di essere i Don Lurio del
RispondiEliminapalcoscenico.
Immedesimarsi in quello che pensa la gente delle nostre idee e credo religioso,significa mostrare empatia e non condannare a priori chi non la pensa come noi.
Chissà forse ci accorgeremmo che non abbiamo sempre ragione noi,ma a volte anche loro,nella presunta ignoranza in cui noi crediamo che stanno,a volte possono essere più credibili e realisti di noi e forse anche persone più vere di noi,basta ogni tanto scendere dal palcoscenico ed apprezzare
cosa fanno e dicono gli altri.
Il titolo inglese del libro è "The Children Act" ma pare che in Italia abbiano scelto questo titolo "La Ballata di Adam Henry" da una delle poesie che il giovane scriveva.
EliminaLe ballate inglesi sono storicamente contrapposte alle opere liriche italiane. Esse a differenza dei temi aristocratici italiani narrano vicende spesso tristi a volte ironiche, sicuramente molto più popolari e fatte da personaggi ai margini della società e per questo molto più consapevoli.
Così si Mika io dieri che in effetti nel nostro piccolo è come se già tentassimo di scrivere la nostra ballata.
Mi piacerebbe leggere il libro perché di solito le trasposizioni cinematografiche perdono molto rispetto all'opera letteraria a cui si ispirano...per motivi di tempo ma anche per poter ricavare una sceneggiatura adatta al grande schermo. In ogni caso il tema affrontato è molto attuale e un film del genere forse riporterà alla ribalta la questione dell'etica all'interno delle aule di tribunale. Dall'altra parte spero che il film faccia riflettere i molti che lo guarderanno. Non si tratta di giudicare ne di sentenziare in maniera partigiana per la giustizia o per l'etica, per il diritto alla vita contro il diritto che ogni uomo ha di scegliere come e se curarsi, anche a fronte del proprio credo religioso. È un argomento che tocca la sensibilità di molti e forse questo si, offrirebbe degli spunti per l'adorazione in famiglia. Purtroppo temo che semmai ci sarà una riflessione a seguito della visione di questo film da parte di alcuni fratelli o di uomini in posizioni chiave dell'organizzazione, queste andranno in una sola direzione. Nulla si farà per ridiscutere tutta la questione Che, come spesso abbiamo detto dovrebbe riguardare la coscienza del singolo a cui nessuno può sostituirsi tantomeno un'organizzazione che ha dimostrato diverse volte di non essere esattamente all'altezza dei problemi che la fratellanza ha dovuto affrontare. I continui cambiamenti e ripensamenti, nuovi intendimenti privi di base biblica accettabile, prese di posizione colme di bizantinismi medioevali, rendono il tutto molto molto spiacevole. Come se non bastasse a questa visione si aggiunge la mancanza di volontà da parte dei vertici di dialogare con una base sempre più perplessa. Ovviamente parlo della base non lobotomizzata
RispondiEliminaMatrix, il film consacra come se non fosse abbastanza evidente i Testimoni di Geova come fenomeno sociale religioso ampiamente secolarizzato. Come per le accise del dopoguerra ci portiamo sulle spalle il peso gli errori del passato e la dissociazione indotta, senza comitato, per aver accettato la trasfusione è una di quelle. Prima i panni sporchi si lavavano in casa adesso sono resi pubblici. Il film però è una sorta di denuncia generale come se la società fosse troppo debole ed incapace di affrontare temi di questo tipo. L’approccio stesso del giudice sembra artificialmente presuntuoso.
EliminaAvete letto l'articolo tra le notizie di lato? Parla del biotestamento e non solo.
RispondiEliminahttps://www.internazionale.it/reportage/chiara-lalli/2018/10/22/testimoni-geova-biotestamento
Si letto ... molto interessante.
EliminaUn film per riflettere. Indubbiamente merita vederlo, guardatelo con gli occhi di oggi, ma guardatelo anche per ciò che siete stati perché dimenticare da dove veniamo, come eravamo, ci impedirebbe di progredire in questo percorso di consapevolezza.
RispondiEliminaIl finale non è proprio come descrive il capitano, il ragazzo, ormai maggiorenne farà una scelta, non dettata dalla fede, bensì dall'autodeterminazione.
Siamo stati abituati a omologare le nostre coscienze su un pensiero unico. A partire da piccole cose, abbigliamento, istruzione, amicizie.
Questo condizionamento ci ha portati a sentirci in colpa se non seguivamo le regole, con buona pace di una coscienza che avrebbe dovuto essere allenata, mediante l'uso, a distinguere il bene e il male.
Di fronte a scelte tra vita e morte come nel caso di necessità cliniche poi si attiva tutta una procedura di controllo, se accetti una trasfusione non siamo noi a disassociarti, ma sei tu che ti dissoci.
Senza pensare che in questo modo la persona non si uccide, ma lo si fa morire socialmente, in un momento di debolezza e malattia già di per se difficile.
Il nuovo cartellino/DAT è in effetti uno strumento di controllo, specie se poi se ne affida una copia agli anziani come suggerito.
Può uscire quello che vi pare in un paese corrotto come il nostro hanno la copertura politica. La magistratura è piena di denunce ma non si muove nulla che paese vergognoso compresi 5 stelle che dovevano cambiare il paese. Chi muove i fili sono altri
RispondiEliminaIn Germania in Spagna in Irlanda in Olanda in Inghilterra chiudono congregazioni a grappoli perché l informazione è all ordine del giorno sui media e i tdg sono inorridita dalle notizie di pedofilia. Qui in Italia sembra un mondo a parte indietro di 50 anni.
RispondiElimina