giovedì 17 gennaio 2019

Betel Bologna che succede?

Da questo link notiamo che a Novembre dell'anno appena terminato abbiamo presentato un SCIA differita presentata al comune di Bologna con 17 (ignote!) ma consistenti varianti di progetto protocollate che si sono aggiunte sino al 18/12/2018. Di cosa si tratta? Non si sa. Voci di corridoio parlano di una consistente incosistienza(!) della ristrutturazione che non prevedeva l'adeguamento alle norme antisismiche(!!!!!). La prima domanda è: che mansioni ha LDC? Questo fatto per caso necessita dover richiedere l'intervento di una ditta esterna "congrua" che provveda il riallineamento normativo della struttura? Ora tralasciamo il dramma della ditta esterna (le conoscete le bestemmie dei cottimisti?) se fosse vera questa cosa, non è che stiamo cercando di mettere una pezza ad un bel pacco? Tralasciamo l’inglesismo del Branch Relocation Project nel logo del video che posso solo inquadrare come una semplice americanata, alcuni hanno pensato bene di far vedere qualche settimana fa a tutte le congregazioni nazionali uno stato dei lavori, che mi duole dirlo l'impressione è che sembrava fortemente propagandistico e poco consistente come i carri armati di Mussolini. Qualche metro cubo di calcinacci e poi la mensa? 100 150 persone ogni giorno che ci stanno a fare? A guardare progetti che vengono da Warwick? Video editing? Le voci di corridoio parlano di un termine dei lavori demandato all'estate del 2021. 

lunedì 14 gennaio 2019

OT Genesi: Il “racconto semplificato” della creazione




Il “racconto semplificato” della creazione di Genesi


Immaginiamo che il racconto di Genesi sia un “racconto semplificato”, anzi direi che abbiamo due versioni una nel capitolo 1 e l’altra nel capitolo 2, quali prove si potrebbero trovare nel testo stesso per affermare questo?

    Alcuni elementi che potrebbero far pensare a un racconto che non vada preso letteralmente sono in Genesi 1:26 (credo qui troviamo il primo caso di antropomorfismo), Dio crea l'uomo a sua immagine maschio e femmina, ma Dio non è spirito? Egli non ha genere, per ovviare a questo tipo problema l’interpretazione dei tdG dice che ‘a sua immagine’ significa avere le qualità di Dio insite in noi, quindi è simbolico!

    Un'altro aspetto lo troviamo in Genesi 1:5 "E si fece sera e si fece mattina, il primo giorno",  poteva essere un giorno di 24 ore? Un giorno simbolico di 1000 anni, o forse più? Quindi abbiamo a che fare con un altro elemento simbolico!

  Oppure in Genesi 2:17 quando si parla dell'albero della conoscenza del bene e del male, ma cosa era realmente? L’attuale spiegazione è: Geova lo chiamò ‘albero della conoscenza del bene e del male’ perché rappresentava il Suo diritto di stabilire cos'era bene o male per l’uomo. Quindi abbiamo a che fare con un simbolismo!
    E Caino bandito dalla terra, in che senso? Da quale terra? Genesi 4:11 dice che fu bandito dal suolo (dalla terra in cui viveva) per andare dove? Genesi 4:15 descrive la condanna di Dio “chiunque ucciderà Caino”, chi lo avrebbe potuto uccidere lontano dalla sua terra? Quale persone avrebbe incontrato? Genesi 4:17 dice che Caino si mise a edificare una città, per chi? Per quale persone da formare una città? I suoi figli moltiplicatosi così rapidamente da formare una città? Quindi come definire il racconto della creazione parabola, racconto semplificato, leggenda, mito? Se crediamo che si fonda su un fatto storico non ha molta importanza, ne è richiesto una conferma scientifica! 

  Comunque sembra che in genetica, il più recente antenato comune (in inglese Most Recent Common Ancestor o MRCA), di qualsiasi insieme di organismi, rappresenta il progenitore da cui tutti gli organismi del gruppo sono discendenti diretti. E in base all'assunto che un individuo erediti i mitocondri solo dalla propria madre, questa scoperta implica che tutti gli esseri umani abbiano una linea di discendenza femminile derivante da una donna che i ricercatori hanno soprannominato Eva mitocondriale. Nella genetica umana abbiamo anche l'Adamo cromosomiale-Y o Adamo cromosomico è l'ultimo antenato comune dal quale tutti gli uomini viventi discendono in linea paterna.  E qui porterei alla vostra attenzione una discussione che va avanti da tempo nel mondo accademico, e sarebbe ora entrassimo anche noi tdG nella discussione
    L’articolo è abbastanza lungo ho cercato di raccogliere i passaggi più interessanti (se vi annoia leggere tutto l'articolo potete leggere solo la parte evidenziata in giallo).

Ecco il link


di Sandro Magister

Creazione od evoluzione? La Chiesa di Roma risponde così:

Creazionisti contro darwinisti, “disegno intelligente” contro selezione casuale: la controversia è sempre più accesa. Il papa la studia con un team di esperti. Ecco le verità che vuole riaffermare. E le confusioni che vuole dissipare. ROMA, 11 agosto 2006 – Al seminario a porte chiuse su “creazione ed evoluzione” che Benedetto XVI terrà ai primi di settembre a Castel Gandolfo con i suoi ex allievi di teologia, tutti arriveranno con nella cartella la dovuta documentazione.
  ...in modo più approfondito hanno affrontato la questione Giovanni Paolo II, la Commissione Teologica Internazionale e lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica. Sia l’articolo di Fiorenzo Facchini, sia quello del cardinale Schönborn sul “New York Times” citano tutti questi interventi.
Fiorenzo Facchini: “Evoluzione e creazione” (“L’Osservatore Romano”, 16 gennaio 2006)
   L'acceso dibattito su evoluzione e creazione, sviluppatosi da diversi decenni negli Stati Uniti, è giunto in Europa da qualche anno e va infiammando il mondo culturale. Purtroppo è inquinato da posizioni politiche, oltre che ideologiche, e ciò non giova a una serena discussione. Certe affermazioni dei "creazionisti" americani hanno suscitato nell'ambiente scientifico reazioni ispirate a un certo dogmatismo nella difesa del neodarwinismo e hanno fatto riemergere posizioni scientiste, tipiche della cultura ottocentesca.
 …Nel mondo scientifico l'evoluzione biologica rappresenta la chiave interpretativa della storia della vita sulla terra, il quadro culturale della biologia moderna. Si ritiene che la vita sulla terra sia incominciata in ambiente acquatico intorno a 3,5 - 4 miliardi di anni fa con esseri unicellulari, i procarioti, sprovvisti di vero nucleo. Essi si ritrovano a lungo senza cambiamenti fino a 2 miliardi di anni quando compaiono i primi eucarioti (unicellulari con nucleo) nelle acque che ricoprivano il pianeta. I viventi pluricellulari tarderanno a venire. Dalla loro comparsa, 1 miliardo di anni fa, il ritmo evolutivo procederà ancora lento e non generalizzato. Sarà durante il Cambriano, fra 540 e 520 milioni di anni fa, che si svilupperanno in modo quasi esplosivo le principali classi dei viventi.
   E presumibile che per molto tempo non vi siano state sulla terra le condizioni idonee per l'evoluzione degli animali e vegetali oggi viventi. Ma la successione con cui compaiono pesci, anfibi, rettili, mammiferi, uccelli e la grande rapidità con cui evolvono sono un problema ancora da chiarire. Negli ultimi minuti dell'orologio della vita si forma la linea evolutiva che ha portato all'uomo. Intorno a 6 milioni di anni fa viene vista la divergenza fra la direzione evolutiva che ha portato alle scimmie antropomorfe e la direzione che ha portato a un cespuglio di forme, gli Ominidi, fra cui intorno a due milioni di anni fa si individua la linea evolutiva umana. Prima della forma umana moderna, le cui più antiche espressioni si ritrovano intorno a 150.000 anni fa, sono esistite altre forme umane, classificate come Homo Erectus e, prima ancora Homo Habilis, alle quali va ricongiunto Homo Sapiens.
  La ricostruzione delle varie tappe è compito della paleoantropologia a cui si aggiungono le moderne indagini biomolecolari sul DNA per individuare analogie e differenze a livello genetico, da riportare a un'ascendenza comune. Quanto ai fattori e alle modalità evolutive il discorso è tutto aperto. La felice intuizione di Darwin, e insieme con lui, anche se meno famoso, di Wallace, sull'importanza della selezione naturale operante sulle piccole variazioni della specie che si formano casualmente (i cosiddetti errori nella replicazione del DNA secondo la sintesi moderna) rappresenta un modello interpretativo che viene esteso da molti a tutto il corso evolutivo. Altri studiosi lo ammettono per la microevoluzione, ma non ritengono adeguato questo meccanismo, fondato sulla casualità delle piccole variazioni (o mutazioni), per spiegare in tempi relativamente brevi la formazione di strutture assai complesse e delle grandi direzioni evolutive dei vertebrati.
  … Nel processo evolutivo una particolare attenzione dovrebbe essere sempre data ai mutamenti ambientali. L'ambiente può svolgere un ruolo di rallentamento, come forse è stato nei primi miliardi di anni della vita sulla terra, o di accelerazione, come negli ultimi 500 milioni di anni. Non ci troveremmo qui a parlare di queste cose se una ventina di milioni di anni fa non ci fosse stata la formazione del Rift africano, con valli e regioni aperte che hanno consentito l'evoluzione del bipedismo e dell'uomo. La storia della vita suggerisce che lo sviluppo dei viventi ha richiesto una coincidenza di fattori genetici e di condizioni ambientali favorevoli in una serie di eventi naturali.
    A questo punto possono porsi due interrogativi: c'è spazio per la creazione e per un progetto di Dio? La comparsa dell'uomo rappresenta un necessario sviluppo delle potenzialità della natura? Giovanni Paolo II in un discorso a un simposio su "Fede cristiana e teoria dell'evoluzione", nel 1985, affermava: "Una fede rettamente compresa nella creazione e un insegnamento rettamente inteso della evoluzione non creano ostacoli. [...] L'evoluzione suppone la creazione, anzi la creazione si pone nella luce dell'evoluzione come un avvenimento che si estende nel tempo, come una ‘creatio’ continua".
   Il Catechismo della Chiesa Cattolica osserva che "la creazione non è uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta" (n. 302). Dio ha creato un mondo non perfetto, ma "in stato di via verso la sua perfezione ultima. Questo divenire nel disegno di Dio comporta con la comparsa di certi esseri la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura, anche le distruzioni" (n. 310). Giovanni Paolo II nel messaggio dell'ottobre 1996 alla Pontificia Accademia delle Scienze ha riconosciuto alla evoluzione il carattere di teoria scientifica, in ragione della sua coerenza con le vedute e le scoperte di varie branche della scienza. Nello stesso tempo rilevava che esistono diverse teorie esplicative del processo evolutivo, tra cui anche alcune che per l'ideologia materialista cui si ispirano non sono accettabili per un credente. Ma in questo caso non è in gioco la scienza, ma una ideologia.
    Il citato documento "Comunione e servizio" dà per scontato il processo evolutivo. Quello che è da riaffermare nella teologia (e in un retto ragionare) è il rapporto di dipendenza radicale del mondo da Dio, che ha creato le cose dal nulla, ma non ci è detto come. A questo punto può inserirsi il dibattito in corso sul progetto di Dio sulla creazione. Come noto, i sostenitori dell’Intelligent Design (ID) non negano l'evoluzione, ma affermano che la formazione di certe strutture complesse non può essere avvenuta per eventi casuali, ma ha richiesto interventi particolari di Dio nel corso dell'evoluzione e risponde a un progetto intelligente. A parte il fatto che in ogni caso non basterebbero mutazioni delle strutture biologiche perché occorrono anche cambiamenti ambientali, con il ricorso a interventi esterni suppletivi o correttivi rispetto alle cause naturali viene introdotta negli eventi della natura una causa superiore per spiegare cose che ancora non conosciamo, ma che potremmo conoscere. Ma così non si fa scienza. Ci portiamo su un piano diverso da quello scientifico. Se il modello proposto da Darwin viene ritenuto non sufficiente, se ne cerchi un altro, ma non è corretto dal punto di vista metodologico portarsi fuori dal campo della scienza pretendendo di fare scienza.
  … Quanto alla creazione, la Bibbia parla di una dipendenza radicale di tutti gli esseri da Dio e di un disegno, ma non dice come ciò si sia realizzato. L'osservazione empirica coglie l'armonia dell'universo che si basa su leggi e proprietà della materia e rimanda necessariamente a una causa superiore, non con dimostrazioni scientifiche, ma in base a un retto ragionare. Negarlo sarebbe un'affermazione ideologica e non scientifica. La scienza in quanto tale, con i suoi metodi, non può dimostrare, ma neppure escludere che un disegno superiore si sia realizzato, quali che siano le cause, all'apparenza anche casuali o rientranti nella natura. "Anche l'esito di un processo naturale veramente contingente può rientrare nel piano provvidenziale di Dio per la creazione" si osserva nel citato documento "Comunione e servizio". Ciò che a noi appare casuale doveva esser certamente presente e voluto nella mente di Dio. Il progetto di Dio sulla creazione può realizzarsi attraverso le cause seconde con il corso naturale degli eventi, senza dover pensare a interventi miracolistici che orientano in una o nell'altra direzione. "Dio non fa le cose, ma fa in modo che si facciano", ha osservato Teilhard de Chardin. E il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: "Dio è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde" (n. 308).

    L'altro punto delicato è rappresentato dall'uomo, che non può considerarsi un prodotto necessario e naturale della evoluzione. L'elemento spirituale che lo caratterizza non può emergere dalle potenzialità della materia. È il salto ontologico, la discontinuità che il magistero ha sempre riaffermato per la comparsa dell'uomo. Essa suppone una volontà positiva di Dio. Maritain ha osservato che la trascendenza dell'uomo in forza dell'anima avviene "grazie all'intervento finale di una scelta libera e gratuita operata da Dio creatore che trascende tutte le possibilità della natura materiale". Quando, dove e come Dio ha voluto, si è accesa dunque la scintilla dell'intelligenza in uno o più Ominidi. La natura ha la potenzialità di accogliere lo spirito secondo la volontà di Dio creatore, ma non può produrlo da sé. In fondo, è quello che avviene anche nella formazione di ogni essere umano ed è ciò che fa la differenza tra l'uomo e l'animale; un'affermazione che si colloca fuori dalla scienza empirica e, in quanto tale, non può essere né provata né negata con le metodologie della scienza.

    Quanto poi al momento in cui è comparso l'uomo non siamo in grado di stabilirlo. Si possono però cogliere i segni della specificità dell'essere umano, come ha notato Giovanni Paolo II nel citato messaggio del 1996. Questi segni possono essere riconosciuti anche nei prodotti della tecnologia, nella organizzazione del territorio, se rivelano progettualità e significato nel contesto di vita. In una parola sono le manifestazioni della cultura che possono orientare in modo più chiaro nell'individuare la presenza umana. Le manifestazioni della cultura si collocano in un piano extrabiologico ed esprimono un trascendimento (come riconoscono Dobzhansky, Ayala e altri scienziati evoluzionisti), una discontinuità, che sul piano filosofico viene considerata di natura ontologica. A parere di chi scrive non è necessario attendere l’Homo Sapiens, le sepolture o l'arte. Ma la delimitazione del livello evolutivo in cui può essere riconosciuto l'uomo, se cioè 150.000 anni fa con Homo Sapiens o anche 2 milioni di anni fa con Homo Habilis, è materia di discussione sul piano scientifico più che su quello filosofico o teologico.

    Per concludere, in una visione che va oltre l'orizzonte empirico, possiamo dire che non siamo uomini per caso e neppure per necessità, e che la vicenda umana ha un senso e una direzione segnate da un disegno superiore.”

  • Nella prossimo post dal tema “Salto ontologico” vedremo se di quanto discusso è possibile trovare riscontro nel testo di Genesi capitolo 1.

giovedì 10 gennaio 2019

Il punto di vista biblico: I cristiani dovrebbero applaudire?

Spesso facciamo riferimento alle origini pagane per valutare se fare o non fare una determinata cosa (es. capodanno, brindisi, dire salute ecc.). A volte può sembrare che si definisca pagano quello che si desidera non venga fatto. Questo però può essere pericoloso in quanto si dimenticano i veri principi che ci dovrebbero permettere o vietare di compiere determinate attività e si rende molto "fragile" la motivazione addotta in quanto in quasi tutte le attuali abitudini possiamo trovare una radice pagana. Per fare un esempio possiamo pensare ad un'abitudine consolidata e verificare, facendo riferimento alle origini, a quali conclusione potremmo giungere.

Fatti del passato
Nell'antica Mesopotamia gli applausi venivano utilizzati per coprire le grida delle vittime sacrificali durante i riti religiosi. 
Già gli antichi romani applaudivano i gladiatori vittoriosi nelle arene (nota: probabilmente anche quando i cristiani venivano gettati in pasto ai leoni). Ancora oggi, le situazioni che richiamano un applauso coincidono solitamente con il termine di spettacoli, concerti (al termine dei brani), recite teatrali, anche "a scena aperta" (a seguito di battute particolarmente divertenti e consone alla situazione), o con momenti di eventi sportivi nei quali si vuole sottolineare la bravura del campione per il quale si fa il tifo. 
Dal punto di vista di psicologia delle masse, invece, ricercare un applauso sarebbe espressione della "corrente narcisistica che sospinge verso la creatività" 

Il punto di vista biblico
Come abbiamo visto, però, l'applauso deriva da usanze pagane e veniva utilizzato durante terribili riti nei quali venivano sacrificati esseri umani, addirittura dei bambini! (cosa che Geova odia - Deuteronomio 12:31; Salmo 106:37, 38). La falsa adorazione è impura e detestabile agli occhi di Geova Dio, e i cristiani rifuggono da pratiche che hanno simili origini. (Deuteronomio 18:9-12; Ezechiele 22:3, 4) L’apostolo Paolo scrisse: “Quale associazione hanno la giustizia e l’illegalità? O quale partecipazione ha la luce con le tenebre? Inoltre, quale armonia c’è fra Cristo e Belial?” A ragione aggiunse: “Cessate di toccare la cosa impura”. — 2 Corinti 6:14-17a.
I cristiani si rendono pure conto che l'orgoglio è qualcosa di detestabile agli occhi di Geova (Proverbi 16:5) La Bibbia esorta a non avere “di sé un concetto più alto di quello che è giusto, ma [ad avere] di sé un concetto sobrio”. (Rom. 12:3). Chiaramente sarebbe fuori luogo che chi professa di seguire gli insegnamenti di Cristo ricercasse la gloria degli uomini e oppure venisse solleticato o portato a peccare a causa di un'abitudine che ne sollecita la natura narcisistica. Il narcisismo è l’adorazione di se stessi e dele proprie capacità. L'applauso può facilmente portare a sviluppare proprio questo, adorazione di se stessi. La Bibbia tuttavia consiglia: “Fuggite l’idolatria [di qualsiasi specie]”. — I Corinti 10:14; I Giovanni 2:15-17.
Per quanto ci possa sembrare una forma di cortesia o di educazione ringraziare o lodare un oratore, i fratelli che si impegnano come PA, il viaggiante in visita, o altri con un applauso, la Bibbia ci dice di ‘cessare di toccare la cosa impura’ e di ‘non far inciampare’ i nostri fratelli (Matteo 18:6). A coloro che ubbidiscono Geova fa una rincorante promessa: “Io vi accoglierò ... vi sarò padre e voi mi sarete figli e figlie”. (2 Corinti 6:17b–7:1) In effetti promette benedizioni eterne e prosperità ai suoi leali.

Come ho ironicamente provato ad esporre, basare esclusivamente una conclusione sulle origini pagane può autorizzare o condannare tutto e tutti. Basare invece le conclusioni su principi aiuta a ragionare e a prendere decisioni consapevoli ed in armonia con il pensiero di Geova. 

post Prophet Micah

lunedì 7 gennaio 2019

OT Genesi: Mitologia babilonese (Epopea di Gilgamesh)



Mitologia babilonese (Epopea di Gilgamesh)

I detrattori del libro di Genesi vedono un'influenza della mitologia babilonese (Epopea di Gilgamesh), subita durante la permanenza forzata degli ebrei a Babilonia. Non possiamo ne dobbiamo negare una certa influenza, se solo pensiamo ai sogni che ebbe Daniele nella culla della divinazione, oppure al culto praticato dagli idolatri ebrei di Ištar proveniente proprio da Babilonia.
Tuttavia se partiamo dal concetto che il mito si basa su un fatto realmente accaduto, allora le cose potrebbero essere viste diversamente, di fatti la mitologia babilonese si basa su quella sumera più antica, purtroppo non possiamo andare più in indietro nel tempo fino a risalire all'avvenimento originale!

Quindi si potrebbe affermare che sia la mitologia sumera, e successivamente quella babilonese, che il racconto di Genesi attingono tutti a una storia molto più antica.

Mi sono preso del tempo per leggere l’epopea di Gilgameš, alcuni racconti come “la storia del diluvio”, “la pianta e il serpente”, hanno analogie con Genesi, ma se si legge il resto dell’epopea benché bisogna riconoscere e cito: 

“Il fascino della storia di Gilgameš sta innanzitutto nella sua antichità: non è sbagliato definirla la più antica epopea eroica dell'umanità, precedente all'epica greca e indiana, con le quali regge il confronto per forza espressiva e intensità; ma tale fascino sta ancora e innanzitutto nella sua "modernità", o meglio, nell'"universalità" con cui esplora gli eterni interrogativi sul significato della vita e della morte. Gilgameš non è solo il primo eroe di cui si ha memoria, è anche il primo eroe tragico, il cui smarrimento di fronte alla caducità della vita è comune a tutti gli uomini di allora e di oggi. Il lamento per la morte di Enkidu, che pure arriva a noi da un'antichità così remota, riesce tuttora a commuoverci.”

Tuttavia leggendo per intero l’epopea di Gilgameš è evidente che le critiche mosse a Genesi possono essere mosse all’epopea di Gilgameš, come dire per dimostrare che Genesi è solo una storia mitica uso un’altra storia mitica! 

Vi è un altro aspetto importante da valutare, parlando del diluvio, miti simili sono diffusi in molte culture primordiali in vari parti del pianeta, per esempio dall’altra parte del mondo, in America centrale, la cultura Azteca, narra di un grande diluvio che distrusse il genere umano alla fine del quarto sole; qui la distruzione prese forma di piogge torrenziali e inondazioni, le montagne sparirono e gli uomini furono trasformati in pesci. Nel “Popol vhu”, il testo del popolo Maya, l’inondazione fu prodotta dal cuore del cielo, questa volta è descritto come una pioggia di resina nera che scese dal cielo per giorni e che oscurò la faccia della terra.

Stiamo parlando di civiltà antiche tanto quanto quella mesopotamica, la domanda che dovremmo farci è: chi influenzò per prima chi? [nota 1] O forse abbiamo una storia vera molto più antica il cui eco si diffuse nelle varie civiltà primordiali?

Si può fare un esempio con il mitraismo e il cristianesimo, c'è stata un'influenza tra i due culti o no?
Anche qui i detrattori del cristianesimo dicono che essendo il culto di mitra nato in indo-persia nel 1400 a.c. abbia influenzato il cristianesimo, mentre i cristiani fanno riferimento al culto romano posteriore al cristianesimo per dimostrare esattamente il contrario.
Forse la verità è nel mezzo, se si esamina il culto più antico di mitra indo-persiano non esistono tutte queste declamate somiglianze, mentre se si esamina il culto di mitra romano posteriore al cristianesimo si vede una certa influenza, pensate solo alla data del 25 dicembre.
Certo grazie a uno studio attento oggi siamo in grado di isolare queste influenze ma quanti ancora tranquillamente festeggiano il 25 dicembre. Nonostante queste evidenti influenze subite dal cristianesimo, sulla base di esse non possiamo affermare che Gesù non fu un personaggio realmente vissuto.

Per cui una certa influenza nel testo biblico potrebbe esserci stata da parte dei contemporanei degli scrittori biblici, ma non credo sia sufficiente ad accusare di plagio lo scrittore di Genesi.

Paleo astronautica

Non potevo non accennare brevemente alla teoria della paleoastronautica. 
La teoria degli antichi astronauti, detta anche teoria del paleocontatto o paleoastronautica, è l'insieme delle teorie che ipotizzano un contatto tra civiltà extraterrestri e antiche civiltà umane, quali Sumeri, Egizi, civiltà dell'India antica e civiltà precolombiane. Queste teorie, diffusasi a partire dalla metà del XX secolo, non sono accettate dalla comunità scientifica e pertanto sono generalmente inquadrate nel più vasto e controverso campo pseudoscientifico della cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia. Sono anche diffuse in ufologia, rientrando in particolare nel campo di indagine definito "archeologia spaziale", "archeologia ufologica"

Personalmente potrei condividere il concetto che Dio, gli angeli e i demoni sono extraterrestri, ma pensare che abbiano la necessità di fare 'esperimenti di genetica sugli uomini' è pseudoscienza paragonabile al film di fantascienza Stargate del 1994.

[nota 1] Se vi va di approfondire l’argomento ‘chi influenzò per prima chi?’ leggete questo riferimento 

giovedì 3 gennaio 2019

Abbi dubbi

Risultati immagini per dubbi
Abbi Dubbi è il titolo di una simpatica canzone del cantautore Edoardo Bennato. In modo leggero il cantante spiega i suoi dubbi su tutto, tranne che su una cosa: il rock’n’ roll. Questo mi da’ lo spunto per ragionare su alcuni aspetti riguardanti il vissuto di molti di noi che sono qui e quello che dovrebbe guidarci al confronto.

Siamo stati convinti che tutto avesse una risposta semplice e certa, bastava trovare il versetto giusto. Siamo stati convinti di aver trovato una cosa che sfugge all’uomo da quando esiste, La verità con la V maiuscola. Ci hanno convinto e ci siamo convinti di aver capito tutto di Geova a dispetto di quello che dice Isaia 55:8,9. Il ritornello che viviamo in un paradiso spirituale di persone imperfette ma che si protendono a cercare di migliorare, ci ha convinti di aver trovato un posto sicuro in cui vivere la nostra spiritualità. Poi è capitato qualcosa, un’esperienza dolorosa, l’incontro inatteso con un’idea che ci ha messo in crisi, un insegnamento che di verità non aveva manco l’odore ma che andava ingoiato turandosi il naso, il dover portare il peso di un dubbio che non potevamo condividere con nessuno, le evidenze che questo paradiso spirituale a volte è un purgatorio, quand’anche un inferno e che non tutti si protendono a cercare di migliorare, anzi alcuni non ci pensano proprio, e nonostante questo, loro si hanno “un posto in paradiso”. E allora le nostre certezze sono andate in frantumi e sono ricominciate le ricerche e le domande e i viaggi in posti come questo. E’ chiaro che qui, a differenza di quanto avvenga con le pubblicazioni e con alcuni rapporti standardizzati che viviamo nelle congregazioni, sia possibile esprimersi con una certa libertà, tirare fuori le nostre amarezze e perfino dubbi che ci portiamo dentro, senza rischiare di subire la versione moderna del rogo della Santa Inquisizione. 

La capacità di ragionare è un grande strumento, come lo è il dubbio. 2 Corinti 10:4, 5 dice: “Poiché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti mediante Dio per rovesciare cose fortemente trincerate. Poiché noi rovesciamo i ragionamenti e ogni cosa alta innalzata contro la conoscenza di Dio…” 

Va da se che senza capacità critica e ragionamento, la guerra è persa in partenza. 

E’ altrettanto vero però che questa libertà si rivela, a volte, destabilizzante per noi e per altri.L’aver vissuto delusioni potrebbe portarci a dubitare di tutto a prescindere, il farsi domande potrebbe diventare un’attività fine a se stessa e senza fine, dimenticando che per andare avanti ci serve forza, non risposte. L’apertura mentale invece di farci aprire una finestra verso l’esterno per far entrare aria fresca, potrebbe farci tirare giù tutti i muri di casa, rimanendo in balìa degli elementi. 

Canta Bennato: “non ebbi dubbi solo sul rock ‘n’ roll, nemmeno un dubbio, solo sul rock ‘n’ roll... 

Dubbi si, ma punti fermi ci devono essere. Lo comprese anche Gesù in Matteo 5:17. Non tutto quello che abbiamo creduto o che credono i nostri fratelli va distrutto. E se qualcosa deve esserlo, accertiamoci prima di aver costruito un solido riparo per la fede e la spiritualità. Concludo con una bella poesia di Trilussa (poeta che scrisse in romanesco) dal titolo “ER CARATTERE”, che con ironia fa riflettere sulla necessità di evitare gli estremi:

Un Rospo uscì dar fosso e se la prese cor Camaleonte:

- Tu - ciai le tinte sempre pronte: 

quanti colori che t'ho visto addosso!

L'hai ripassati tutti! Er bianco, er nero, 

er giallo, er verde, er rosso...

Ma che diavolo ciai drent'ar pensiero?

Pari l'arcobbaleno! Nun c'è giorno

che nun cambi d'idea

e dài la tintarella a la livrea

adatta a le cose che ciai intorno.

Io, invece, èccheme qua! So' sempre griggio

perchè so' nato e vivo in mezzo ar fango,

ma nun perdo er prestiggio.

Forse farò ribrezzo,

ma so' tutto d'un pezzo e ce rimango!

- Ognuno crede a le raggioni sue:

- disse er Camaleonte - come fai?

Io cambio sempre e tu nun cambi mai:

credo che se sbajamo tutt'e due.


PS. Spero non serva il traduttore per la poesia, ma nel caso chiedete pure. 


( Post di Gamma Forum Osservatore Teocratico 2017-06-01 05:19:54 )

lunedì 31 dicembre 2018

OT Genesi: Parabola, mito o leggenda?



Parabola, mito o leggenda?



Inizierei con una notizia di Repubblica, di seguito allego il link


“ROMA - La "Lettera su Dio" di un genio della Fisica come Albert Einstein sbanca a Christie's. A una delle case d'asta più famose del pianeta questa letterina di una pagina e mezzo, autografa e scritta in tedesco - è stata battuta a due milioni 400 mila dollari, saliti a 2.892.500 dollari compresi i diritti d'asta. 


"La parola Dio per me non significa altro che l'espressione il prodotto della debolezza umana, la Bibbia una collezione di venerabili ma ancora piuttosto primitive leggende", scriveva nel 1954 il padre della relatività …. La "Lettera su Dio" di Einstein ha acquistato questo nome nonostante la parola Dio sia usata solo una volta durante tutto il messaggio. Lo scienziato la inviò un anno prima di morire al filosofo tedesco Eric Gutkind, autore di un libro ("Scegli la Vita: la chiamata biblica alla rivolta") che apparentemente a Einstein non era piaciuto.


La lettera contiene riflessioni su Dio, la Bibbia e il giudaismo molto dure, tanto da far ritenere già all'epoca che Einstein fosse ateo, una tesi respinta dal fisico ebreo. "La parola Dio per me non è altro che espressione e prodotto della debolezza umana, la Bibbia una collezione di leggende giuste, ma ancora primitive, che ciò nondimeno sono abbastanza puerili", scrisse. Quanto alla religione ebraica, Einstein la descrisse "come le altre un'incarnazione delle superstizioni più infantili". "Il popolo ebraico al quale appartengo e con la cui mentalità ho una profonda affinità non ha qualità diverse per me rispetto a tutti gli altri popoli", "non sono migliori". Il premio Nobel per la fisica aveva scritto decine di lettere in cui affrontava il tema di Dio e dell'ebraismo, la religione in cui era nato e cresciuto.






  • Questa è opinione diffusa tra molte persone, Einstein parla di “leggende primitive”, proviamo a vedere la differenza che passa tra parabola – mito – leggenda:

“La parabola è un racconto breve il cui scopo è spiegare un concetto difficile con uno più semplice o dare un insegnamento morale. Come anche il termine parola, etimologicamente deriva dal latino parabola (confronto, similitudine), che a sua volta proveniva dal greco parabolé (confronto, allegoria). Il sostantivo derivava dal verbo parabállein, che significava mettere di fianco, confrontare. La parabola è un genere letterario reso famoso dall'uso che è stato fatto nei Vangeli con le parabole di Gesù. In realtà quelle dei Vangeli a volte non sono parabole ma allegorie o un miscuglio dei due generi letterari.

Lo specifico del genere parabola è che introduce un esempio che vuole illuminare la realtà specificata, con un unico punto di contatto tra l'immagine e la realtà. In ciò si differenzia dall'allegoria, dove i punti di contatto tra l'immagine e la realtà sono molti o addirittura tutti”. [8]

  • Dobbiamo dire che nella cultura degli ebrei era frequente l’uso di parabole o illustrazioni, e cito il libro “Perspicacia”: 


“Nelle Scritture Ebraiche i profeti e gli scrittori biblici ebrei, mossi dallo spirito di Geova, misero per iscritto innumerevoli illustrazioni veramente calzanti. Troviamo un linguaggio illustrativo già in Genesi, nella promessa di Geova di moltiplicare il seme di Abraamo “come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sulla spiaggia del mare”. (Ge 22:15-18)” [9]

  • Spiegando il significato di illustrazione nel libro “Perspicacia” leggiamo: 
“La parola greca parabolè (accostamento, raffronto) ha un significato più ampio dei termini italiani “proverbio” e “parabola”. “Illustrazione” è un termine più generico, fra i cui significati sono da includersi “parabola” e in molti casi “proverbio”. Un “proverbio” racchiude una verità espressa con linguaggio vivace, spesso metaforico, e una “parabola” è un paragone o una similitudine, una breve narrazione, di solito immaginaria, da cui si ricava una morale o una verità spirituale.” [10]

  • E alla voce ‘espressione proverbiale’ leggiamo: 

“È opinione comune che il sostantivo ebraico tradotto “espressione proverbiale” (mashàl) derivi da una radice che significa “essere simile”, “essere paragonabile” (Sl 49:12), e in effetti molte espressioni proverbiali si avvalgono di similitudini o paragoni. Alcuni collegherebbero “espressione proverbiale” col verbo ebraico che significa “dominare”; a volte infatti può trattarsi del detto di un governante, di un’espressione autorevole o che indichi superiorità intellettuale. Questa spiegazione concorda col fatto che il re Salomone, famoso per la sua sapienza, pronunciò 3.000 proverbi e mise per iscritto molte di queste espressioni proverbiali. — 1 Re 4:32.” [11]
  • All'ultimo paragrafo dell’argomento si legge: 

“Anche Balaam fu spinto da Dio a pronunciare una serie di espressioni proverbiali, messe per iscritto in forma poetica. (Nu 23:7, 18; 24:3, 15, 20, 21, 23) Lungi dall’esprimere esecrazione nei confronti di Israele, in queste espressioni proverbiali Balaam ‘lo benedisse fino al limite’. (Nu 23:11) Il carattere proverbiale di queste espressioni non sta nel fatto che la gente usasse ripetere i detti di Balaam o che le sue dichiarazioni fossero un concentrato di sapienza. Sono definite proverbiali per il loro vigore e per la loro ricchezza di significato, nonché per l’uso di varie similitudini o paragoni in alcune d’esse.” [11]

“A volte per mettere in risalto un punto si raccontava un apologo. Iotam se ne servì per spiegare ai proprietari terrieri di Sichem la follia di scegliersi come re un uomo spregevole come Abimelec. (Gdc 9:7-20)” [11]
  • Mentre è evidente nel racconto di Samuele in Giudici 9:7-20, che trattasi di una parabola e quindi non diremmo mai che Geova fece un miracolo facendo parlare gli alberi, diventa un po’ complicato nel racconto che Mosè fa di Baalam, che trattasi di una parabola, anche se nel “Perspicacia” nel paragrafo su citato si riconosce che trattasi di un proverbio o parabola, eppure continuiamo a sostenere che l’asina parlò (naturalmente personalmente sono convinto che Dio se volesse, farebbe parlare anche le pietre - Luca 19:40). 
Perché con i libri di Mosè abbiamo qualche difficoltà a identificare le parabole dai racconti reali? Simone Venturini un laureato in teologia che lavora presso gli archivi segreti del Vaticano, fa questa affermazione condivisa da molti biblisti: 

“I Biblisti ritengono oggi che il Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia, siano stati scritti alla fine del VI sec. a.C. Dicendo che sono stati “scritti” non si vuole dire che siano stati “inventati”. Significa che i Giudei rientrati dall’esilio raccolsero antiche tradizioni, probabilmente tramandate da secoli, aggiungendo commenti e interpretazioni. Tutto questo lavoro diede origine all’attuale Pentateuco. 

Ma è possibile sapere quali fossero queste “antiche tradizioni” raccolte? La risposta degli studiosi è abbastanza negativa, perché la mano di chi raccolse ed editò quelle tradizioni ha nettamente prevalso su quelle antiche tradizioni. Gabi Barkay è archeologo da più di quarant’anni e due anni fa ha rilasciato un interessante intervista (in lingua inglese) su Israel Hayom. Egli sostiene che il compito dell’Archeologia non è di confermare la Bibbia, né la Bibbia è il manuale che l’archeologo deve tenere sotto mano quando studia gli strati archeologici. Ciò non significa, però, che la Bibbia – in questo caso Pentateuco e Libri storici – sia solo un’opera letteraria, priva di qualsiasi fondamento storico e che l’archeologia non abbia nulla da dire sulla storicità della Bibbia. Insomma, non è corretta la posizione di chi sostiene che la “Bibbia aveva ragione”, ossia che tutto ciò che dice è storico. Ma non è corretto neppure gettare “l’acqua con il bambino” come si suol dire.

Gabi Barkay è l’autore di una delle più grandi scoperte archeologiche di tutti i tempi. Egli infatti scoprì la cosiddetta “benedizione dei sacerdoti” risalente al periodo del Primo Tempio, ossia quello risalente al periodo di Salomone (X sec. a.C.) e che poi fu distrutto dai Babilonesi (VI sec. a.C.). Era la preghiera di benedizione che i sacerdoti pronunciavano nel Tempio. Prima della scoperta, avvenuta negli anni Settanta, gli studiosi pensavano che quel testo (Numeri 6) fosse stato scritto alla fine del VI secolo. La scoperta di Barkay dimostrava invece in modo irrefutabile che quella preghiera era molto più antica.

Nel libro di Giosuè, che gli studiosi ritengono (non a torto) in gran parte non storico, il capitolo 12 riporta una lista di 31 re che Giosuè sconfisse e oggi sappiamo che nel periodo del Tardo Bronzo Antico (1500-1200 a.C.) c’erano circa 30 Città Stato cananee in Israele rette ciascuna da un re. In Giosuè 11,10 leggiamo che la città di “Hazor era la principale di tutti questi regni”. L’archeologia conferma che essa era infatti la più vasta città cananea. Perciò anche se Giosuè è un libro che ha subito una massiccia rielaborazione, non per questo esso non parla di realtà archeologicamente verificabili.

Barkay dice che quando entra in sinagoga – poiché è un ebreo osservante – egli lascia da parte i suoi studi perché essi non c’entrano con la sua fede. Sono parzialmente d’accordo con lui, anche se indubbiamente – soprattutto per noi cristiani – la storicità di alcuni fatti (magari non tutti) è fondamento per la nostra fede.” [12]

  • Quindi ci chiediamo quali sono i racconti storici, e quali sono le parabole raccontate per descrivere una realtà molto complessa? È con questa domanda andrei al nocciolo della questione, Adamo ed Eva e il peccato originale è un racconto storico o una parabola? Come si leggeva dalle citazione del libro “Perspicacia” i personaggi di una parabola non sono reali ma illustrano un fatto vero, pensate alla parabola del buon samaritano, i riferimenti erano a persone reali: i farisei privi di misericordia, i samaritani disprezzati, gli uomini comuni gli invisibili di quel tempo.

Comunque se vi sembra inadatto l’uso della parola parabola in questo modo come a voler intendere un racconto inventato ma non realmente accaduto, possiamo usare l’espressione “racconto semplificato”, che ne dite? Mi sono dilungato a spiegare il concetto di parabola e come esso potrebbe essere applicato ad alcuni racconti che troviamo nella Bibbia, ma dedichiamo spazio anche alle parole mito e leggenda.
“Mito (dal greco μύθος, mythos, pronuncia müthos) è una narrazione investita di sacralità relativa alle origini del mondo o alle modalità con cui il mondo stesso e le creature viventi hanno raggiunto la forma presente in un certo contesto socio culturale o in un popolo specifico. Di solito tale narrazione riguarda dei ed eroi come protagonisti delle origini del mondo in un contesto sacrale.

Spesso le vicende narrate (oralmente) nel mito hanno luogo in un'epoca che precede la storia scritta. Nel dire che il mito è una narrazione sacra s'intende che esso viene considerato verità di fede e che gli viene attribuito un significato religioso o spirituale. Ciò naturalmente non implica né che la narrazione sia vera, né che sia falsa”. [13]

“Mito s. m. [dal gr. μῦϑος «parola, discorso, racconto, favola, leggenda»]. - 1. Narrazione fantastica tramandata oralmente o in forma scritta, con valore spesso religioso e comunque simbolico, di gesta compiute da figure divine o da antenati (esseri mitici) che per un popolo, una cultura o una civiltà costituisce una spiegazione sia di fenomeni naturali sia dell’esperienza trascendentale, il fondamento del sistema sociale o la giustificazione del significato sacrale che si attribuisce a fatti o a personaggi storici; con lo stesso termine si intende anche ciascuno dei temi della narrazione mitica in quanto trattati ed eventualmente rielaborati in opere letterarie o filosofiche (per Platone, rappresentazione verosimile, in forma di allegoria, di realtà inattingibili da parte della ragione)

- 2. Idealizzazione di un evento o personaggio storico che assume, nella coscienza dei posteri o anche dei contemporanei, carattere e proporzione quasi leggendari, esercitando un forte potere di attrazione sulla fantasia e sul sentimento di un popolo o di un’età”. [14]

“Leggenda è un tipo di racconto molto antico, come il mito, la favola e la fiaba, e fa parte del patrimonio culturale di tutti i popoli, appartiene alla tradizione orale e nella narrazione mescola il reale al meraviglioso. "Leggenda" deriva dal latino legenda che significa "cose che devono essere lette", "degne di essere lette" e con questo termine, un tempo, si voleva indicare il racconto della vita di un santo e soprattutto il racconto dei suoi miracoli.


In seguito la parola acquistò un significato più esteso e oggi la parola leggenda indica qualsiasi racconto che presenti elementi reali ma trasformati dalla fantasia, tramandato per celebrare fatti o personaggi fondamentali per la storia di un popolo, oppure per spiegare qualche caratteristica dell'ambiente naturale e per dare risposta a dei perché.



Le leggende si rivolgono alla collettività, come i miti e spiegano l'origine di qualche aspetto dell'ambiente, le regole e i modelli da seguire, certi avvenimenti storici, o ritenuti tali, allo scopo di rinsaldare i legami d'appartenenza alla comunità.” [15] 

  • Come si può notare tra mito e leggenda vi sono sottili differenze, ma potrebbero avere come punto di partenza una storia vera, e se questo lo accomunasse alla parabola tanto usata dagli ebrei, si aprirebbe un nuovo modo di vedere alcuni dei racconti contenuti nella Bibbia!
  • È interessante che il libro ‘Perspicacia’ alla voce Diluvio dei giorni di Noè con tanto di prospetto a pagina 328, si riconosce che ci sono leggende del Diluvio provenienti da sei continenti e varie isole. [16]


Bibliografia:
[8] Wikipedia “Parabola (letteratura)”
[9] It-1 p.1264
[10] It-1 p.1161
[11] It-1 p.867-868; p. 1264
[12] Dal blog di Simone Venturini “Bibbia e Archeologia: un rapporto difficile”
[13] Wikipedia “Mito”
[14] Vocabolario Treccani “Mito”
[15] Wikipedia “Leggenda”
[16] it-1 p. 328 “Diluvio dei giorni di Noè”


venerdì 28 dicembre 2018

Un po' di strategia.


Risultati immagini per strategiaHo ricevuto questo post che vi pubblico così come ho ricevuto.


In questi ultimi mesi i sorvegliati di circoscrizione nel loro discorso con i nominati stanno affrontando il tema dei blog e stanno mettendo in guardia i nominati da coloro che potrebbero leggerli.

A differenza che nel passato, dove si preferiva ignorare l'argomento, l'approccio è di messa in guardia, ma a compartimenti stagni. Non si fanno distinzioni, si dice genericamente che vi sono molti che leggono blog "apostati", di stare attenti a coloro che esprimono dubbi e di non dilungarsi nell'argomentare, ma di dire che coloro che li leggono si stanno "avvelenando la mente". E poi la fatidica domanda da rivolgere a coloro che esprimono dubbi "hai parlato ad altri di quanto leggi" oppure "hai condiviso qualcosa con altri" e qui bisogna prestare molta attenzione, infatti rispondendo affermativamente ci si potrebbe ritrovare sotto le "amorevoli" cure degli anziani (segnatura o anche comitato giudiziario).

Cari consapevoli prestate molta attenzione perché mentre prima preferivano ignorare il fenomeno blog, ora siamo alla fase ricerca e messa in guardia. Probabile prossima tappa "caccia alle streghe".
Tutto questo la dice lunga sul desiderio di rinnovarsi dei testimoni di Geova e sulle riforme predicate da alcuni. L'organizzazione sta impostando una lotta per l'autoconservazione che porterà importanti conseguenze su taluni.

Da un collaboratore