sabato 22 giugno 2019

La resilienza

Risultati immagini per resilienza immaginiNel post "Non aprite quella porta" abbiamo cercato di visualizzare un po' tutte le problematiche legate alla scelta di intraprendere dei percorsi alternativi. Questi percorsi sono per tanti aspetti ed inevitabilmente molto dolorosi. Per questo molti sono restii a percorrerli e decidono di attuare soluzioni semplici che sono il meno peggio di quello che hanno fatto sin ora. Magari si accetta la condizione instabile in congregazione, magari non l'accettiamo e decidiamo per un taglio netto prendendo una posizione avversa. In ogni caso le pressioni interne ed esterne esistono e possono creare vari livelli di disagio spirituale. Uno dei primi ostacoli è quello di superare questo disagio in modo che esso non superi i livelli di guardia critici.

Una caratteristica umana che è entrata nell'immaginario del web ed è diventata di recente celebre viene ripresa dalla scienza dei materiali per identificare una proprietà di resistenza è quella che viene chiamata resilienza.

La resilienza è la capacità di un materiale di assorbire gli urti senza rompersi. Il termine è stato trasportato dalla psicologia nell'ambito umano

"In psicologia, la resilienza è un concetto che indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
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Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e persino a raggiungere mete importanti."

Tutti quanti noi possiamo essere resilienti. La resilienza non ha appartenenza religiosa ed è una qualità che possiamo e dobbiamo sviluppare sempre indipendentemente da quale posizione abbiamo nel nostro percorso cristiano. Per spiegare cosa significa il termine resilienza, vi racconto una storia che ho letto in social network di recente. 

Nel mondo del lavoro social, c'è una nuova figura chiamata recruiter che ricerca persone qualificate con certe caratteristiche specifiche che possono essere utilizzate dall'azienda in modo più efficiente e che non riuscirebbero a filtrare gli uffici personale interni. Per fare queste scelte, alcuni recruiter eseguono test attitudinali. I test sono di tanti tipi ma questo recruiter, che aveva esperienze psicologiche, aveva attinto dalla sua percorso di studi ed elaborato un test che potesse rilevare le caratteristiche attitudinali della persona utili alla azienda per cui stava lavorando.
Così il recruiter a tutte i candidati per i posti di lavoro disponibili proponeva un suo test.

Sostanzialmente consisteva in un piccolo racconto a cui si doveva dare una risposta finale.


Il racconto

Mettiamo per ipotesi che stiamo rientrando dal lavoro e siamo in macchina. Diciamo che in quel momento la nostra macchina può ospitare un solo passeggero. Ad un certo punto inizia a piovere e c'è brutto tempo. Raggiungiamo una stazione di servizio e lì vi troviamo tre persone che cercano un passaggio.


Risultati immagini per macchina pioggia


  1. La prima persona è la ragazza o il ragazzo della nostra vita.
  2. La seconda persona è un amico carissimo di infanzia che poco tempo ci ha salvato la vita.
  3. La terza persona è una signora anziana molto sofferente e con molta probabilità in fin di vita.
                                                  
Il test chiederebbe al candidato: a chi daremo il passaggio?

Proviamo a rispondere? Perché no? Tanto che vi costa? Per farlo aiutiamoci con qualche considerazione in più riguardo a questo test. 

Giochiamo a carte scoperte.

Risultati immagini per resilienza immaginiPartiamo dal presupposto che le scelte proposte dal recruiter, così come dichiarato, sono legate a delle attitudini psicologiche che lui vorrebbe cogliere in modo inconscio dal candidato. Quali sono? Se decidiamo di dare un passaggio alla persona anziana lo possiamo interpretare come il desiderio di mantenere quello che abbiamo costruito cercando di salvaguardare la storia e la sua memoria aziendale. Se decidiamo invece di dare un passaggio al nostro amico possiamo dire che con molta probabilità la nostra priorità è quella di lavorare nel pulito, vogliamo risolvere tutti i debiti pregressi ed impedire che questi possano indebolire l'azienda nel tempo. Se daremo il passaggio alla ragazza della nostra vita, forse vuol dire che siamo proiettati verso il futuro e cerchiamo di lavorare per le cose belle che dovranno ancora accadere. Queste sono un po' tutte le interpretazioni psicologiche che il recruiter vorrebbe cogliere.

Risultati immagini per resilienza immaginiQual'è quindi la risposta giusta a questo quesito per ottenere il vostro meritato posto di lavoro e una rendita lavorativa per la vostra vita? Adesso potete rispondere.

Fatto? Se l'avete fatto allora continuate, altrimenti rincominciate la lettura del post d'accapo.

Se siete arrivati sin qui significa che avete fatto una scelta fra quelle disponibili e vi siete incasellati in una delle categorie che il recruiter avrebbe voluto riconoscere.

Confrontate adesso la vostra risposta con quella che diede invece un giovane.  

Risultati immagini per resilienza immagini"Avrei dato le chiavi della macchina all'amico che mi ha salvato la vita, così in qualche modo tenterei di ricambiare il favore, con il posto disponibile e confidando con la sua generosità gli chiederei di portare la signora anziana che stava male all'ospedale più vicino e magari forse riuscirei salvarle la vita. Così insomma come dire alla fine dopo che l'amico se ne era andato accompagnando la persona malata, sarei rimasto da solo con la ragazza della mia vita e avrei approfittato della sua compagnia sino al prossimo passaggio..."



Risultati immagini per resilienza immaginiLa storia prosegue e ci dice che il ragazzo è stato assunto subito. Un bel finale meritato. 

Conclusioni?
Meno scontate di quello che si potrebbe pensare. Se leggiamo bene questo post ci racconta due storie diverse che si sovrappongono. Quali sono?

Le storie

Una è quella finta del test l'altra è quella vera del candidato e del recruiter. La storia vera ci dice che la finalità del test, quella di essere assunto, non ha distratto il candidato. La sua soluzione non ha risolto solo i problemi dei protagonisti della storia finta ma anche quelli della storia vera. 
La resilienza è un po' questo, quello di riuscire a rendere risorse i problemi. Riuscire a focalizzare la nostra attenzione sui problemi della vita reale senza lasciarci distrarre dall'effetto placebo che blog come questo hanno potrebbe essere un inizio verso la consapevolezza.

Un abbraccio e un saluto a tutti. Voletevi bene.







3 commenti:

  1. In questo periodo alle adunanze infrasettimanali si analizza la vita di Cristo, il più delle volte si fanno applicazioni tendenzionse che si allontanano dal vero insegnamento del Cristo, a me viene spesso in mente questa domanda "ma Cristo era un sovversivo, un apostata, un resilinte?
    Credo che entrambi le opzioni siano valide, dipende dalla prospettiva dell'osservatore, credo che fosse contro quel sistema religioso che aveva perso l'anima, eppure fino all'ultimo cercò di aiutare i singoli individui che erano dispersi come pecore senza pastore fino a che ne ebbe la possibilità, certamente quel sistema corrotto aveva i giorni contati ma qualcosa di buono ne venne fuori: il Cristianesimo.
    Credo che la sfida della resilienza significa ritrovare la nostra "anima", cioè il "modello di sane parole lasciatoci da Cristo, leggete Efesini 4:13, 14 alla luce della consapevolezza e ditemi se non è così.

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  2. La scrittura di Efesini è sintomatica di un fatto passano i millenni ma le cose non cambiano. Dovrebbe essere fra le scritture guida che i proclamatori resilienti dovrebbero far proprie. Anche Luca 8:1,8 da consigli incoraggianti per chi deve continuare a perseverare, dirò però qualcosa di provocatorio riguardo alla condizione spirituale che affrontavano i Cristiani del primo secolo, sentiamo spesso dire anche nelle pubblicazioni il tentavo di rievocare un modello Teocratico puro e immacolato e ci si illude di trovarlo nelle testimonianze di quei primi cristiani. La scrittura di Efesini ci testimonia che allora quei primi Cristiani dovevano essere molto più resilienti di quello che pensiamo. E adesso le cose tristemente non sono cambiate...

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  3. Proclamatore resiliente... mi piace l’idea.

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Grazie per il commento.