By Gatto di schrodinger
I tempi difficili dei tempi difficili: parte 1 – Fame nel
mondo
Prendendo spunto da un recente articolo apparso su un
quotidiano nazionale (https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2019/12/23/news/si-chiude-il-decennio-migliore-nella-storia-dell-umanita-1.38249755?fbclid=IwAR0YqVkMVHpb_LlCBP5VQs0n1Bx92HiZwxKS_nJxdPOil_3gnreRx7cPiJo)
che illustra numeri alla mano che questo che si va chiudendo è stato il miglior
decennio della storia dell’uomo, mi sono preso la briga di andare a verificare
se e come le evidenze numeriche degli ultimi 50 anni abbiano scalfito le
granitiche certezze della WT relativamente ai tempi difficili.
Questo un po’ per capire quanto il cherry picking delle
notizie e i dati imposto dal bias di conferma di una narrazione della realtà
fornita precotta come una pizzetta surgelata possa deformare la percezione
della realtà fattuale.
Il fenomeno è diffusissimo e pervasivo, soprattutto fra chi
deve vendere ideologie o piazzare articoli scontati sul mercato delle certezze
e attecchisce nei terreni particolarmente fertili delle controculture un pò
come spiegato dal Capitano nel precedente eccelso articolo.
Partiamo con la fame nel mondo, da qualche parte bisogna
pure cominciare.
Il problema esplose prepotente all’opinione pubblica fra gli
anni 70 e gli anni 80, praticamente quando il primo mondo (occidente) si
garantì sicurezza alimentare e si cominciò a vedere minacciata la stabilità
raggiunta dalle crescenti divergenze nel tenore di vita con il terzo mondo.
E’ curioso come prima di questo periodo le occorrenze e
citazioni relative alla fame nel mondo nelle pubblicazioni fosse più rara
nonostante una dimensione assoluta del problema enormemente più grande di
quella degli anni 70 e 80 del novecento.
La prima inferenza che viene alla mente è che prima di quel
periodo la consapevolezza comune di avere una quantità inusitata di persone
affamate e povere nel mondo faceva considerare tale circostanza come totalmente
scollegata al contesto storico ma piuttosto come un elemento di presenza
costante nella storia dell’uomo.
Quindi si è fatto uso di un cambiamento generalizzato della
percezione della realtà o più che altro di una presa di coscienza determinata
dal crescente benessere nei paesi occidentali per creare un agenda-setting
interna che fosse funzionale a confermare i segni della fine che non è che
fossero così evidenti.
Il grafico sopra (fonte https://ourworldindata.org/,
c’è una paginata di fonti dati per ogni tipo di grafico, se interessa sono elencate
tutte nel sito) mostra come effettivamente nel 19° secolo la povertà era comune e la tanto esaltata
“Belle Époque” poté ben poco nell’alleviare tale problema che cominciò a
declinare in modo significativo solo dopo il 1950, in barba all’aumento rapido
della popolazione (per i motivi si veda anche il grafico sotto) e alle teorie
di Thomas Malthus che ipotizzava
catastrofi malthusiane dovute all’aumento della popolazione
Ma Malthus non
poteva conoscere le complesse dinamiche dei sistemi non lineari a fine 18°
secolo per cui non siate troppo severi con lui
Ma cominciamo: il battage sulla fame sulle pubblicazioni
inizia guardacaso negli anni 70
Decennio precedente: Morti per fame 16,6 milioni
Prevalenza (morti per fame ogni 100.000 persone): 50
Peggiore carestia della decade: Cina, grande balzo in avanti
1958-62 (si considerano solo 60-62, il resto nel decade precedente) 13 M
Popolazione a fine decennio: 3,5 miliardi
g75 22/6 pp. 30-31
Più fame nel mondo
Quanto è aumentata la fame nel mondo? Il Times di New
York del 29 dicembre 1967 riferì: “Ogni 8,6
secondi qualcuno muore in un paese sottosviluppato in seguito a infermità causata
dalla denutrizione. . . . 10.000 ogni giorno. Oltre 3.500.000 ogni anno”. Ma che dire della situazione sei anni
dopo? Alla Conferenza Mondiale sull’Alimentazione, tenuta a Roma lo scorso mese
di novembre, si è parlato di 70 milioni di morti per fame nel mondo durante il
1973. Questo nonostante i “progressi” scientifici compiuti dall’uomo in questi
ultimi anni!
g75 8/1 pp. 3-8
Un recente articolo pubblicato nel Times di New York era
così intitolato: “IL MONDO È VICINO A UN DISASTRO ALIMENTARE”. L’articolo
dichiarava:
“Il dott. John H. Knowles, presidente della Fondazione
Rockefeller, ha detto questa sera che il mondo è sull’orlo di un disastro
maltusiano, in cui milioni di persone soffriranno la fame e la miseria . . .
“Dei due miliardi e mezzo di abitanti dei paesi meno
sviluppati del mondo, ha detto il dott. Knowles, si calcola che il 60 per cento
[un miliardo e mezzo] sia malnutrito, fisicamente sottosviluppato e poco
istruito e si crede che in questo momento il 20 per cento [500 milioni] soffra
la fame”.
Notate il virgolettato su “progressi scientifici”, è più o
meno lo stesso virgolettato che posero sull’affermazione che i dinosauri
fossero vissuti “milioni” di anni fa e in multimila altri casi su cui il
tentativo di “reductio ad ridiculum” letta oggi appare come una riduzione a
ridicolo dell’ovvio. Vabbè, fa brutto chiedere l’età ad un dinosauro e lasciamo
stare.
Ho omesso altri articoli del 71 e anche posteriori al 75 che
affermano più o meno le stesse cose
Nota a margine e che tornerà utile nei successivi articoli:
quando vedete corsivi o puntini si sospensione vuol dire che in mezzo quasi
invariabilmente c’erano frasi che smentivano ciò che è il risultato dell’opera sartoriale
sull’articolo stesso
Somme del decennio 1970-80
Decennio precedente: Morti per fame 3,4milioni (-80%)
Prevalenza (morti per fame ogni 100.000 persone): 8,4 (-83%)
Peggiore carestia della decade: 1979 Cambogia, 1,7 milioni
di morti (e i 70 milioni del 1973?, forse furono 200.000)
Popolazione a fine decennio: 4 miliardi
Negli anni 80 sulla spinta dell’opinione pubblica e della
maggiore sensibilità al problema gli articoli si moltiplicano così come il
catastrofismo diviene cogente. Può essere che per smuovere le masse le
strategie di comunicazione del periodo forzassero la mano sugli effetti e sulle
dimensioni del problema amplificandone certezze e magnitudo dei fenomeni, un
po’ come si vede oggi con il problema clima. Ma si sa che da noi non si vede
mai l’ora di cavalcare l’onda mediatica dello sfascio esattamente come un
surfer californiano non vede l’ora di piazzare la tavola sulle onde del
Pacifico
g81 22/1 pp. 5-6
Forse vi sorprenderà sapere che oggi circa un miliardo di
persone soffrono la fame. Questa cifra proviene dal Consiglio Mondiale per
l’Alimentazione, un organo delle Nazioni Unite. Equivale a circa un quarto
della popolazione mondiale! Quindi molti esperti considerano la lotta per
procurarsi da mangiare il problema più grave che si presenti all’umanità.
Ma il problema non si va almeno alleggerendo? No. “Il
problema della fame nel mondo si sta aggravando anziché alleggerirsi”, ha
dichiarato Sol Lonowitz, capo di una commissione presidenziale degli Stati
Uniti sulla fame nel mondo. Ed ha aggiunto: “A meno che non si faccia uno
sforzo concertato per evitarla ci attende una grave crisi”.
Allo stesso modo, U.S. News & World Report ha detto:
“Una crisi alimentare più seria dell’attuale crisi energetica minaccia la pace
mondiale nei prossimi vent’anni a meno che gli U.S.A e altre nazioni non
prendano coraggiosi provvedimenti”.
Perché la fame è una minaccia per la pace nel mondo?
Perché il desiderio insoddisfatto dei poveri di raggiungere un decoroso tenore
di vita è la forza potenzialmente più esplosiva del mondo d’oggi. Un miliardo
di persone arrabbiate e disperate rappresentano una vera minaccia per l’ordine
internazionale.
La minaccia può essere anche più grande. La Royal Bank
del Canada stima che “fino al 40 per cento della popolazione mondiale soffra di
denutrizione”. Vale a dire oltre un miliardo e seicento milioni di persone! Per
citare un esempio, si dice che in un paese africano il 45 per cento dei bambini
muoiano prima di compiere i cinque anni.
g81 8/1 pp. 29-30
Relazione sulla fame nel mondo
La Commissione Presidenziale americana sulla Fame nel
Mondo ha studiato per due anni il problema e ora ha pubblicato la sua
relazione: Essa rivela che nel mondo una persona su otto è affetta da
denutrizione. Se le nazioni in via di sviluppo non incrementeranno la
produzione alimentare, dice, nel giro di vent’anni ci sarà una notevole crisi
alimentare. Anche ora, essa dice, “più persone che mai soffrono la fame”.
g85 8/6 pp. 12-13
Il successo dell’uomo nel prevenire le cause della
penuria di viveri — siccità, guerre, disordini politici, malattie o insetti
nocivi, catastrofi naturali — è nella migliore delle ipotesi limitato. E
opportunismo in politica, cattiva amministrazione, lentezza nei trasporti,
intoppi burocratici, imprevidenza e avidità rendono il problema di ancor più
difficile soluzione. Gordon Taylor, autore di The Doomsday Book (Il libro della
fine del mondo), dice che la crisi, tutt’altro che superata, “diverrà sempre
più minacciosa man mano che ci avviciniamo alla fine del secolo”.
La Commissione presidenziale per la Fame nel Mondo è
pervenuta a conclusioni analoghe. Riferendo in merito ad essa, la rivista Time diceva:
“Oggi il problema della fame è immensamente diverso da quello del passato,
quando le carestie periodiche facevano milioni di vittime. Ora ci sono così
pochi viveri in così tante parti del mondo, anno dopo anno, che un buon 25%
della popolazione mondiale soffre la fame o è denutrito, e una persona su otto
soffre di debilitante malnutrizione. . . . Il rapporto predice che nei
prossimi 20 anni potrebbe esserci una penuria di viveri di vaste proporzioni,
con conseguenze disastrose”. — Il corsivo è nostro.
Riassumendo, cosa mostrano questi fatti? Che la
penuria di viveri influisce ora su più persone che in qualsiasi altro tempo
della storia, che anziché essere di natura temporanea come in passato, sta
diventando un aspetto permanente del mondo odierno, e che nonostante il
progresso scientifico non sembra esserci nessuna soluzione imminente da parte
dell’uomo. Questi fatti rendono il fenomeno della penuria di viveri qualcosa di
nuovo, proprio quello che ci aspetteremmo in adempimento del “segno”
predetto da Gesù.
Ma non dimenticate che Gesù disse che la “penuria di
viveri” “in un luogo dopo l’altro” sarebbe stata una chiara prova che la
‘liberazione s’avvicinava’. I testimoni di Geova saranno felici di aiutarvi a
sapere di più in merito a questa entusiasmante prospettiva.
g87 8/11 p. 2
Si è calcolato che dal 1970 al 1980 il numero di coloro
che soffrono la fame, nel mondo, sia aumentato di circa un milione e mezzo
all’anno. Ma la prima metà degli anni ’80 ha visto crescere bruscamente il loro
numero in ragione di quasi otto milioni all’anno, raggiungendo i 512 milioni
nel 1985 e questo nonostante l’impegno preso nel 1974 dal Consiglio Mondiale
per l’Alimentazione, un organismo dell’ONU, di eliminare la fame nel mondo
entro un decennio.
Come soluzione viene ora suggerita la teologia della liberazione:
far scendere in campo le chiese per cambiare la struttura politica e sociale
delle nazioni così da eliminare le cause della povertà.
A parte i balletti di cifre fuori scala e computate con
modalità eterogenee, a parte il definire il fenomeno fame come “qualcosa di
nuovo” nella storia dell’uomo, a fine decennio i risultati dell’inizio della
catastrofe malthusiana sono stati i seguenti
Somme del decennio 1980-90
Decennio precedente: Morti per fame 1,4milioni (-60% dal
decennio precedente, -93% dagli anni 50)
Prevalenza (morti per fame ogni 100.000 persone): 8,4 (-66%
dal decennio precedente, -96% dagli anni 50)
Popolazione a fine decennio: 5 miliardi
A fronte di questi dati il problema “fame nel mondo” tende a
sparire dall’agenda dei media negli anni 90 e così dalle riviste della WT che
si limitano a fugaci citazioni sporadiche concentrandosi maggiormente su altre
problematiche “apocalittiche” più “trend topic” del momento.
Una ripresa delle argomentazioni sulla fame nel mondo torna
prepotente nella prima decade del 2000 coi il leggero peggioramento delle
condizioni di sicurezza alimentare in Africa determinata da disordini religiosi
ed etnici combinata alla recessione 2007-2011
w08 1/10 pp. 6-8
Fame nel mondo. ‘Ci sarà penuria di viveri’, predisse
Gesù. (Matteo 24:7) Nel 2005 la rivista Science ha riferito: “Nel mondo ci sono
854 milioni di persone (pari a circa il 14 per cento della popolazione
mondiale) che soffrono di malnutrizione cronica o acuta”. Nel 2007 una fonte
delle Nazioni Unite ha dichiarato che 33 paesi non hanno cibo a sufficienza per
sfamare la popolazione. Com’è possibile, visto che la produzione cerealicola
mondiale è in aumento? Innanzi tutto, terreni e cereali che potrebbero essere
destinati alla produzione di cibo vengono invece impiegati per ottenere etanolo
“Per produrre l’etanolo necessario per fare il pieno a un SUV ci vuole una
quantità di cereali che basterebbe a sfamare una persona per un anno intero”,
ha scritto il quotidiano sudafricano The Witness. Anche nei paesi sviluppati
l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari costringe molti a scegliere se
cenare o soddisfare altre necessità, come medicinali o riscaldamento.
g 5/10 p. 30
“Un triste traguardo”
Secondo una notizia dell’Associated Press a causa di
guerre, siccità instabilità politica, prezzi elevati delle derrate alimentari e
povertà l’uomo ha superato “un triste traguardo”. Ora nel mondo soffre la fame
più di un miliardo di persone. Stando a Josette Sheeran del Programma
Alimentare Mondiale, un’agenzia ONU, “un mondo affamato è un mondo pericoloso.
. . . Senza cibo, rimangono solo tre possibilità: rivolta, emigrazione o morte.
Nessuna delle tre è accettabile”. Come se non bastasse, il numero di coloro che
soffrono la fame aumenta più velocemente della popolazione mondiale. Perfino
nei paesi industrializzati il numero di coloro che sono in uno stato di
sottonutrizione è aumentato del 15,4 per cento.
Le citazioni di fonti e notizie si fanno via via più
generiche e i “copypasta” di citazioni montate ad hoc più frequenti.
Tuttavia, vista la perfetta anticorrelazione fra morti per
fame e le previsioni della WT relativa al numero di morti per fame verrebbe da suggerire di spingere la mano sul
problema con articoli apocalittici almeno ancora per qualche anno, in modo che
la nostra generazione possa essere la prima della storia a vedere abbattuto
quasi a zero il numero di morti per fame
Somme del decennio 2010-2020
Decennio precedente: Morti per fame: 0,2 milioni (-99% da
fine anni 50)
Prevalenza (morti per fame ogni 100.000 persone): 0,5 (-99%
da fine anni 50)
Popolazione a fine decennio: 7,7 miliardi
A proposito, l’Africa: prevalenza dei morti per fame
2000-2015. Sarà anche per quello che il numero dei fratelli aumenta così tanto
nell’Africa centro occidentale. Con la pancia piena, soddisfatti i bisogni
primari, si va in sala più volentieri
Al prossimi due giri vedremo nell’ordine epidemie e
terremoti
Sotto i dati relativi alle carestie e morti per fame degli
ultimi 140 anni
L’incredibile aumento dei prezzi sulle commodities
alimentari di prima necessità descritto negli articoli della Svegliatevi e TdG;
prezzi diminuiti del 70% nel corso degli ultimi 150 anni.