mercoledì 7 marzo 2018

Io sono l'unico rimasto

“Io sono l’unico rimasto”, queste furono le parole pronunciate dal profeta Elia fuggito per evitare di essere ucciso dalla malvagia regina Izebel.
E’ interessante riflettere su quello che il racconto biblico dice accadesse ai giorni di Elia. Questo uomo, riconosciuto nella storia degli ebrei come uno dei più grandi profeti e citato perfino da Gesù, aveva un grande problema, era e si sentiva solo. Cosa c'era di strano?
Purtroppo, quello che lo amareggiava e lo faceva sentire solo, era legato al fatto che voleva si affermasse ciò che era giusto e che il suo Dio fosse amato e rispettato.
Sorprendentemente però, non erano i popoli pagani contemporanei di Elia che non amavano la giustizia e non rispettavano Geova, era il suo stesso popolo. Quel popolo che aveva giurato fedeltà a Dio e alle sue leggi, poco alla volta aveva finito per cambiare leggi e per cambiare dio, erano diventati adoratori di Baal, oltre questo chi aveva responsabilità dava l’ostracismo a chi richiamava l'attenzione sul problema.
Elia che aveva sfidato con coraggio i profeti di Baal, che aveva combattuto senza paura perché gli ebrei smettessero di andare dietro ad un dio falso e tornassero alle origini, era un fuggiasco per salvarsi la vita, e ora chiedeva addirittura al suo Dio di togliergli quella stessa vita che fino a poco prima voleva salvare: “Ora basta! O Geova, toglimi la vita, perché non sono migliore dei miei antenati”.
Cosa lo aveva portato in quello stato? Aveva una certezza: “Io sono l’unico rimasto”
La solitudine non era un problema solo per Elia, anche uno tra i mostri sacri del cristianesimo dovette farci i conti, l’apostolo Paolo.
Come Elia, l'apostolo Paolo ci viene presentato come uno che faceva le cose nelle quali credeva con grande trasporto e determinazione. La passione che aveva messo da Fariseo nella persecuzione dei cristiani ora, una volta convertito, l'aveva messa al servizio del suo vecchio nemico il cristianesimo, al punto da riuscire ad aprire senza paura nuovi territori tra i pagani e gli adoratori di divinita sconosciute.

Tanta passione e tanto coraggio l'avevano reso molto amato da coloro ai quali aveva annunciato la buona notizia e per i quali era diventato “la madre” e “il padre” che li aveva generati in senso spirituale.
Eppure, sul finire della sua vita, prigioniero in una casa a Roma, nello scrivere quello che appare essere il suo testamento a suo “figlio” Timoteo (la seconda lettera), Paolo ci sembra quasi amareggiato e lasciato praticamente solo.
Scrive a Timoteo: “Come tu sai, tutti quelli nella provincia dell’Asia mi hanno abbandonato, inclusi Figèllo ed Ermògene.” (2 Tim. 1:15) e continua al cap. 4:9: “Fa’ tutto il possibile per venire presto da me, perché Dema, avendo amato l’attuale sistema di cose, mi ha abbandonato e se n’è andato a Tessalonica, Crescente è andato in Galàzia, Tito in Dalmazia.”.
Non era la prima volta che Paolo veniva abbandonato da chi avrebbe dovuto sostenerlo, scrive ancora: “Nella mia prima difesa nessuno è stato al mio fianco; mi hanno abbandonato tutti, ma questo non sia imputato loro.” (2 Tim. 4:16).
Se siamo soli, se a causa della nostra consapevolezza siamo costretti a tenere i nostri pensieri prigionieri, perché chi avrebbe dovuto sostenerci ci ha voltato le spalle o perché il nostro desiderio che si affermi ciò che è giusto, ci costa l'isolamento da chi dovrebbe volere la stessa cosa, prendiamo coscienza che altri prima di noi hanno vissuto questa esperienza.

Cosa li aiutava ad andare avanti?
Per quanto riguarda l'apostolo Paolo è lui stesso che più volte lo rivela, in Filippesi 4:13 ad esempio scrive: “Per ogni cosa ho forza grazie a colui che mi dà potenza”, ed a Timoteo dice: “Il Signore però mi è stato vicino e mi ha infuso potenza, affinché per mezzo mio la predicazione della buona notizia fosse compiuta pienamente e tutte le nazioni la ascoltassero...” (2 Tim. 4:17).
Affidarsi a Dio e stare vicino a Gesù aiutò Paolo a non sentirsi solo. Cosa aiutò Elia?
Come sapete Dio gli rivelò che si sbagliava. Al suo: “Io sono l’unico rimasto”, Dio rispose: “...in Israele ho ancora 7.000 persone, tutti coloro che non hanno piegato le ginocchia davanti a Bàal...”.
Non era l'unico consapevole! Altri la pensavano come lui.
Sarà stato bello per Elia sapere che non era l'unico matto a non sopportare quanto accadeva nella nazione di Israele e a voler cambiare le cose.
Eppure non era quello che serviva ad Elia per andare avanti. Lo sappiamo perché Geova in quel momento curiosamente non gli fece nemmeno un nome di quelli tra i 7000 consapevoli che magari avrebbe potuto conoscere, ne gliene presentò qualcuno.
Il racconto di 1 Re 19 ci dice cosa fece Elia per rafforzarsi davvero: ”Elìa allora si alzò, mangiò e bevve, e con la forza datagli da quel cibo proseguì per 40 giorni e 40 notti finché non raggiunse l’Hòreb, il monte del vero Dio.”


Elia era un profeta che con Geova parlava quotidianamente e Lui gli rispondeva. A cosa serviva allora andare al monte di Dio, l'Horeb?
Forse che tutto questo lottare per Dio e per ciò che era giusto l'aveva portato a dimenticare di lottare con Dio, e paradossalmente l’aveva un po' allontanato da lui?
Per andare avanti Elia doveva fare quel viaggio e riavvicinarsi a Dio.
Se sei solo, se ti senti solo, sappi che non sei il solo.
Non sei “l’unico rimasto” ci sono persone ieri come oggi in posti come questo che lottano come te e che non hanno piegato le ginocchia al Baal dei nostri tempi. Tuttavia non è questo quello che veramente ti farà andare avanti e non sentire più abbandonato, serve fare quel viaggio....

11 commenti:

  1. Abbiamo perso tutti i commenti?

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  2. Grazie Gamma ;) come non condividere questi sentimenti!

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  3. Non è strano che nonostante Gesù ci abbia liberato da certi formalismi, legati ai " luoghi" in cui adorare, ancora oggi sentiamo il bisogno di raggiungere un posto per sentirci ancora più vicino a nostro Padre?Non so voi, ma io mi sento così. Sarà perché per tutta la vita ho creduto che andando all'adunanza ,andavo in una "sala del regno"? Ps. Bel post Gamma! Grazie.

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  4. Grazie Gamma... molti consapevoli si sono sentiti soli e saranno molti che continueranno ad avere sentimenti simili.Parole confortanti le tue. Risolvere i problemi non è facile il viaggio è un’ottima metafora.

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  5. Forse che tutto questo lottare per Dio e per ciò che era giusto l'aveva portato a dimenticare di lottare con Dio, paradossalmente l’aveva un po' allontanato da lui? Per andare avanti Elia doveva fare quel viaggio e riavvicinarsi a Dio. Bellissima riflessione Gamma, è così facile perdersi per noi umani. Ma il viaggio è ancora lungo e possiamo continuare a cercare, bussare, chiedere al nostro grande papà spirituale. Non ha importanza quanta strada abbiamo fatto finora, non ha importanza se talvolta ci siamo persi, l'importante è proseguire senza perdere la fede, la speranza e soprattutto, l'amore.

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  6. Senza nulla togliere al bel messaggio confortante del tuo post , Gamma, vorrei dire la mia. Ciò che incoraggiò Elia non è stato il viaggio in se (o la corrispondente metaforica ricerca di Dio), ma l incontro, che con Geova Dio ebbe, alla fine del viaggio, una volta raggiunta la destinazione. Ovvio é, però che se non si fosse messo in cammino (da solo, tra l altro) non avrebbe potuto sentirsi rafforzato da quell incontro spettacolare. Eppure non era quello che serviva ad Elia per andare avanti. Lo sappiamo perché Geova in quel momento curiosamente non gli fece nemmeno un nome di quelli tra i 7000 consapevoli che magari avrebbe potuto conoscere, ne gliene presentò qualcuno." Geova Dio non gli fece nemmeno un nome fra quei 7000 consapevoli? 1 re 19: 16 E devi ungere Ieu nipote di Nimsi come re su Israele; e devi ungere Elise figlio di Safat di Abel-Meola come profeta in luogo tuo. Oltre a ciò gli comunicò pure che aveva già pianificato la Sua vendetta e riconquista d'Israele 1 re 19: 17 E deve accadere che chi scamperà dalla spada di Azael, lo metterà a morte Ieu; e chi scamperà dalla spada di Ieu, lo metterà a morte Eliseo. Cosa questo possa rappresentare metaforicamente, ognuno può deciderlo da sé. ...personalmente non leggo "più" metafore laddove non ve ne sono. Ciò che comprendo da questo racconto é solo che il nostro Padre celeste ha il desiderio di rafforzare i suoi servitori, e lo fa rammentandoci la Sua infinita potenza, facendoci conoscere le Sue intenzioni, e dandoci fratelli che ci confortano e sostengono.Elia si presentò sul monte Horeb in cerca di risposte , e Geova non mancò di soddisfare le sue richieste d aiuto e di maggiore comprensione dei suoi propositi. Gli diede cio di cui aveva proprio bisogno per tornare indietro e riprendere la sua opera profetica.

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    1. @Faithful mi pareva ovvio che non fosse il viaggio in se ad incoraggiare Elia, ma dove o da chi lo portò quel viaggio. Se non si capisce come l'ho scritto faccio ammenda e lo specifico adesso altrimenti dimmi come l'avresti scritto tu che correggo. Per quanto riguarda i 7000 consapevoli ribadisco quanto ho scritto. "Prima" gli dice che Ieu era da ungere re ed Eliseo come profeta, ma se leggi la bibbia "dopo" al versetto 18 dice: "E in Israele ho ancora 7.000 persone, tutti coloro che non hanno piegato le ginocchia davanti a Bàal e che non lo hanno baciato con la loro bocca”. Di quei 7000 di cui gli parla in quel momento non gli fece nomi ne gliene presento nessuno. Le interpretazioni sono personali, ma se quello che sta scritto nella Bibbia è stato scritto per nostra istruzione qualche lezione se ne dovrà pure trarre, o no.

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    2. Capitano, vedo che sei riuscito a salvare qualche post con, addirittura i relativi commenti. Peccato per tutti gli altri.

      Nel mio ultimo commento qui sopra, però non sono state aggiunte le virgolette alla citazione che faccio del post di Gamma. Questo potrebbe creare qualche fraintendimento ...
      Sembra che io stessa mi contraddica😅 ..
      Quindi preciso che la frase seguente è una citazione

      "Eppure non era quello che serviva ad Elia per andare avanti. Lo sappiamo perché Geova in quel momento curiosamente non gli fece nemmeno un nome di quelli tra i 7000 consapevoli che magari avrebbe potuto conoscere, ne gliene presentò qualcuno."

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  7. anche senza i pst non salvati è incoraggiante ugualmente rleggere di nuovo i vostri commenti.

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    1. Caro Virgilio i post non sono andati persi ma caricarli sul blog mi dicono è abbastanza complicato. Gli amministratori stanno lavorando per formare un nuovo forum dove spostare il tutto.
      Intanto possiamo continuare a condividere qua i nostri pensieri.

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Grazie per il commento.