Di recente mi sono imbattuto in un podcast dove si parlava di Galileo e della sua rivoluzione scientifica che è stata quella di dimostrare con i pochi strumenti disponibili che il sistema copernicano sulla natura del sistema solare era quello corretto.
Galileo aveva preso il cannocchiale, che era già stato inventato dagli olandesi e invece di rivolgerlo verso le lontananze della terra lo puntò sul cielo e così quello che Copernico aveva immaginato solo qualche decennio prima rendeva evidente a tutti facendolo vedere direttamente con i propri occhi. Con uno strumento che fra l'altro aveva un fattore moltiplicativo ridicolo Galileo poteva dimostrare con evidenza che la luna non era una sfera perfetta, come si pensava, ma la sua superficie era simile a quella della terra con vallate e montagne. Puntandolo poi su Giove scoprì che c'erano dei satelliti e che quindi nello spazio lontano esistevano sistemi di pianeti indipendenti. Anche nel sole scopri che c'erano delle macchie anomale che nessuno si aspettava.
Alla fine, quello che era il pensiero aristotelico che suddivideva il mondo terreste da quello celeste era evidente che non esisteva nella realtà e più che altro nella realtà religiosa dell'epoca. Galileo, come molti di voi sanno, dopo essere stato invitato ad un comitato giudiz... ad un processo religioso, per non finire al rogo come il suo predecessore Giordano Bruno, è stato costretto all'abiura.
Ma la storia interessante è invece quella relativa a tutto quello che si era creato intorno al caso Galileo. In questo ambiente una figura di spicco l'ha sicuramente avuta il cardinale Bellarmino. Per capire meglio la situazione generale Galileo era nato a Pisa nel 1564 e morto ad Arcetri il 1624. In quel momento la chiesa era impegnata in un combattimento della fede contro il demone del protestantesimo Lutero che era di una generazione precedente dal 1483 al 1546. Così come potete immaginare l'Europa è in completo subbuglio religioso e politico mentre la chiesa è in piena controriforma. In questo contesto arriva Galileo che sconvolge quella che era l'interpretazione biblica dell'universo diventato dogma di fede.
Bellarmino, che era uomo di scienza, era un vescovo dell'epoca un po' sfigato perché gli avevano scaricato una serie di beghe infinite come ad esempio il processo a Giordano Bruno (che non finì tanto bene) ed ora si ritrovò nuovamente la patata bollente di Galileo fra le mani. Bellarmino rispose a Forscarini riguardo alle tesi proposte da Galileo dove disse
«Dico che mi pare che V. P. et il Sig.r Galileo facciano prudentemente a contentarsi di parlare ex suppositione e non assolutamente, come io ho sempre creduto che habbia parlato il Copernico».
Bellarmino invita alla "ex suppositione" che in pratica significa di considerare le tesi di Copernico per quelle che sono, sino a quando non saranno provate. Le tesi di Copernico erano state pubblicate non a caso l'anno della sua morte e cioè nel 1543. L'eliocentrismo era una soluzione avvincente da un punto di vista matematico perché sino a quel momento il movimento dei pianeti era un vero grattacapo per i matematici, perché il sistema tolemaico, con la terra al centro dell'universo, rendeva estremamente astruso e complicatissimo descrivere il sistema. Bellarmino conosceva bene queste complicazioni:
«Perché il dire che, supposto che la terra si muova et il sole stia fermo si salvano tutte l’apparenze meglio che con porre gli eccentrici et epicicli, è benissimo detto, e non ha pericolo nessuno; e questo basta al matematico: ma volere affermare che realmente il sole stia nel centro del mondo, e solo si rivolti in se stesso senza correre dall’oriente all’occidente, e che la terra stia nel 3° cielo e giri con somma velocità intorno al sole, è cosa molto pericolosa non solo d’irritare tutti i filosofi e theologi scolastici, ma anco di nuocere alla Santa Fede con rendere false le Scritture Sante».
Il fulcro della contestazione parte da una interpretazione semplicistica della bibbia dove nel passo di Giosuè 10:12,13
12 Fu allora, il giorno in cui Geova sbaragliò gli amorrei davanti agli occhi degli israeliti, che Giosuè disse a Geova di fronte a Israele:
“Sole, resta fermo+ su Gàbaon,+
e, luna, sulla Valle* di Àialon”.
13 Pertanto il sole rimase fermo e la luna non si mosse finché la nazione si fu vendicata dei suoi nemici. Non è forse scritto nel libro di Iashàr?+ Il sole rimase fermo in mezzo al cielo e non si affrettò a tramontare per circa un giorno intero. 14 Non c’è mai stato, né prima né dopo, un giorno come quello, nel quale Geova ascoltò la voce di un uomo,+ perché Geova combatteva per Israele.+
La questione è che la Bibbia aveva un valore implicito letterale, nel verso 13 si parla esplicitamente che il sole rimase fermo e per far questo deve essere necessario considerarlo normalmente in movimento. Se partiamo dal presupposto che la scrittura è parola di Dio, che Dio è il creatore dell'universo e non può mentire, sappiamo quindi che deve essere il sole che si muove intorno alla terra e non viceversa.
Questo era il meccanismo mentale dell'epoca per giustificare il geocentrismo terrestre Tolemaico.
Attenzione però alla interpretazione, perché rovesciare la questione dal punto di vista scientifico non cambia la problematica. Se anziché fermare il sole fermiamo l'equivalente moto di rotazione terrestre spostiamo una problematica di un universo che non esiste ad una problematica di un momento fisico comunque impossibile. Il blocco della rotazione terrestre implica la completa e istantanea distruzione del pianeta.
In questo link si descrive il disastro fisico della terra se avvenisse il blocco della rotazione terrestre.
Ma ritorniamo all'interpretazione sbagliata. Come supera Galileo questo blocco mentale che gli uomini di quell'epoca avevano e che triste a dirsi ancora adesso abbiamo? La tesi di Galileo era sconvolgente per la sua semplicità. Riguardo al primo libro della natura, disse infatti:
«La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non se ne intende la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto».
In una lettera scritta a Madama Cristina di Lorena nel 1615 Galileo tenta di ripristinare la bibbia ad un ruolo più consono e corretto. Per fare questo sviluppa quattro principi teorici fondamentali il principio di inerranza (la Bibbia non può in alcun modo contenere affermazioni erronee), il principio dell’unica fonte delle verità (Scrittura e natura discendono entrambe da Dio, la prima come sua parola, la seconda come sua opera), il principio di limitazione (intenzione primaria della Bibbia è la salvezza degli uomini), il principio di prudenza (occorre essere molto attenti nell’interpretazione delle Scritture per evitare di impegnare il testo biblico nel sostegno di tesi errate).
Per Galilei la Bibbia doveva essere scientificamente de-responsabilizzata perché tra natura e Scrittura, pur provenendo entrambe dal medesimo Verbo divino, vi è un’irriducibile disomogeneità sia di linguaggio (polifonico e plurale nelle Scritture, lineare e monocorde nella natura) che di scopi (per la Bibbia dare conoscenza di verità altrimenti irraggiungibili, per la natura seguire le leggi immutabili e necessarie volute da Dio). Il libro della natura è univoco, per chi possiede il sapere matematico-geometrico esso parla limpidamente senza metafore o allusioni. Le Sacre Scritture invece sono un testo complesso, pluristratificato e bisognoso di un attento lavoro di interpretazione: dietro il linguaggio spesso aspro usato per adattarsi all’intendimento dell’uomo comune e non per i dotti. Ma questo significa che una interpretazione erronea porta a far dire a Dio cose che non ha detto è questo sarebbe un enorme problema che la religione deve affrontare. Che cosa è "la luce a suo tempo" se non un modo edulcorato di ammettere che si è interpretato la Bibbia in modo sbagliato? Se prendiamo per buono di de-responsabilizzare la bibbia dobbiamo invece ancora di più responsabilizzare la religione che utilizza la Bibbia.
Un approccio responsabile all'interpretazione biblica dovrebbe coinvolgere anche l'uso di risorse storiche, archeologiche e linguistiche, nonché il confronto con altre interpretazioni e commentari di studiosi accademici. La riflessione personale e la preghiera guidata dallo Spirito Santo possono aiutare a comprendere il significato e l'applicazione delle Scritture nella propria vita. Che dobbiamo fare noi prendendoci le nostre responsabilità.L'interpretazione corretta delle Scritture bibliche porta a una crescita spirituale profonda, alla comprensione di Dio e dei suoi insegnamenti, e a una maggiore saggezza nella comprensione delle sfide della vita e delle scelte morali.
"Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri."
Un saluto a tutti