Testo originale della Scomunica di Spinoza |
Origini della scomunica ebraica
La scomunica ebraica si chiama Herem. Il cherem (o ḥērem, in ebraico חרם) è un anatema. Viene originariamente teorizzato in Deuteronomio, 20.10-20[1], all'interno delle regole di guerra dettate da Yahweh stesso al suo popolo. Si trattava di un voto allo sterminio di alcune popolazioni pagane.
Esempio di Cherem o Anatema:
« Invece nelle città di questi popoli che il Signore tuo Dio ti dona in eredità non lascerai viva anima alcuna, ma voterai allo sterminio Hittiti, Amorrei, Cananei, Perizziti, Evei e Gebusei, come ti ha ordinato il Signore tuo Dio. » ( Dt 20.16-17, su laparola.net.)
Nel versetto successivo, il Signore offre anche la motivazione di questo agire:
« Affinché non vi insegnino ad imitare tutti gli abomini che compiono per i loro dèi, e voi non pecchiate contro il Signore vostro Dio. » ( Dt 20.18, su laparola.net.)
«Rispetta le leggi sul voto di sterminio (cherem)»(Lev. 27:28)
Esempio di Cherem ebraica:
27 luglio 1656, Amsterdam. Un giovane valentissimo studioso di 24 anni, Baruch Spinoza, ebreo di famiglia portoghese titolare di una ditta commerciale ad Amsterdam, viene convocato dal collegio rabbinico nella sinagoga della città, allestita in un vecchio magazzino di legno1.
È stato accusato, su delazione di due suoi ex amici, di non credere nell’immortalità dell’anima individuale e di ritenere Dio un essere corporeo. Baruch (Benedictus), “Bento” per i familiari, alla richiesta di una formale abiura, che lo avrebbe completamente riabilitato, ribadisce integralmente le sue tesi in un discorso, purtroppo perduto, intitolato “Apologia”.
da H. Méchoulan, Gli ebrei di Amsterdam all’epoca di Spinoza, ECIG, Genova, 1991, pp. 145-146
"I Signori del ma'amad [consiglio degli anziani] comunicano alle vostre Grazie che, essendo venuti a conoscenza da qualche tempo delle cattive opinioni e della condotta di Baruch de Spinoza, si sforzarono in diversi modi e promesse di distoglierlo dalla cattiva strada. Non potendo porre rimedio a ciò e ricevendo per contro ogni giorno le più ampie informazioni sulle orribili eresie che praticava e sugli atti mostruosi che commetteva, e avendo di ciò numerosi testimoni degni di fede che deposero e testimoniarono soprattutto alla presenza del suddetto Spinoza, egli è stato riconosciuto colpevole; esaminato tutto ciò alla presenza dei Signori rabbini, i Signori del ma'amad hanno deciso, con l'accordo dei rabbini, che il suddetto Spinoza sia messo al bando ed escluso dalla Nazione d'Israele a seguito del cherem che pronunciamo ora in questi termini: Con l'aiuto del giudizio dei santi e degli angeli, noi escludiamo, cacciamo, malediciamo ed esecriamo Baruch de Spinoza con il consenso di tutta la santa comunità, in presenza dei nostri libri sacri e dei seicentotredici precetti in essi racchiusi. Formuliamo questo cherem come Giosuè lo formulò contro Gerico. Lo malediciamo come Elia maledisse i figli e con tutte le maledizioni che si trovano nella Legge. Che sia maledetto di giorno, che sia maledetto di notte; che egli sia maledetto durante il sonno e durante la veglia, che sia maledetto quando entra e che sia maledetto quando esce. Voglia l'Eterno accendere contro quest'uomo tutta la Sua collera e riversare su di lui tutti i mali menzionati nel libro della Legge. E voi restiate legati all'Eterno, vostro Dio, che Egli vi conservi in vita. Sappiate che non dovete avere con (Spinoza) alcuna relazione né scritta né verbale. Che non gli sia reso alcun servizio e che nessuno l'avvicini a meno di quattro cubiti. Che nessuno viva sotto lo stesso tetto con lui e che nessuno legga alcuno dei suoi scritti."
Origini della scomunica cattolica
"Io vi dico in verità che tutte le cose che legherete sulla Terra, saranno legate nel Cielo; e tutte le cose che scioglierete sulla Terra, saranno sciolte nel Cielo" Matteo 18,18[5]).
"A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti" (Giovanni 20,23[6]).
"E se qualcuno non ubbidisce a ciò che diciamo in questa lettera, notatelo, e non abbiate relazione con lui, affinché si vergogni" (2 Tessalonicesi 3,14[7] e ss.)
"Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi" (1 Corinzi 5,13[8]).
"Or se qualcuno è stato causa di tristezza, egli ha rattristato non tanto me quanto, in qualche misura, per non esagerare, tutti voi. Basta a quel tale la punizione inflittagli dalla maggioranza; quindi ora, al contrario, dovreste piuttosto perdonarlo e confortarlo, perché non abbia a rimanere oppresso da troppa tristezza. Perciò vi esorto a confermargli il vostro amore; poiché anche per questo vi ho scritto: per vedere alla prova se siete ubbidienti in ogni cosa. A chi voi perdonate qualcosa, perdono anch'io; perché anch'io quello che ho perdonato, se ho perdonato qualcosa, l'ho fatto per amor vostro, davanti a Cristo, affinché non siamo raggirati da satana; infatti non ignoriamo le sue macchinazioni" (2Co 2,5-11[9]).
Esempi:
Nell'autunno del 1303 il parroco di Gottröra, padre Andreas, riferì al vescovo Nils Allesson che un suo parrocchiano, il contadino Botulf Botulfsson, originario del villaggio di Östby, non credeva che il vino e il pane della comunione fossero realmente, e non soltanto simbolicamente, il sangue e il corpo di Cristo, contrariamente a quanto dogmaticamente sostenuto dalla Chiesa a partire dal 1215. Interrogato dal vescovo, Botulf confermò la circostanza ed espresse il suo pentimento, giustificandosi per non aver compreso la pericolosità dell'eresia nella quale era caduto. Condannato dal vescovo Allesson a sette anni di penitenze, solo dopo trascorso questo periodo egli avrebbe potuto ricevere nuovamente la comunione.
Sette anni dopo, nella primavera del 1310, Botulf si recò a Uppsala, dove il nuovo vescovo Nils Kettilsson lo liberò dalle penitenze. Il 19 aprile 1310 Botulf si trovò nella chiesa di Gottröra per ricevere la comunione dalle mani di padre Andreas. Alla precisa domanda di questi, però, Botulf rispose dimostrando di non aver cambiato idea sulla dottrina della transustanziazione, perché «se il pane fosse veramente il corpo di Cristo, questo sarebbe stato mangiato tutto da gran tempo», e poi mangiare il corpo di una persona non era permesso e avrebbe provocato la vendetta di Dio.
Il parroco riferì il fatto al vescovo, il quale convocò Botulf a Uppsala, che però non si presentò. Il successivo 11 novembre il vescovo Kettilsson era in visita a Närtuna, presso Gottröra, e durante la processione padre Andreas notò Botulf tra la folla. Subito arrestato e condotto dal vescovo, Botulf confermò le accuse del parroco. Fu processato a Skepptuna da Israel Erlandsson, priore dell'abbazia domenicana di Sigtuna, e tredici testimoni confermarono che Botulf sosteneva apertamente le sue opinioni sulla comunione.
Rinchiuso nel carcere vescovile di Uppsala, egli fu informato che, se non mutava opinione, sarebbe stato bruciato, ma rispose che quel fuoco sarebbe passato «dopo un breve momento». Giudicato eretico impenitente, Botulf fu bruciato sul rogo l'8 aprile 1311
Origini della Fatwa Islamica
Madhhab, detto anche Madh'hab (in arabo: مذهب, pl. madhāhib مذاهب) è il termine arabo impiegato per indicare le scuole giuridico-religiose islamiche che si impegnano ad unire tutte le prove autentiche (come detti e fatti del profeta Maometto, o detti o fatti dei suoi compagni) per stabilire se una cosa è lecita o meno, oppure se è obbligatoria o arbitraria se ci sono divergenze riguardo a questo. Il loro ruolo rimane sempre connesso alla sharīʿa e al fiqh.
Nel 2006, Abdul Rahman, un convertito afghano che aveva abbandonato l'Islam, abbracciando il Cristianesimo mentre lavorava in Germania, decise di pubblicizzare la sua conversione. La richiesta della corte innanzi alla quale fu tradotto fu quella della pena capitale, ma a causa delle pressioni internazionali e grazie all'opera dell'allora ministro degli Esteri Gianfranco Fini e dell'ambasciatore d'Italia Ettore Sequi, la Corte decise che l'apostata era mentalmente disadattato e che quindi non poteva essere perseguito. La provvidenziale ospitalità di un Paese occidentale che si disse da alcuni organi di stampa sarebbe stato l'Italia ma che, di fatto, rimase anonimo, forse per questioni di sicurezza (cfr. Rainews24 - Stampa del 28-3-2006 [1]), permise al governo di Kharza'i di uscire dalla situazione che si era venuta a creare, evitando di dar corso a una pena capitale che avrebbe suscitato vivacissime critiche nelle Potenze alleate che controllavano la sicurezza dell'Afghanistan messa a repentaglio dai Talebani e, dall'altra, di apparire come uno tiepido musulmano e troppo supinamente ligio alle direttive alleate agli occhi dell'opinione pubblica afghana, ancora fortemente attaccata ai valori tradizionali islamici, compresi quelli riguardanti il diritto penale.
post di Armando