Le considerazioni che possono essere fatte procedono da sé. Non si vuol cadere nel medesimo errore di abbozzare profezie estemporanee, ma in ogni cristianesimo esiste una componente escatologica e una moderata. Il piccolo saggio fin qui esposto mette in evidenza le insidie del predominio squilibrato della componente escatologica. Non c'è niente di male ad aspettare la fine del mondo, ma probabilmente è pericoloso pretenderla.
Perciò questa conclusione ricalca la prefazione: per chi conosce gli eventi storici qui riportati, certe uscite ("Noi combatteremo! Yu-uh!", "[quando gli oppositori ci inseguiranno] sarà come giocare a nascondino" Adunanza annuale 2021) risultano quanto meno infelici, se non sconvolgenti. Tutte le altre similitudini tra i movimenti ereticali dei sec XII-XIII e un certo escatologismo tascabile visibile oggigiorno tra le nostre fila sono palesi. Gli eventi dell'ultimo periodo stanno esasperando ancora di più una tendenza già crescente di per sè, fomentata dal sensazionalismo - inteso in senso letterale, cioè come potere fondato sulla sensazione pura o, per meglio risultare comprensibili, sul trasporto emozionale - sensazionalismo su cui si impernia un universo comunicativo che sotto il velo delle musiche pompose e della lacrima facile nasconde un orizzonte dottrinale abbastanza stantio.
La sensazione che questo continuo rilanciare nella partita tra la percezione reale e quella condizionata dall'attesa della fine del mondo debba avere un limite se non fisico almeno psicologico (per non dire percettivo) è forte. E la possibilità che raggiunto tale limite la situazione acceleri in modo imprevisto, virando verso il parossismo, comincia a manifestarsi in maniera non più velata. I continui rimandi a re del Sud e del Nord, a Gog, Magog, Armaghedon, Grande tribolazione, bestie, corna, statue babilonesi, ultimi - ultimissimi - giorni, accrescono aspettative che potrebbero rivelarsi autodistruttive. Nessun fenomeno reale può crescere a un ritmo esponenziale per periodi che non siano brevi perchè, semplicemente, esaurisce le risorse a sua disposizione.
Quando le risorse (psicologiche, umane, di sopportazione, di decenza) saranno esaurite, cosa succederà? Nessuno può dirlo. Può darsi che non succeda niente di niente. Che di nuovo si dica, o si mostri senza dire niente, che ci si è sbagliati una volta di più, che lo schiavo ha preso un altro abbaglio, non è mica il papa, che è infallibile. Speriamo davvero che sia così.
L'alternativa è quella che suggerisce la storia: sembra che oggi esistano delle premesse per cui potrebbe verificarsi di nuovo. Il paragrafo 19 del capitolo 18 del libro pura adorazione varrà come esempio [16](se ne potrebbero fare altre centinaia).
Chiunque abbia letto le tre parti precedenti di questa considerazione, dopo aver letto anche questo paragrafo può raggiungere le conclusioni che sono appena state esposte. La speranza di evitare la catastrofe sta negli avverbi ("è probabile... forse...probabilmente...").
Resta un ultima considerazione pratica da fare: nel momento in cui davvero si decidesse di mettersi a proclamare un messaggio di giudizio quest'ultimo, per essere credibile, dovrebbe indicare una data. D'altra parte nessuno ha mai detto che dovrà risultare credibile, ma semmai fastidioso. Un messaggio del genere attirerà l'odio non solo dei governi, ma praticamente di tutte le persone di buon senso. I più attenti avranno notato che nella presente interpretazione la proclamazione del messaggio di giudizio(2) ha come requisito a priori la distruzione della falsa religione(1), che è un evento molto improbabile, date le attuali condizioni. Ma nulla esclude che, come accaduto in passato, l'empasse di una fine del mondo mancata venga risolto con un colpo di reni verso un cambiamento di asset dogmatici. In questo caso, invertendo l'ordine tra la predicazione del messaggio di giudizio (1) e la distruzione della falsa religione (2) si avrebbero pronte all'uso le premesse per un uscita di scena dalla storia grandiosa e violenta. O, per dirla in maniera più comprensibile, della piccola fine di un mondo.
Con affetto, un lettore
Protagora
Riferimenti: