Oggi parliamo d'amore, ma nel dettaglio parliamo di un argomento che nelle adunanze cristiane viene spesso citato come riferimento al quale vengono dedicati discorsi dal podio o comunque importanti sezioni o parti di rilievo. In questa trattazione però vorrei evidenziare le differenze che sono associati all'argomento "Amore" per comprendere meglio come poi viene di conseguenza affrontata la vita a seconda delle interpretazioni che vi diamo.
Indubbiamente parlare d’Amore è molto sentito nella congregazione e possiamo anche in un certo senso dire sviluppato in tanti aspetti che aiutano molti ad affrontare e comprendere relazioni, sentimenti, emozioni che nella nostra vita sono spesso complicati da gestire e capire bene.
Tante volte parliamo d’amore ma ognuno di noi lo intende in modo diverso ed è un problema notorio anche all’interno di una coppia interpretarlo in modo diverso. Partiamo subito con le differenze sintattiche del termine Amore fra la congregazione con quello che viene tradizionalmente usato nel sistema fuori dall'organizzazione.
Treccani
Amore . Sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia: amore ... non è altro che unimento spirituale de l’anima e de la cosa amata (Dante); a. materno, filiale, fraterno; a. alla famiglia, agli amici; l’a. del padre, che questi ha per i figli o che essi hanno per lui. Può indicare l’affetto reciproco: a. coniugale; Era tra questi due solo un a. Ed un volere (Caro); ...
L'amore in generale nella vita è associato al concetto di affetto intenso ad una persona volto ad assicurare sentimenti emotivi e di esclusiva dedizione. L'amore è spesso identificato nel piacere sensuale ma ci sono anche riferimenti a forme di amore più ampio e generale. Le canzoni sono tipicamente il mezzo mediatico che più di ogni altro parlano d'amore.
All'interno del sistema teocratico il concetto di Amore assume un significato decisamente più specifico nella sua applicazione ma nel contempo quando si parla di amore viene ampliato ed esteso molto di più. Mentre in genere al di fuori della teocrazia si parla di amore incondizionato (l’amor non si comanda), all'interno delle congregazioni il termine amore viene spiegato e applicato ad una ad una forma più controllata e meno sentimentale.
Spesso per fare questo viene spiegato come il termine amore nell'antica Grecia venga definito da quatto termini.
Gli antichi Greci hanno individuato quattro forme primarie di amore: quello parentale-familiare (storge), l'amicizia (philia), il desiderio erotico ma anche romantico (eros), infine l'amore più prettamente spirituale (agape, il quale può giungere fino all'auto-annientamento o kenosis)[5][6]
Nelle pubblicazioni teocratiche si fa riferimento ad Agape con il termine che identifica l'amore per antonomasia, nel libro perspicacia si spiega in questo modo
Nel dizionario greco di cui è corredata la sua concordanza (Exhaustive Concordance of the Bible, 1890, pp. 75, 76), sotto filèo, James Strong osserva: “Essere amico di (avere un debole per [una persona o una cosa]), cioè avere affetto per (indicando attaccamento personale, in materia di sentimento o simpatia; mentre [agapào] è più ampio, abbracciando spec. il giudizio e il deliberato consenso della volontà in materia di principio, dovere e correttezza . . . )”.
Si utilizza quindi una citazione del grecista James Strong per evidenziare un aspetto fondante di questo modo di vedere che è quello di identificare Agape come l'amore guidato dal principio .
In realtà il termine amore in ebraico non ha questa struttura e per certi versi il termine è più vicino a quello che utilizziamo in italiano
La parola ebraica basilare per "amore" – אהבה, ahavah – viene usata per descrivere sentimenti intimi o romantici o relazionali, come per esempio l'amore tra genitore e figlio in Genesi 22:2,25,28-37:3[1], l'amore tra amici intimi in 1 Samuele 18:2,20:17[2], o l'amore tra un giovane e una giovane nel Cantico dei cantici.
Così notiamo un primo aspetto interessante. Nella terminologia teocratica il significato della parola amore è più vicino alla lingua greca che non a quella ebraica. Mentre nella linguaggio comune il termine amore è molto più vicino a quello ebraico che non alla struttura greca. Come potete immaginare questo modello interpretativo d'amore modifica il nostro atteggiamento e la percezione che gli diamo. In questo momento non sto dicendo che sia sbagliato, sto semplicemente tentando di comprovare il fatto che quando diamo significati diversi ad una parola ci comportiamo in modo diverso.
L'amore guidato dal principio circoscrive l'argomento e identifica due zone distinte dell'animo umano che senza di esso non sarebbe possibile comprendere. "Il principio" infatti è una espressione che sta alla base di una dottrina e la dottrina è il riferimento delle legge di Dio. Così tutto quello che sta all'interno del principio è parte dell'amore quello che sta fuori no. Questa eccezione del termine porta ad avere problemi ma lo vedremo meglio tra un po'.
Nelle scritture l’amore è spesso evidenziato utilizzando il concetto reciproco che in italiano viene espresso con il termine Odio.
Seguendo questa logica è quindi perfettamente plausibile che Dio provi Amore ma anche Odio. Malachia in effetti ci presenta questa doppia ambivalenza nei primi tre versetti del suo libro dove leggiamo
Malachia 1:1,3
1 Dichiarazione solenne. Il messaggio* di Geova a Israele per mezzo di Malachìa.* 2 “Vi ho amato”,+ dice Geova. Ma voi dite: “In che modo ci hai amato?” “Esaù non era il fratello di Giacobbe?”,+ dichiara Geova. “Eppure io ho amato Giacobbe 3 e ho odiato Esaù;+ ho reso i suoi monti desolati+ e ho dato la sua eredità agli sciacalli del deserto”.+
Questo versetto è interessante perché ci aiuta a capire meglio i concetti o meglio l'analisi per comprenderli. La tecnica di Malachia è evidente nel modo di spiegare le cose identificando il concetto da spiegare (vi ho amato come Giacobbe) con il suo reciproco (ho odiato Esaù). Un po' come quando capiamo l'entità luce utilizzando il concetto del buio. Qui siamo nella stessa situazione, Malachia parla a Israele con la voce di Geova è dichiara il suo amore, mentre gli Israeliti sono come straniti da questa dichiarazione e non capiscono il modo con cui sono stati amati. Infatti chiedono "In che modo ci hai amato?" perché evidentemente c'è qualcosa che non torna in questo rapporto compromesso con il creatore. Malachia però spiega quindi loro cosa è l'amore di Dio nei loro confronti descrivendo il concetto opposto e cioè descrivendo l'odio. L'odio di Dio verso Esaù.
L'organizzazione interpreta questo versetto in modo letterale ed esegue una distinzione sul termine Odio. La spiegazione che ne viene data si riassume in questi termini
Nella Bibbia il verbo “odiare” ha diverse sfumature di significato. Potrebbe denotare un sentimento di ostilità dettato dalla cattiveria, che spinge qualcuno a fare del male agli altri. Potrebbe riferirsi al senso di ripugnanza o forte avversione per qualcuno o qualcosa che porta a non voler avere nulla a che fare con quella persona o cosa. Oppure potrebbe semplicemente avere il senso di amare di meno. Ad esempio, quando si dice che Giacobbe odiava Lea e amava Rachele, si intende che amava Lea meno di quanto amasse Rachele (Ge 29:31, nt.; De 21:15, nt.), e il termine è usato in questo senso anche in antichi scritti della letteratura ebraica. Quindi Gesù non stava incoraggiando i suoi discepoli a nutrire ostilità o avversione nei confronti dei familiari o di sé stessi, cosa che sarebbe in contrasto con il resto delle Scritture. (Confronta Mr 12:29-31; Ef 5:28, 29, 33.) In questo versetto “odia” potrebbe essere reso “ama di meno”.
4 L’amore+ è paziente+ e premuroso.+ L’amore non è geloso,+ non si vanta, non si gonfia d’orgoglio,+ 5 non si comporta in modo indecente,+ non cerca il proprio interesse,+ non cede all’ira,+ non tiene conto del male.+ 6 Non si rallegra dell’ingiustizia,+ ma si rallegra della verità. 7 Copre ogni cosa,+ crede ogni cosa,+ spera ogni cosa,+ sopporta ogni cosa.+ 8 L’amore non viene mai meno
I mormoni seguono la Bibbia con molta e profonda dedizione e loro hanno indubbiamente un forte attaccamento ai principi religiosi. Ma se l'attaccamento al principio prende il soppravvento si perde la percezione della realtà e persone che non hanno un intendimento chiaro possono pensare che la forte educazione religiosa possa essere totale tanto da diventare nello stesso tempo un esempio strumentale di propaganda a prescindere. Tutti i mormoni educano i figli in un certo modo ed è proprio quello che ingenuamente la nostra giovane madre pensava di poter condividere senza avere ripercussioni.
4. A quale tipo d’amore si riferì Gesù in Giovanni 13:34, 35, e come fu manifestato tale amore?
4 La legge mosaica richiedeva l’amore del prossimo, non l’amore basato sul principio che porta a sacrificarsi. Ma Gesù, dando ai suoi seguaci un “nuovo comandamento”, indicò che dovevano farsi riconoscere dall’amore che induce a sacrificarsi per gli altri, poiché aggiunse: “Come vi ho amati io, che voi pure vi amiate l’un l’altro”. L’amore di Gesù fu un amore basato sul principio, cioè amore agápē, che lo indusse a sacrificarsi.
Coltivate intenso amore gli uni per gli altri
10 A causa dell’eredità da Adamo, tutti gli uomini furono concepiti nel peccato e generati con l’inclinazione a sbagliare. (Sal. 51:5) Dio lo sa. Quindi è spinto ad amare il genere umano non a causa di alcun merito o eccellenza di cui questo sia dotato, ma particolarmente perché comprende che, a suo tempo, molti uomini accetteranno il suo amore e metteranno la loro vita in armonia con la sua volontà. (Rom. 5:8-11) Agápē esprime perciò il significato dell’amore che si distingue per il rispetto del principio. Or dunque, se imitiamo l’esempio del nostro Padre celeste ameremo anche quelli che non mostrano di meritare il nostro amore. Essi possono essere cinici, egoistici e perfino immorali o criminali. Odieremo ciò che fanno e dicono, ma, nello stesso tempo, ci preoccuperemo del loro benessere personale. Faremo tutto il possibile per incoraggiarli ad accettare l’amore di Dio. Coltivi tu tale amore per il genere umano nel suo insieme, un amore guidato dal principio?
Giovanni — Approfondimenti al capitolo 3
L’amore (agàpe) è elencato per primo tra gli aspetti del “frutto dello spirito” (Gal 5:22), ed è ampiamente descritto in 1Co 13:4-7. L’uso che nelle Scritture viene fatto di agàpe dimostra che questo amore spesso comporta più di uno slancio emotivo verso un’altra persona. In molti contesti ha una portata più ampia; questo tipo di amore è spesso espresso in modo più riflessivo e ponderato (Mt 5:44; Ef 5:25). Quello coltivato dai cristiani dovrebbe quindi essere un amore dalla connotazione etica, che si basa su ragioni di principio, dovere e correttezza. Non è comunque privo di sentimento, dato che spesso include un profondo affetto (1Pt 1:22). Questo è evidente dall’uso che se ne fa nel Vangelo di Giovanni. Quando scrisse che “il Padre ama il Figlio” (Gv 3:35), Giovanni usò il verbo agapào, ma quando riportò l’affermazione con cui Gesù descrisse quello stesso rapporto, “il Padre vuole bene al Figlio”, usò il verbo filèo (Gv 5:20).
Spezzare la spirale dell’odio
Cosa significa amare
Innanzi tutto tenete presente che l’amore a cui si riferiva Gesù non è il genere di affetto che potrebbe esistere tra due intimi amici. La parola greca che esprime questo genere di amore è agàpe, che ha il senso di amore guidato o governato dal principio. Questo tipo di amore non include necessariamente caloroso affetto. Essendo guidato da giusti princìpi, spinge a cercare i migliori interessi degli altri, a prescindere dal loro comportamento. L’amore agàpe è quindi capace di trascendere le inimicizie personali. Gesù stesso dimostrò questo tipo di amore quando, anziché invocare il male sui soldati romani che lo avevano messo al palo, pregò: “Padre, perdona loro, poiché non sanno quello che fanno”. — Luca 23:34.
"Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore." - 1 Giovanni 4:8
Indipendentemente dalle differenze religiose, l'amore è un sentimento universale che ci avvicina a Dio e agli altri. L'amore è un linguaggio spirituale che ci unisce attraverso il divino dono dell'affetto e della compassione. Si deve celebrare e coltivare questo amore senza confini, superando le differenze religiose e abbracciando l'unità che esso può portare nelle nostre vite.
In conclusione, l'amore in realtà è un potente e universale sentimento che supera qualsiasi barriera religiosa o dogmatica. Sebbene la fede possa influenzare le nostre vite, l'amore è una forza autentica che si manifesta indipendentemente dalle credenze religiose. Nella sua purezza, l'amore ci unisce, ci fa sentire vivi e ci ricorda che, alla fine, siamo tutti esseri umani alla ricerca di connessioni sincere e significative. Lasciamoci guidare dalla compassione, dalla comprensione reciproca e dalla gentilezza, piuttosto che dalle limitazioni imposte da credenze religiose oppressive, e scopriremo un amore più profondo e autentico che ci connette tutti e ci rende più vicini a Dio.