L'ostracismo all'interno della famiglia è un atto di esclusione deliberata, in cui un membro chiave o addirittura più membri decidono di ignorare, isolare o evitare un altro membro. Chi subisce l'ostracismo famigliare spesso si trova a lottare con sentimenti di abbandono, inadeguatezza e rabbia in un contesto in cui ci si aspetterebbe il sostegno incondizionato della famiglia.
L'ostracismo famigliare non fa rumore
Gli effetti devastanti di questa esperienza possono estendersi ben oltre il presente. Individui che hanno sperimentato l'ostracismo famigliare possono sviluppare problemi di autostima e fiducia nelle relazioni future. Questi schemi dannosi possono influenzare il modo in cui si rapportano agli altri, spingendoli verso l'isolamento autoimposto o persino generando difficoltà nel costruire e mantenere legami significativi.
Bisogna però riconoscere che l'ostracismo quando non è religioso ma solo famigliare non è unilaterale. Cioè le incompatibilità sono reciproche tanto da essere complesso comprendere chi subisce l’ostracismo da chi lo provoca. Le ragioni dietro questa scelta possono essere complesse e variabili, spaziando dall'incapacità di comunicare apertamente e affrontare le tensioni, fino a dinamiche interne complesse radicate nel passato oppure come nel nostro caso decisi da una entità religiosa che controlla i legami famigliari. Un'analisi approfondita di questi fattori può gettare luce sulla comprensione del perché l'ostracismo si sviluppa e persiste.
Testimoni di Geova si diventa e non si nasce. Quindi, essere cristiani testimoni di Geova è una scelta libera e consapevole che ogni membro condivide i valori, precetti e vita di comunità. Questo è uno dei motivi per cui noi testimoni di Geova non battezziamo i neonati ma aspettiamo che sia il cuore della persona stessa a desiderarlo. Si entra liberamente e con altrettanta libertà si può uscire, anche se alcuni vorrebbero farci credere il contrario.
Come si può uscire dall’organizzazione dei Testimoni di Geova? Normalmente, l’uscita dall’organizzazione avviene in tre modi:
- Diventando inattivi e non frequentando più la comunità.
- Presentando una semplice lettera di dissociazione.
- Essere disassociati a causa di una trasgressione grave senza pentirsi.
La nostra trattazione riguarderà solamente la disassociazione visto che questa disciplina viene spesso attaccata duramente dai nostri critici. Per quanto riguarda gli inattivi, benché non frequentano più la congregazione dei Testimoni di Geova, rimangono comunque associati ad essa, a meno che, non venga fatta un’esplicita richiesta da parte loro di lasciare l’organizzazione.
Una caratteristica di chi manipola l'informazione è quella di sostenere verità che non sono attaccabili o discutibili. Questa tecnica rende più semplice da parte del lettore credere ai tutti i contenuti che seguono. Sostenere una verità inoppugnabile da credito al contenuto. La prima fase dell'argomento in questo post è quella di dimostrare che l'appartenenza all'organizzazione non è una convenzione religiosa come quella cattolica che ad esempio senza nessun problema esegue il sacramento del battesimo anche ai neonati.
Senza nessun problema possiamo tranquillamente sostenere che è assolutamente vero che i Testimoni di Geova non battezzano neonati. C'è però già qui un piccolo inghippo su come viene gestito il processo di adesione alla religione. Infatti si sostiene che c'è una sorta di filtro che limita l'appartenenza al credo religioso perchè deve essere comandato dal cuore della persona.
Questo del cuore o meglio delle scelte fatte con il cuore è un notorio cortocircuito di questa teocrazia. Perchè spesso se ne parla delle scelte fatte con il cuore ma poi altrettanto spesso si fanno espliciti riferimenti alla natura ingannevole del cuore. Quindi cosa accade il nostro esegeta ci informa che i neonati non vengono battezzati ma inciampa poi nella scelta di cuore
Ad esempio cito questo articolo "Non lasciatevi ingannare dal cuore" nella pubblicazione "Dio ci parla per mezzo di Geremia" pp. 43-44
Nella Bibbia leggiamo: “Il cuore è più ingannevole di qualunque altra cosa ed è difficile da correggere. Chi lo può conoscere?” (Ger. 17:9) Il cuore quindi può sviarci: forse gli altri osservano dei sintomi e ne sono preoccupati, ma il cuore ci induce a credere che non abbiamo alcun problema sul piano spirituale. Perché rischiamo di essere ingannati?
Veniamo ora ad un altro argomento messo in discussione da parte degli oppositori: il disassociato e la sua famiglia. Secondo loro, quando un componente di una famiglia viene disassociato, tutti gli altri familiari testimoni di Geova troncano ogni rapporto con lui. Alcuni vanno oltre, testimoniando che i disassociati vengono abbandonati a se stessi, buttati via come i più incalliti dei peccatori.
Come si comportano i testimoni di Geova con un parente o un famigliare disassociato? La rivista ufficiale dei testimoni di Geova, la Torre di Guardia del 15/9/1989 p. 24 da questa disposizione:
“Se da una parte potrebbero essere necessari certi contatti per sbrigare questioni familiari, ogni rapporto spirituale con il parente disassociato va troncato.”
Molte persone fraintendono queste parole e di conseguenza, considerano la condotta dei testimoni di Geova disumana. Come stanno veramente le cose? Una lettura attenta della suddetta Torre di Guardia ce lo chiarisce. La rivista non dice di troncare ogni rapporto umano ma di troncare ogni rapporto spirituale con il disassociato. È una cosa ben diversa. La Torre di Guardia del 15/4/1988 p. 28 commenta:
“Pertanto un disassociato o dissociato può continuare a vivere a casa con la moglie cristiana e i figli fedeli. Il rispetto verso i giudizi di Dio e il provvedimento preso dalla congregazione spingerà la moglie e i figli a riconoscere che con la sua condotta egli ha alterato il legame spirituale che precedentemente li univa. Ma, dato che la sua disassociazione non pone fine al vincolo coniugale o alla parentela, i normali rapporti familiari e affettivi possono continuare.”
“Se un disassociato vive insieme ai suoi familiari cristiani, continuerà ad avere rapporti normali con loro e a partecipare alle attività quotidiane della famiglia. Questo significa che potrebbe anche essere presente quando la famiglia considera informazioni spirituali.”
Ma notate ulteriormente questa citazione della pubblicazione dove si mette in evidenza un aspetto basilare.
Anche la Torre di Guardia del 15/1/1975 pagg. 50-7 dice:
“Similmente il marito non è esonerato dall’amare sua moglie... anche se ella è disassociata. Nello stesso modo i genitori hanno sempre il comando di continuare ad allevare i figli nella disciplina e secondo la norma... di Geova anche se un figlio o una figlia battezzata ancora minorenne è disassociata. E i figli e le figlie, di qualsiasi età, hanno ancora l’obbligo di onorare il padre e la madre benché uno di essi o entrambi siano disassociati.”
Spesso, i familiari possono sentirsi depressi e in parte colpevoli. Perciò con la sua condotta il disassociato fa soffrire profondamente, non solo lui stesso, ma anche l’intera famiglia. Di certo, neppure il comitato giudiziario si rallegra quando deve disassociare qualcuno. Nelle congregazioni, quando l’oratore annuncio la disassociazione di qualcuno, nella sala c’è un silenzio quasi assoluto carico di tristezza. Mi ricordo, dopo un annuncio di disassociazione, un anziano mi disse in privato queste parole: “non sai quanto mi dispiace, ma era necessario”. Molti testimoni, per non dire tutti, hanno lo stesso sentimento.
Quindi la disassociazione nella congregazione è un vero problema che però notate bene viene scaricato sulle famiglie. Tutti quanti vengono vengono lanciati fuori dall'aereo dell'organizzazione senza paracadute.
Ci sono soluzioni?
Purtroppo con questa organizzazione le soluzioni non ci sono, perché il problema non sta nella disassociazione che è corretta e legittima ma proprio per come viene applicata da questo sistema religioso.
Per risolvere la questione alla famiglia viene richiesto un impegno sincero volto all'apertura, la comprensione e un intenso sforzo volto alla coesione familiare. Queste risorse purtroppo devono venire fuori dalle persone coinvolte e non si possono trovare dall'organizzazione che non solo non aiuta ma anzi vieta di dimostrarle. Tanto che se non si rispettano le regole di ostracizzare il famigliare impenitente i famigliari stessi saranno oggetto delle stesse identiche sanzioni.
Le Sacre Scritture ci ricordano continuamente il valore dell'amore, della tolleranza e del perdono. In Efesini 4:32, si esorta a "essere gentili e compassionevoli gli uni verso gli altri, perdonandovi reciprocamente, come Dio vi ha perdonato in Cristo." Questo richiamo a seguire l'esempio divino del perdono può guidare coloro che si trovano nel labirinto dell'ostracismo famigliare a intraprendere un percorso di guarigione e riconciliazione senza che questo sia controllato da nessun ente umano ma solo dalla nostra volontà.
Mentre riflettiamo sugli effetti devastanti dell'ostracismo per motivi religiosi, possiamo già ora abbracciare la chiamata all'operare per la pace, all'amore incondizionato e al perdono. Attraverso questi valori intrinseci al nostro spirito umano, possiamo sperare in una riconciliazione che superi le divisioni e crei ponti verso una comprensione più profonda. Che ciascuno di noi possa trovare la forza di abbandonare l'orgoglio e i legami tossici ad organizzazioni religiose che pretendono il controllo famigliare, e tendere la mano all'altro e costruire ponti di comprensione, onorando così la sacralità delle relazioni familiari comandata da Dio.