Manipolazione - Osservatore teocratico |
Il sistema dell’innominabile religione vive di controllo ed
è, per assurdo, proprio per questo motivo che tante persone accettano di farvi
parte. Col tempo mi sono torturato nello scoprire che non sia una cosa anomala,
una eccezione sulla categoria, che invece è la solita condivisa in altri
contesti molto più leggeri come quello della pubblicità (è più pulito, effetto
brillante, gusto cioccolata etc etc) o più pesanti come quelli lavorativi (le
giornate kaizen) dove lo scrupolo fa sempre rima con tornaconto.
Il sistema mediatico è manipolatorio per natura, per questo il mio vecchio professore veniva con sotto il braccio: la repubblica, il secolo, il corriere e pure il manifesto e ci faceva il pippone sulla natura dell’informazione, che si poteva ottenere solo con il confronto delle idee contrapposte. Non avevamo altra scelta ad avere una idea della realtà senza fare una media delle informazioni distorte dall’ideologia dominante. Professore per altro profetico dell’altro secolo che ci guarderebbe con sorriso patetico guardando le comunità terrappiattiste del 2025.
Ma tornando al nostro sistema religioso ricordo bene che sin
dall’imberbe natura dei miei fatti inziali quando le cose non erano così evidenti,
c’erano comunque i sentori che il tutto non era proprio quello che sembrava
essere. Già a suo tempo una sorta di sospettoso effetto collaterale di un sistema
svalvolato, si notavano dalla qualità di alcuni personaggi che si avvicendavano
all’interno delle congregazioni. Mi chiedevo: quale tipo di filtro spirituale
poteva rendere plausibile che questi personaggi si accentrassero tutti
contemporaneamente nella stessa sala a non riuscire nemmeno a trovare una
risposta di tre quattro parole in un paragrafo? Poi un giorno ho riflettuto
davanti ad uno specchio e in un loop infinto fra immagine e senso dell’immagine, ho iniziato con il dover ammettere con orrore che a tutti gli effetti anche io
ero fra quei personaggi. Premesso che ovviamente ma anche in tempi non sospetti mi astenevo e mi astengo dal dare giudizi
generali accumunando tutti nello stesso calderone di catrame neuronale, il fact
checking attuale è che la casa editoriale madre e innominabile organizzazione ovviamente
non riserva la stessa gratitudine a me e noi, che siamo costretti ad escamotage
surreali come quello di commentare e scrivere post dietro fantasmagorici nickname
frutto della più florida fantasia ancora rimasta per evitare lo sterminio
famigliare.
Insomma, partiamo dal presupposto positivo che ci sono indubbiamente tante persone di vario tipo che possiamo annoverare fra i paladini delle buone intenzioni. Sono tante le persone che subiscono vite vessatorie indipendenti dalle scelte correlabili all’innominabile religione e per questo come dire ci commuovono e vorremo abbracciare calorosamente. Ma detto questo, purtroppo, ricordiamo che anche l’agenzia delle entrate è piena di buone intenzioni. Non vi ho convinto ancora?
In questo humus di melma al carbonio, spesso ai margini di realtà più strutturate e vivibili, l’arte manipolatoria del sistema religioso ha i suoi effetti più devastanti perché chi è propenso ad una vita propositiva lo troverà molto utile ad uscire da un sistema insalubre e non è strano diventare facilmente preda di pensieri cancerogeni che, come metastasi del pensiero, uccidono quella poca forma spontanea di deontologia morale rimasta.
Il servizio
L’elemento più rilevante e prova della natura manipolatoria di questa organizzazione la ritroviamo nell’attività centrale che è il cuore pulsante di tutto il sistema. Gli addetti ai lavori la conoscono come “l’attività di servizio” “servizio di campo” “predicazione di casa in casa”. In questa attività se pensiamo bene abbiamo uniti gli elementi sopracitati che sono ripetiamo:
- le buone intenzioni
- la manipolazione.
Proviamo per un attimo a scomporla in questi due elementi per cercare di capire l’essenza.
Le buone intenzioni
Uscire in servizio è il topos, il quid, l’essenza della
attività richiesta concordata coscienziosamente da tutti quelli che vogliono essere
parte di questa organizzazione. Tutto parte da li e in un certo senso tutto finisce
li. Così nella applicazione logica del concetto "servizio a Dio" che trasforma la
proclamazione della buona notizia in manipolazione psicotropa. La morale propositiva
di dare un contributo positivo ad un sistema, potrebbe invece darci stimoli per
intraprendere percorsi fantasiosi, che salverebbero il cosmo dalla nube del
sistema satanico diventando allo stesso tempo degli ante litteram Don Chisciottiani
più vicini all’allucinazione del pensiero del protagonista del libro di Cervantes.
Lo stress che l’attività di servizio crea e per molti
diventa depressione incurabile, non è frutto della mera attività meccanica frenetica
e spesso fuori controllo per altro motivata dalla compilazione farlocca delle ore. Quella
depressione è invece spesso l’effetto collaterale di chi non riesce a collimare la
percezione delle buone intenzioni e quella buttar… dedicare la nostra vita a
qualcosa che ha meno senso del terriccio con il quale, al trapasso, concimeremo
il cemento dei cimiteri di periferia della città dove abitiamo.
Questo disallineamento è conciliabile solo se riesci a trovare un equilibrio fra le due parti che, con questa organizzazione è tutto un dire. Io personalmente non ci sono riuscito, l’unico compromesso plausibile era comunque togliere di mezzo tutte le presentazioni di primo contatto manipolatorie e sostituirle con l’annuncio del regno di Dio più essenziale e veritiero del “non sono qui per farle cambiare religione”. Peccato che, come sorvegliante del servizio molto sfigato, era particolarmente complicato riuscire a convincere i fratelli che questo era quello che voleva Dio. Infatti, dopo pochi mesi mi hanno tolto l’incarico con loro stupore di tanti tranne che del sottoscritto che passavo più proficuamente il mio tempo a riflettere davanti allo specchio.
Alla fine, mi sono arreso, dovevo prendere una posizione
sana, non avrei mai permesso di ottenere l’attenzione di nessun interlocutore sfruttando
gli stati di ansia e di paura con narrazioni alchimistiche sulla fine dei tempi
che provengono poi dalla cabalistica numerologia biblica più vicina ai tarocchi
e consistente quanto un buco nel formaggio. Dio se non gioca a dadi per quale
motivo dovrebbe immaginare di mettere codici nascosti nella bibbia per svelare
entità organizzativa, come il regno di Gesù nel 1914, concreto quanto il regno di
Sauron nel sigore degli anelli? Non potevo più giocare con i significati e con la manipolazione, perché
avevo capito che c’era un principio seguire, per altro volutamente nascosto
dall’organizzazione, che si chiama etica.
La manipolazione
Invece siamo condannati in questo ambulatorio di sedicenti dottori che ti
cura l’influenza con la chemioterapia e hanno i sentimenti etici dei dentisti anni 80
che ti prescrivevano otturazioni proporzionate ai mutui da pagare. Perché poi stupirsi
se non sono previsti criteri di sostenibilità e si vive in una bulimica ricerca
di cibo o meglio del tempo, fagocitando persone/pazienti
intrappolati nella tela cognitiva del manipolatorio ragno organizzativo? Morto
un paziente se ne cerca un altro d’altra parte “guagliò teng’e famiglia”.
Minacce apocalittiche
“Il mondo sta per finire”, “L’orologio della fine”, “Pace e sicurezza e poi verrà la fine” sono tutte frasi attrattori di ansia e terrore che, come un piede di porco, scalzano i deboli strati di raziocinio e radicano nelle persone creando il frutto dell’ansia e costante dipendenza. Nel tourbillon delle attività si arriva a concludere che la comunità diventa l’unico referente a cui fare affidamento, che è come investire in derivati prima o poi la paghi cara.
I sensi di colpaVogliamo parlare delle paure? Dei sensi di colpa? Vogliamo parlare di come ogni azione pensiero dubbio potrebbe trasformarsi in peccato che ci allontana da un Dio carnefice che guida una comunità di scappati di casa? Ma che etica è quella di approfittare dei meccanismi del senso di colpa per ottenere il coercitivo consenso? Di recente un caro fratello mi ha ricordato il meccanismo dietrologico che viene inoculato con il concetto di peccato originale. Si induce nella persona la malefica concezione di inadeguatezza naturale a prescindere che non lascia alternative scampo, né vie di uscita. Siamo sicuri che il peccato è davvero quella forma che ha portato alla trasformazione di una natura perfetta ad imperfetta come se ci fosse un’alchimia morale che abbia influenza nei meccanismi genetici umani?
I piagnistei
Per concludere la vittimizzazione continua del “siamo perseguitati”. "Il mondo ci odia perché abbiamo la verità", "Chi ci critica è un nemico". Questi messaggi creano un senso di consolidamento delle truppe che porta i membri a isolarsi e a diffidare di tutto ciò che è esterno. Chi esce dalla comunità diventa un traditore, mentre chi resta è spinto a rimanere per paura di essere abbandonato o perseguitato.
Notizie dal mondo
Come avrete indubbiamente notato c’è una presa di posizione in
giro nel mondo, da parte delle istituzioni governative (vedi Norvegia) sulle
scelte che vengono adottate all’interno della comunità religiose (come la nostra in questione) che sono molto dubbie e che lasciano
più di una perplessità. Come già da tempo testimoniamo in questo blog
basterebbe leggere i vostri commenti per ottenere inutili conferme. Ma le prove
che le cose non vanno sono palesi ed evidenti nei tentativi rabberciati di
questi apologeti organizzativi che stimolati dal sistema sparacchiano paginette
web sconnesse sconclusionate che peggiorano ulteriormente le cose.
Un esempio di questo scempio è un recente articolo comparso nella rivista on line Notizie.web dove un valente giornalista “de noi altri” si impegna in un improbabile compendio di refusi con cui costella l’articolo tanto da essere inguardabile come quelli della “torre di guardia” per intenderci. L'articolo si intitola
“Odio verso i testimoni di Geova”. Il ruolo negativo dei media nella denuncia di Lirec
e si trova in questo link .
In tutto l’articolo ci fosse un tentativo di dare una risposta alle accuse con un minimo di senso. Il nulla quantico nella versione più estrema dove si saltella fra il piagnisteo, la dissimulazione, fino ad arrivare alla deviazione degli argomenti sistematica. Il valente giornalaio sproloquia nella retorica del vittimismo consistente quanto una bolla d’aria nell’acqua frizzante che svanisce appena arriva alla superficie delle cose. Leggendo, ad un certo punto, si arriva a parlare del sangue e li per un attimo mi sono contraddetto e ho avuto l’impressione che finalmente c’era un tentativo di buttare il cuore oltre l’ostacolo con un argomento serio da affrontare. Ovviamente non avrei preteso un’elaborata giustificazione che mi avrebbe davvero fatto cambiare idea sull’argomento ma almeno sfruttare meglio l’arte manipolatoria e retorica quello si. Guardate come ha giustificato il rifiuto sulle trasfusioni di sangue.
Solo per fare alcuni esempi: l’importante contributo che
il rifiuto delle trasfusioni per motivi religiosi ha dato allo sviluppo della
medicina senza sangue da anni raccomandata anche dall’OMS.
E niente non c’è verso ancora una volta ho dovuto ancorarmi
alla sedia per non essere risucchiato dalla depressione del vuoto creato dalla
conclusione sommaria coerente con il piagnisteo che pervade l’articolo. Tecnica
travisante, talmente evidente che trascende nel patetico se non fosse che
sarebbe meglio tacere sul valore “dell’importante contributo” che questa
organizzazione dà alla medicina quando offre cene di gala e orologi costosi a valenti
chirurghi dopo che hanno buttato nel cesso il giuramento di Ippocrate. Secondo
il ragionamento dell’improvvido, il mio rifiuto di accettare trasfusioni di
sangue, per motivi religiosi, ha consentito lo sviluppo della medicina salvando vite umane. Peccato che si è dimenticato di dire che la mia scelta è condizionata
da un vincolo che determina l’appartenenza e sapere che la medicina “senza sangue” si
è sviluppata per una serie di fattori che accomunano la mancanza di etica di chi
rifiuta la trasfusione per paura di non incorrere nella disciplina congregazionale deve comunque far riflettere a prescindere. In tutti i casi ammesso fosse plausibile, ma perchè il nostro interlocutorie non ricorda cosa succede se anziché prendere il sangue, il nostro fratello lo volesse
donare? Allora in quel caso quale concreto contributo alla salute viene data da questa organizzazione di saltimbanco? Oppure facciamo pure finta che il nostro articolista di redazione non si è mai chiesto come big pharma riesca a produrre farmaci plasmo derivati con le
componenti secondarie che la beneamata organizzazione di sti ciuffoli concede
di prendere? Per carità libera scelta per tutti, non facciamo pubblicità per
nessuno qui vogliamo contestare la manipolazione ideologica di qualcuno che stabilisce regole morali sopra la vita/salute delle persone e non le scelte individuali di chi cechessia a meno che non sia plagiato .
Sulle trasmissioni
Ora poi le trasmissioni, specialmente quelle di indagine sono
quello che sono, nel senso che, ovviamente, in particolare quando affrontano temi
sociali, vanno centellinate perché vivono di questi scoop. Loro
sono maestri della manipolazione e anche del senso della vergogna tanto che rendo noto non è per loro un problema creare una notizia anche là dove non esiste. Insomma, ammettiamo
che è complicato avere a che fare con un sistema manipolatorio come quello mediatico
che non ha alcuna intenzione di risolvere i problemi ma solo di prendere il gettone
presenza, buttandoti addosso anche fango che non meriti.
Ma una volta fatti i distinguo quello che rimane sono i fatti e c’è poco da recriminare o piangersi addosso se questa organizzazione ha strutturato il sistema in un modo non coerente che crea problematiche trascendenti al diritto di scelta e di libero arbitrio delle persone stesse, creando demoni e mondi surreali che non esistono e che portano ad effetti collaterali fuori controllo come le dissociazioni indotte delle trasfusioni di sangue o come l’ostracismo famigliare. Imparare a concentrarsi sul fango che meritiamo quello potrebbe essere un primo inizio per evitare il discredito che ci si è tirati addosso consapevolmente e del quale prima o poi inevitabilmente si dovrà pagare.
Un saluto