sabato 20 dicembre 2025

Il ritorno di Cristo sarà qui sulla terra?

C’è chi sostiene che Cristo governerà dal cielo, invisibile agli occhi umani. Altri invece credono che Egli ritornerà realmente in carne sulla terra, rendendo concreto e visibile il suo governo tra gli uomini.

Alcune confessioni religiose mantengono questa attesa: gli Avventisti del Settimo Giorno vedono nella Seconda Venuta un ritorno visibile e corporeo di Cristo che inaugurerà un regno terreno; diverse chiese evangeliche millenariste interpretano letteralmente Apocalisse e altri testi, aspettandosi un ritorno fisico di Gesù per governare sulla terra; alcuni movimenti messianici credono che Cristo tornerà corporalmente e regnerà da Gerusalemme.

Con l’aiuto delle Scritture e dell’interlineare, vogliamo riflettere insieme su questa prospettiva e valutare se il ritorno corporeo di Cristo sulla terra possa essere considerato plausibile. I vostri commenti potranno arricchire questa riflessione, offrendo ulteriori spunti e chiarimenti.





1. Apocalisse 21:1-4 La nuova creazione

“Vidi un nuovo cielo e una nuova terra … Ecco la tenda di Dio è con gli uomini! Egli abiterà con loro, ed essi saranno suoi popoli.” (Apocalisse 21:1-3) Interlineare
• καινὸν οὐρανὸν καὶ καινὴν γῆν “nuovo cielo e nuova terra”: rinnovamento totale, non semplice ritorno alla condizione presente.
• σκηνὴ τοῦ θεοῦ μετὰ τῶν ἀνθρώπων “la tenda di Dio con gli uomini”: presenza divina stabile e visibile.

La visione di Giovanni descrive dove Dio pone la sua tenda tra gli uomini. È plausibile che Cristo, Signore risorto e glorificato, possa venire a stabilire il suo Regno sulla terra rinnovata, rendendo visibile la sua dimora tra gli uomini. Non è una definizione dogmatica, ma una lettura possibile che invita a riflettere: se Dio stesso abita con gli uomini, non si può forse pensare che Cristo sia presente corporalmente e glorificato in questa nuova creazione?

2. Zaccaria 14:4 Localizzazione terrestre

“In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi.” (Zaccaria 14:4) Interlineare (LXX/ebraico)
• רַגְלָיו / οἱ πόδες αὐτοῦ “i suoi piedi”: espressione di concretezza corporea, non simbolica.
• עַל־הַר הַזֵּיתִים “sul monte degli Ulivi”: luogo geografico preciso e definito.

La profezia di Zaccaria non parla in termini astratti, ma indica un punto d’arrivo fisico: il monte degli Ulivi, lo stesso luogo da cui Gesù ascese al cielo (Atti 1:12). L’immagine dei “suoi piedi” che si posano su un luogo concreto rafforza l’idea di una presenza corporea e visibile.

3. Matteo 26:29 La vite nuova nel Regno

“Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio.” (Matteo 26:29) Interlineare (greco)
• γεννήματος τῆς ἀμπέλου “frutto della vite”: realtà concreta, vino della terra.
• πίνω μεθ’ ὑμῶν “lo berrò con voi”: comunione reale con i discepoli.
• ἐν τῇ βασιλείᾳ τοῦ πατρός μου “nel regno del Padre mio”: dimensione futura, ma concreta e condivisa.

Gesù annuncia che berrà di nuovo il frutto della vite insieme ai suoi discepoli, ma in una condizione futura: nel Regno del Padre. L’immagine richiama un gesto corporeo e comunitario.

4. Rivelazione 5:10 Regno sacerdotale sulla terra

“E li hai fatti essere un regno e sacerdoti per il nostro Dio, e regneranno sulla terra.” (Rivelazione 5:10) Interlineare (greco)
• βασιλείαν καὶ ἱερεῖς “un regno e sacerdoti”: dignità regale e funzione sacerdotale.
• βασιλεύσουσιν ἐπὶ τῆς γῆς “regneranno sulla terra”: dominio concreto e terreno.

La visione apocalittica colloca i redenti come sacerdoti e re sulla terra.

5. Matteo 19:28 Rigenerazione e governo con Cristo

“Gesù disse loro: ‘In verità vi dico che nella rigenerazione, quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono della sua gloria, anche voi che mi avete seguito siederete su dodici troni, per giudicare le dodici tribù d’Israele.’” (Matteo 19:28) Interlineare (greco)
• ἐν τῇ παλινγενεσίᾳ “nella rigenerazione”: rinnovamento cosmico.
• καθίσεται ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου “il Figlio dell’uomo siederà”: insediamento regale e glorioso.
• ἐπὶ δώδεκα θρόνους “su dodici troni”: autorità concreta.
• κρίνοντες τὰς δώδεκα φυλὰς “giudicando le dodici tribù”: esercizio reale di giustizia.

Il testo parla di un insediamento regale e visibile, con troni e giudizio esercitato su un popolo concreto.

Ulteriori Scritture citate da coloro che credono in un ritorno corporeo di Cristo sulla terra

Coloro che sostengono questa prospettiva fanno riferimento anche ad altri passi biblici, quali: Atti 1:11 “Questo Gesù, che è stato tolto da voi ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo.” Apocalisse 1:7 “Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà.” Isaia 2:2-4 – “Egli giudicherà fra le nazioni… da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.”Geremia 23:5 “Susciterò a Davide un germoglio giusto … ed egli regnerà da re e prospererà.” Luca 22:30 “Perché possiate mangiare e bere alla mia tavola nel mio regno e sedere su troni per giudicare le dodici tribù d’Israele.” Salmo 2:6-8 – “Io ho stabilito il mio re sopra Sion, il mio monte santo.” Michea 4:1-3 “Il monte della casa del Signore sarà stabilito in cima ai monti… Egli sarà giudice fra molti popoli.” Apocalisse 20:4 “Essi tornarono in vita e regnarono con Cristo per mille anni.”

Conclusione

Cristo, nel suo ritorno, potrebbe inaugurare un regno visibile e vicino. Se le cose stanno così, i suoi re e sacerdoti, trasformati e glorificati, sarebbero presenti tra gli uomini: le persone potrebbero vederli, ascoltare il loro insegnamento, toccare con mano la loro giustizia e forse sperimentare segni miracolosi che confermano la verità del Regno. In tal caso, sarebbe un contatto diretto e tangibile con il Signore e con coloro che regnano con Lui. La vita quotidiana potrebbe essere illuminata dalla pace, dalla guarigione e dall’amore, e la presenza di Cristo diventerebbe la certezza che Dio abita davvero con gli uomini.

Cristo desidera che le persone, prima di essere giudicate, comprendano appieno e siano consapevoli che ciò che stanno ascoltando è la volontà di Dio; i miracoli stessi, come disse Gesù: “Se non credete alle mie parole, credete a quello che faccio”, costituirebbero un’ulteriore garanzia. Questo significherebbe che il giudizio avverrà sulla base di una piena consapevolezza della volontà divina. E come Gesù stesso dichiarò: “Io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvarlo” (Giovanni 12:47), il suo ritorno potrebbe manifestare questa salvezza universale, offrendo a tutti la possibilità di riconoscere la verità e di accogliere l’amore eterno di Dio prima che il giudizio sia stabilito.

Se davvero accadrà così, ciò che i re e i sacerdoti insegneranno non sarà frutto di opinioni personali o interpretazioni divergenti, ma una verità unica e perfettamente unita, senza alcuna variazione di intendimento. Tutti direbbero la stessa cosa, perché quell’insegnamento sarebbe il pensiero stesso di Dio, eterno e immutabile.

Secondo le Scritture, la venuta di Cristo apre una prospettiva di speranza condivisa: un mondo rinnovato, una giustizia visibile, una comunione reale con il Signore e con i redenti. Non è paura, ma amore che prepara i cuori. Il Re viene per salvare, e la sua presenza sarà motivo di gioia per tutti coloro che lo attendono. Questa sarà una buona notizia anche per coloro che si sono allontanati dalla fede a motivo delle delusioni causate dagli uomini, dai capi religiosi o dalle istituzioni: finalmente potranno vedere che il Regno non dipende da fragili strutture umane, ma dalla volontà perfetta e dall’amore eterno di Dio.

Aprire la mente a più possibilità su come Cristo porterà il suo Regno non significa indebolire la fede, ma rafforzarla: ci aiuta a non limitare l’opera di Dio a una sola prospettiva umana, e a riconoscere che la ricchezza delle Scritture può contenere più livelli di compimento. Considerare alternative, un regno celeste, un regno terrestre, o una realtà che unisce entrambi, ci spinge a scavare più a fondo nei testi sacri, a confrontarci con la loro complessità e a crescere nella speranza. In questo modo, l’attesa diventa non solo certezza, ma anche dialogo vivo con la Parola, che continua a rivelare nuove sfumature e a preparare i cuori alla venuta del Re. Confrontarci con altri che possono avere idee diverse ci arricchisce: coltivare un atteggiamento mentale aperto ci permette di valutarle, approfondirle e scoprire nuove prospettive.

Qualunque forma assumerà il suo ritorno, una certezza rimane: Cristo viene per salvare.

Giovanni 12:47 “Se uno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo giudico; perché io non sono venuto per giudicare il mondo, ma per salvare il mondo.”

In queste parole si posa la nostra speranza: un ritorno che non nasce per condannare, ma per rialzare ciò che è caduto, per illuminare ciò che è confuso.

La sua venuta sarà sempre salvezza, perché questo è il cuore stesso del Figlio: ricondurre ogni creatura alla vita.

Post de “il resiliente”


sabato 13 dicembre 2025

Mentono consapevolmente e con uno scopo

LA BUGIA CHE HA RISCRITTO IL 1914



Questa bugia è esposta chiaramente nella rivista “La Torre di Guardia” del primo settembre 1966 a pag. 519: “Per oltre trent’anni prima di quella data … i testimoni di Geova hanno additato l’anno 1914 come tempo in cui Cristo avrebbe cominciato il suo dominio del Regno”. Vediamo in questo articolo qual’è la bugia, perché questa falsità è rilevante e in che modo è stata ripetuta in tempi recenti. 


COSA C’È DI FALSO


Russell, presidente ed autore della Torre di Guardia, non ha mai sostenuto che Cristo avrebbe cominciato a regnare nel 1914. La data da lui indicata era il 1878. Niente di quello che sosteneva corrisponde a ciò che credono gli attuali TdG. Tale credenza fu modificata solo dopo il 1930. Per approfondire questo tema vi rimando a due articoli di approfondimento già pubblicati.



Il suo pensiero in sintesi lo possiamo capire da una tabella contenuta nel libro “The Time is at Hand” a pag. 248 in cui si faceva un parallelo su ciò che accadde nel primo secolo e gli avvenimenti che secondo lui stavano accadendo a fine ‘800.



Da qui si evince che per lui il 1914 corrispondeva a ciò che ora ci si aspetta per Armaghedon e che l’inizio del Regno del regno di Cristo, che ora credono sia avvenuto nel 1914, allora era posto nel 1878 (la presenza nel 1874).


PERCHÉ È RILEVANTE

Questa falsità è notevole perché viene usata per sostenere la credibilità dell’organizzazione dei TdG e come prova della guida divina su di loro (Torre di Guardia del febbraio 2024 a pag. 23 par. 11). Le previsioni fatte a quel tempo, sostengono, sono una chiara prova del fatto che era Dio a guidarli. Diversamente, dicono, come avrebbero potuto sapere in anticipo quello che sarebbe successo? Ebbene nulla, ripeto nulla di ciò che dissero si avverò. Nessuna delle 7 previsioni fatte per l’ottobre del 1914 si adempì (crollo della falsa religione, rapimento in cielo della chiesa, ecc. per la lista completa vedi i due articoli sopra indicati). Questo toglie ogni sostegno a coloro che millantano che fosse Dio a suggerire tali previsioni.

LA FALSITÀ VIENE RIBADITA


Nel corso degli anni questa bugia è stata ripetuta più volte con delle varianti. Ribadire questo concetto è servito a convincere la maggioranza che quanto millantato fosse vero. Prendiamo ad esempio la Torre di Guardia in inglese del primo maggio 1988 a pag. 22. Si racconta una esperienza avvenuta nel 1928 in cui viene data testimonianza a una donna dicendole che la seconda venuta di Gesù sarebbe avvenuta nel 1914. La donna è incredula e per convincerla le viene offerto il libro “Arpa di Dio”. Cosa si afferma in quel libro? Che la seconda venuta di Gesù avvenne nel 1874. Ma come? Per convincere quella donna le viene dato un libro che afferma una cosa diversa? Tutto regge perché quasi nessuno controlla cosa dice quel libro. Che le cose stiano così è confermato da una rivista del 1930, cioè di due anni più tardi, che dimostra che a quel tempo per la WTS la seconda venuta di Gesù era avvenuta nel 1874.


In anni recenti questa bugia è stata edulcorata: La Torre di Guardia del febbraio 2024 a pag. 23 par. 11 si limita a dire che Russell e i suoi collaboratori avevano capito che “il 1914 sarebbe stato un anno importante” e che “fu chiaro che era Geova che li stava guidando in quelle ricerche”. In realtà le aspettative di Russell sul 1914 furono completamente disattese. L’affermazione dell’opuscolo “Ecco” secondo cui “nel 1914 queste profezie cominciarono ad adempiersi in modo sorprendente” non è assolutamente vera. Qui se c’è una cosa davvero sorprendente è il modo in cui mentono consapevolmente e come la stragrande maggioranza dei TdG non se ne accorga o fa finta di niente.






CONCLUSIONE


Anche questo caso mostra come la Watchtower costruisca una narrativa ripetendo la stessa falsità, adattata in base alle occasioni, per convincere i membri di essere guidati da Dio. Col tempo le vecchie pubblicazioni non sono più facilmente accessibili, la memoria dei membri viene manipolata dalla comunicazione ufficiale e così la falsità diventa “verità condivisa”, senza verifica.
Non si tratta di un semplice errore ma di una falsità deliberata e funzionale a sostenere la narrativa della guida divina. La verità documentata mostra che la dottrina del 1914 non deriva da Russell e non è mai stata prevista correttamente. In realtà è stata costruita ad arte negli anni per consolidare l’autorità dell’organizzazione. Anche l’annuncio stesso che Russell avrebbe fatto entrando nella sala da pranzo a inizio ottobre del 1914 è un episodio artefatto, funzionale a una narrativa manipolatoria (L’annuncio di Russell del 1914). Non si tratta di imprecisioni o di sviste, si tratta di narrazioni deliberatamente ricostruite per far credere di essere guidati da Dio.

Post di Saroj



sabato 6 dicembre 2025

La vendetta del Vivere Bene

Molti di voi lettori di OT (sia per conversione che per nascita) avete trascorso una parte significativa della vita come Testimoni di Geova. Ciò che ci accomuna è il momento in cui avete trovato il coraggio di rompere la barriera che impediva di farsi domande e cercare risposte al di fuori del contesto chiuso in cui siamo stati.

Questa scelta è un vero e proprio terremoto che ha cambiato tutte le regole della nostra vita. Lo tsunami emotivo è spesso dolorosissimo, specialmente quando porta all'allontanamento dagli affetti più cari per aver commesso il solo "reato" di aver messo in discussione aspetti irrisori e senza senso dell'organizzazione.

Le Fasi del "Lutto" e il Rischio della Stasi

Le fasi che si devono affrontare sono simili a quelle di un lutto complesso:
  • Shock o Rifiuto iniziale.
  • Il Dolore della perdita.
La Rabbia, che subentra rapidamente quando si realizza di essere stati ingannati o di aver subito ingiustizie.

Sopportare l'idea di essere stati ingannati è difficile, spesso impossibile nei primi momenti. Riuscire ad attraversare questa rabbia è vitale per andare avanti. Il rischio è di rimanere intrappolati in un secondo cerchio di un girone infernale: essere fuori dalla religione TDG, ma costantemente invischiati nelle dinamiche emotive sbagliate che questa organizzazione induce nelle persone (senso di inadeguatezza, sensi di colpa, prostrazione, confusione cognitiva).

Il segreto è anche quello di imparare a lasciare andare e di prendere le cose con il peso che meritano. È confortante scoprire che la vita va avanti anche senza il nostro controllo. Non possiamo cambiare il nostro passato, ma accettandolo possiamo riprendere in mano il nostro futuro. La vita ha davvero tanto da donarci e sono tante le scoperte che possiamo fare.

La Miglior Vendetta: Vivere Bene

A tal proposito, condividiamo un pensiero potente trovato su Reddit:
"Lasciare una religione è (o sarà) la decisione più profonda e impegnativa che tu possa mai prendere... Queste emozioni sono valide, ma rimanere intrappolati nell'amarezza spesso prolunga il dolore stesso da cui si cerca di fuggire. È qui che entra in gioco il vecchio detto: 'La miglior vendetta è vivere bene.'"
Non fraintendeteci: la rabbia è un sentimento valido e, in questo caso, ben giustificato. Ma quando ci concentriamo sull'odiare la religione, le stiamo ancora lasciando controllare le nostre vite. Diventa l'ombra in ogni conversazione, in ogni ricordo, in ogni scelta.

Al contrario, concentrarsi sulla felicità (nuove amicizie, lavoro significativo, crescita personale) allenta quella presa. La gioia recide il cordone che l'amarezza non può sostenere. La guarigione più profonda deriva dall'investire nella propria felicità piuttosto che cercare di vincere argomentazioni contro la propria fede precedente.

Il Cuore Prima del Sacrificio: La Bibbia a Sostegno della Libertà

Le Scritture offrono un fondamento solido per un rapporto spirituale libero e diretto, mettendo in discussione la centralità dell'organizzazione:
Il Signore Guarda il Cuore
1 Samuele 16:7: "...Il Signore infatti non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, ma il Signore guarda il cuore."

Questa scrittura (nel contesto della scelta di Davide, il più piccolo) è la chiave del riscatto dal conformismo. Dio guarda l'essenza interiore e non l'adesione alle convenzioni umane che si trasformano in strutture religiose che opprimono e tolgono la libertà.

Misericordia, Non Sacrificio
Osea 6:6: "Poiché io voglio la misericordia e non il sacrificio, e la conoscenza di Dio più degli olocausti."

Basterebbe solo questa frase per smantellare la retorica di chi crede di fare gli interessi di Dio solo all'interno di un'organizzazione. Dio insegna il significato di misericordia e sacrificio, valori che spesso non c'è modo di imparare in contesti rigidi.

Adorazione in Spirito e Verità
Giovanni 4:23-24: "Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori."

Gesù, parlando alla Samaritana (vittima di discriminazione religiosa e sociale), era proprio li per ribadire e convincerla che Dio non richiede un'organizzazione clericale. L'adorazione è in Spirito (la parte intima) e Verità (la realtà e l'autenticità). La vicinanza a Dio è possibile anche nell'ansia e nella "guerra" del sistema, senza intermediari o "signori della fede".

Giustizia, Misericordia, Umiltà
Michea 6:8: "Egli ti ha fatto conoscere, o uomo, ciò che è bene; che cosa richiede da te il Signore, se non praticare la giustizia, amare la misericordia, e camminare umilmente con il tuo Dio?"

Non c'è richiesta più vera e pura: la nostra vita deve mettere al primo posto questi valori spirituali. Quanto è diretta e semplice questa scrittura e quanto poco spazio lascia al palinsesto complesso che questa organizzazione ha preteso di dimostrare

Dalla Vendetta Distruttiva alla Vendetta Costruttiva

Il proverbio è stato reso celebre dal poeta inglese George Herbert nel XVII secolo. Egli intendeva sottolineare che la vera forza non sta nel rispondere al male con altro male, ma nel dimostrare, attraverso una vita piena e felice, di non essere più schiavi dell’offesa subita.

Formulazione Originale: "Living well is the best revenge." (Citato come singolo aforisma, n. 520, in Jacula Prudentum del 1651).

Per Herbert (sacerdote anglicano), il detto si allinea con l'etica cristiana di perdono e non-resistenza al male, dimostrando che l'odio dell'aggressore non ha avuto un potere duraturo sulla tua grazia. E' anche una citazione nostrana della poetessa Alda Merini più diretta ed esplicita: “La miglior vendetta? La felicità. Non c’è nulla che faccia più impazzire la gente che vederti felice.”

Oggi il detto continua a ispirare perché rovescia la prospettiva: la vendetta non è distruzione, ma costruzione. Ci invita a investire energie nella propria crescita e gioia, trasformando il dolore in libertà.
Quindi, invece di chiederci "Come posso dimostrare che si sbagliano?", si potrebbe iniziare a provare a chiederci "Cosa mi fa sentire vivo?". Tante sono le domande che possono darci uno scopo e un nuovo centro di gravità, liberandoci dai fantasmi del passato. Alla fine, la vera giustizia la fai a te stesso levandoti pure la sottile soddisfazione di esserti vendicato vivendo bene.


domenica 30 novembre 2025

Il momento in cui la Torre di Guardia cambiò per sempre

Il momento in cui la Torre di Guardia cambiò per sempre non arrivò con un grande annuncio o un titolo in prima pagina. Arrivò come un sussurro, appena percepito, stampato in silenzio. Ma quel momento sta facendo collassare lentamente, ma inesorabilmente, la Società Torre di Guardia. Vediamo quale fu quel momento e quali furono le sue implicazioni.


1º novembre 1995


Un solo numero della rivista “La Torre di Guardia” cambiò tutto per i Testimoni di Geova. Tra le sue pagine, quasi inosservata, appariva una silenziosa inversione dottrinale che ridefinì una “generazione” e, per milioni di credenti, ridefinì la realtà. Per oltre 80 anni la Società Torre di Guardia aveva infatti insegnato che il mondo sarebbe finito prima che morisse la generazione viva nel 1914. Quel numero però conteneva un cambiamento radicale: non più una generazione letterale, ma simbolica.


Prima del cambiamento i Testimoni di Geova avevano creduto per decenni che “questa generazione” (Matteo 24:34) si riferisse a coloro che avevano visto gli eventi del 1914.  Molti avevano rinunciato a matrimonio, figli, carriera, convinti (dallo Schiavo fedele e saggio) che la fine fosse imminente. Nel 1975, migliaia vendettero le proprie case e abbandonarono tutto, poiché la Torre di Guardia suggeriva che quell’anno potesse segnare 6.000 anni di storia umana e l’inizio del Regno di Cristo. Quando nulla accadde, la delusione fu enorme. Tuttavia, la dottrina della “generazione del 1914” mantenne vivo il senso d’urgenza.


Il cambiamento del 1995


Quando gli anni ’90 arrivarono e i sopravvissuti del 1914 stavano morendo, la Società dovette scegliere: ribadire o cambiare. Scelse la seconda via.  Ed ecco l’uscita: “Questa generazione si riferisce alle persone che vedono il segno della presenza di Cristo ma non si ravvedono.” Così sparì l’idea che i nati prima del 1914 avrebbero visto Armaghedon. 


Rimase una generazione indefinita, simbolica. Per molti, fu la fine di un sogno. Il “conto alla rovescia” si fermò.  Infatti la crescita mondiale dei Testimoni calò drasticamente dal 6% al 2% annuo. L’entusiasmo svanì, era Il prezzo della speranza rinviata. Il proverbio biblico dice: “La speranza rinviata fa languire il cuore” (Proverbi 13,12).  Molti sentirono rabbia e tradimento: avevano sacrificato tutto per un’illusione. Solo il 37% di chi nasce Testimone resta nella religione da adulto (fonte: Pew Research).


Nel 2010, per salvare la dottrina, la Torre di Guardia introdusse la teoria della “generazione sovrapposta”: due gruppi di “unti” che si sovrappongono nel tempo. Una trovata…. per prolungare la profezia, per allungare il brodo. L’organizzazione, nata sull’idea che la fine fosse imminente, ora invita a non speculare più. E di recente, ai più anziani, ricorda che potrebbero non vivere abbastanza per “vedere la fine di questo sistema di cose”. Ma una religione fondata su una promessa di certezza non può sopravvivere all’ambiguità. Il momento del 1995 segnò quindi l’inizio di un lento declino, spirituale e organizzativo. Ancora ricordiamo cosa dice la Scrittura “La speranza rinviata fa languire il cuore.” (Proverbi 13,12). Quel versetto descrive perfettamente l’attuale condizione spirituale di milioni di Testimoni delusi.


Da un punto di vista cristiano, la vicenda mostra quanto sia pericoloso legare la fede a una data o a un evento profetico. Gesù ha insegnato: “Vegliate, perché non sapete né il giorno né l’ora” (Matteo 25,13).  La vera speranza non è in un calcolo cronologico, ma nella fiducia personale in Cristo risorto.  Questo raccoglie una organizzazione che ha usato la realtà delle cose ultime non come una promessa di amore, ma come un’arma di controllo.


Post di Stefano Greco

sabato 22 novembre 2025

Lo stile comunicativo dei Testimoni di Geova

 

L’argomento è ampio e non facile da trattare in modo esaustivo quindi apprezzerò le vostre critiche e le vostre rettifiche. Tuttavia esaminare questo tema è importante in quanto rivelatore di tanti aspetti importanti del mondo dei Testimoni di Geova.

Inizio con un piccolo aneddoto: da giovane proclamatore inesperto mi era stato detto di non rivelare la mia identità di Testimone di Geova quando andavo alle porte. Si poneva una domanda generica e si iniziava la conversazione senza che l’interlocutore avesse ben chiaro con chi avesse a che fare. Ricordo una volta che chiesi: “Quale problema vorrebbe veder risolto?” e il padrone di casa mi disse: “In questa zona non ci sono parcheggi”.

Recentemente un ex Testimone di Geova si è recato in una Sala del Regno dove non era conosciuta. Dopo la riunione una TdG ha parlato con lei della possibilità che hanno ora le sorelle di indossare i pantaloni. L’ex ha chiesto: “Quindi prima era considerato sbagliato?” la TdG ha detto: “No, non lo era” la replica è stata: “Ma nessuno lo faceva?” la risposta è stata che nessuno ha mai voluto. Poi hanno parlato delle barbe più o meno con lo stesso risultato.


Se la mancanza di chiarezza nella comunicazione è evidente nella base le cose peggiorano nei vertici. Quando sono stati chiamati a rispondere in un dibattito televisivo (Zona Bianca) hanno rifiutato. Si sono limitati all’invio di un comunicato stampa che conteneva un messaggio a dir poco ambiguo e secondo molti falso sul rapporto “invariato” tra famigliari dopo la disassociazione di un parente.

Il broadcasting JW è un mezzo ormai collaudato con cui il CD comunica con i membri. Quali sono stati alcuni argomenti proposti? Libertà della barba per gli uomini, dei pantaloni per le donne, niente cravatta, il brindisi…

Recentemente il tema “Quand'è che le nazioni proclameranno pace e sicurezza” non è stato trattato in un broadcasting o all’adunanza annuale ma in una Torre di Guardia. Perchè? Si potrebbe sostenere che si tratta di un argomento dottrinale e necessita un maggiore approfondimento oppure che la Torre di Guardia è l’organo ufficiale e le nuove dottrine devono essere trattate prima lì. Tuttavia le nuove dottrine degli ultimi anni, come la “generazione sovrapposta” o il “Re del Nord” sono state esposte in anteprima all’adunanza annuale e non sulla Torre di Guardia quindi questa ipotesi non è plausibile.

Sembrerebbe che gli argomenti potenzialmente graditi alla base vengano presentati il modo altisonante mentre quelli che potrebbero causare delusione o scoraggiamento vengano seminascosti.


Tali ipotesi può essere sostenuta con molti argomenti. Vi ricordate il rapporto della predicazione mondiale? Fino a quando ha meritato un posto in prima pagina nella Torre di Guardia del primo gennaio? Fino agli anni di grande crescita e sviluppo. Ora chi lo legge e lo analizza? Noi che evidenziamo il calo dei numeri. Dove si trova? Lo hanno relegato a un foglio elettronico enorme visibile a piccole porzioni. In questo modo per il TgG medio è diventato di difficile analisi. Nel contempo non è stato completamente oscurato in modo da evitare lamentele o delusione in tal senso.

Un altro esempio di questo modo di fare è legato a quello che NON si dice. Quali sono gli argomenti spariti dalla circolazione? Ad esempio gli squilli di tromba dell’Apocalisse oppure Isaia 60:22 che parla del piccolo che diventa mille. Perchè non vengono trattati? Quando una dottrina diventa obsoleta prima di cambiarla passa un po’ di tempo nel “limbo”. Di tale prassi ne ha parlato anche Raymond Franz nel suo celebre libro "Crisi di Coscienza". Ecco il passaggio: “Karl Klein ci ricordò la pratica di tacere semplicemente per un certo periodo su un determinato insegnamento, sicché, se si fosse deciso un cambiamento, esso non avrebbe provocato una grossa impressione”.

Ci sono poi argomenti tabù che per una organizzazione che afferma di essere depositaria della verità non dovrebbero essere causa di imbarazzo: in primis il bilancio: Quante donazioni? Quante spese? A che scopo? Poi sarebbe interessante sapere anche altro: Quante sono le Sale del Regno del mondo? Quante ne sono state vendute? Dei proclamatori mondiali quanti sono battezzati e quanti no? Quante circoscrizioni ci sono? ecc. ecc.


Tornando al tema “pace e sicurezza” possiamo dire che in questo caso si è fatto più che semplicemente non parlarne per un po' come suggeriva Klein.  In un video recente si è messo in cattiva luce un giovane che prestava attenzione alle notizie relative a quell’annuncio. Questo ha preparato il terreno al nuovo articolo di revisione della dottrina. Non è la prima volta che si usa questo sistema. Molti anni fa in un congresso suscitò ilarità una dimostrazione in cui un bambino definiva “capro” un padrone di casa che rifiutava bruscamente il messaggio TdG. Guarda caso dopo pochi mesi cambiò l’intendimento: Gesù avrebbe diviso le pecore dai capri in futuro, non lo stavano facendo i TdG tramite la predicazione.


Un'aspetto sempre più rilevante dello stile comunicativo dei Testimoni di Geova è quello emotivo. Non c'è broadcasting ormai in cui non venga inclusa una esperienza che punta a commuovere. Mentre in passato si cercava di elevare intellettualmente il lettore con argomenti profondi, più o meno condivisibili, ora si punta a emozionarlo. Lo scopo potrebbe essere far cadere le barriere mentali che una mente razionale potrebbe creare rispetto a dottrine che non vorrebbe accettare.

Si potrebbe dire ancora molto su questo tema e forse vorrete ampliare con i vostri commenti. Come nella comunicazione di ogni giorno il paraverbale e il non verbale giocano un ruolo importante anche tra i TdG il modo in cui vengono esposte le informazioni è importante tanto quanto le informazioni stesse. Una comunicazione chiara e trasparente è tipica di chi non ha nulla da nascondere e non teme il confronto. Una comunicazione ambigua e opaca è tipica di chi ha qualcosa da nascondere e teme le critiche. I Testimoni di Geova come comunicano?

Post di Saroj


domenica 9 novembre 2025

L’approvazione di Dio: un cammino personale oltre l’organizzazione

 

Quando l’appartenenza all’organizzazione religiosa dei Testimoni di Geova viene indicata come l’unico sentiero verso la salvezza, il dubbio può trasformarsi in una profonda crisi spirituale. Sempre più persone si ritrovano a chiedersi, come fece Pietro: «Signore, da chi ce ne andremo?» (Giovanni 6:68). Se la salvezza dipende da un’organizzazione umana, cosa accade quando la fiducia in essa vacilla? Dove si può andare, se il cammino sembra legato a una struttura che non si riconosce più?

Questo studio esplora la relazione tra Dio e l’uomo così come narrata nella Bibbia, spostando l’attenzione dall’appartenenza formale a un’organizzazione verso il cuore e il desiderio autentico di servire Dio.


Le fasi dell’organizzazione di Dio nella Bibbia

La Bibbia descrive diverse fasi in cui Dio ha interagito con il suo popolo attraverso strutture organizzative:

L’antico Israele

- Dopo l’uscita dall’Egitto, Dio stabilì un’alleanza con Israele tramite Mosè.

- Il popolo ricevette leggi e istruzioni dettagliate.

- La guida teocratica avveniva tramite re, sacerdoti e profeti.

La congregazione cristiana del I secolo

- Con la risurrezione di Gesù, nacque la congregazione cristiana.

- I cristiani si riunivano in gruppi locali, guidati da apostoli e anziani.

- I diaconi offrivano assistenza pratica, mentre profeti e profetesse contribuivano

all’edificazione spirituale.

La posizione dei Testimoni di Geova

- I Testimoni credono che dal 1919 Gesù abbia scelto la loro organizzazione come

unica guida spirituale.

- Il Corpo Direttivo si definisce “canale di Dio” e “custode della verità”.

- Anziani e servitori di ministero sono subordinati al Corpo Direttivo, che agisce come

governo centrale.


L’approvazione divina: oltre le strutture

La Bibbia mostra che Dio ha sempre guardato oltre le formalità, approvando individui per la

loro devozione sincera:

Patriarchi: fede senza organizzazione

- Abraamo, Isacco e Giacobbe non appartenevano a un’organizzazione religiosa.

- Abraamo fu chiamato “amico di Dio” (Giacomo 2:23) per la sua fede.

- La benedizione divina fu personale, non istituzionale.

Giobbe: fede fuori da Israele

- Giobbe non era israelita, ma Dio lo definì “integro e retto” (Giobbe 1:8).

- La sua relazione con Dio era personale, basata su integrità e timore.

Davide: approvato anche lontano dalla struttura formale

- Durante la sua fuga da Saul, Davide si rifugiò in territori esterni ai confini di Israele,

come Moab e Filistea (1 Samuele 22-27). Nonostante l’esilio e l’allontanamento

geografico, la sua approvazione divina non venne meno.

- Davide dimostrò lealtà verso Dio continuando a combattere i nemici di Israele

e a seguire la guida divina. La sua condotta rivelò un cuore fedele.

- L’approvazione divina non dipende dalla posizione geografica o

dall’inclusione formale in una struttura, ma dalla fedeltà vissuta con integrità.

Salomone: l’apostasia e la perdita dell’approvazione

- Pur essendo re d’Israele, Salomone fu disapprovato per l’idolatria (1 Re 11:4-6).

- Anche chi lo seguì nell'apostasia fu disapprovato.

- Far parte del popolo di Dio è un privilegio, non una garanzia.


Fedeltà oltre i confini: l’approvazione divina anche lontano dalla terra d’Israele

Anche al tempo della nazione d’Israele, considerata l’organizzazione di Dio, un israelita o un proselito poteva trovarsi al di fuori del territorio nazionale per motivi personali, esili, guerre o missioni. Pur non potendo partecipare fisicamente alle pratiche collettive come le feste annuali come la Pasqua (Esodo 12), la Festa delle Settimane o Pentecoste (Levitico 23:15-21), e la Festa delle Capanne (Levitico 23:34-43), la sua relazione con Dio poteva rimanere viva e approvata.

La Scrittura mostra che chi era lontano poteva comunque:

- Mantenere una condotta retta e conforme alla legge divina.

- Pregare rivolgendosi verso il tempio di Gerusalemme, come fece Daniele in esilio: «Quando Daniele seppe che il decreto era stato firmato, entrò in casa sua; e, tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchio, pregava e rendeva grazie al suo Dio, come faceva prima» Daniele 6:10.

- Dimostrare lealtà e timore di Dio anche in contesti ostili.

Questo dimostra che l’approvazione divina non era vincolata alla presenza fisica all’interno dell’organizzazione, ma al cuore sincero e alla volontà di servire Dio con ciò che si aveva a disposizione. L’appartenenza geografica era un privilegio, ma non una condizione assoluta per ricevere il favore divino.


L’organizzazione di Dio: strumento temporaneo e la sua caduta”

La storia dell’antico Israele dimostra chiaramente che l’organizzazione religiosa, pur voluta da Dio, non era il fine del suo progetto. Era un mezzo per aiutare il popolo a conoscerlo, servirlo e prepararsi all’arrivo del Messia. Tuttavia, quando l’organizzazione si allontanò dalla giustizia e dalla fedeltà, Dio non esitò a permetterne la distruzione: prima con l’esilio a Babilonia, poi con la dispersione sotto Roma.

Questi eventi rivelano una verità profonda: la salvezza non risiede nella struttura, ma nella relazione personale con Dio. Anche una struttura divina può cadere se non riflette più il suo spirito. L’approvazione divina non è garantita dall’appartenenza, ma dalla sincerità del cuore.

“Non vi è in sé salvezza in una struttura, anche se è quella di Dio.”


Gesù e il primo secolo: approvazione oltre l’appartenenza

Nel Vangelo di Marco, un uomo compie miracoli nel nome di Dio senza seguire direttamente Cristo (Marco 9:38-40). Gesù risponde: «Chi non è contro di noi è per noi». Questa affermazione ribadisce che l’approvazione divina non dipende da strutture umane, ma dalla sincerità del cuore.


Perché Cristo ha permesso l’apostasia della sua Chiesa?

La caduta nell’apostasia della Chiesa primitiva fu una conseguenza della libertà umana. Cristo, fondatore della Chiesa, non ha mai imposto la fedeltà: ha insegnato, ha amato, ha chiamato. Ma ha lasciato che gli uomini scegliessero. Come accadde con Israele, anche la Chiesa del primo secolo fu uno strumento, non il fine. Quando la struttura smise di riflettere lo spirito di Cristo, la sua purezza si deteriorò.


Dopo l’apostasia: nessuna nuova organizzazione?

- Dopo il primo secolo, non vi è evidenza biblica che Gesù abbia fondato una

nuova organizzazione religiosa.

- I cristiani furono chiamati tali ad Antiochia (Atti 11:26) non per appartenenza a una

struttura, ma per la loro fedeltà a Cristo.


Io sono con voi tutti i giorni”: la promessa e i chicchi di grano dispersi


«Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del sistema di cose.» (Matteo 28:20)

Questa promessa di Gesù è universale, rivolta a tutti coloro che lo seguono con sincerità, ovunque si trovino. Nella parabola del grano e delle zizzanie (Matteo 13:24-30), Gesù insegna che i veri servitori di Dio cresceranno mescolati agli ingiusti fino alla mietitura finale.


Esempi storici di chicchi di grano

Nel corso dei secoli, molti hanno cercato Dio con cuore sincero, dentro e fuori le istituzioni religiose.

John Wycliffe: luce nel buio del Medioevo

- Teologo inglese (1330–1384), precursore della Riforma protestante.

- Sostenne che la Bibbia doveva essere accessibile a tutti.

- Affermò che l’autorità spirituale risiedeva nella Scrittura, non nella gerarchia.

- Tradusse la Bibbia in inglese, fu perseguitato e dichiarato eretico postumo.


Domande che sfidano le pretese esclusive

- Se Cristo è con i suoi discepoli “tutti i giorni”, come può la sua presenza dipendere da un’organizzazione umana?

- Se Dio ha sempre benedetto chi lo cerca con sincerità, perché oggi dovrebbe richiedere un’appartenenza formale?

- Se la separazione tra grano e zizzanie avviene solo alla fine, non significa forse che l’approvazione divina è personale e non istituzionale?


Le pretese esclusive delle organizzazioni religiose

Nel XX e XXI secolo, molte organizzazioni cristiane, inclusi i Testimoni di Geova, hanno rivendicato l’esclusività della salvezza. Tuttavia, le profonde differenze dottrinali tra queste strutture rendono evidente che Gesù non può accettarle tutte allo stesso modo.

La parabola del grano e delle zizzanie mostra che il giudizio finale non spetta a un’organizzazione umana. Sarà Cristo a riconoscere i veri chicchi di grano.


Conclusione: libertà spirituale e responsabilità personale

Secondo la Bibbia, Dio approva chi lo serve con sincerità. Le comunità possono aiutare, ma non stabiliscono chi è degno di salvezza. Per questo, un'organizzazione non deve mai "remare contro" i propri membri, allontanandosi dal suo scopo di supporto per danneggiarli o ostacolarli.

Charles Taze Russell, aveva inizialmente delle idee molto diverse in merito. In un articolo pubblicato ne La Torre di Guardia del 15/9/1895, egli scrisse infatti: “Guardatevi dall'organizzazione”. Essa non è per niente necessaria. Le norme bibliche sono le uniche di cui avete bisogno. Non cercate di vincolare le coscienze altrui, né consentite ad altri di limitare l'esercizio delle vostre. Credete ed obbedite a quanto riuscite a capire della Parola di Dio oggi, così continuerete a crescere nella grazia nella conoscenza e nell'amore giorno dopo giorno”.

Da Abraamo a Giobbe, da Daniele a Wycliffe, la storia sacra e quella umana mostrano che Dio ha benedetto chi lo ha cercato con verità, anche in solitudine e contro le istituzioni dominanti.

Gesù non ha mai invitato a seguire una struttura, ma ha detto: «Seguimi.» (Matteo 4:19)

La vera fedeltà consiste nel seguire Cristo con tutto il cuore, anche se questo significa camminare da soli. Perché: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del sistema di cose.» (Matteo 28:20)

Gesù disse che i veri servitori di Dio sarebbero cresciuti mescolati agli ingiusti fino alla mietitura: «Lasciate che crescano entrambi insieme fino alla mietitura.» (Matteo 13:30) Questo implica che non è un’organizzazione a separare i fedeli, ma Cristo stesso, al tempo stabilito.

E quando verrà il tempo della mietitura, i chicchi di grano saranno riconosciuti non per dove si trovavano, ma per come vivevano. «Il Signore conosce quelli che sono suoi.» (2 Timoteo 2:19)


"Seguire Cristo anche quando si cammina da soli"

La libertà spirituale oltre le strutture religiose

Quando la fiducia in un’organizzazione religiosa vacilla, il cuore del credente può trovarsi smarrito, come in un deserto spirituale. Questo accade anche nei Testimoni di Geova, dove la struttura è presentata come l’unico canale di salvezza. Ma quando si verifica una dissonanza cognitiva, tra ciò che si crede e ciò che si osserva, può nascere una crisi di coscienza profonda. È in quel momento che molti iniziano a chiedersi, come Pietro: «Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna.» (Giovanni 6:68).

La risposta non è “dove”, ma “da chi”. E quel “chi” è Cristo. «Io sono la via, la verità e la vita.» (Giovanni 14:6) «La verità vi renderà liberi.» (Giovanni 8:32)

Il giogo di Cristo, non quello degli uomini

Gesù non ha mai imposto un sistema religioso rigido. Al contrario, ha invitato a una relazione personale: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete su di voi il mio giogo, il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.» (Matteo 11:28-30)

Molti che lasciano l’organizzazione dei Testimoni di Geova lo fanno proprio per cercare quel ristoro, per fedeltà a Cristo. Continuano a edificare la loro fede, non più sotto il controllo di uomini, ma guidati dallo Spirito.

Raymond Franz: una voce dall’interno

Raymond Franz, ex membro del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova, visse questa crisi in prima persona. Nel suo libro Crisi di coscienza, racconta come la lealtà a Cristo lo portò a mettere in discussione l’autorità umana. La sua uscita non fu un abbandono della fede, ma un ritorno alla semplicità del Vangelo.


Il disegno originale di Dio e il destino finale dell’umanità


Una verità fondamentale emerge dalla Genesi: quando Dio creò Adamo ed Eva, non istituì alcuna organizzazione religiosa per regolare il rapporto con Lui. La comunione era diretta, personale, fondata sull’amore e sull’obbedienza spontanea.

Questa condizione originaria sarà restaurata quando si compirà la “rivelazione dei figli di Dio” (Romani 8:19), cioè quando coloro che avranno superato la prova finale riceveranno la vita eterna sulla terra.

«Allora il Figlio stesso si sottometterà a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.» (1 Corinzi 15:28)

In quel tempo, l’unica autorità sarà quella del capofamiglia, e Dio sarà il centro di ogni relazione. Non ci sarà bisogno di strutture umane per mediare il rapporto con Lui, perché la sua presenza sarà piena, diretta e amorevole.


Post de il resiliente

domenica 2 novembre 2025

Indiana Jones e il Mistero del "Tetragramma rimosso"...

L’argomentazione della Watch Tower riguardo alla fedeltà delle Scritture è piuttosto contraddittoria. La loro posizione è situazionale e dipende da quale tesi vogliano sostenere.

Quando difendono l’affidabilità e l’incorruttibilità delle Scritture, affermano che «non ci sono omissioni importanti» (Ragioniamo facendo uso delle Scritture, p. 64).
Ma quando viene chiesto loro perché abbiano inserito 237 volte il nome divino nel testo comunemente accettato del Nuovo Testamento , rispondono che lo hanno fatto perché «gli scribi rimossero il Tetragramma» senza lasciarne traccia (Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture – con riferimenti, p. 1564).
Nell’Appendice 1a (alla quale rispondiamo in questo scritto), p. 1133 della Traduzione Interlineare del Regno si legge: «Poiché le Scritture Greche Cristiane furono un’aggiunta ispirata e un complemento alle sacre Scritture Ebraiche, questa improvvisa scomparsa del nome divino dal testo greco sembra incoerente.»
È qui che la Watch Tower inizia a distorcere i fatti, perché in realtà la “scomparsa” non fu affatto “improvvisa”.
Per circa due secoli e mezzo prima dell’inizio della stesura del Nuovo Testamento, il Nome Divino non compariva più in nessuno dei manoscritti esistenti della Settanta (la traduzione greca delle Scritture Ebraiche). Al suo posto veniva scritto “Kyrios” (Signore).
L’articolo dell’Appendice nella KIT [Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures] poi pone una domanda condizionale: «Se i cristiani devono essere un popolo per il nome di Dio, perché il suo nome, rappresentato dal Tetragramma, dovrebbe essere abolito dalle Scritture Greche Cristiane?» È una frase abilmente formulata, perché conferma implicitamente l’idea della Watch Tower secondo cui i cristiani dovrebbero essere conosciuti attraverso il Nome Divino, anziché con la denominazione biblica di “cristiani”, e che tale Nome sarebbe stato arbitrariamente cancellato dal Nuovo Testamento.
Tuttavia, non esiste alcuna prova diretta che il Nome Divino sia mai stato rimosso dal Nuovo Testamento.
Allo stesso modo, non c’è alcuna prova diretta che esso sia stato cancellato da qualunque copia della Settanta.
La Watchtower poi giustamente osserva che le copie più antiche conosciute della LXX contengono il Nome Divino — e presenta questo fatto come una sorta di colpo di scena o “prova schiacciante”. Ma si tratta in realtà di un classico argomento fantoccio (straw man) da parte della Watchtower. Perché?
L’Appendice costruisce un falso presupposto su ciò che la Chiesa cristiana crederebbe, e poi lo “smentisce”! La frase in questione è: «Si è a lungo pensato che la ragione dell’assenza del nome divino nei nostri manoscritti esistenti fosse che esso mancava nella Settanta greca.»
In realtà, la ragione principale per cui non si crede che il Nome Divino appaia nel Nuovo Testamento è che è assente da tutte le copie esistenti del Nuovo Testamento! Affermare che il nome non si trova nelle copie successive della LXX è solo un argomento secondario. Ma la Watchtower evita abilmente di riconoscere questo fatto.

La discussione prosegue a pagina 1134 del KIT, dove “dimostrano” che dodici frammenti della più antica Settanta (LXX) esistente contenevano il Nome Divino. Da ciò, concludono e proclamano: “Questo prova che l’originale LXX conteneva il nome divino ovunque esso appariva nell’originale ebraico.” Tuttavia, questa deduzione della Watchtower non segue logicamente. L’unica cosa che dimostra è che una copia della Settanta, datata intorno al 200 a.C., conteneva il Nome Divino. Non esistono copie dell’originale LXX, quindi è impossibile affermare con assoluta certezza che l’originale includesse il Nome Divino — anche se è possibile che fosse così. È altrettanto possibile che il Nome Divino fosse presente in tutta la copia della LXX a cui appartenevano quei dodici frammenti, ma non si può affermare con certezza. Questo è un metodo tipico della Watchtower: trovano una possibilità e poi la presentano come una certezza “oltre ogni ragionevole dubbio”. Ma non è così che si fa ricerca accademica critica.

L’Appendice formula poi un’altra affermazione: che Gesù avesse effettivamente a disposizione copie della LXX contenenti il Nome Divino, e come “prova” citano Girolamo, il quale nel “quarto o quinto secolo” avrebbe detto di aver visto copie con il Nome Divino. Ma anche qui si tratta di un enorme salto logico: il fatto che Girolamo abbia visto una copia non significa che tutte le copie della LXX dovessero contenere il Nome Divino! Inoltre, una pagina prima, la stessa Appendice 1a sosteneva che i codici del IV secolo — il Sinaitico e l’Alessandrino — contenevano una versione senza il Nome Divino. Un altro esempio, dunque, di argomentazione “a convenienza” e di travisamento dei fatti da parte della Watchtower.

Il successivo “presupposto” dell’Appendice della del KIT è almeno un po’ più stimolante. Si chiedono: “Gesù seguì la consuetudine del tempo e lesse ‘Adonai’ in quei punti, per timore di profanare il Nome e violare il Terzo Comandamento?” Prima di rispondere, vale la pena notare che qui la Watchtower accenna a un aspetto importante che ha omesso convenientemente: era usanza del tempo non pronunciare né scrivere il Nome Divino. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio ci informa che nel I secolo era “illegale” pronunciare il Nome. Verso la fine del periodo del Secondo Tempio, il Nome Divino era  pronunciato solo una volta all’anno, durante la più solenne liturgia, dal Sommo Sacerdote. Tuttavia, va riconosciuto che l’argomento della Watchtower in questo punto è legittimo, e non si può fornire una risposta definitiva per nessuna delle due posizioni. Ma ciò significa anche che la Watchtower non può affermare con certezza che Gesù non abbia seguito quella consuetudine. Anzi, si può sostenere che l’assenza del Nome Divino nel Nuovo Testamento sia intenzionale per la cristologia del Nuovo testamento. Occorre dire che uno dei versetti più travisati in assoluto dalla società torre di guardia e Romani 10:13 laddove in tutto il contesto si parla della necessità della predicazione intorno a Gesù Cristo perché così ascoltando di lui possano arrivare a invocarlo: il fatto è che poi Paolo parlando della necessità e importanza di invocare il nome del Signore Gesù per la salvezza cita Gioele 2:32 dove nel contesto originario il Signore è “YHWH” ma lo applica a Cristo. Ma la Società continua a dire che il Nome da invocare è “Geova”…
Si può notare che Gesù non pronunciò ad alta voce il Nome Divino, poiché nessuno lo accusò di violare il Terzo Comandamento dopo aver letto il rotolo di Isaia. La Società potrebbe obiettare che Gesù non seguiva le “tradizioni umane”. Tuttavia, non è vero che Gesù rifiutasse tutte le tradizioni: nell’Antico Testamento non esiste alcun comandamento di celebrare la festa di Hanukkah, poiché l’evento che l’ha originata avvenne nel periodo intertestamentario; eppure i Vangeli ci dicono che Gesù partecipò a quella festa. Dunque, anche se l’argomento della Watchtower su questo punto è possibile, non è affatto probabile, perché esiste una controargomentazione altrettanto plausibile….
Dopo aver presentato l’argomento della tradizione, l’Appendice passa al nocciolo della questione: “Il nome di Dio appariva negli originali Scritti Greci Cristiani?” Si rispondono da soli affermando di avere una “base per rispondere di sì.” Poi dichiarano con assoluta sicurezza che Matteo avrebbe scritto per primo il suo Vangelo in ebraico, e che successivamente qualcun altro lo avrebbe tradotto in greco, citando ancora una volta Girolamo come autorità. È tipico della Watchtower fare appello a presunte autorità; ma tali appelli sono selettivi, perché la Watchtower difficilmente accetterebbe la metà di ciò che Girolamo scrisse, pur citandolo qui come “testimone esperto”.
La loro argomentazione in sostanza è la seguente: Matteo “ha fatto più di cento citazioni dalle Scritture ebraiche ispirate.” Poiché il Tetragramma era contenuto nelle Scritture ebraiche, nel momento in cui le citava, sarebbe stato obbligato a includere fedelmente il Tetragramma.”
Ci sono due cose sbagliate in queste due premesse espresse dalla Torre di Guardia. La prima è che, ancora una volta, fanno appello all’autorità di Girolamo, con cui non sarebbero d’accordo riguardo le sue argomentazioni sulla Deità di Gesù e sulla Trinità, e citano come un fatto qualcosa che è più o meno un’opinione di Girolamo. Molti studiosi credono che sia possibile che Matteo sia stato scritto per primo in ebraico, ma ben pochi affermano questa tesi oltre ogni ragionevole dubbio, come la Torre di Guardia deve fare per sostenere il loro caso indiziario. Il secondo punto è che non c'è assolutamente alcuna prova che il Nome Divino fosse presente nelle copie della LXX che Matteo utilizzava.
La premessa finale che l'Appendice 1a espone è un punto sollevato da George Howard riguardo gli scritti pre-cristiani e come lui ritenesse che ciò potesse indicare che gli autografi del Nuovo Testamento contenessero il Nome Divino. Howard esprime questa posizione come una “teoria.” L'Appendice termina con: “Non consideriamo questa visione [di Howard] una ‘teoria,’ ma piuttosto una presentazione dei fatti storici riguardo alla trasmissione dei manoscritti biblici”. E' infatti uno dei suoi dogmi. 

Post di Stefano Greco