L’argomentazione della Watch Tower riguardo alla fedeltà delle Scritture è piuttosto contraddittoria. La loro posizione è situazionale e dipende da quale tesi vogliano sostenere.
Quando
difendono l’affidabilità e l’incorruttibilità delle Scritture,
affermano che «non ci sono omissioni importanti» (Ragioniamo
facendo uso delle Scritture, p. 64).
Ma
quando viene chiesto loro perché abbiano inserito 237 volte il nome
divino nel testo comunemente accettato del Nuovo Testamento ,
rispondono che lo hanno fatto perché «gli scribi rimossero il
Tetragramma» senza lasciarne traccia (Traduzione del Nuovo Mondo
delle Sacre Scritture – con riferimenti, p. 1564).
Nell’Appendice
1a (alla quale rispondiamo in questo scritto), p. 1133 della
Traduzione Interlineare del Regno si legge: «Poiché
le Scritture Greche Cristiane furono un’aggiunta ispirata e un
complemento alle sacre Scritture Ebraiche, questa improvvisa
scomparsa del nome divino dal testo greco sembra incoerente.»
È
qui che la Watch Tower inizia a distorcere i fatti, perché in realtà
la “scomparsa” non fu affatto “improvvisa”.
Per
circa due secoli e mezzo prima dell’inizio della stesura del Nuovo
Testamento, il Nome Divino non compariva più in nessuno dei
manoscritti esistenti della Settanta (la traduzione greca delle
Scritture Ebraiche). Al
suo posto veniva scritto “Kyrios” (Signore).
L’articolo
dell’Appendice nella KIT [Kingdom
Interlinear Translation of the Greek Scriptures]
poi pone una domanda condizionale: «Se
i cristiani devono essere un popolo per il nome di Dio, perché il
suo nome, rappresentato dal Tetragramma, dovrebbe essere abolito
dalle Scritture Greche Cristiane?» È
una frase abilmente formulata, perché conferma implicitamente l’idea
della Watch Tower secondo cui i cristiani dovrebbero essere
conosciuti attraverso il Nome Divino, anziché con la denominazione
biblica di “cristiani”, e che tale Nome sarebbe stato
arbitrariamente cancellato dal Nuovo Testamento.
Tuttavia,
non esiste alcuna prova diretta che il Nome Divino sia mai stato
rimosso dal Nuovo Testamento.
Allo
stesso modo, non c’è alcuna prova diretta che esso sia stato
cancellato da qualunque copia della Settanta.
La
Watchtower poi giustamente osserva che le copie più antiche
conosciute della LXX contengono il Nome Divino — e presenta questo
fatto come una sorta di colpo di scena o “prova schiacciante”. Ma
si tratta in realtà di un classico argomento fantoccio (straw man)
da parte della Watchtower. Perché?
L’Appendice
costruisce un falso presupposto su ciò che la Chiesa cristiana
crederebbe, e poi lo “smentisce”! La frase in questione è: «Si
è a lungo pensato che la ragione dell’assenza del nome divino nei
nostri manoscritti esistenti fosse che esso mancava nella Settanta
greca.»
In
realtà, la ragione principale per cui non si crede che il Nome
Divino appaia nel Nuovo Testamento è che è assente da tutte le
copie esistenti del Nuovo Testamento! Affermare che il nome non si
trova nelle copie successive della LXX è solo un argomento
secondario. Ma
la Watchtower evita abilmente di riconoscere questo fatto.
La
discussione prosegue a pagina 1134 del KIT, dove “dimostrano” che
dodici frammenti della più antica Settanta (LXX) esistente
contenevano il Nome Divino. Da ciò, concludono e proclamano: “Questo
prova che l’originale LXX conteneva il nome divino ovunque esso
appariva nell’originale ebraico.” Tuttavia, questa deduzione
della Watchtower non segue logicamente. L’unica cosa che dimostra è
che una copia della Settanta, datata intorno al 200 a.C., conteneva
il Nome Divino. Non esistono copie dell’originale LXX, quindi è
impossibile affermare con assoluta certezza che l’originale
includesse il Nome Divino — anche se è possibile che fosse così.
È altrettanto possibile che il Nome Divino fosse presente in tutta
la copia della LXX a cui appartenevano quei dodici frammenti, ma non
si può affermare con certezza. Questo è un metodo tipico della
Watchtower: trovano una possibilità e poi la presentano come una
certezza “oltre ogni ragionevole dubbio”. Ma non è così che si
fa ricerca accademica critica.
L’Appendice formula poi un’altra affermazione: che Gesù avesse
effettivamente a disposizione copie della LXX contenenti il Nome
Divino, e come “prova” citano Girolamo, il quale nel “quarto o
quinto secolo” avrebbe detto di aver visto copie con il Nome
Divino. Ma anche qui si tratta di un enorme salto logico: il fatto
che Girolamo abbia visto una copia non significa che tutte le copie
della LXX dovessero contenere il Nome Divino! Inoltre, una pagina
prima, la stessa Appendice 1a sosteneva che i codici del IV secolo —
il Sinaitico e l’Alessandrino — contenevano una versione senza il
Nome Divino. Un altro esempio, dunque, di argomentazione “a
convenienza” e di travisamento dei fatti da parte della
Watchtower.
Il
successivo “presupposto” dell’Appendice della del KIT è almeno un
po’ più stimolante. Si chiedono: “Gesù seguì la consuetudine
del tempo e lesse ‘Adonai’ in quei punti, per timore di profanare
il Nome e violare il Terzo Comandamento?” Prima di rispondere, vale
la pena notare che qui la Watchtower accenna a un aspetto importante
che ha omesso convenientemente: era usanza del tempo non pronunciare
né scrivere il Nome Divino. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio ci
informa che nel I secolo era “illegale” pronunciare il Nome.
Verso la fine del periodo del Secondo Tempio, il Nome Divino era
pronunciato solo una volta all’anno, durante la più solenne
liturgia, dal Sommo Sacerdote. Tuttavia, va riconosciuto che
l’argomento della Watchtower in questo punto è legittimo, e non si
può fornire una risposta definitiva per nessuna delle due posizioni.
Ma ciò significa anche che la Watchtower non può affermare con
certezza che Gesù non abbia seguito quella consuetudine. Anzi, si
può sostenere che l’assenza del Nome Divino nel Nuovo Testamento
sia intenzionale per la cristologia del Nuovo testamento. Occorre
dire che uno dei versetti più travisati in assoluto dalla società
torre di guardia e Romani 10:13 laddove in tutto il contesto si parla
della necessità della predicazione intorno a Gesù Cristo perché
così ascoltando di lui possano arrivare a invocarlo: il fatto è che
poi Paolo parlando della necessità e importanza di invocare il nome
del Signore Gesù per la salvezza cita Gioele 2:32 dove nel contesto
originario il Signore è “YHWH” ma lo applica a Cristo. Ma la
Società continua a dire che il Nome da invocare è “Geova”…
Si
può notare che Gesù non pronunciò ad alta voce il Nome Divino,
poiché nessuno lo accusò di violare il Terzo Comandamento dopo aver
letto il rotolo di Isaia. La Società potrebbe obiettare che Gesù
non seguiva le “tradizioni umane”. Tuttavia, non è vero che Gesù
rifiutasse tutte le tradizioni: nell’Antico Testamento non esiste
alcun comandamento di celebrare la festa di Hanukkah, poiché
l’evento che l’ha originata avvenne nel periodo
intertestamentario; eppure i Vangeli ci dicono che Gesù partecipò a
quella festa. Dunque, anche se l’argomento della Watchtower su
questo punto è possibile, non è affatto probabile, perché esiste
una controargomentazione altrettanto plausibile….
Dopo
aver presentato l’argomento della tradizione, l’Appendice passa
al nocciolo della questione: “Il nome di Dio appariva negli
originali Scritti Greci Cristiani?” Si rispondono da soli
affermando di avere una “base per rispondere di sì.” Poi
dichiarano con assoluta sicurezza che Matteo avrebbe scritto per
primo il suo Vangelo in ebraico, e che successivamente qualcun altro
lo avrebbe tradotto in greco, citando ancora una volta Girolamo come
autorità. È tipico della Watchtower fare appello a presunte
autorità; ma tali appelli sono selettivi, perché la Watchtower
difficilmente accetterebbe la metà di ciò che Girolamo scrisse, pur
citandolo qui come “testimone esperto”.
La
loro argomentazione in sostanza è la seguente: Matteo “ha fatto
più di cento citazioni dalle Scritture ebraiche ispirate.” Poiché
il Tetragramma era contenuto nelle Scritture ebraiche, nel momento in
cui le citava, sarebbe stato obbligato a includere fedelmente il
Tetragramma.”
Ci
sono due cose sbagliate in queste due premesse espresse dalla Torre
di Guardia. La prima è che, ancora una volta, fanno appello
all’autorità di Girolamo, con cui non sarebbero d’accordo
riguardo le sue argomentazioni sulla Deità di Gesù e sulla Trinità,
e citano come un fatto qualcosa che è più o meno un’opinione di
Girolamo. Molti studiosi credono che sia possibile che Matteo sia
stato scritto per primo in ebraico, ma ben pochi affermano questa
tesi oltre ogni ragionevole dubbio, come la Torre di Guardia deve
fare per sostenere il loro caso indiziario. Il secondo punto è che
non c'è assolutamente alcuna prova che il Nome Divino fosse presente
nelle copie della LXX che Matteo utilizzava.
La
premessa finale che l'Appendice 1a espone è un punto sollevato da
George Howard riguardo gli scritti pre-cristiani e come lui ritenesse
che ciò potesse indicare che gli autografi del Nuovo Testamento
contenessero il Nome Divino. Howard esprime questa posizione come una
“teoria.” L'Appendice termina con: “Non consideriamo questa
visione [di Howard] una ‘teoria,’ ma piuttosto una presentazione
dei fatti storici riguardo alla trasmissione dei manoscritti
biblici”. E' infatti uno dei suoi dogmi.
Post di Stefano Greco

