domenica 2 novembre 2025

Indiana Jones e il Mistero del "Tetragramma rimosso"...

L’argomentazione della Watch Tower riguardo alla fedeltà delle Scritture è piuttosto contraddittoria. La loro posizione è situazionale e dipende da quale tesi vogliano sostenere.

Quando difendono l’affidabilità e l’incorruttibilità delle Scritture, affermano che «non ci sono omissioni importanti» (Ragioniamo facendo uso delle Scritture, p. 64).
Ma quando viene chiesto loro perché abbiano inserito 237 volte il nome divino nel testo comunemente accettato del Nuovo Testamento , rispondono che lo hanno fatto perché «gli scribi rimossero il Tetragramma» senza lasciarne traccia (Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture – con riferimenti, p. 1564).
Nell’Appendice 1a (alla quale rispondiamo in questo scritto), p. 1133 della Traduzione Interlineare del Regno si legge: «Poiché le Scritture Greche Cristiane furono un’aggiunta ispirata e un complemento alle sacre Scritture Ebraiche, questa improvvisa scomparsa del nome divino dal testo greco sembra incoerente.»
È qui che la Watch Tower inizia a distorcere i fatti, perché in realtà la “scomparsa” non fu affatto “improvvisa”.
Per circa due secoli e mezzo prima dell’inizio della stesura del Nuovo Testamento, il Nome Divino non compariva più in nessuno dei manoscritti esistenti della Settanta (la traduzione greca delle Scritture Ebraiche). Al suo posto veniva scritto “Kyrios” (Signore).
L’articolo dell’Appendice nella KIT [Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures] poi pone una domanda condizionale: «Se i cristiani devono essere un popolo per il nome di Dio, perché il suo nome, rappresentato dal Tetragramma, dovrebbe essere abolito dalle Scritture Greche Cristiane?» È una frase abilmente formulata, perché conferma implicitamente l’idea della Watch Tower secondo cui i cristiani dovrebbero essere conosciuti attraverso il Nome Divino, anziché con la denominazione biblica di “cristiani”, e che tale Nome sarebbe stato arbitrariamente cancellato dal Nuovo Testamento.
Tuttavia, non esiste alcuna prova diretta che il Nome Divino sia mai stato rimosso dal Nuovo Testamento.
Allo stesso modo, non c’è alcuna prova diretta che esso sia stato cancellato da qualunque copia della Settanta.
La Watchtower poi giustamente osserva che le copie più antiche conosciute della LXX contengono il Nome Divino — e presenta questo fatto come una sorta di colpo di scena o “prova schiacciante”. Ma si tratta in realtà di un classico argomento fantoccio (straw man) da parte della Watchtower. Perché?
L’Appendice costruisce un falso presupposto su ciò che la Chiesa cristiana crederebbe, e poi lo “smentisce”! La frase in questione è: «Si è a lungo pensato che la ragione dell’assenza del nome divino nei nostri manoscritti esistenti fosse che esso mancava nella Settanta greca.»
In realtà, la ragione principale per cui non si crede che il Nome Divino appaia nel Nuovo Testamento è che è assente da tutte le copie esistenti del Nuovo Testamento! Affermare che il nome non si trova nelle copie successive della LXX è solo un argomento secondario. Ma la Watchtower evita abilmente di riconoscere questo fatto.

La discussione prosegue a pagina 1134 del KIT, dove “dimostrano” che dodici frammenti della più antica Settanta (LXX) esistente contenevano il Nome Divino. Da ciò, concludono e proclamano: “Questo prova che l’originale LXX conteneva il nome divino ovunque esso appariva nell’originale ebraico.” Tuttavia, questa deduzione della Watchtower non segue logicamente. L’unica cosa che dimostra è che una copia della Settanta, datata intorno al 200 a.C., conteneva il Nome Divino. Non esistono copie dell’originale LXX, quindi è impossibile affermare con assoluta certezza che l’originale includesse il Nome Divino — anche se è possibile che fosse così. È altrettanto possibile che il Nome Divino fosse presente in tutta la copia della LXX a cui appartenevano quei dodici frammenti, ma non si può affermare con certezza. Questo è un metodo tipico della Watchtower: trovano una possibilità e poi la presentano come una certezza “oltre ogni ragionevole dubbio”. Ma non è così che si fa ricerca accademica critica.

L’Appendice formula poi un’altra affermazione: che Gesù avesse effettivamente a disposizione copie della LXX contenenti il Nome Divino, e come “prova” citano Girolamo, il quale nel “quarto o quinto secolo” avrebbe detto di aver visto copie con il Nome Divino. Ma anche qui si tratta di un enorme salto logico: il fatto che Girolamo abbia visto una copia non significa che tutte le copie della LXX dovessero contenere il Nome Divino! Inoltre, una pagina prima, la stessa Appendice 1a sosteneva che i codici del IV secolo — il Sinaitico e l’Alessandrino — contenevano una versione senza il Nome Divino. Un altro esempio, dunque, di argomentazione “a convenienza” e di travisamento dei fatti da parte della Watchtower.

Il successivo “presupposto” dell’Appendice della del KIT è almeno un po’ più stimolante. Si chiedono: “Gesù seguì la consuetudine del tempo e lesse ‘Adonai’ in quei punti, per timore di profanare il Nome e violare il Terzo Comandamento?” Prima di rispondere, vale la pena notare che qui la Watchtower accenna a un aspetto importante che ha omesso convenientemente: era usanza del tempo non pronunciare né scrivere il Nome Divino. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio ci informa che nel I secolo era “illegale” pronunciare il Nome. Verso la fine del periodo del Secondo Tempio, il Nome Divino era  pronunciato solo una volta all’anno, durante la più solenne liturgia, dal Sommo Sacerdote. Tuttavia, va riconosciuto che l’argomento della Watchtower in questo punto è legittimo, e non si può fornire una risposta definitiva per nessuna delle due posizioni. Ma ciò significa anche che la Watchtower non può affermare con certezza che Gesù non abbia seguito quella consuetudine. Anzi, si può sostenere che l’assenza del Nome Divino nel Nuovo Testamento sia intenzionale per la cristologia del Nuovo testamento. Occorre dire che uno dei versetti più travisati in assoluto dalla società torre di guardia e Romani 10:13 laddove in tutto il contesto si parla della necessità della predicazione intorno a Gesù Cristo perché così ascoltando di lui possano arrivare a invocarlo: il fatto è che poi Paolo parlando della necessità e importanza di invocare il nome del Signore Gesù per la salvezza cita Gioele 2:32 dove nel contesto originario il Signore è “YHWH” ma lo applica a Cristo. Ma la Società continua a dire che il Nome da invocare è “Geova”…
Si può notare che Gesù non pronunciò ad alta voce il Nome Divino, poiché nessuno lo accusò di violare il Terzo Comandamento dopo aver letto il rotolo di Isaia. La Società potrebbe obiettare che Gesù non seguiva le “tradizioni umane”. Tuttavia, non è vero che Gesù rifiutasse tutte le tradizioni: nell’Antico Testamento non esiste alcun comandamento di celebrare la festa di Hanukkah, poiché l’evento che l’ha originata avvenne nel periodo intertestamentario; eppure i Vangeli ci dicono che Gesù partecipò a quella festa. Dunque, anche se l’argomento della Watchtower su questo punto è possibile, non è affatto probabile, perché esiste una controargomentazione altrettanto plausibile….
Dopo aver presentato l’argomento della tradizione, l’Appendice passa al nocciolo della questione: “Il nome di Dio appariva negli originali Scritti Greci Cristiani?” Si rispondono da soli affermando di avere una “base per rispondere di sì.” Poi dichiarano con assoluta sicurezza che Matteo avrebbe scritto per primo il suo Vangelo in ebraico, e che successivamente qualcun altro lo avrebbe tradotto in greco, citando ancora una volta Girolamo come autorità. È tipico della Watchtower fare appello a presunte autorità; ma tali appelli sono selettivi, perché la Watchtower difficilmente accetterebbe la metà di ciò che Girolamo scrisse, pur citandolo qui come “testimone esperto”.
La loro argomentazione in sostanza è la seguente: Matteo “ha fatto più di cento citazioni dalle Scritture ebraiche ispirate.” Poiché il Tetragramma era contenuto nelle Scritture ebraiche, nel momento in cui le citava, sarebbe stato obbligato a includere fedelmente il Tetragramma.”
Ci sono due cose sbagliate in queste due premesse espresse dalla Torre di Guardia. La prima è che, ancora una volta, fanno appello all’autorità di Girolamo, con cui non sarebbero d’accordo riguardo le sue argomentazioni sulla Deità di Gesù e sulla Trinità, e citano come un fatto qualcosa che è più o meno un’opinione di Girolamo. Molti studiosi credono che sia possibile che Matteo sia stato scritto per primo in ebraico, ma ben pochi affermano questa tesi oltre ogni ragionevole dubbio, come la Torre di Guardia deve fare per sostenere il loro caso indiziario. Il secondo punto è che non c'è assolutamente alcuna prova che il Nome Divino fosse presente nelle copie della LXX che Matteo utilizzava.
La premessa finale che l'Appendice 1a espone è un punto sollevato da George Howard riguardo gli scritti pre-cristiani e come lui ritenesse che ciò potesse indicare che gli autografi del Nuovo Testamento contenessero il Nome Divino. Howard esprime questa posizione come una “teoria.” L'Appendice termina con: “Non consideriamo questa visione [di Howard] una ‘teoria,’ ma piuttosto una presentazione dei fatti storici riguardo alla trasmissione dei manoscritti biblici”. E' infatti uno dei suoi dogmi. 

Post di Stefano Greco