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lunedì 28 gennaio 2019

OT Genesi: Cronologia biblica ed ere geologiche



Cronologia biblica ed ere geologiche
È evidente un disallineamento tra la cronologia biblica e le ere geologiche, da migliaia di anni a milioni di anni! 
Se pensiamo a Genesi come a un racconto semplificato, anche la cronologia sarebbe semplificata, pensate a una molla, avete presente quella molla che si trova nelle penne a scatto? Pensate come si riduce a pochi millimetri se la comprimi tra l'indice e il pollice, la cronologia di Genesi potrebbe essere come quella molla compressa, contratta e ridotta.
Se si fa un paragone tra le ere geologiche e Genesi è interessante notare sorprendenti analogie, per esempio tutto inizia con l'acqua degli abissi (Adeano, definita anche età oscura della Terra), poi la formazione dell'asciutto e la vegetazione (siluriano), gli animali terrestri (devoniano) e infine l'uomo e la donna (Adamo cromosomico  e Eva mitocondriale vissuti durante l’olocene)
Credo che oggi stiamo rivivendo il percorso di Galileo Galilei, un uomo di fede e di scienza, che dovette ritrattare le sue ricerche a motivo della religione predominante che riteneva di avere il monopolio sulla conoscenza. E così per noi oggi, cercare di mettere insieme fede e scienza a volte viene osteggiato se non addirittura tacciato di eresia. Tuttavia ci sono alcune cose che non possono essere fermate, e il tempo come si sa è galantuomo.
Per noi tdG questa visione ‘galileiana’ attualizzata di Genesi comporterebbe una revisione teologica che porterebbe, parola di David Splane all'adorazione mattutina su Matteo 24:45 a ‘un raffinamento nell'intendimento di una scrittura potrebbe avere un effetto domino su altri versetti’, anche se quello che dice Splane è vero, tuttavia credo che siamo ‘schiavi’ delle tradizioni dottrinali e del sistema organizzativo da non essere più in grado di fare vera luce e vere riforme.

lunedì 21 gennaio 2019

OT Genesi: Salto ontologico



Salto ontologico

(Ontologico secondo il vocabolario Treccani: “Ontològico agg. 1. Che riguarda la conoscenza dell’essere (nel sign. filosofico della parola), della realtà, dell’oggetto in sé: concezioni ontologiche; analisi ontologica. Con accezione partic., prova ontologica. (o argomento ontologico.), argomento a priori che dimostra l’esistenza di Dio …”

Quindi il salto ontologico corrisponderebbe al momento di un processo evolutivo che richiede o è prova dell’intervento divino)  Ricollegandomi alla teologia cattolica del post precedente, vediamo se è possibile trovare riscontro nel testo di Genesi capitolo 1.



In sintesi: 

Il progetto di Dio sulla creazione può realizzarsi attraverso le cause seconde con il corso naturale degli eventi, senza dover pensare a interventi miracolistici che orientano in una o nell'altra direzione. "Dio non fa le cose, ma fa in modo che si facciano". E il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: "Dio è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde".


L'altro punto delicato è rappresentato dall'uomo, che non può considerarsi un prodotto necessario e naturale della evoluzione.
  L'elemento spirituale che lo caratterizza non può emergere dalle potenzialità della materia. È il salto ontologico, la discontinuità che il magistero ha sempre riaffermato per la comparsa dell'uomo. Essa suppone una volontà positiva di Dio. La trascendenza dell'uomo in forza dell'anima avviene "grazie all'intervento finale di una scelta libera e gratuita operata da Dio creatore che trascende tutte le possibilità della natura materiale". Quando, dove e come Dio ha voluto, si è accesa dunque la scintilla dell'intelligenza in uno o più Ominidi. La natura ha la potenzialità di accogliere lo spirito secondo la volontà di Dio creatore, ma non può produrlo da sé. In fondo, è quello che avviene anche nella formazione di ogni essere umano ed è ciò che fa la differenza tra l'uomo e l'animale; un'affermazione che si colloca fuori dalla scienza empirica e, in quanto tale, non può essere né provata né negata con le metodologie della scienza.



 Quali verbi sono usati per descrivere la creazione di Geova in questo primo capitolo di Genesi?


Sono i seguenti:

Genesi 1:1 verbo creare.

(In ordine le traduzioni messe a confronto sono: Strong's Concordance, Traduzione Nuovo Mondo 2017, Nuova Riveduta 1994, Nuova Riveduta 2006, CEI 1994, CEI 2008, Traduzione interconfessionale lingua corrente [Tilc], Diodati riveduta.)


Genesi 1:1 verbo creare: tutte le traduzioni confrontate traducono creò.
Strong's Concordance
bara': choose
בָּרָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: bara'
Phonetic Spelling: (baw-raw')
Definition: to shape, create

Genesi 1:3 verbo essere: tutte le traduzioni consultate traducono sia.
Strong's Concordance
hayah: to fall out, come to pass, become, be
הָיָה :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: hayah
Phonetic Spelling: (haw-yaw)
Definition: to fall out, come to pass, become, be

Genesi 1:11 verbo produrre: germogliare, produca.
Strong's Concordance
dasha: to sprout, shoot, grow green
דָּשָׁא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: dasha
Phonetic Spelling: (daw-shaw')
Definition: to sprout, shoot, grow green

Genesi 1:20 verbo abbondare: producano, brulichino.
Strong's Concordance
sharats: to swarm, teem
שֶׁרֶץ :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: sharats
Phonetic Spelling: (shaw-rats')
Definition: to swarm, teem

Genesi 1:21 verbo creare: tutte le traduzioni consultate traducono creò.
Strong's Concordance
bara': choose
בָּרָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: bara'
Phonetic Spelling: (baw-raw')
Definition: to shape, create

Genesi 1:24 verbo produrre: tutte le traduzioni consultate traducono produca.
Strong's Concordance
yatsa: to go or come out
יָצָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: yatsa
Phonetic Spelling: (yaw-tsaw')
Definition: to go or come out

Genesi 1:25, 26 verbo fare: tutte le traduzioni consultate traducono fece e facciamo.
Strong's Concordance
asah: accomplish
עָשָׂה :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: asah
Phonetic Spelling: (aw-saw')
Definition: do, make

Genesi 1:27 verbo creare: tutte le traduzioni consultate traducono creò.
Strong's Concordance
bara': choose
בָּרָא :Word Original
Part of Speech: Verb
Transliteration: bara'
Phonetic Spelling: (baw-raw')
Definition: to shape, create

 Notate al versetto 3 il verbo usato è la radice del nome di Geova, secondo noi tdG “il significato del nome Geova non è limitato a quello che lui stesso sceglie di diventare. Include anche ciò che egli fa accadere in relazione alla sua creazione e all’adempimento del suo proposito”. Secondo la dottrina cattolica: "Dio non fa le cose, ma fa in modo che si facciano", "Dio è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde" ¡ Notate inoltre che le uniche varianti nelle diverse traduzioni consultate, riguardano il verbi produrre e abbondare che si trovano nei versetti 11,12 e 20, quando la terra e le acque per ordine di Geova produssero vita vegetale e animale.
 Notate il verbo creò è usato solo in relazione, alla creazione della materia primordiale (vers.1) alla creazione degli animali (vers. 21), e dell'uomo (Vers. 27).

 Non è corretta questa definizione che da l’organizzazione: 

“Geova ha una posizione unica essendo il solo Creatore di tutto il creato. Il verbo “creare” traduce l’ebraico barà’, usato solo in riferimento a Geova. Quando Dio parla con il suo “artefice” in Genesi 1:26, viene usato il verbo ebraico ‘asàh; questo verbo significa “fare” e poteva includere altri, “l’artefice” era un collaboratore, non un altro Creatore” (fine citazione).  E allora perché nel versetto 27 si usa in riferimento alla creazione dell’uomo il verbo creare (barà)? Quindi anche “l’artefice” è Creatore, si o no?

 Di nuovo cito Giovanni Paolo II in un discorso a un simposio su "Fede cristiana e teoria dell'evoluzione", nel 1985, affermava: "Una fede rettamente compresa nella creazione e un insegnamento rettamente inteso della evoluzione non creano ostacoli. L'evoluzione suppone la creazione, anzi la creazione si pone nella luce dell'evoluzione come un avvenimento che si estende nel tempo, come una ‘creatio’ continua".
Il Catechismo della Chiesa Cattolica osserva che "la creazione non è uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta". Dio ha creato un mondo non perfetto, ma "in stato di via verso la sua perfezione ultima. Questo divenire nel disegno di Dio comporta con la comparsa di certi esseri la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura, anche le distruzioni".

 Notate come nei versetti 11,12 e 20, la terra e le acque per ordine di Geova produssero vita vegetale e animale, come avvenne questo Genesi non lo dice, sicuramente Geova mise in essere gli elementi affinché producessero e brulicassero. Anche citando Genesi 2:7 “E Geova Dio formò l’uomo dalla polvere del suolo …” si noterebbe un mettere in essere elementi già esistenti, ma non è spiegato il processo di formazione.

 Permettetemi a questo punto di fare un breve accenno al capitolo 2 di Genesi, esso ha dato luogo a domande interessanti, credo che questo capitolo costituisca una sorta di lente di ingrandimento puntato su avvenimenti specifici, ma attenzione! Con un diverso stile letterario rispetto al capitolo 1, e mi riferisco allo stile letterario di retrospezione.


L'analessi, o retrospezione (spesso indicata con il termine di lingua inglese flashback), è un procedimento narrativo che riavvolge la struttura della narrazione (cioè la sequenza cronologica degli eventi) su se stessa, raccontando avvenimenti che precedono il punto raggiunto dalla storia.

Il termine, derivato dalla lingua greca ἀνάληψις, análēpsis, 'ripresa', indica il racconto di un fatto accaduto in precedenza. All'opposto, la prolessi, da πρόληψις, pròlēpsis (talvolta, in inglese, flashforward) rivela gli eventi che accadranno in futuro.


Dove troviamo questo stile letterario?



Se noterete al cap.2 vers.5 l'assenza di vegetazione, (retrospezione) vers.6 assenza di pioggia, (quindi il versetto 6 precede cronologicamente il versetto 5).



Vers.7 formazione dell'uomo, (retrospezione) vers.8 piantato il giardino, (retrospezione) vers.9 cresce ogni albero.

Vers.10-14 descrizione dell'Eden, (retrospezione) vers.15 vi pone l'uomo, (retrospezione) vers.19 formazione degli animali.

Anche nei versetti 20 e 22 in un certo senso troviamo una retrospezione, ver.20 l'uomo non trova il suo complemento tra gli animali, (retrospezione) vers.22 creata la donna. È come se Dio avesse creato qualcosa incompleto, imperfetto, che doveva essere completato, e tuttavia al capitolo 1:27 è dichiarato che Dio creò maschio e femmina, quindi creati insieme!

Mi sembra evidente che a motivo dello stile letterario non possiamo dare un senso cronologico agli avvenimenti come descritti nel capitolo 2, essi sono come ribaltati a uno specchio, appunto retrospezione.

 Devo ammettere che l'immagine che mi ero fatto della creazione era un po' semplicistica, 
riassumendo il tutto al 'dito di Dio' una sorta di 'bacchetta magica' in grado di fare miracoli che in un periodo relativamente breve trasformò materia ed elementi. Mi rendo conto che la realtà è molto più complessa, geniale e stupenda di quanto potevamo e possiamo immaginare, secondo me è proprio la complessità nell'utilizzo di questi verbi descrittivi della creazione a dimostrarlo, come un sussurro che ci giunge dopo chissà quanti millenni a parlarci della complessità della creazione, come un racconto a grosse linee che il Creatore ci ha fatto arrivare delle sue meravigliose opere.
Noi possiamo solo cercare di intuirne il segreto attraverso quello che leggiamo in questo capitolo di Genesi e lo studio della natura.

A scuola alle lezioni di elettronica ho imparato che principi molto complessi vengo espressi con formule matematiche semplici e sintetiche, per esempio c'è una formula chiamata prima legge di Ohm e si scrive: I=V/R, si legge: la corrente elettrica in un conduttore dipende dalla differenza di potenziale (voltaggio) e dalla resistenza del conduttore. Una formula semplice e sintetica, eppure grazie ad essa è possibile costruire ogni circuito elettronico immaginabile.

Il racconto di Genesi capitolo 1 è stato scritto con la semplicità e la sinteticità di una formula.
Tuttavia la creazione è un processo molto più complesso e stupendo. Forse così potremmo riassumere “la parabola” o se preferite “il racconto semplificato” di Genesi capitolo 1, una formula semplificata e sintetizzata che contiene il segreto della creazione dell’universo!

Nella prossima parte cercherò di allineare l’ordine creativo descritto in Genesi 1 con le ere geologiche.

lunedì 14 gennaio 2019

OT Genesi: Il “racconto semplificato” della creazione




Il “racconto semplificato” della creazione di Genesi


Immaginiamo che il racconto di Genesi sia un “racconto semplificato”, anzi direi che abbiamo due versioni una nel capitolo 1 e l’altra nel capitolo 2, quali prove si potrebbero trovare nel testo stesso per affermare questo?

    Alcuni elementi che potrebbero far pensare a un racconto che non vada preso letteralmente sono in Genesi 1:26 (credo qui troviamo il primo caso di antropomorfismo), Dio crea l'uomo a sua immagine maschio e femmina, ma Dio non è spirito? Egli non ha genere, per ovviare a questo tipo problema l’interpretazione dei tdG dice che ‘a sua immagine’ significa avere le qualità di Dio insite in noi, quindi è simbolico!

    Un'altro aspetto lo troviamo in Genesi 1:5 "E si fece sera e si fece mattina, il primo giorno",  poteva essere un giorno di 24 ore? Un giorno simbolico di 1000 anni, o forse più? Quindi abbiamo a che fare con un altro elemento simbolico!

  Oppure in Genesi 2:17 quando si parla dell'albero della conoscenza del bene e del male, ma cosa era realmente? L’attuale spiegazione è: Geova lo chiamò ‘albero della conoscenza del bene e del male’ perché rappresentava il Suo diritto di stabilire cos'era bene o male per l’uomo. Quindi abbiamo a che fare con un simbolismo!
    E Caino bandito dalla terra, in che senso? Da quale terra? Genesi 4:11 dice che fu bandito dal suolo (dalla terra in cui viveva) per andare dove? Genesi 4:15 descrive la condanna di Dio “chiunque ucciderà Caino”, chi lo avrebbe potuto uccidere lontano dalla sua terra? Quale persone avrebbe incontrato? Genesi 4:17 dice che Caino si mise a edificare una città, per chi? Per quale persone da formare una città? I suoi figli moltiplicatosi così rapidamente da formare una città? Quindi come definire il racconto della creazione parabola, racconto semplificato, leggenda, mito? Se crediamo che si fonda su un fatto storico non ha molta importanza, ne è richiesto una conferma scientifica! 

  Comunque sembra che in genetica, il più recente antenato comune (in inglese Most Recent Common Ancestor o MRCA), di qualsiasi insieme di organismi, rappresenta il progenitore da cui tutti gli organismi del gruppo sono discendenti diretti. E in base all'assunto che un individuo erediti i mitocondri solo dalla propria madre, questa scoperta implica che tutti gli esseri umani abbiano una linea di discendenza femminile derivante da una donna che i ricercatori hanno soprannominato Eva mitocondriale. Nella genetica umana abbiamo anche l'Adamo cromosomiale-Y o Adamo cromosomico è l'ultimo antenato comune dal quale tutti gli uomini viventi discendono in linea paterna.  E qui porterei alla vostra attenzione una discussione che va avanti da tempo nel mondo accademico, e sarebbe ora entrassimo anche noi tdG nella discussione
    L’articolo è abbastanza lungo ho cercato di raccogliere i passaggi più interessanti (se vi annoia leggere tutto l'articolo potete leggere solo la parte evidenziata in giallo).

Ecco il link


di Sandro Magister

Creazione od evoluzione? La Chiesa di Roma risponde così:

Creazionisti contro darwinisti, “disegno intelligente” contro selezione casuale: la controversia è sempre più accesa. Il papa la studia con un team di esperti. Ecco le verità che vuole riaffermare. E le confusioni che vuole dissipare. ROMA, 11 agosto 2006 – Al seminario a porte chiuse su “creazione ed evoluzione” che Benedetto XVI terrà ai primi di settembre a Castel Gandolfo con i suoi ex allievi di teologia, tutti arriveranno con nella cartella la dovuta documentazione.
  ...in modo più approfondito hanno affrontato la questione Giovanni Paolo II, la Commissione Teologica Internazionale e lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica. Sia l’articolo di Fiorenzo Facchini, sia quello del cardinale Schönborn sul “New York Times” citano tutti questi interventi.
Fiorenzo Facchini: “Evoluzione e creazione” (“L’Osservatore Romano”, 16 gennaio 2006)
   L'acceso dibattito su evoluzione e creazione, sviluppatosi da diversi decenni negli Stati Uniti, è giunto in Europa da qualche anno e va infiammando il mondo culturale. Purtroppo è inquinato da posizioni politiche, oltre che ideologiche, e ciò non giova a una serena discussione. Certe affermazioni dei "creazionisti" americani hanno suscitato nell'ambiente scientifico reazioni ispirate a un certo dogmatismo nella difesa del neodarwinismo e hanno fatto riemergere posizioni scientiste, tipiche della cultura ottocentesca.
 …Nel mondo scientifico l'evoluzione biologica rappresenta la chiave interpretativa della storia della vita sulla terra, il quadro culturale della biologia moderna. Si ritiene che la vita sulla terra sia incominciata in ambiente acquatico intorno a 3,5 - 4 miliardi di anni fa con esseri unicellulari, i procarioti, sprovvisti di vero nucleo. Essi si ritrovano a lungo senza cambiamenti fino a 2 miliardi di anni quando compaiono i primi eucarioti (unicellulari con nucleo) nelle acque che ricoprivano il pianeta. I viventi pluricellulari tarderanno a venire. Dalla loro comparsa, 1 miliardo di anni fa, il ritmo evolutivo procederà ancora lento e non generalizzato. Sarà durante il Cambriano, fra 540 e 520 milioni di anni fa, che si svilupperanno in modo quasi esplosivo le principali classi dei viventi.
   E presumibile che per molto tempo non vi siano state sulla terra le condizioni idonee per l'evoluzione degli animali e vegetali oggi viventi. Ma la successione con cui compaiono pesci, anfibi, rettili, mammiferi, uccelli e la grande rapidità con cui evolvono sono un problema ancora da chiarire. Negli ultimi minuti dell'orologio della vita si forma la linea evolutiva che ha portato all'uomo. Intorno a 6 milioni di anni fa viene vista la divergenza fra la direzione evolutiva che ha portato alle scimmie antropomorfe e la direzione che ha portato a un cespuglio di forme, gli Ominidi, fra cui intorno a due milioni di anni fa si individua la linea evolutiva umana. Prima della forma umana moderna, le cui più antiche espressioni si ritrovano intorno a 150.000 anni fa, sono esistite altre forme umane, classificate come Homo Erectus e, prima ancora Homo Habilis, alle quali va ricongiunto Homo Sapiens.
  La ricostruzione delle varie tappe è compito della paleoantropologia a cui si aggiungono le moderne indagini biomolecolari sul DNA per individuare analogie e differenze a livello genetico, da riportare a un'ascendenza comune. Quanto ai fattori e alle modalità evolutive il discorso è tutto aperto. La felice intuizione di Darwin, e insieme con lui, anche se meno famoso, di Wallace, sull'importanza della selezione naturale operante sulle piccole variazioni della specie che si formano casualmente (i cosiddetti errori nella replicazione del DNA secondo la sintesi moderna) rappresenta un modello interpretativo che viene esteso da molti a tutto il corso evolutivo. Altri studiosi lo ammettono per la microevoluzione, ma non ritengono adeguato questo meccanismo, fondato sulla casualità delle piccole variazioni (o mutazioni), per spiegare in tempi relativamente brevi la formazione di strutture assai complesse e delle grandi direzioni evolutive dei vertebrati.
  … Nel processo evolutivo una particolare attenzione dovrebbe essere sempre data ai mutamenti ambientali. L'ambiente può svolgere un ruolo di rallentamento, come forse è stato nei primi miliardi di anni della vita sulla terra, o di accelerazione, come negli ultimi 500 milioni di anni. Non ci troveremmo qui a parlare di queste cose se una ventina di milioni di anni fa non ci fosse stata la formazione del Rift africano, con valli e regioni aperte che hanno consentito l'evoluzione del bipedismo e dell'uomo. La storia della vita suggerisce che lo sviluppo dei viventi ha richiesto una coincidenza di fattori genetici e di condizioni ambientali favorevoli in una serie di eventi naturali.
    A questo punto possono porsi due interrogativi: c'è spazio per la creazione e per un progetto di Dio? La comparsa dell'uomo rappresenta un necessario sviluppo delle potenzialità della natura? Giovanni Paolo II in un discorso a un simposio su "Fede cristiana e teoria dell'evoluzione", nel 1985, affermava: "Una fede rettamente compresa nella creazione e un insegnamento rettamente inteso della evoluzione non creano ostacoli. [...] L'evoluzione suppone la creazione, anzi la creazione si pone nella luce dell'evoluzione come un avvenimento che si estende nel tempo, come una ‘creatio’ continua".
   Il Catechismo della Chiesa Cattolica osserva che "la creazione non è uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta" (n. 302). Dio ha creato un mondo non perfetto, ma "in stato di via verso la sua perfezione ultima. Questo divenire nel disegno di Dio comporta con la comparsa di certi esseri la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura, anche le distruzioni" (n. 310). Giovanni Paolo II nel messaggio dell'ottobre 1996 alla Pontificia Accademia delle Scienze ha riconosciuto alla evoluzione il carattere di teoria scientifica, in ragione della sua coerenza con le vedute e le scoperte di varie branche della scienza. Nello stesso tempo rilevava che esistono diverse teorie esplicative del processo evolutivo, tra cui anche alcune che per l'ideologia materialista cui si ispirano non sono accettabili per un credente. Ma in questo caso non è in gioco la scienza, ma una ideologia.
    Il citato documento "Comunione e servizio" dà per scontato il processo evolutivo. Quello che è da riaffermare nella teologia (e in un retto ragionare) è il rapporto di dipendenza radicale del mondo da Dio, che ha creato le cose dal nulla, ma non ci è detto come. A questo punto può inserirsi il dibattito in corso sul progetto di Dio sulla creazione. Come noto, i sostenitori dell’Intelligent Design (ID) non negano l'evoluzione, ma affermano che la formazione di certe strutture complesse non può essere avvenuta per eventi casuali, ma ha richiesto interventi particolari di Dio nel corso dell'evoluzione e risponde a un progetto intelligente. A parte il fatto che in ogni caso non basterebbero mutazioni delle strutture biologiche perché occorrono anche cambiamenti ambientali, con il ricorso a interventi esterni suppletivi o correttivi rispetto alle cause naturali viene introdotta negli eventi della natura una causa superiore per spiegare cose che ancora non conosciamo, ma che potremmo conoscere. Ma così non si fa scienza. Ci portiamo su un piano diverso da quello scientifico. Se il modello proposto da Darwin viene ritenuto non sufficiente, se ne cerchi un altro, ma non è corretto dal punto di vista metodologico portarsi fuori dal campo della scienza pretendendo di fare scienza.
  … Quanto alla creazione, la Bibbia parla di una dipendenza radicale di tutti gli esseri da Dio e di un disegno, ma non dice come ciò si sia realizzato. L'osservazione empirica coglie l'armonia dell'universo che si basa su leggi e proprietà della materia e rimanda necessariamente a una causa superiore, non con dimostrazioni scientifiche, ma in base a un retto ragionare. Negarlo sarebbe un'affermazione ideologica e non scientifica. La scienza in quanto tale, con i suoi metodi, non può dimostrare, ma neppure escludere che un disegno superiore si sia realizzato, quali che siano le cause, all'apparenza anche casuali o rientranti nella natura. "Anche l'esito di un processo naturale veramente contingente può rientrare nel piano provvidenziale di Dio per la creazione" si osserva nel citato documento "Comunione e servizio". Ciò che a noi appare casuale doveva esser certamente presente e voluto nella mente di Dio. Il progetto di Dio sulla creazione può realizzarsi attraverso le cause seconde con il corso naturale degli eventi, senza dover pensare a interventi miracolistici che orientano in una o nell'altra direzione. "Dio non fa le cose, ma fa in modo che si facciano", ha osservato Teilhard de Chardin. E il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: "Dio è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde" (n. 308).

    L'altro punto delicato è rappresentato dall'uomo, che non può considerarsi un prodotto necessario e naturale della evoluzione. L'elemento spirituale che lo caratterizza non può emergere dalle potenzialità della materia. È il salto ontologico, la discontinuità che il magistero ha sempre riaffermato per la comparsa dell'uomo. Essa suppone una volontà positiva di Dio. Maritain ha osservato che la trascendenza dell'uomo in forza dell'anima avviene "grazie all'intervento finale di una scelta libera e gratuita operata da Dio creatore che trascende tutte le possibilità della natura materiale". Quando, dove e come Dio ha voluto, si è accesa dunque la scintilla dell'intelligenza in uno o più Ominidi. La natura ha la potenzialità di accogliere lo spirito secondo la volontà di Dio creatore, ma non può produrlo da sé. In fondo, è quello che avviene anche nella formazione di ogni essere umano ed è ciò che fa la differenza tra l'uomo e l'animale; un'affermazione che si colloca fuori dalla scienza empirica e, in quanto tale, non può essere né provata né negata con le metodologie della scienza.

    Quanto poi al momento in cui è comparso l'uomo non siamo in grado di stabilirlo. Si possono però cogliere i segni della specificità dell'essere umano, come ha notato Giovanni Paolo II nel citato messaggio del 1996. Questi segni possono essere riconosciuti anche nei prodotti della tecnologia, nella organizzazione del territorio, se rivelano progettualità e significato nel contesto di vita. In una parola sono le manifestazioni della cultura che possono orientare in modo più chiaro nell'individuare la presenza umana. Le manifestazioni della cultura si collocano in un piano extrabiologico ed esprimono un trascendimento (come riconoscono Dobzhansky, Ayala e altri scienziati evoluzionisti), una discontinuità, che sul piano filosofico viene considerata di natura ontologica. A parere di chi scrive non è necessario attendere l’Homo Sapiens, le sepolture o l'arte. Ma la delimitazione del livello evolutivo in cui può essere riconosciuto l'uomo, se cioè 150.000 anni fa con Homo Sapiens o anche 2 milioni di anni fa con Homo Habilis, è materia di discussione sul piano scientifico più che su quello filosofico o teologico.

    Per concludere, in una visione che va oltre l'orizzonte empirico, possiamo dire che non siamo uomini per caso e neppure per necessità, e che la vicenda umana ha un senso e una direzione segnate da un disegno superiore.”

  • Nella prossimo post dal tema “Salto ontologico” vedremo se di quanto discusso è possibile trovare riscontro nel testo di Genesi capitolo 1.

lunedì 7 gennaio 2019

OT Genesi: Mitologia babilonese (Epopea di Gilgamesh)



Mitologia babilonese (Epopea di Gilgamesh)

I detrattori del libro di Genesi vedono un'influenza della mitologia babilonese (Epopea di Gilgamesh), subita durante la permanenza forzata degli ebrei a Babilonia. Non possiamo ne dobbiamo negare una certa influenza, se solo pensiamo ai sogni che ebbe Daniele nella culla della divinazione, oppure al culto praticato dagli idolatri ebrei di Ištar proveniente proprio da Babilonia.
Tuttavia se partiamo dal concetto che il mito si basa su un fatto realmente accaduto, allora le cose potrebbero essere viste diversamente, di fatti la mitologia babilonese si basa su quella sumera più antica, purtroppo non possiamo andare più in indietro nel tempo fino a risalire all'avvenimento originale!

Quindi si potrebbe affermare che sia la mitologia sumera, e successivamente quella babilonese, che il racconto di Genesi attingono tutti a una storia molto più antica.

Mi sono preso del tempo per leggere l’epopea di Gilgameš, alcuni racconti come “la storia del diluvio”, “la pianta e il serpente”, hanno analogie con Genesi, ma se si legge il resto dell’epopea benché bisogna riconoscere e cito: 

“Il fascino della storia di Gilgameš sta innanzitutto nella sua antichità: non è sbagliato definirla la più antica epopea eroica dell'umanità, precedente all'epica greca e indiana, con le quali regge il confronto per forza espressiva e intensità; ma tale fascino sta ancora e innanzitutto nella sua "modernità", o meglio, nell'"universalità" con cui esplora gli eterni interrogativi sul significato della vita e della morte. Gilgameš non è solo il primo eroe di cui si ha memoria, è anche il primo eroe tragico, il cui smarrimento di fronte alla caducità della vita è comune a tutti gli uomini di allora e di oggi. Il lamento per la morte di Enkidu, che pure arriva a noi da un'antichità così remota, riesce tuttora a commuoverci.”

Tuttavia leggendo per intero l’epopea di Gilgameš è evidente che le critiche mosse a Genesi possono essere mosse all’epopea di Gilgameš, come dire per dimostrare che Genesi è solo una storia mitica uso un’altra storia mitica! 

Vi è un altro aspetto importante da valutare, parlando del diluvio, miti simili sono diffusi in molte culture primordiali in vari parti del pianeta, per esempio dall’altra parte del mondo, in America centrale, la cultura Azteca, narra di un grande diluvio che distrusse il genere umano alla fine del quarto sole; qui la distruzione prese forma di piogge torrenziali e inondazioni, le montagne sparirono e gli uomini furono trasformati in pesci. Nel “Popol vhu”, il testo del popolo Maya, l’inondazione fu prodotta dal cuore del cielo, questa volta è descritto come una pioggia di resina nera che scese dal cielo per giorni e che oscurò la faccia della terra.

Stiamo parlando di civiltà antiche tanto quanto quella mesopotamica, la domanda che dovremmo farci è: chi influenzò per prima chi? [nota 1] O forse abbiamo una storia vera molto più antica il cui eco si diffuse nelle varie civiltà primordiali?

Si può fare un esempio con il mitraismo e il cristianesimo, c'è stata un'influenza tra i due culti o no?
Anche qui i detrattori del cristianesimo dicono che essendo il culto di mitra nato in indo-persia nel 1400 a.c. abbia influenzato il cristianesimo, mentre i cristiani fanno riferimento al culto romano posteriore al cristianesimo per dimostrare esattamente il contrario.
Forse la verità è nel mezzo, se si esamina il culto più antico di mitra indo-persiano non esistono tutte queste declamate somiglianze, mentre se si esamina il culto di mitra romano posteriore al cristianesimo si vede una certa influenza, pensate solo alla data del 25 dicembre.
Certo grazie a uno studio attento oggi siamo in grado di isolare queste influenze ma quanti ancora tranquillamente festeggiano il 25 dicembre. Nonostante queste evidenti influenze subite dal cristianesimo, sulla base di esse non possiamo affermare che Gesù non fu un personaggio realmente vissuto.

Per cui una certa influenza nel testo biblico potrebbe esserci stata da parte dei contemporanei degli scrittori biblici, ma non credo sia sufficiente ad accusare di plagio lo scrittore di Genesi.

Paleo astronautica

Non potevo non accennare brevemente alla teoria della paleoastronautica. 
La teoria degli antichi astronauti, detta anche teoria del paleocontatto o paleoastronautica, è l'insieme delle teorie che ipotizzano un contatto tra civiltà extraterrestri e antiche civiltà umane, quali Sumeri, Egizi, civiltà dell'India antica e civiltà precolombiane. Queste teorie, diffusasi a partire dalla metà del XX secolo, non sono accettate dalla comunità scientifica e pertanto sono generalmente inquadrate nel più vasto e controverso campo pseudoscientifico della cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia. Sono anche diffuse in ufologia, rientrando in particolare nel campo di indagine definito "archeologia spaziale", "archeologia ufologica"

Personalmente potrei condividere il concetto che Dio, gli angeli e i demoni sono extraterrestri, ma pensare che abbiano la necessità di fare 'esperimenti di genetica sugli uomini' è pseudoscienza paragonabile al film di fantascienza Stargate del 1994.

[nota 1] Se vi va di approfondire l’argomento ‘chi influenzò per prima chi?’ leggete questo riferimento 

lunedì 31 dicembre 2018

OT Genesi: Parabola, mito o leggenda?



Parabola, mito o leggenda?



Inizierei con una notizia di Repubblica, di seguito allego il link


“ROMA - La "Lettera su Dio" di un genio della Fisica come Albert Einstein sbanca a Christie's. A una delle case d'asta più famose del pianeta questa letterina di una pagina e mezzo, autografa e scritta in tedesco - è stata battuta a due milioni 400 mila dollari, saliti a 2.892.500 dollari compresi i diritti d'asta. 


"La parola Dio per me non significa altro che l'espressione il prodotto della debolezza umana, la Bibbia una collezione di venerabili ma ancora piuttosto primitive leggende", scriveva nel 1954 il padre della relatività …. La "Lettera su Dio" di Einstein ha acquistato questo nome nonostante la parola Dio sia usata solo una volta durante tutto il messaggio. Lo scienziato la inviò un anno prima di morire al filosofo tedesco Eric Gutkind, autore di un libro ("Scegli la Vita: la chiamata biblica alla rivolta") che apparentemente a Einstein non era piaciuto.


La lettera contiene riflessioni su Dio, la Bibbia e il giudaismo molto dure, tanto da far ritenere già all'epoca che Einstein fosse ateo, una tesi respinta dal fisico ebreo. "La parola Dio per me non è altro che espressione e prodotto della debolezza umana, la Bibbia una collezione di leggende giuste, ma ancora primitive, che ciò nondimeno sono abbastanza puerili", scrisse. Quanto alla religione ebraica, Einstein la descrisse "come le altre un'incarnazione delle superstizioni più infantili". "Il popolo ebraico al quale appartengo e con la cui mentalità ho una profonda affinità non ha qualità diverse per me rispetto a tutti gli altri popoli", "non sono migliori". Il premio Nobel per la fisica aveva scritto decine di lettere in cui affrontava il tema di Dio e dell'ebraismo, la religione in cui era nato e cresciuto.






  • Questa è opinione diffusa tra molte persone, Einstein parla di “leggende primitive”, proviamo a vedere la differenza che passa tra parabola – mito – leggenda:

“La parabola è un racconto breve il cui scopo è spiegare un concetto difficile con uno più semplice o dare un insegnamento morale. Come anche il termine parola, etimologicamente deriva dal latino parabola (confronto, similitudine), che a sua volta proveniva dal greco parabolé (confronto, allegoria). Il sostantivo derivava dal verbo parabállein, che significava mettere di fianco, confrontare. La parabola è un genere letterario reso famoso dall'uso che è stato fatto nei Vangeli con le parabole di Gesù. In realtà quelle dei Vangeli a volte non sono parabole ma allegorie o un miscuglio dei due generi letterari.

Lo specifico del genere parabola è che introduce un esempio che vuole illuminare la realtà specificata, con un unico punto di contatto tra l'immagine e la realtà. In ciò si differenzia dall'allegoria, dove i punti di contatto tra l'immagine e la realtà sono molti o addirittura tutti”. [8]

  • Dobbiamo dire che nella cultura degli ebrei era frequente l’uso di parabole o illustrazioni, e cito il libro “Perspicacia”: 


“Nelle Scritture Ebraiche i profeti e gli scrittori biblici ebrei, mossi dallo spirito di Geova, misero per iscritto innumerevoli illustrazioni veramente calzanti. Troviamo un linguaggio illustrativo già in Genesi, nella promessa di Geova di moltiplicare il seme di Abraamo “come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sulla spiaggia del mare”. (Ge 22:15-18)” [9]

  • Spiegando il significato di illustrazione nel libro “Perspicacia” leggiamo: 
“La parola greca parabolè (accostamento, raffronto) ha un significato più ampio dei termini italiani “proverbio” e “parabola”. “Illustrazione” è un termine più generico, fra i cui significati sono da includersi “parabola” e in molti casi “proverbio”. Un “proverbio” racchiude una verità espressa con linguaggio vivace, spesso metaforico, e una “parabola” è un paragone o una similitudine, una breve narrazione, di solito immaginaria, da cui si ricava una morale o una verità spirituale.” [10]

  • E alla voce ‘espressione proverbiale’ leggiamo: 

“È opinione comune che il sostantivo ebraico tradotto “espressione proverbiale” (mashàl) derivi da una radice che significa “essere simile”, “essere paragonabile” (Sl 49:12), e in effetti molte espressioni proverbiali si avvalgono di similitudini o paragoni. Alcuni collegherebbero “espressione proverbiale” col verbo ebraico che significa “dominare”; a volte infatti può trattarsi del detto di un governante, di un’espressione autorevole o che indichi superiorità intellettuale. Questa spiegazione concorda col fatto che il re Salomone, famoso per la sua sapienza, pronunciò 3.000 proverbi e mise per iscritto molte di queste espressioni proverbiali. — 1 Re 4:32.” [11]
  • All'ultimo paragrafo dell’argomento si legge: 

“Anche Balaam fu spinto da Dio a pronunciare una serie di espressioni proverbiali, messe per iscritto in forma poetica. (Nu 23:7, 18; 24:3, 15, 20, 21, 23) Lungi dall’esprimere esecrazione nei confronti di Israele, in queste espressioni proverbiali Balaam ‘lo benedisse fino al limite’. (Nu 23:11) Il carattere proverbiale di queste espressioni non sta nel fatto che la gente usasse ripetere i detti di Balaam o che le sue dichiarazioni fossero un concentrato di sapienza. Sono definite proverbiali per il loro vigore e per la loro ricchezza di significato, nonché per l’uso di varie similitudini o paragoni in alcune d’esse.” [11]

“A volte per mettere in risalto un punto si raccontava un apologo. Iotam se ne servì per spiegare ai proprietari terrieri di Sichem la follia di scegliersi come re un uomo spregevole come Abimelec. (Gdc 9:7-20)” [11]
  • Mentre è evidente nel racconto di Samuele in Giudici 9:7-20, che trattasi di una parabola e quindi non diremmo mai che Geova fece un miracolo facendo parlare gli alberi, diventa un po’ complicato nel racconto che Mosè fa di Baalam, che trattasi di una parabola, anche se nel “Perspicacia” nel paragrafo su citato si riconosce che trattasi di un proverbio o parabola, eppure continuiamo a sostenere che l’asina parlò (naturalmente personalmente sono convinto che Dio se volesse, farebbe parlare anche le pietre - Luca 19:40). 
Perché con i libri di Mosè abbiamo qualche difficoltà a identificare le parabole dai racconti reali? Simone Venturini un laureato in teologia che lavora presso gli archivi segreti del Vaticano, fa questa affermazione condivisa da molti biblisti: 

“I Biblisti ritengono oggi che il Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia, siano stati scritti alla fine del VI sec. a.C. Dicendo che sono stati “scritti” non si vuole dire che siano stati “inventati”. Significa che i Giudei rientrati dall’esilio raccolsero antiche tradizioni, probabilmente tramandate da secoli, aggiungendo commenti e interpretazioni. Tutto questo lavoro diede origine all’attuale Pentateuco. 

Ma è possibile sapere quali fossero queste “antiche tradizioni” raccolte? La risposta degli studiosi è abbastanza negativa, perché la mano di chi raccolse ed editò quelle tradizioni ha nettamente prevalso su quelle antiche tradizioni. Gabi Barkay è archeologo da più di quarant’anni e due anni fa ha rilasciato un interessante intervista (in lingua inglese) su Israel Hayom. Egli sostiene che il compito dell’Archeologia non è di confermare la Bibbia, né la Bibbia è il manuale che l’archeologo deve tenere sotto mano quando studia gli strati archeologici. Ciò non significa, però, che la Bibbia – in questo caso Pentateuco e Libri storici – sia solo un’opera letteraria, priva di qualsiasi fondamento storico e che l’archeologia non abbia nulla da dire sulla storicità della Bibbia. Insomma, non è corretta la posizione di chi sostiene che la “Bibbia aveva ragione”, ossia che tutto ciò che dice è storico. Ma non è corretto neppure gettare “l’acqua con il bambino” come si suol dire.

Gabi Barkay è l’autore di una delle più grandi scoperte archeologiche di tutti i tempi. Egli infatti scoprì la cosiddetta “benedizione dei sacerdoti” risalente al periodo del Primo Tempio, ossia quello risalente al periodo di Salomone (X sec. a.C.) e che poi fu distrutto dai Babilonesi (VI sec. a.C.). Era la preghiera di benedizione che i sacerdoti pronunciavano nel Tempio. Prima della scoperta, avvenuta negli anni Settanta, gli studiosi pensavano che quel testo (Numeri 6) fosse stato scritto alla fine del VI secolo. La scoperta di Barkay dimostrava invece in modo irrefutabile che quella preghiera era molto più antica.

Nel libro di Giosuè, che gli studiosi ritengono (non a torto) in gran parte non storico, il capitolo 12 riporta una lista di 31 re che Giosuè sconfisse e oggi sappiamo che nel periodo del Tardo Bronzo Antico (1500-1200 a.C.) c’erano circa 30 Città Stato cananee in Israele rette ciascuna da un re. In Giosuè 11,10 leggiamo che la città di “Hazor era la principale di tutti questi regni”. L’archeologia conferma che essa era infatti la più vasta città cananea. Perciò anche se Giosuè è un libro che ha subito una massiccia rielaborazione, non per questo esso non parla di realtà archeologicamente verificabili.

Barkay dice che quando entra in sinagoga – poiché è un ebreo osservante – egli lascia da parte i suoi studi perché essi non c’entrano con la sua fede. Sono parzialmente d’accordo con lui, anche se indubbiamente – soprattutto per noi cristiani – la storicità di alcuni fatti (magari non tutti) è fondamento per la nostra fede.” [12]

  • Quindi ci chiediamo quali sono i racconti storici, e quali sono le parabole raccontate per descrivere una realtà molto complessa? È con questa domanda andrei al nocciolo della questione, Adamo ed Eva e il peccato originale è un racconto storico o una parabola? Come si leggeva dalle citazione del libro “Perspicacia” i personaggi di una parabola non sono reali ma illustrano un fatto vero, pensate alla parabola del buon samaritano, i riferimenti erano a persone reali: i farisei privi di misericordia, i samaritani disprezzati, gli uomini comuni gli invisibili di quel tempo.

Comunque se vi sembra inadatto l’uso della parola parabola in questo modo come a voler intendere un racconto inventato ma non realmente accaduto, possiamo usare l’espressione “racconto semplificato”, che ne dite? Mi sono dilungato a spiegare il concetto di parabola e come esso potrebbe essere applicato ad alcuni racconti che troviamo nella Bibbia, ma dedichiamo spazio anche alle parole mito e leggenda.
“Mito (dal greco μύθος, mythos, pronuncia müthos) è una narrazione investita di sacralità relativa alle origini del mondo o alle modalità con cui il mondo stesso e le creature viventi hanno raggiunto la forma presente in un certo contesto socio culturale o in un popolo specifico. Di solito tale narrazione riguarda dei ed eroi come protagonisti delle origini del mondo in un contesto sacrale.

Spesso le vicende narrate (oralmente) nel mito hanno luogo in un'epoca che precede la storia scritta. Nel dire che il mito è una narrazione sacra s'intende che esso viene considerato verità di fede e che gli viene attribuito un significato religioso o spirituale. Ciò naturalmente non implica né che la narrazione sia vera, né che sia falsa”. [13]

“Mito s. m. [dal gr. μῦϑος «parola, discorso, racconto, favola, leggenda»]. - 1. Narrazione fantastica tramandata oralmente o in forma scritta, con valore spesso religioso e comunque simbolico, di gesta compiute da figure divine o da antenati (esseri mitici) che per un popolo, una cultura o una civiltà costituisce una spiegazione sia di fenomeni naturali sia dell’esperienza trascendentale, il fondamento del sistema sociale o la giustificazione del significato sacrale che si attribuisce a fatti o a personaggi storici; con lo stesso termine si intende anche ciascuno dei temi della narrazione mitica in quanto trattati ed eventualmente rielaborati in opere letterarie o filosofiche (per Platone, rappresentazione verosimile, in forma di allegoria, di realtà inattingibili da parte della ragione)

- 2. Idealizzazione di un evento o personaggio storico che assume, nella coscienza dei posteri o anche dei contemporanei, carattere e proporzione quasi leggendari, esercitando un forte potere di attrazione sulla fantasia e sul sentimento di un popolo o di un’età”. [14]

“Leggenda è un tipo di racconto molto antico, come il mito, la favola e la fiaba, e fa parte del patrimonio culturale di tutti i popoli, appartiene alla tradizione orale e nella narrazione mescola il reale al meraviglioso. "Leggenda" deriva dal latino legenda che significa "cose che devono essere lette", "degne di essere lette" e con questo termine, un tempo, si voleva indicare il racconto della vita di un santo e soprattutto il racconto dei suoi miracoli.


In seguito la parola acquistò un significato più esteso e oggi la parola leggenda indica qualsiasi racconto che presenti elementi reali ma trasformati dalla fantasia, tramandato per celebrare fatti o personaggi fondamentali per la storia di un popolo, oppure per spiegare qualche caratteristica dell'ambiente naturale e per dare risposta a dei perché.



Le leggende si rivolgono alla collettività, come i miti e spiegano l'origine di qualche aspetto dell'ambiente, le regole e i modelli da seguire, certi avvenimenti storici, o ritenuti tali, allo scopo di rinsaldare i legami d'appartenenza alla comunità.” [15] 

  • Come si può notare tra mito e leggenda vi sono sottili differenze, ma potrebbero avere come punto di partenza una storia vera, e se questo lo accomunasse alla parabola tanto usata dagli ebrei, si aprirebbe un nuovo modo di vedere alcuni dei racconti contenuti nella Bibbia!
  • È interessante che il libro ‘Perspicacia’ alla voce Diluvio dei giorni di Noè con tanto di prospetto a pagina 328, si riconosce che ci sono leggende del Diluvio provenienti da sei continenti e varie isole. [16]


Bibliografia:
[8] Wikipedia “Parabola (letteratura)”
[9] It-1 p.1264
[10] It-1 p.1161
[11] It-1 p.867-868; p. 1264
[12] Dal blog di Simone Venturini “Bibbia e Archeologia: un rapporto difficile”
[13] Wikipedia “Mito”
[14] Vocabolario Treccani “Mito”
[15] Wikipedia “Leggenda”
[16] it-1 p. 328 “Diluvio dei giorni di Noè”