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domenica 17 settembre 2023

Il Fascino della libertà illusoria

Oggi parleremo della libertà e mantenendo questo contatto virtuale con il nostro esegeta della congrezione prenderemo spunto dal post che ha l'omonimo titolo e che trovate in questa pagina (link).

C'è un piccolo antefatto che vogliamo evidenziare e in un certo senso coinvolge anche noi autori e lettori del blog. Le considerazioni che facciamo spesso sono state condizionate da un elemento importante indipendente della nostra volontà che è il linguaggio. La natura di questa organizzazione è tale da essere molto invasiva nella vita degli individui talmente tanto da modificare anche i concetti e l'uso delle parole. Talvolta le differenze sono piccole altre volte molto più consistenti e preoccupanti.

Per fare un esempio in italiano la parola disassociazione è un brutto termine per identificare la scomunica di una persona poco chiara per le persone ma invece chiarissima ai Testimoni di Geova. Se usate questo termine in altri contesti vi guarderebbero straniti. Questo è solo uno dei tantissimi i termini utilizzati con un altro senso ad esempio "Sala del Regno dei Testimoni di Geova" è una definizione palesemente ambigua in italiano che potrebbe lasciare intendere che i Testimoni di Geova abbiano un regno mentre è un semplice errore di traduzione dall'inglese. In questo link di un sito inglese ci sono un po' di esempi di questa terminologia che ovviamente diventerà sempre più importante nelle persone.

La modifica del linguaggio compromette pesantemente le capacità di comunicazione ma anche e ancor peggio quelle cognitive. Per quanto riguarda le capacità di comunicazione ovviamente se i concetti sono disallineati il rischio più comune è il gigantesco fraintendimento che nasce. Un po' come lo sketch di Verdone e la telefonata notturna. 



Per capire un po' meglio l'influenza lingustica con le capacità cognitive c'è un bell'articolo in questo sito che tratta l'argomento Le lingue modificano il modo in cui guardiamo il mondo?

Ma anche le singole parole ad uso comune vengono trasformate ed assumono significati diversi tanto da essere percepiti in modo caotico dalla fratellanza. Una di queste parole è appunto libertà. La dimostrazione di questo caos l'abbiamo appunto nel post che questo esegeta ha sviluppato nel tentativo di affrontare direttamente le critiche che gli apostati hanno da sempre rivolto a questa organizzazione e ai suoi membri.

Alcuni potrebbero avanzare l’idea che i testimoni di Geova non si rendono conto della loro salute mentale per il semplice fatto che sono completamente condizionati dalla loro religione e non riescono a vedere la realtà. Solo chi è di fuori riesce a capire meglio lo stato di salute mentale dei testimoni. Secondo loro un testimone di Geova non può parlare di libertà in maniera obiettiva e realistica. Se questa teoria è corretta vuol dire che nessuno che appartenga a qualsiasi organizzazione religiosa, scientifica o politica può parlare obbiettivamente delle sue idee essendo egli stesso completamente immerso e circondato da persone con le stesse sue convinzioni e ceto sociale. Per esempio, nessun sacerdote può parlare della propria religione essendo completamente circondato da un ambiente cattolico. Lo stesso vale per un politico o un scienziato. Quindi, l’accusa secondo cui un testimone di Geova non può essere obbiettivo nelle sue ricerche è completamente infondata e meschina.

Notate lo sviluppo logico, non si parte dal concetto di verità ma da quello della "salute mentale" rendendo la cosa ancora più evanescente e complicata da gestire per il nostro lettore. Il concetto in sintesi è quello di contestare chi sostiene che i Testimoni di Geova o meglio l'organizzazione dei Testimoni di Geova è talmente oppressivo da compromettere le facoltà mentali della fratellanza. L'esegeta quindi definisce questo un controsenso perchè l'accusa dovrebbe tenere conto che sarebbe altrettanto vero in qualsiasi ambiente religioso scientifico e politico perchè anche loro essendo immersi e circondati da persone che la pensano allo stesso modo  non possono parlare obbiettivamente.

Per esempio, nessun sacerdote può parlare della propria religione essendo completamente circondato da un ambiente cattolico. Lo stesso vale per un politico o un scienziato. Quindi, l’accusa secondo cui un testimone di Geova non può essere obbiettivo nelle sue ricerche è completamente infondata e meschina.

Notate il ragionamento, si sostiene che ci sia una sorta di elemento paritario (che non si capisce come venga definito) che mette esattamente sullo stesso piatto essere Testimoni di Geova con l'essere appartenenti a qualsiasi altra religione, partitito politico, centro di ricerca scientifica e per questo motivo visto che queste entità esistono e nessuno li accusa di compromettere la salute mentale dei propri aderenti la conclusione è che il non essere "obbiettivi" (che come notate non c'entra nulla con la sanità di mente e con la libertà) è completamente infondata e meschina .

Il nostro esegeta come notate parte da un assunto (le accuse di malattia mentale) per poi in realtà voler dimostrare un altro concetto che è quello che da Testimoni di Geova possiamo essere obbiettivi. 

Questi "errori" nello sviluppo logico sarebbero naturali e li facciamo tutti anche noi autori dei post, ma in questo caso  il modo di ragionare sbilenco risulta più naturale quando si cerca di "nascondere" gli elementi veri e che sono critici del sistema organizzativo e che tutti quelli che seguono questo blog da tempo hanno già compreso. 

Per il nostro esegeta quindi è perfettamente normale che in una famiglia cattolica, protestante, buddista se un figlio diventa Testimone di Geova, non potranno studiare la bibbia, il corano o il Dhammapada con lui perchè altrimenti verranno disassociati pure loro dalla comunità religiosa. Sarà perfettamente normale che facciano di tutto per buttarlo fuori di casa per non compromettere la salute spirituale degli altri figli e nel dettaglio quando chiamerà la madre per un qualsiasi motivo lei gli butterà giù il telefono (acc scusate questo era ironico). Ovviamente questi effetti collaterali che sono l'indice significativo dell'estremismo religioso che gli aderenti devono gestire sono adeguatamente occultati in tutta la paginetta web.

Vediamo altri aspetti del ragionamento di questa teocrazia. Ora il nostro esegeta ricostruisce la serie di domande che secondo lui gli accaniti critici e apostati fanno e che meritano risposta.
  • Può un testimone di Geova avere nella sua congregazione libertà di pensiero, di parola ed azione?
  • Può un testimone di Geova avere un parere personale diverso dall’interpretazione della Bibbia che viene data dalla loro organizzazione?
  • Può un testimone di Geova prendere decisioni personali diverse dalle regole dell’Organizzazione senza subire la disassociazione?
Qual è la mia risposta a queste domande? Prima di rispondere, preferirei aggiungere delle altre domande consimili le quali ci aiuteranno a dare risposte obbiettive e sincere.
  • Può un soldato avere un parere personale diverso dal suo superiore o dal suo governo rifiutando di combattere una guerra che considera sbagliata senza per questo essere accusato di tradimento?
  • Può un sacerdote, un teologo o un prete cattolico avere libertà di pensiero, di parola e di azione insegnando che il celibato è sbagliato senza essere dimesso dalla sua carica?
  • Può una suora di clausura avere libertà di azione truccandosi con un bel rossetto rosso, tingersi i cappelli e vestirsi come vuole senza essere giudicata male dalla Madre superiore?
  • Può un cittadino secondo la sua coscienza avere libertà di azione rifiutando di pagare le tasse che considera eccessive ed ingiuste senza rischiare una multa salata o addirittura la prigione?
  • Può un bravo autista prendere decisioni che divergono dalle regole del codice della strada correndo per esempio in un centro abitato a più di 50Km/h solo perché la sua coscienza gli dice che non c’è niente di male nel farlo, forse perché vede che non c’è nessuno per strada?
  • Può un lavoratore o un impiegato prendere sempre delle decisioni che ritiene corrette ma che sono diverse dalle direttive della sua ditta senza subire il licenziamento?
Ecco già dalle domande si capisce bene che il paradigma di concetto di libertà non sia allineato e coerente. Questa summa di relazioni soldato, governo oppure suora, madre superiore sono un tentativo di dimostrare che a casa propria ognuno può stabilire le regole che vuole. 
Come non essere d'accordo con questa affermazione. A casa propria però!!! Guardate ancora il tentativo di relazione fra sistemi umani e quello dell'organizzazione.
  • Perché mai l’ubbidienza di un soldato è considerata come libera scelta e un atto di fedeltà mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
  • Perché mai l’ubbidienza di un sacerdote o di una suora alle regole della chiesa è considerata come libera scelta mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
  • Perché mai l’ubbidienza di un lavoratore o di un dipendente è considerata come un esempio da seguire mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
  • Perché mai un autista che ubbidisce al codice della strada è considerato come cittadino modello mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
Quello sul codice della strada è il più ironico di tutti, ma in effetti è un po' così che da Testimoni di Geova ci si sente. Il sistema ti crea limiti e paletti che tu non saresti in grado di mettere da solo o peggio rifiuti di metterti e queste regole e divieti che diventano il concetto di libertà. Tanto che inevitabilmente cade in qualche contraddizione come questa:

Le regole che i testimoni di Geova osservano sono accettate e non imposte da alcuno. Ogni testimone sa che “ogni cosa gli è lecita; ma non ogni cosa è vantaggiosa, come dice la Bibbia in 1 Corinti 6:12. I testimoni di Geova osservano le regole della loro organizzazione perché sanno che queste sono vantaggiose a livello spirituale ed organizzativo, evitano certe cose non perché non possono farle, ma perché non vogliono farle. C’è una netta differenza tra non poter fare una cosa e non volerla fare.

L'analisi antropologica del Testimone di Geova è quella di avere a che fare con persone senzienti di grado estremo. Così l'assunto di aderente all'organizzazione e quello di accettare e rendere normale che ci sia un protocollo di disassociazione con comitato giudiziario per i normali peccati morali come l'adulterio, tranne quelli che definisco di sistema dove ad esempio se l'individuo decide di fare una trasfusione di sangue l'esplusione avvenga automaticamente d'ufficio negandogli l'atto d'amore del comitato giudiziario. Questo avviene solo ed esclusivamente per interessi superiori alla vita dell'individuo perchè se appunto la persona perdesse la vita i fratelli e l'organizzazione rischierebbero di essere implicati in processi che potrebbero mettere in seria crisi il sistema organizzativo.

Continuiamo con le dichiarazioni del nostro esegeta spostando il concetto della libertà con quello del conformismo:

Stesso tipo di conformismo si trova in ogni società umana. Facciamo qualche semplice esempio. L’anno scorso la Ferrari ha vinto il mondiale. Tutti gli italiani sono stati contenti, ma questo comportamento non è forse conformistico? Come mai gli italiani amano la Ferrari e non la McLaren? Nel gioco del calcio regna lo stesso spirito. Gli italiani faranno il tifo per una squadra non italiana? Non c’è bisogno di dare una risposta, vero? Questo tipo di conformismo passa inosservato perché va bene per tutti. Anche nel mondo scientifico c’è il conformismo. Guy Sorman, parlando dello psicologo Thomas Szazs, scrisse: “Poche università del mondo supporterebbero il non-conformismo del prof. Szasz” indicando così che il mondo della psicologia è completamente conformista (Guy Sorman, I Veri Pensatori del nostro tempo – Longanesi Milano 1990 p.123).

Come vediamo, il conformismo è umano, nel caso dei testimoni di Geova non può essere considerato un male e fare regole non è sbagliato. Cicerone una volta disse: “Noi obbediamo alla legge per poter essere liberi” quindi “la subordinazione alla legge non è incompatibile con la libertà morale e con la libertà umana” a meno che le leggi non siamo ingiuste (Edward N. Luttwak e Susanna Creperio Verratti, Il Libro delle Libertà – Mondadori I Ed. ottobre 2000 p. 101).

Qui il livello dell'asta dell'incoerenza si alza decisamente di livello infatti siamo in pieno studio sociologico del sistema affrontando il conformismo sociale del fanatismo sportivo italiano, ma ci permettiamo pure di fare sofisticate citazioni relative al sistema scientifico umano citando un tanto illustrissimo quando sconosciutissimo professore Szaz, pretenziosamente indicato come un odiato anticonformista che diventa prova del conformismo accademico nel mondo della psicologia.

Come vediamo le vie della coerenza sono lontane dall'essere percorse occultate dalle citazioni decontestualizzate che sono paradossali solo immaginarle come quella di farsi spiegare da Cicerone cosa significhi il concetto di libertà. O meglio utilizzare il concetto di libertà di Cicerone e applicarlo a quello che immagina di descrivere il nostro esegeta in questo post che ci parla della sua esperienza personale sul concetto di libertà

Considerando che alcuni lasciano l’organizzazione ci viene spontaneo chiederci, come mai quelle persone si sentivano oppresse dentro l’organizzazione? Il fatto che alcuni si sentono così indica che i testimoni di Geova reprimono la libertà altrui? Per capirlo, farò qualche esempio pratico, qualcosa che tutti nella vita abbiamo passato come esperienza. Mi ricordo, l’ultimo anno di studio prima di presentare la mia tesi di laurea, non riuscendo a stare al passo con gli studi per terminare la tesi, ebbi una specie di crisi di coscienza culturale che mi causò perfino mal di testa che durò due anni. Il motivo? Volevo la libertà di uscire la sera, andare con gli amici, fare qualche viaggio, insomma tutte cose che un giovane desidera. Mi sentivo oppresso, non potevo più di studiare, cosi vedevo di cattivo occhio i professori e l’università. Pensavo tra me che né i professori né il sistema universitario mi capivano e che non erano sensibili ai problemi dei giovani. Secondo voi, potevo accusare i miei professori e il sistema universitario di reprimere la libertà dei giovani? Un giudice avrebbe preso per buona la mia accusa contro il sistema scolastico? I miei sentimenti, la mia crisi, la depressione erano problemi miei e non del sistema universitario. Un giudice e qualsiasi persona ragionevole non avrebbe mai accettato le mie presunte accuse contro i professori e l’università. Sicuramente avrebbero fatto una bella risata; non è vero?


Ecco ora qui abbiamo la conferma che il concetto di libertà sia davvero debole e poco concreto. Fatemi capire abbiamo un Testimone di Geova che scrive un post in sito web che nessuno gli ha chiesto di scrivere per difendere l'organizzazione da scelte che sono palesemente sbagliate che ci dice si essere un laureato depresso perche il sistema universitario l'obbligava a studiare e che questo non giustificava le sue lamentele rendendo noto ad un pubblico che immagina di non laureati, che all'università i professori pretendono che gli studenti studino. Questo è l'esempio di libertà? Sono io che sono troppo critico oppure è palese questo modo di fare distonico?

Diventa così d'obbligo ricordare che la libertà non è un valore aleatorio ed effimero, è un valore profondamente radicato anche nella scrittura biblica. Spesso, le persone dimenticano che la vera libertà va oltre le parole e richiede un'autentica comprensione del concetto. Come dice Galati 5:13 nella Bibbia, "Fratelli, voi siete stati chiamati alla libertà, ma non usate la libertà come pretesto per la carne; anzi servitevi gli uni gli altri per amore."

Le parole di Paolo confermano che la libertà non è un concetto aleatorio è un dono divino che deve essere usato con responsabilità e amore verso gli altri.

L'espressione "pretesto per la carne" nel versetto biblico di Galati 5:13 si riferisce a un uso distorto o egoistico della libertà. In altre parole, Paolo sta avvertendo i credenti che la libertà non dovrebbe essere utilizzata come una scusa per indulgere nei desideri e nelle inclinazioni egoistiche della carne, cioè dei desideri terreni e peccaminosi.

In contesti religiosi, questo potrebbe significare che alcune persone potrebbero usare la loro libertà religiosa per giustificare comportamenti moralmente ed eticamente discutibili o egoistici, facendo ciò che vogliono senza considerare il bene degli altri o il rispetto per i principi spirituali (libertà effimere ribadiamo come la dissociazione imposta ad una persona che prende una trasfusione di sangue). Paolo esorta invece i credenti a utilizzare la loro libertà in modo amorevole e responsabile, servendo gli altri con umiltà e compassione anziché perseguire interessi personali o peccaminosi.

In breve, l'avvertimento di Paolo riguardo al "pretesto per la carne" sottolinea l'importanza di usare la libertà in modo equo, etico e orientato all'amore, anziché in modo egoistico o per fini peccaminosi.

E' imperativo che coloro che professano la loro fede esplorino il significato più profondo della libertà, e debbano forzatamente liberarsi dalle catene dell'ignoranza e dell'oppressione evitando di dimostrare tutte le loro debolezze con post inutili sul web difendendo l'indifendibile. Nella vera libertà delle nostre decisioni importanti mettiamo al primo posto la saggezza e compassione, continuando a promuovere questi valori nella nostra vita religiosa, per costruire un mondo più giusto e tollerante per tutti, in accordo con gli insegnamenti della Bibbia. Perchè? Perchè è un comando di Dio da fare ora e non in un futuro immaginario.